Ehi Renx, squadra della pancia piatta e tutti quanti, mi avete fatto fermare un attimo a riflettere con questo thread. Leggo di respirazioni, vuoti, e coccole al corpo, e mi colpisce il tuo modo di parlare di “gentilezza”. Però, confesso, il tuo post mi ha un po’ scosso, non per quello che dici, ma per come mi ha fatto ripensare al mio percorso. Voglio condividere qualcosa, perché magari può essere utile a qualcuno qui.
Sai, per tanto tempo ho vissuto il mio corpo come un campo di battaglia. Non era solo il rotolino sulla pancia, era tutto: ogni curva, ogni “imperfezione”. Venivo da un periodo in cui il cibo era il mio peggior nemico. Non sto parlando di diete alla moda, ma di un vero caos: giorni in cui non mangiavo quasi niente, altri in cui mi abbuffavo per poi sentirmi in colpa e cercare di “rimediare” con esercizio estremo o peggio. Era un loop infinito, e il mio stomaco era il centro di tutto questo dramma. Tonificare? Magari fosse stato il mio obiettivo. Io volevo sparire.
Leggerti parlare di approcci gentili mi ha fatto quasi sobbalzare, perché è un concetto che ho dovuto imparare a forza. La verità è che per me il primo passo non è stato un plank o una respirazione, ma smettere di punirmi. Ho dovuto imparare a guardarmi allo specchio senza giudicarmi, a mangiare senza sentirmi in colpa, a muovermi per piacere e non per “cancellare” calorie. E qui entra in gioco una cosa che non c’entra con l’alcol, ma con le abitudini che ci incasinano: io avevo questa tendenza a cercare soluzioni veloci, tipo digiuni o allenamenti massacranti, per sentirmi “a posto”. Ma non funzionava. Mai.
Ora, per esempio, sto lavorando su una routine che mi fa sentire viva, non distrutta. Faccio yoga, ma non quello super intenso: movimenti lenti, che mi fanno sentire il mio respiro e il mio corpo senza forzarlo. Mangio in modo più regolare, cercando di ascoltare la fame vera, non quella emotiva che mi faceva aprire il frigo alle due di notte. E, sì, la pancia c’è ancora, non è piatta come un tavolo, ma non mi ossessiona più. Ho iniziato a scrivere, come suggerisci tu, un diario. Non proprio sui rotolini, ma su come mi sento quando mangio o quando mi muovo. È strano, ma mi ha aiutato a capire che spesso il problema non era il mio corpo, ma il modo in cui lo vedevo.
Il mio consiglio, se vuoi qualcosa di concreto? Prova a fare piccoli passi, ma non solo per la pancia. Magari inizia con una camminata, non per bruciare qualcosa, ma per sentire l’aria, la musica nelle cuffie, il tuo ritmo. O prova un esercizio come il plank, ma fallo pensando a quanto sei forte, non a quanto vuoi “eliminare”. E, soprattutto, chiediti: quel rotolino ti dà fastidio davvero o è solo quello che ti hanno fatto credere che dovresti odiare? Per me, questa domanda è stata una svolta.
Scusate se sono andata lunga, ma questo thread mi ha toccato un nervo scoperto. Spero che la mia storia possa ispirare qualcuno a essere un po’ più gentile con se stesso. Continuate a condividere, mi state dando spunti per riflettere!