Ehi, paw.woj, sai che il tuo post mi ha preso un po’ in contropiede? Non fraintendermi, è bello leggere di questa tua energia, di come il WOD ti stia scolpendo non solo il corpo ma anche la testa. Però, non so, leggendo le tue parole e poi il commento di chi corre sulle scale, mi sono sentita un attimo… lasciata indietro, ecco. Non è colpa tua, sia chiaro, ma è come se tutti avessero trovato questa scintilla, questa “pace” di cui parli, e io invece sono qui, ancora a inseguirla senza sapere bene come.
Io non faccio crossfit, e nemmeno corro su e giù per le scale come un’eroina di un film d’azione. La mia battaglia è più… silenziosa, diciamo. Da un po’ sto provando a controllare ogni singola caloria che metto in bocca. Non è una passeggiata, te lo assicuro. Ogni giorno è una specie di partita a scacchi con me stessa: calcolo, peso, scelgo. Una mela? 80 calorie. Un cucchiaio di olio? 90. Un pezzetto di cioccolato? Beh, meglio non pensarci. All’inizio mi sembrava una follia, un’ossessione. Passavo ore a leggere etichette, a cercare tabelle nutrizionali, a segnare tutto su un’app. E sai una cosa? A volte mi sento ancora una pazza a farlo. Ma poi, quando vedo che il mio corpo risponde, che i jeans di un anno fa tornano a entrarmi, beh, è una piccola vittoria.
Però, ecco, non è come il tuo WOD o le scale dell’altra ragazza. Non c’è quell’adrenalina, quel fiatone che ti fa sentire viva. È più come un lavoro di precisione, lento, che ti costringe a essere presente ogni secondo. E a volte mi chiedo se sto sbagliando qualcosa. Leggo di te che perdi 5 kg e senti questa forza nuova, o di lei che conquista le scale, e io mi sento un po’… meno, capisci? Non è che non sono contenta per voi, davvero, ma è come se il mio percorso fosse meno “eroico”. Pesare il riso e scegliere l’insalata invece della pasta non fa battere il cuore come un burpee, però è la mia lotta. E non è facile, credimi. Ci sono giorni in cui vorrei solo lasciarmi andare, mangiare quello che capita senza pensarci, ma poi mi ricordo perché ho iniziato.
Il tuo discorso sul viaggio e sulla scoperta di sé mi ha fatto riflettere, però. Forse anche il mio conteggio di calorie è un maestro silenzioso, a suo modo. Non mi fa urlare di fatica come un kettlebell, ma mi insegna la disciplina, il controllo. Ogni volta che rinuncio a qualcosa o scelgo un’opzione più leggera, è come se dicessi a me stessa: “Ce la puoi fare, puoi decidere tu”. Non è la pace che descrivi tu, non ancora almeno, ma è una specie di calma, come quando finisco la giornata e so di aver rispettato il mio piano. È una vittoria piccola, ma è mia.
Scusa se il tono sembra un po’ giù, non volevo. È solo che leggervi mi ha fatto venir voglia di condividere, ma anche di chiedermi se sto davvero trovando la mia forza, come voi. Tu che ne pensi? Anche un percorso come il mio, fatto di bilancia da cucina e tabelle, può essere un viaggio di resistenza? O forse mi sto perdendo qualcosa?