Ehi, che bella carica trasmetti con le tue camminate serali! Leggere del tuo percorso, della città illuminata e di quella sensazione di leggerezza mi ha fatto quasi sentire l’aria fresca del parco. Però, devo dirtelo, il tuo entusiasmo mi fa anche un po’ invidia, perché io sono bloccato in un loop che mi sta facendo impazzire. Sono settimane che non vedo progressi, e la bilancia sembra inchiodata lì, come se mi stesse sfidando.
Parto col dirti che le camminate le faccio anch’io, magari non i tuoi 7 o 8 chilometri, ma 4-5 chilometri quasi ogni sera. Stesso parco, stesso giro, a volte cambio strada per non annoiarmi, ma il succo è quello. All’inizio funzionava: in un paio di mesi ho perso 4 chili, senza diete folli o rinunce assurde. Mangio bene, tanta verdura, legumi, cereali integrali, niente schifezze o abbuffate. Non sono uno che si strafoga, davvero. Però ora è come se il mio corpo si fosse messo in modalità “pausa”. Non scende più niente, neanche un etto, e non capisco perché.
Ho provato a cambiare qualcosa. Ho aumentato il ritmo, camminando più veloce finché non mi manca il fiato. Ho aggiunto salite, pensando che magari servisse uno stimolo in più. Ho persino iniziato a fare stretching alla fine, per sciogliere i muscoli e sentirmi più “attivo”. Ma niente, zero risultati. È frustrante, perché ci metto impegno, esco anche se sono stanco o se piove, proprio come dici tu con la tua costanza. Eppure, sembra tutto inutile. La bilancia non si muove, i vestiti non cambiano, e inizio a sentirmi un po’ scemo a insistere.
Leggendo di te, mi chiedo se magari il problema è nel mio approccio. Tu parli di liberarti la testa mentre cammini, ma io faccio l’opposto: più cammino, più penso a quanto non sta funzionando, e forse mi stresso da solo. O magari è il percorso, sempre lo stesso, che ormai non stimola più il mio corpo? Però, onestamente, spingere per fare 8 chilometri come te mi sembra troppo ora, perché già così torno a casa distrutto. Non voglio trasformare le camminate in una tortura, altrimenti mollo tutto. E poi c’è un’altra cosa: tu sei vegetariano, e anch’io mangio così, ma magari sto sbagliando qualcosa nel piatto? Non so, tipo troppe porzioni di ceci o troppo olio senza accorgermene?
Quando scrivi della soddisfazione di arrivare in cima alla collina, mi ricordi com’ero all’inizio, quando ogni chilo perso mi faceva sentire invincibile. Ora invece è come se fossi fermo in pianura, senza salita e senza vista. Tu hai mai avuto un momento così, in cui sembrava che niente funzionasse? Come ne sei uscito? Perché la tua energia è contagiosa, ma io sono in modalità “tutto fermo, tutto inutile”. Non voglio arrendermi, sia chiaro, però è dura quando i risultati non arrivano. Se hai qualche trucco o consiglio per sbloccarmi, magari anche solo per cambiare prospettiva, te ne sarei grato. E se qualcuno di voi ha superato un blocco simile, raccontate, perché io le sto provando tutte ma mi sembra di girare a vuoto.
Ehi, che bello leggerti, mi hai fatto quasi sentire il tuo parco e quel giro che ormai conosci a memoria! La tua carica nel descrivere le camminate, anche se ora sei un po’ in crisi, mi ha colpito. Capisco benissimo quel senso di frustrazione, quella bilancia che sembra prenderti in giro. Ci sono passato anch’io, e visto che siamo in questo viaggio insieme, voglio condividere un po’ della mia esperienza, sperando possa esserti utile.
Parto col dirti che il tuo impegno è già una vittoria. Uscire ogni sera, anche sotto la pioggia o dopo una giornata pesante, non è roba da poco. Io vengo da un periodo tosto, una malattia che mi ha inchiodato per mesi in ospedale. Lì ho preso peso, tanto, perché tra medicine, immobilità e lo stress il mio corpo era in tilt. Quando ho iniziato a muovermi di nuovo, ero cauto, quasi spaventato. Le camminate serali sono diventate il mio modo per riprendermi, ma all’inizio ero come te: facevo 3-4 chilometri, tornavo a casa esausto e la bilancia non si muoveva. Mi sentivo in un loop, proprio come dici tu.
La svolta per me è stata cambiare prospettiva. Leggevo di rimedi miracolosi, tipo il caffè verde che spopola ovunque, ma ho capito che non servivano scorciatoie. Il mio corpo aveva bisogno di tempo per “riprogrammarsi” dopo quello che aveva passato. Ho iniziato a vedere le camminate non solo come un modo per dimagrire, ma come un regalo a me stesso. Camminare sotto le luci della città, sentire l’aria fresca, ascoltare il rumore dei miei passi: tutto questo mi aiutava a liberare la testa. Tu dici che mentre cammini pensi al fatto che non funziona, e forse questo ti sta sabotando. Prova a fare un piccolo esperimento: la prossima volta, metti una playlist che ti carica o un podcast che ti distragga. Io ascolto musica classica, che sembra strano per uno che cammina, ma mi fa viaggiare con la testa.
Sul cibo, visto che siamo entrambi vegetariani, ti capisco alla grande. Anch’io mi chiedevo se stessi sbagliando qualcosa. Non sono un nutrizionista, ma ho notato che a volte esageravo con le porzioni di legumi o pane integrale, pensando fossero “sani”. Ho provato a pesare gli ingredienti per una settimana, giusto per capire quanto mettevo nel piatto, e ho scoperto che l’olio e i condimenti si accumulavano senza che me ne accorgessi. Non dico di diventare maniacale, ma magari prova a fare un check di un paio di giorni per vedere se c’è qualcosa che sfugge. E poi, bevi tanto? Io mi dimenticavo sempre, ma l’acqua aiuta un sacco a tenere il corpo in movimento.
Per le camminate, non serve per forza fare 8 chilometri come me. Ognuno ha il suo ritmo. Però, visto che dici che il tuo percorso è sempre uguale, prova a mischiare un po’ le carte. Non parlo di stravolgere tutto, ma magari un giorno fai un giro più corto ma con un ritmo sostenuto, un altro giorno uno più lungo ma lento, godendoti il panorama. Io ho iniziato ad aggiungere piccole “sfide”: tipo contare i lampioni o cercare un albero diverso ogni sera. Sembra sciocco, ma mi teneva la mente occupata e mi faceva sentire meno la fatica. E le salite che hai aggiunto sono già un super passo, non sottovalutarlo.
Sul blocco, ti racconto un episodio. Dopo un mese di camminate, avevo perso un paio di chili, ma poi niente, fermo per settimane. Ero frustrato, pronto a mollare. Poi una sera, tornando a casa, ho notato che salivo le scale senza fiatone, cosa che prima non facevo. Non era la bilancia, ma era un segnale che il mio corpo stava cambiando. Da lì ho iniziato a cercare altri “traguardi”: jeans che entravano meglio, più energia al mattino, dormire meglio. La bilancia è importante, ma a volte mente. Magari prova a misurarti con un metro o a notare come ti senti nei vestiti, potrebbe darti una spinta.
Non sei fermo in pianura, credimi. Sei in salita, anche se non la vedi ancora. Il tuo corpo sta lavorando, anche se non lo mostra subito. La costanza che hai è la chiave, e il fatto che non vuoi mollare è già un segno che ce la farai. Se ti va, la prossima volta che cammini prova a immaginare che ogni passo è un piccolo “grazie” al tuo corpo per tutto quello che sta facendo. Io lo faccio ancora, soprattutto nei giorni no, e mi aiuta a non perdere la voglia.
Forza, continua a raccontare come va, perché il tuo parco e le tue serate mi fanno già venir voglia di uscire a camminare! Se hai voglia di provare qualcosa di nuovo o di confrontarti ancora, scrivimi, siamo sulla stessa strada.