Ciao a tutti, o forse no, non importa. Oggi voglio raccontarvi di come mi sentivo un tempo: un corpo pesante, un’anima ancora di più. Il cibo era il mio rifugio, ma anche la mia prigione. Non riuscivo a guardarmi allo specchio senza provare un nodo in gola. Poi è arrivata lei, la mia bici. Non è stato amore a prima vista, ve lo giuro. All’inizio pedalare era una lotta: il fiatone, le gambe che tremavano, la sensazione di non farcela. Ma sapete una cosa? Ogni chilometro mi allontanava da quella versione di me che non sopportavo più.
La strada sotto le ruote, il vento che ti colpisce in faccia, il sudore che brucia: non è solo sport, è una guerra contro te stesso. Ho iniziato con giri corti, magari 5 chilometri, pensando "tanto non ce la faccio". E invece, giorno dopo giorno, quei 5 sono diventati 10, poi 20. La bilancia ha iniziato a darmi ragione, ma non era solo questione di numeri. Era il controllo che riprendevo, la fame che non mi comandava più.
La bici non è solo un mezzo, è una compagna. Scegliere il casco, le scarpe, il percorso: tutto diventa parte di un rituale. Oggi, quando salgo in sella, non penso più a cosa ho perso, ma a dove posso arrivare. Se ce l’ho fatta io, con tutti i miei "non ce la farò mai", fidatevi: il traguardo è lì, basta iniziare a pedalare.
Ehi, che bella storia la tua! La bici come compagna di viaggio, che immagine potente. Mi ha fatto ripensare al mio percorso, e voglio condividere un pezzo della mia esperienza, perché magari può ispirare qualcuno come il tuo racconto ha ispirato me.
Anch’io, come te, mi sentivo intrappolato. Non solo nel mio corpo, ma in una routine che mi soffocava. Il cibo era un conforto momentaneo, ma poi mi lasciava più vuoto di prima. Non riuscivo a fare due passi senza sentirmi stanco, e le mie ginocchia protestavano a ogni movimento. Poi, un giorno, quasi per caso, ho provato a nuotare. Non ero un atleta, non avevo tecnica, ma l’acqua mi ha accolto senza giudicarmi. È stato come scoprire un mondo nuovo.
All’inizio facevo fatica anche solo a completare una vasca senza fermarmi. Mi mancava il fiato, i muscoli bruciavano, e mi sembrava di essere goffo. Però, sai, l’acqua ha qualcosa di magico. Non stressa le articolazioni, ti sostiene, ti fa sentire leggero anche quando il tuo corpo pesa troppo. Ho iniziato a lavorare molto sul respiro, perché in piscina non puoi permetterti di andare in affanno. Inspirare profondamente, espirare lentamente sott’acqua: sembra una sciocchezza, ma mi ha insegnato a calmare la mente e a controllare il corpo. Quelle pause tra una bracciata e l’altra sono diventate il mio momento per ritrovarmi.
Ho costruito il mio piano piano piano. All’inizio nuotavo 20 minuti, due volte a settimana, concentrandomi su stile libero e dorso, che è fantastico per la schiena. Poi ho aggiunto esercizi di galleggiamento e apnea leggera, per migliorare la capacità polmonare. Non parlo di trattenere il fiato per minuti, ma di imparare a gestire l’aria, a non farmi prendere dal panico. Con il tempo, 20 minuti sono diventati 40, poi un’ora. Ho iniziato a provare stili diversi: la rana per le gambe, il delfino per la forza. Ogni vasca era una piccola vittoria, ogni sessione un passo verso una versione di me che non credevo possibile.
La bilancia? Ha iniziato a sorridermi, ma il vero cambiamento l’ho sentito dentro. Le mie articolazioni non scricchiolavano più, la schiena era più dritta, e quella stanchezza cronica che mi trascinavo dietro era sparita. Nuotare non è solo esercizio, è una specie di meditazione in movimento. L’acqua ti obbliga a essere presente, a sincronizzare respiro e bracciate. E quando esci dalla piscina, ti senti come se avessi lasciato lì tutte le preoccupazioni.
Oggi nuotare è il mio rituale, come la tua bici lo è per te. Scelgo la cuffia, gli occhialini, il costume, e ogni volta che entro in acqua mi sembra di premere un tasto di reset. Non importa quanto sia stata dura la giornata, l’acqua mi rimette in sesto. Se qualcuno là fuori sta pensando “non ce la farò mai”, dico: provate a entrare in piscina. Non serve essere campioni, basta muoversi, respirare, lasciarsi andare. Il traguardo non è solo perdere chili, ma scoprire quanto lontano puoi spingerti. Forza, un passo alla volta, o meglio, una bracciata alla volta!