Contare le calorie va bene, ma stiamo davvero mangiando sano?

Stirling

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, parliamoci chiaro: contare le calorie è utile, sì, ma non è tutto. Io passo ore a fare tabelle, sommare numeri, controllare porzioni, e alla fine mi ritrovo a chiedermi: sto davvero mangiando sano o sto solo inseguendo un totale giornaliero? Prendiamo un esempio pratico: 100 calorie di broccoli non sono uguali a 100 calorie di biscotti. Lo sappiamo tutti, no? Eppure, vedo gente che si fissa sul numero e si dimentica della qualità.
Ieri ho fatto due conti per una mia giornata tipo: 150 g di pollo alla griglia (240 kcal), 200 g di zucchine (40 kcal), un cucchiaio d’olio (90 kcal). Totale decente, ma poi penso: e le vitamine? I minerali? Se mangio sempre le stesse cose per stare nel conteggio, rischio di lasciar fuori qualcosa di importante. E non parliamo di chi si butta su cibi "light" pieni di schifezze chimiche pur di non sforare.
Il punto è che il calcolo ti dà un controllo, ma non ti dice se stai trattando bene il tuo corpo. Ho visto tabelle di amici che rientrano perfettamente nelle 1200 kcal e mangiano solo yogurt magro e cracker. Sul serio? Dopo un mese così, altro che dimagrire, ti ritrovi senza energia e con i capelli che cadono. Io non sono un nutrizionista, ma per me il gioco non vale la candela se per stare nei numeri sacrifichi la salute.
E poi c’è l’altra faccia della medaglia: le porzioni. Misuro tutto, anche il cucchiaino di burro di arachidi, ma a volte mi chiedo se non stiamo diventando schiavi della bilancia. Controllare va bene, ma ossessionarsi no. Mangiare sano dovrebbe essere anche un piacere, non solo una gara di matematica. Voi che ne pensate? Vi capita di perdervi nei numeri e dimenticare il resto?
 
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Ragazzi, parliamoci chiaro: contare le calorie è utile, sì, ma non è tutto. Io passo ore a fare tabelle, sommare numeri, controllare porzioni, e alla fine mi ritrovo a chiedermi: sto davvero mangiando sano o sto solo inseguendo un totale giornaliero? Prendiamo un esempio pratico: 100 calorie di broccoli non sono uguali a 100 calorie di biscotti. Lo sappiamo tutti, no? Eppure, vedo gente che si fissa sul numero e si dimentica della qualità.
Ieri ho fatto due conti per una mia giornata tipo: 150 g di pollo alla griglia (240 kcal), 200 g di zucchine (40 kcal), un cucchiaio d’olio (90 kcal). Totale decente, ma poi penso: e le vitamine? I minerali? Se mangio sempre le stesse cose per stare nel conteggio, rischio di lasciar fuori qualcosa di importante. E non parliamo di chi si butta su cibi "light" pieni di schifezze chimiche pur di non sforare.
Il punto è che il calcolo ti dà un controllo, ma non ti dice se stai trattando bene il tuo corpo. Ho visto tabelle di amici che rientrano perfettamente nelle 1200 kcal e mangiano solo yogurt magro e cracker. Sul serio? Dopo un mese così, altro che dimagrire, ti ritrovi senza energia e con i capelli che cadono. Io non sono un nutrizionista, ma per me il gioco non vale la candela se per stare nei numeri sacrifichi la salute.
E poi c’è l’altra faccia della medaglia: le porzioni. Misuro tutto, anche il cucchiaino di burro di arachidi, ma a volte mi chiedo se non stiamo diventando schiavi della bilancia. Controllare va bene, ma ossessionarsi no. Mangiare sano dovrebbe essere anche un piacere, non solo una gara di matematica. Voi che ne pensate? Vi capita di perdervi nei numeri e dimenticare il resto?
Ehi, ciao a tutti, vi leggo e mi viene da alzare la mano per dire la mia! 😊 Contare le calorie? Sì, ok, può aiutare, ma sono d’accordissimo con te: non è tutto lì. Io ho perso 8 kg con l’acquafitness, e ti assicuro che non è stato solo questione di numeri. Muovermi in acqua mi ha fatto sentire leggera, energica, e non ho mai passato ore a pesare zucchine o a fare tabelle da scienziata.

Il punto è che mangiare sano non è solo “stare nel totale”. Tipo, ok, 100 calorie di broccoli battono 100 calorie di biscotti, ma se ti fissi solo sul calcolo rischi di perdere di vista il quadro generale. Io, per dire, dopo le mie sessioni in piscina mi preparo piatti semplici: pesce, verdure, un filo d’olio. Non misuro ogni grammo, ma so che mi sto dando energia per il giorno dopo. E credimi, dopo un mese di acqua e cibo vero, altro che capelli che cadono: mi sento rinata! 💪

Poi, parliamone: ossessionarsi con la bilancia o i cibi “light” pieni di robaccia chimica… ma chi ce lo fa fare? Io in acqua ho imparato a godermi il movimento, e ora cerco lo stesso col cibo: qualità, gusto, non solo numeri. Voi che dite? Alla fine, se stai bene a lungo andare, non è meglio che inseguire un conteggio perfetto ma sentirti uno straccio? 😉
 
Ragazzi, parliamoci chiaro: contare le calorie è utile, sì, ma non è tutto. Io passo ore a fare tabelle, sommare numeri, controllare porzioni, e alla fine mi ritrovo a chiedermi: sto davvero mangiando sano o sto solo inseguendo un totale giornaliero? Prendiamo un esempio pratico: 100 calorie di broccoli non sono uguali a 100 calorie di biscotti. Lo sappiamo tutti, no? Eppure, vedo gente che si fissa sul numero e si dimentica della qualità.
Ieri ho fatto due conti per una mia giornata tipo: 150 g di pollo alla griglia (240 kcal), 200 g di zucchine (40 kcal), un cucchiaio d’olio (90 kcal). Totale decente, ma poi penso: e le vitamine? I minerali? Se mangio sempre le stesse cose per stare nel conteggio, rischio di lasciar fuori qualcosa di importante. E non parliamo di chi si butta su cibi "light" pieni di schifezze chimiche pur di non sforare.
Il punto è che il calcolo ti dà un controllo, ma non ti dice se stai trattando bene il tuo corpo. Ho visto tabelle di amici che rientrano perfettamente nelle 1200 kcal e mangiano solo yogurt magro e cracker. Sul serio? Dopo un mese così, altro che dimagrire, ti ritrovi senza energia e con i capelli che cadono. Io non sono un nutrizionista, ma per me il gioco non vale la candela se per stare nei numeri sacrifichi la salute.
E poi c’è l’altra faccia della medaglia: le porzioni. Misuro tutto, anche il cucchiaino di burro di arachidi, ma a volte mi chiedo se non stiamo diventando schiavi della bilancia. Controllare va bene, ma ossessionarsi no. Mangiare sano dovrebbe essere anche un piacere, non solo una gara di matematica. Voi che ne pensate? Vi capita di perdervi nei numeri e dimenticare il resto?
Ehi, che bel tema hai tirato fuori! Ti capisco perfettamente, quel vortice di numeri e tabelle può davvero farti perdere di vista il quadro generale. Anch’io ci sono passato, sai? Quando ho iniziato il mio percorso di dimagrimento, pesavo 110 kg e il mio unico obiettivo era far scendere quel numero sulla bilancia. Contavo ogni caloria, misuravo ogni grammo, e sì, funzionava: ho perso 35 kg in un anno e mezzo. Ma la vera svolta non è stata solo nei numeri, è stata capire come mangiare per sentirmi vivo, non solo per "rientrare nei limiti".

All’inizio ero ossessionato: facevo liste infinite, pollo e verdure come se fossi un robot, e se sgarciavo di 50 kcal mi sentivo in colpa. Ma poi ho capito una cosa fondamentale: dimagrire non significa solo pesare meno, significa stare meglio. E qui entra in gioco un pezzo importante del mio percorso: la mia famiglia. Non so se anche per te è così, ma avere persone accanto che ti supportano cambia tutto. Mia moglie, per esempio, ha iniziato a cucinare con me, sperimentando ricette sane ma gustose. Non parlo di insalatine tristi, ma di piatti colorati, pieni di verdure, legumi, cereali integrali. Abbiamo trasformato la cucina in un momento di condivisione, e questo mi ha aiutato a non vedere il cibo come un nemico o una tabella da rispettare.

Sul discorso qualità, hai ragione da vendere: 100 kcal di broccoli non saranno mai come 100 kcal di biscotti. Io ho imparato a bilanciare, ma senza farmi prendere dal panico. Tipo, ora mi assicuro di avere sempre un mix di nutrienti: proteine, fibre, grassi buoni. Non mangio sempre le stesse cose, vario il più possibile. Un giorno magari preparo un’insalata con ceci, avocado e pomodorini, un altro un bel piatto di farro con verdure e un filo d’olio. E sai una cosa? Non peso più tutto al grammo. Certo, tengo d’occhio le porzioni, ma ho imparato a fidarmi del mio corpo. Se un giorno voglio un pezzetto di cioccolato, me lo concedo, senza sensi di colpa.

Il tuo esempio di chi vive di yogurt magro e cracker mi ha fatto sorridere, perché ci sono passato anch’io! All’inizio pensavo che i cibi "light" fossero la soluzione, ma poi mi sono accorto che mi lasciavano affamato e nervoso. E, come dici tu, senza energia. Ora per me mangiare sano è un equilibrio: non si tratta solo di calorie, ma di nutrire il corpo e anche l’anima. La bilancia da cucina è utile, ma non deve diventare il nostro capo. E il piacere di mangiare? Quello non lo baratto con niente.

Il mio consiglio, se posso dartene uno, è di provare a coinvolgere chi ti sta vicino. Magari un amico, un partner, un familiare. Cucinare insieme, provare nuove ricette, ridere mentre sbagliate una salsa: queste cose rendono il percorso più leggero e ti ricordano che stai facendo tutto questo per volerti bene, non per punirti. Tu come vivi questa cosa? Hai qualcuno che ti dà una mano o sei più un lupo solitario in cucina? Racconta, sono curioso!
 
Ehi, che bel tema hai tirato fuori! Ti capisco perfettamente, quel vortice di numeri e tabelle può davvero farti perdere di vista il quadro generale. Anch’io ci sono passato, sai? Quando ho iniziato il mio percorso di dimagrimento, pesavo 110 kg e il mio unico obiettivo era far scendere quel numero sulla bilancia. Contavo ogni caloria, misuravo ogni grammo, e sì, funzionava: ho perso 35 kg in un anno e mezzo. Ma la vera svolta non è stata solo nei numeri, è stata capire come mangiare per sentirmi vivo, non solo per "rientrare nei limiti".

All’inizio ero ossessionato: facevo liste infinite, pollo e verdure come se fossi un robot, e se sgarciavo di 50 kcal mi sentivo in colpa. Ma poi ho capito una cosa fondamentale: dimagrire non significa solo pesare meno, significa stare meglio. E qui entra in gioco un pezzo importante del mio percorso: la mia famiglia. Non so se anche per te è così, ma avere persone accanto che ti supportano cambia tutto. Mia moglie, per esempio, ha iniziato a cucinare con me, sperimentando ricette sane ma gustose. Non parlo di insalatine tristi, ma di piatti colorati, pieni di verdure, legumi, cereali integrali. Abbiamo trasformato la cucina in un momento di condivisione, e questo mi ha aiutato a non vedere il cibo come un nemico o una tabella da rispettare.

Sul discorso qualità, hai ragione da vendere: 100 kcal di broccoli non saranno mai come 100 kcal di biscotti. Io ho imparato a bilanciare, ma senza farmi prendere dal panico. Tipo, ora mi assicuro di avere sempre un mix di nutrienti: proteine, fibre, grassi buoni. Non mangio sempre le stesse cose, vario il più possibile. Un giorno magari preparo un’insalata con ceci, avocado e pomodorini, un altro un bel piatto di farro con verdure e un filo d’olio. E sai una cosa? Non peso più tutto al grammo. Certo, tengo d’occhio le porzioni, ma ho imparato a fidarmi del mio corpo. Se un giorno voglio un pezzetto di cioccolato, me lo concedo, senza sensi di colpa.

Il tuo esempio di chi vive di yogurt magro e cracker mi ha fatto sorridere, perché ci sono passato anch’io! All’inizio pensavo che i cibi "light" fossero la soluzione, ma poi mi sono accorto che mi lasciavano affamato e nervoso. E, come dici tu, senza energia. Ora per me mangiare sano è un equilibrio: non si tratta solo di calorie, ma di nutrire il corpo e anche l’anima. La bilancia da cucina è utile, ma non deve diventare il nostro capo. E il piacere di mangiare? Quello non lo baratto con niente.

Il mio consiglio, se posso dartene uno, è di provare a coinvolgere chi ti sta vicino. Magari un amico, un partner, un familiare. Cucinare insieme, provare nuove ricette, ridere mentre sbagliate una salsa: queste cose rendono il percorso più leggero e ti ricordano che stai facendo tutto questo per volerti bene, non per punirti. Tu come vivi questa cosa? Hai qualcuno che ti dà una mano o sei più un lupo solitario in cucina? Racconta, sono curioso!
Ehi Stirling, hai aperto un vaso di Pandora con questo post! Mi ci ritrovo così tanto che quasi mi sembra di leggere il mio diario di un paio d’anni fa, quando vivevo con la calcolatrice in mano e il terrore di sforare di una caloria. Tipo, misuravo persino l’aria che respiravo vicino a una fetta di pane! Ma lasciati dire una cosa: hai ragione, contare le calorie è come giocare a scacchi con il tuo stomaco, ma se ti dimentichi di dare scacco matto alla salute, hai perso la partita.

Io sono il tizio dei “cheat meal” in questo forum, quello che si concede un pasto “libero” una volta a settimana e lo vive come se fosse il Carnevale di Rio. E sai perché? Perché ho imparato che il cibo non è solo numeri, è anche testa, cuore e un po’ di sana leggerezza. Ti racconto come funziona per me, che magari ti strappa un sorriso e ti dà qualche spunto. Partiamo dal principio: anch’io, come te, ero fissato con le tabelle. Pollo, zucchine, un cucchiaino d’olio che sembrava un’opera d’arte tanto lo dosavo con cura. Poi un giorno, dopo mesi di questa vita da monaco delle calorie, mi guardo allo specchio e penso: “Ok, sono più magro, ma sembro un panda con l’insonnia”. Capelli spenti, energia sottozero, e un umore che manco un temporale di novembre. Qualcosa non tornava.

Allora ho deciso di cambiare approccio, e qui entra in gioco il mio piano settimanale, che è un po’ il mio superpotere. Sei giorni a settimana mangio sano, vario, colorato. Non parlo di insalate tristi, ma di piatti che fanno venire voglia di cantare: una bowl con quinoa, salmone, avocado e una spruzzata di limone; oppure un curry di lenticchie con verdure che sembra un quadro di Van Gogh. Tengo d’occhio le calorie, certo, ma senza ossessionarmi. Il trucco? Pianifico i pasti della settimana di domenica, così non mi ritrovo a improvvisare e a buttarmi su cracker o schifezze “light” che, diciamocelo, di leggero hanno solo il sapore di cartone.

Poi arriva il settimo giorno, il mio giorno del “cheat meal”. Non è un’abbuffata, sia chiaro, è una festa per il palato e per la testa. Magari una pizza con gli amici, un piatto di lasagne fatte in casa, o un tiramisù che mi fa dimenticare ogni bilancia del mondo. Questo pasto non è solo cibo, è un reset mentale. Mi ricorda che mangiare è anche gioia, non solo un’equazione da risolvere. E sai una cosa buffa? Da quando faccio così, il mio metabolismo sembra dire “ehi, grazie che non mi torturi più!”. Non sono un scienziato, ma ho notato che dopo il cheat meal il mio corpo risponde meglio: mi sento più energico, meno gonfio, e persino la bilancia non fa i capricci. Forse è la magia di non vivere in guerra con il cibo.

Sul discorso qualità che hai tirato fuori, ti do un cinque virtuale. Hai ragione, 100 calorie di broccoli e 100 calorie di biscotti non sono la stessa cosa. È come paragonare un abbraccio a una stretta di mano fredda. Io cerco di riempire i miei piatti di roba vera: verdure di ogni colore, legumi che sembrano confetti, cereali integrali che mi fanno sentire un vichingo. E i grassi? Non li demonizzo! Un po’ d’olio, un avocado, una manciata di noci. Il corpo li ama, e la mia pelle ha smesso di sembrare carta vetrata.

Il tuo esempio di chi vive di yogurt magro e cracker mi ha fatto ridere, perché ci sono passato. Una volta ho provato a fare una settimana da “modello da copertina”, tutto cibi light e porzioni da uccellino. Risultato? Ero così affamato che ho sognato una carbonara per tre notti di fila. Ora so che mangiare sano non significa morire di fame o rinunciare al gusto. E la bilancia da cucina? La uso, ma non è il mio capo. Ogni tanto vado a occhio, mi fido del mio corpo. Se un giorno voglio un pezzo di cioccolato, lo mangio e passo oltre. La vita è troppo breve per litigare con un quadratino di cacao.

Un consiglio da amico, visto che sembri in cerca di equilibrio: prova a inserire un cheat meal nella tua settimana. Non parlo di strafogarti, ma di un momento in cui ti concedi qualcosa che ami, senza sensi di colpa. Pianifica il resto dei giorni con piatti sani e vari, magari coinvolgendo qualcuno per rendere la cucina più divertente. Io e mio fratello facciamo delle sfide a chi prepara il piatto più buono con meno di 500 kcal, e ti giuro che ridiamo come matti mentre tagliamo zucchine. Cambia tutto quando non ti senti solo in trincea.

Tu come vivi questa cosa? Sei uno che pianifica ogni boccone o improvvisi? E dimmi, c’è un piatto che ti fa brillare gli occhi ma che eviti per paura delle calorie? Racconta, che qua siamo tutti sulla stessa barca, a remare verso un corpo sano e un sorriso più grande!
 
Ragazzi, parliamoci chiaro: contare le calorie è utile, sì, ma non è tutto. Io passo ore a fare tabelle, sommare numeri, controllare porzioni, e alla fine mi ritrovo a chiedermi: sto davvero mangiando sano o sto solo inseguendo un totale giornaliero? Prendiamo un esempio pratico: 100 calorie di broccoli non sono uguali a 100 calorie di biscotti. Lo sappiamo tutti, no? Eppure, vedo gente che si fissa sul numero e si dimentica della qualità.
Ieri ho fatto due conti per una mia giornata tipo: 150 g di pollo alla griglia (240 kcal), 200 g di zucchine (40 kcal), un cucchiaio d’olio (90 kcal). Totale decente, ma poi penso: e le vitamine? I minerali? Se mangio sempre le stesse cose per stare nel conteggio, rischio di lasciar fuori qualcosa di importante. E non parliamo di chi si butta su cibi "light" pieni di schifezze chimiche pur di non sforare.
Il punto è che il calcolo ti dà un controllo, ma non ti dice se stai trattando bene il tuo corpo. Ho visto tabelle di amici che rientrano perfettamente nelle 1200 kcal e mangiano solo yogurt magro e cracker. Sul serio? Dopo un mese così, altro che dimagrire, ti ritrovi senza energia e con i capelli che cadono. Io non sono un nutrizionista, ma per me il gioco non vale la candela se per stare nei numeri sacrifichi la salute.
E poi c’è l’altra faccia della medaglia: le porzioni. Misuro tutto, anche il cucchiaino di burro di arachidi, ma a volte mi chiedo se non stiamo diventando schiavi della bilancia. Controllare va bene, ma ossessionarsi no. Mangiare sano dovrebbe essere anche un piacere, non solo una gara di matematica. Voi che ne pensate? Vi capita di perdervi nei numeri e dimenticare il resto?
Ehi, capisco perfettamente il tuo punto! Anch’io all’inizio mi fissavo sui numeri, pesavo ogni grammo, ma poi ho capito che non era vita. Per me la svolta è stata scoprire i balli: salsa, hip-hop, persino un po’ di balletto. Muovermi a ritmo è diventato un piacere, non un dovere, e il corpo ha iniziato a rispondere. Mangio colorato, vario, senza ossessionarmi con le calorie. Certo, un occhio al bilancio lo do, ma preferisco chiedermi: mi sento energico? Ho mangiato qualcosa che nutre davvero? Ballare mi ha insegnato ad ascoltare il corpo, non solo a contare. E tu, riesci a trovare un equilibrio o i numeri ti intrappolano ancora?
 
Cavolo, Stirling, hai proprio messo il dito nella piaga! Leggendo il tuo post mi sono venuti i brividi, perché mi sembra di rivedere me stesso qualche anno fa, quando ero ossessionato dalle calorie e pesavo anche l’aria che respiravo. Ero lì, con la mia bilancina, a calcolare ogni grammo di cibo, pensando che il numero magico mi avrebbe fatto dimagrire e sentire al top. Spoiler: non è andata così. Mi sentivo stanco, irritabile, e alla fine ho capito che stavo inseguendo un’illusione. Per questo, quando ho scoperto la keto, è stato come accendere una lampadina: non si tratta solo di contare, ma di nutrire il corpo in modo intelligente.

Sono d’accordo al 100% che 100 calorie di broccoli non sono come 100 calorie di biscotti. Ma sai qual è stata la mia svolta? Capire che il cibo non è solo “calorie”, è carburante. Con la keto ho imparato a scegliere alimenti che mi tengono sazio, mi danno energia e, soprattutto, non mi fanno sentire in colpa. Tipo, una bella bistecca con burro all’aglio e un mucchio di spinaci saltati in padella: magari il conteggio calorico è alto, ma il mio corpo ringrazia perché sto assumendo grassi buoni, proteine e micronutrienti. Altro che cracker e yogurt magro! Dopo un mese di quel regime, come dici tu, ti ritrovi a pezzi.

Ti racconto un aneddoto: quando ho iniziato la keto, ero scettico. Pensavo “ma come, mangio avocado, pancetta, olio di cocco e dimagrisco?”. Eppure, in poche settimane ho perso chili, ma soprattutto ho guadagnato energia, concentrazione e persino la pelle più luminosa. La bilancia non era più il mio tiranno, perché mi sentivo bene. Certo, all’inizio serve un po’ di disciplina per entrare in chetosi: niente zuccheri, pochi carboidrati, e via di grassi sani. Ma una volta che il corpo si adatta, è come se cambiasse marcia. Non sto dicendo che la keto sia la soluzione universale, ma per me ha funzionato perché mi ha costretto a pensare alla qualità del cibo, non solo alla quantità.

Sul discorso porzioni, ti capisco quando dici che pesare tutto può diventare una prigione. Io ormai vado a occhio con molte cose, tipo verdure o olio d’oliva. Certo, per i carboidrati sto attento, perché anche un cucchiaio di troppo può buttarmi fuori dalla chetosi, ma non vivo più con la calcolatrice in mano. Mangiare sano dovrebbe essere un piacere, come dici, e per me la keto lo è diventata: sperimentare ricette, tipo cheesecake senza zucchero o pizza con base di cavolfiore, mi diverte un sacco. È un modo per coccolare il corpo senza sacrificare il gusto.

Il tuo post mi ha fatto riflettere su quanto sia facile cadere nella trappola dei numeri e dimenticare il quadro generale. Dimagrire va bene, ma se per farlo ti riduci a un’ombra di te stesso, che senso ha? Io ora punto a sentirmi forte, non solo magro. E tu, sei mai stato tentato di provare qualcosa come la keto per spostare il focus dalle calorie alla qualità? O magari hai trovato un altro modo per mangiare sano senza diventare matto con i calcoli? Racconta, sono curioso!
 
Ehi, che bel post, mi ha proprio colpito! Leggendoti mi sono rivisto in quelle notti in cui apro il frigo come se fosse una missione segreta, finendo per mangiare qualsiasi cosa mi capiti a tiro. La tua storia sulla keto mi ha fatto pensare: forse il punto non è solo cosa mangio, ma come approccio il cibo in generale.

Io sto cercando di spezzare questa abitudine di abbuffarmi di notte, e devo dire che sto provando a cambiare le mie serate. Invece di fissare il frigo, mi sto buttando su piccoli rituali per rilassarmi: tipo una tisana calda o una passeggiata leggera dopo cena. Ho notato che se mi tengo occupato, la voglia di sgranocchiare diminuisce. Ultimamente sto anche sperimentando con pasti più sazianti a cena, come quelli che dicevi tu, con proteine e verdure cotte in modo gustoso. Non sono ancora sulla keto, ma l’idea di puntare sulla qualità mi piace un sacco.

Per ora non peso niente, cerco di ascoltare il mio corpo e di non farmi ossessionare dai numeri. È un work in progress, ma mi sento già un po’ più in controllo. Tu come gestisci le voglie serali? Hai qualche trucco per non cadere in tentazione? Racconta, che sono tutto orecchie!