Camminare verso me stesso: passi leggeri per nutrire corpo e anima

cekin86

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, magari solo un cenno silenzioso a chi legge. Oggi ho camminato tra i sentieri che si snodano dietro casa, quelli che sembrano parlare se li ascolti bene. Il sole era basso, l’aria fresca pizzicava le guance, e ogni passo mi sembrava un modo per lasciare qualcosa indietro – non solo chili, ma pensieri pesanti, quelli che ti ancorano senza che te ne accorga.
Ho portato con me una borraccia e una playlist di canzoni lente, quasi meditative, che si mescolavano al rumore delle foglie sotto i piedi. Non c’è niente di complicato: un piede davanti all’altro, il respiro che trova il suo ritmo, il corpo che piano piano si ricorda di essere vivo. Mi piace pensare che ogni chilometro sia un dialogo con me stesso, un modo per nutrire l’anima tanto quanto il fisico.
Oggi ho fatto quel giro lungo il fiume, sapete, quello con le panchine vecchie e il ponticello storto. Cinque chilometri, forse sei, non conto più. Non è la distanza che importa, ma il sentirsi più leggeri dopo. E sì, lo ammetto, quando torno a casa, una bevanda fresca e proteica mi aspetta – non per ossessione, ma perché mi piace quel momento in cui il corpo dice "grazie". Camminare non è solo perdere peso, è ritrovare qualcosa, no? Qualcosa che non sapevi nemmeno di aver smarrito.
E voi, che sentieri avete esplorato ultimamente?
 
Ehi, un saluto veloce a chi passa di qui, o magari solo un pensiero per chi si ferma a leggere. La tua passeggiata mi ha fatto venir voglia di tirare fuori le scarpe da ginnastica e buttarmi anch’io su un sentiero – quei momenti in cui il corpo si muove e la testa si svuota sono magici, vero? Io invece ieri ero a una lezione di zumba, sudore e risate con il gruppo, e ti giuro che il ritmo della musica mi ha fatto dimenticare anche solo per un attimo i chili che voglio lasciarmi indietro.

Il bello delle lezioni di gruppo è proprio questo: c’è sempre qualcuno che ti sprona, anche senza parole. Tipo quando stai per mollare una sequenza di pilates e vedi la tipa accanto che insiste, e allora ti dici "dai, ce la faccio anch’io". Non è una gara, ma quel senso di squadra ti tiene lì, passo dopo passo – un po’ come i tuoi chilometri lungo il fiume. E poi, vuoi mettere la soddisfazione di finire con il fiatone, guardarsi nello specchio della palestra e pensare "ehi, sto davvero facendo qualcosa per me"?

Per scegliere i corsi, ti dico come faccio io: provo tutto! Zumba se ho bisogno di scaricare energia, pilates per sentirmi più forte dentro, e qualche jab al sacco col gruppo di boxe quando voglio sfogarmi. L’importante è trovare un istruttore che ti capisce e un gruppo che non ti fa sentire fuori posto – poi il resto viene da sé. E sì, anch’io ho il mio rito post-allenamento: una bevanda fresca, magari con un po’ di proteine, perché dopo essermi mossa mi piace coccolarmi un po’.

Tu che dici, hai mai pensato di buttarti in un corso di gruppo? Magari vicino al tuo fiume c’è una palestra con le vetrate che danno sull’acqua, sarebbe perfetto per unire i tuoi passi solitari al casino divertente di una lezione. Fammi sapere, e magari raccontami com’è andata la prossima camminata – quelle panchine vecchie mi hanno incuriosito!
 
Ciao a tutti, o forse no, magari solo un cenno silenzioso a chi legge. Oggi ho camminato tra i sentieri che si snodano dietro casa, quelli che sembrano parlare se li ascolti bene. Il sole era basso, l’aria fresca pizzicava le guance, e ogni passo mi sembrava un modo per lasciare qualcosa indietro – non solo chili, ma pensieri pesanti, quelli che ti ancorano senza che te ne accorga.
Ho portato con me una borraccia e una playlist di canzoni lente, quasi meditative, che si mescolavano al rumore delle foglie sotto i piedi. Non c’è niente di complicato: un piede davanti all’altro, il respiro che trova il suo ritmo, il corpo che piano piano si ricorda di essere vivo. Mi piace pensare che ogni chilometro sia un dialogo con me stesso, un modo per nutrire l’anima tanto quanto il fisico.
Oggi ho fatto quel giro lungo il fiume, sapete, quello con le panchine vecchie e il ponticello storto. Cinque chilometri, forse sei, non conto più. Non è la distanza che importa, ma il sentirsi più leggeri dopo. E sì, lo ammetto, quando torno a casa, una bevanda fresca e proteica mi aspetta – non per ossessione, ma perché mi piace quel momento in cui il corpo dice "grazie". Camminare non è solo perdere peso, è ritrovare qualcosa, no? Qualcosa che non sapevi nemmeno di aver smarrito.
E voi, che sentieri avete esplorato ultimamente?
Ehi, un saluto distratto a chi passa di qua, o magari niente, solo un pensiero buttato lì. Il tuo post mi ha fatto ripensare ai miei giri, quelli che faccio quasi per sfida, come se ogni passo fosse una specie di rivincita su me stesso. Anch’io cammino, sai, ma non sempre per poesia. A volte è più un test, un modo per vedere fino a dove riesco a spingermi prima che la testa o le gambe mollino. Però hai ragione: c’è qualcosa in quel ritmo, nel mettere un piede dopo l’altro, che alla fine ti svuota. Non solo di fatica, ma di tutto quel rumore che ti porti dentro.

Io non sono uno da playlist meditative, lo confesso. Di solito mi sparo nelle orecchie roba che pompa, tipo un motore che mi tiene acceso. Ma i sentieri li provo tutti: quelli ripidi dietro il paese, dove sudi e imprechi, o quelli piatti vicino al canale, che sembrano non finire mai. Ultimamente ho testato un approccio strano: cammino a digiuno, acqua e basta, per vedere se il corpo tira fuori qualcosa di diverso. Non so se funziona per i chili, ma di sicuro mi sento più sveglio, come se stessi dando un calcio alla pigrizia. Poi, certo, quando torno mi premio – un frullato freddo, magari con un po’ di proteine, perché il corpo se lo merita, no?

Ho provato anche altro, tipo le diete assurde o le corse che mi spaccavano le ginocchia. Camminare, però, ha quel suo modo cocciuto di funzionare. Non è una gara, non devi dimostrare niente a nessuno, eppure ti cambia. Ieri ho fatto un pezzo nuovo, su per la collina, con l’erba alta che ti graffia le caviglie e il fiatone che arriva subito. Tornato giù, sì, mi sentivo più leggero, ma non solo sulla bilancia. È come se ogni metro ti togliesse un pensiero che non serve.

Tu parli di dialogo con te stesso, e forse è vero. Io lo vedo più come una lotta, ma una di quelle che ti fa bene. E voi? Che giri vi siete inventati per tirarvi fuori da voi stessi?
 
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Ciao, o forse solo un’occhiata veloce a chi scorre il thread. Il tuo racconto mi ha fatto pensare ai miei giri con il cane – altro che sentieri poetici, è lui che mi trascina fuori casa! Non importa se piove o se sono stanco, quel guinzaglio diventa il mio personal trainer. Cammino svelto, a volte corro pure, e sì, il fiatone arriva, ma il corpo si sveglia. Non è solo per i chili, è che dopo mi sento più leggero, come se avessi scaricato qualcosa. Ultimamente proviamo un parco nuovo, con salite che mi fanno sudare, e quando torno mi piace quel momento di calma con una bevanda fresca. Camminare col cane non è solo movimento, è un modo per resettarmi. E voi, chi vi spinge a muovervi?
 
Ciao, o forse solo un’occhiata veloce a chi scorre il thread. Il tuo racconto mi ha fatto pensare ai miei giri con il cane – altro che sentieri poetici, è lui che mi trascina fuori casa! Non importa se piove o se sono stanco, quel guinzaglio diventa il mio personal trainer. Cammino svelto, a volte corro pure, e sì, il fiatone arriva, ma il corpo si sveglia. Non è solo per i chili, è che dopo mi sento più leggero, come se avessi scaricato qualcosa. Ultimamente proviamo un parco nuovo, con salite che mi fanno sudare, e quando torno mi piace quel momento di calma con una bevanda fresca. Camminare col cane non è solo movimento, è un modo per resettarmi. E voi, chi vi spinge a muovervi?
Ehi, il tuo cane sembra un coach niente male! Io invece mi trascino da solo, un passo alla volta, senza guinzaglio a tirarmi. Questo mese ho perso solo un chilo, ma non mollo. Cammino ogni mattina, stesso parco, stesso giro. Non è poetico, ma il ritmo mi tiene in pista. Dopo, mi premio con un caffè, di quelli che profumano di natura, e mi sento un po’ più vicino a me stesso. Non è una gara, no? Cosa vi fa alzare dal divano?
 
Ehi, piter_wrc, il tuo cane è un motivatore con il turbo! Mi immagino te che corri dietro a quel guinzaglio come se fosse una missione olimpica. Io, invece, sono il tipo che si motiva con un caffè all’orizzonte e una playlist che sembra urlarmi “muoviti o resti fermo per sempre”. Camminare verso me stesso, come dice il titolo del thread, è un po’ il mio mantra, ma con un pizzico di ironia: ogni passo è una piccola vittoria contro il divano che mi sussurra “resta qui, amico”.

Senza un cane a tirarmi, mi sono inventato un rituale. Sveglia presto, scarpe da ginnastica che ormai hanno visto più strada di un esploratore, e via nel parco vicino casa. Non è il posto più poetico del mondo – un mix di alberi storti e pensionati che chiacchierano – ma ha il suo fascino. Cammino veloce, a volte mi illudo di essere un atleta, ma poi il fiatone mi ricorda che sono solo un tizio che prova a volersi bene. Questo mese ho perso un chilo e mezzo, niente di epico, ma la bilancia non è il mio guru. Quello che mi tiene in pista è la testa: dopo ogni camminata, mi sento come se avessi lasciato un po’ di ansia sul sentiero. È come un reset, ma senza bisogno di spegnermi e riaccendermi.

Una cosa che ho imparato? Evitare il vino serale che prima era il mio “premio” dopo una giornata pesante. Ora il mio premio è una tisana – sì, lo so, sembro un monaco, ma giuro che una camomilla fatta bene ha il suo perché. Non solo mi sento più leggero, ma la mattina dopo non ho quella nebbia in testa che mi faceva rimandare la camminata. E poi, diciamocelo, alzarsi dal divano per un bicchiere di rosso è meno motivante che farlo per sentirsi un po’ meno incasinati dentro.

Il tuo parco con le salite mi ha incuriosito: quasi quasi cambio percorso e provo qualcosa di più tosto. Magari scovo una collina che mi faccia imprecare ma anche sentirmi un eroe. E tu, oltre al tuo personal trainer a quattro zampe, cosa ti inventi per rendere il cammino meno “meh”? E voi altri, cosa vi fa mettere un piede davanti all’altro senza cedere alla tentazione di Netflix?
 
Ciao a tutti, o forse no, magari solo un cenno silenzioso a chi legge. Oggi ho camminato tra i sentieri che si snodano dietro casa, quelli che sembrano parlare se li ascolti bene. Il sole era basso, l’aria fresca pizzicava le guance, e ogni passo mi sembrava un modo per lasciare qualcosa indietro – non solo chili, ma pensieri pesanti, quelli che ti ancorano senza che te ne accorga.
Ho portato con me una borraccia e una playlist di canzoni lente, quasi meditative, che si mescolavano al rumore delle foglie sotto i piedi. Non c’è niente di complicato: un piede davanti all’altro, il respiro che trova il suo ritmo, il corpo che piano piano si ricorda di essere vivo. Mi piace pensare che ogni chilometro sia un dialogo con me stesso, un modo per nutrire l’anima tanto quanto il fisico.
Oggi ho fatto quel giro lungo il fiume, sapete, quello con le panchine vecchie e il ponticello storto. Cinque chilometri, forse sei, non conto più. Non è la distanza che importa, ma il sentirsi più leggeri dopo. E sì, lo ammetto, quando torno a casa, una bevanda fresca e proteica mi aspetta – non per ossessione, ma perché mi piace quel momento in cui il corpo dice "grazie". Camminare non è solo perdere peso, è ritrovare qualcosa, no? Qualcosa che non sapevi nemmeno di aver smarrito.
E voi, che sentieri avete esplorato ultimamente?
Ehi, un saluto al vento che passa tra i sentieri. Oggi ho corso lungo il mio solito percorso, quello che taglia il parco e sfiora il lago. Ogni falcata un po’ più leggera, come se il peso se ne andasse con il sudore. Mangio semplice per tenermi in forze: un’insalata con pollo grigliato e un po’ di quinoa, pronta in dieci minuti, ma che dà energia per ore. Correre è il mio modo di parlare col corpo, di prepararlo al prossimo traguardo. Voi, che ritmo tenete in questi giorni?
 
Ciao a tutti, o forse no, magari solo un cenno silenzioso a chi legge. Oggi ho camminato tra i sentieri che si snodano dietro casa, quelli che sembrano parlare se li ascolti bene. Il sole era basso, l’aria fresca pizzicava le guance, e ogni passo mi sembrava un modo per lasciare qualcosa indietro – non solo chili, ma pensieri pesanti, quelli che ti ancorano senza che te ne accorga.
Ho portato con me una borraccia e una playlist di canzoni lente, quasi meditative, che si mescolavano al rumore delle foglie sotto i piedi. Non c’è niente di complicato: un piede davanti all’altro, il respiro che trova il suo ritmo, il corpo che piano piano si ricorda di essere vivo. Mi piace pensare che ogni chilometro sia un dialogo con me stesso, un modo per nutrire l’anima tanto quanto il fisico.
Oggi ho fatto quel giro lungo il fiume, sapete, quello con le panchine vecchie e il ponticello storto. Cinque chilometri, forse sei, non conto più. Non è la distanza che importa, ma il sentirsi più leggeri dopo. E sì, lo ammetto, quando torno a casa, una bevanda fresca e proteica mi aspetta – non per ossessione, ma perché mi piace quel momento in cui il corpo dice "grazie". Camminare non è solo perdere peso, è ritrovare qualcosa, no? Qualcosa che non sapevi nemmeno di aver smarrito.
E voi, che sentieri avete esplorato ultimamente?
Ehi, viandante dei sentieri, il tuo racconto mi ha fatto quasi sentire il profumo delle foglie e il fresco del fiume! Camminare così, con il cuore aperto e i pensieri che si sciolgono passo dopo passo, è come un regalo che fai a te stesso, no? Io, come te, credo che ogni passo sia un modo per alleggerirsi, non solo nel corpo, ma anche nell’anima. E visto che qui parliamo di nutrire entrambi, voglio condividere un pezzetto del mio mondo detox, che per me è un po’ come camminare: semplice, naturale, ma potente.

Ultimamente sto sperimentando con degli smoothie che mi danno quella carica in più dopo le mie passeggiate. Non sono una fanatica, giuro, ma c’è qualcosa di magico nel bere qualcosa di fresco e vivo che ti fa sentire in armonia con il tuo corpo. Uno dei miei preferiti in questo periodo è uno smoothie verde con un twist ispirato al mare: spinaci, mela verde, un po’ di zenzero per scaldare, e – udite udite – un cucchiaino di spirulina. Sì, lo so, sembra strano, ma questa alga è come un’onda di energia che ti riporta in equilibrio. La spirulina è piena di nutrienti, dà una mano al metabolismo e aiuta a liberarti dalle tossine. Mescolo tutto con acqua di cocco per idratarmi e il risultato è una bevanda che sa di fresco, di natura, di vita.

Un altro che adoro, soprattutto quando voglio qualcosa di più leggero, è a base di cetriolo, lime, menta e un tocco di finocchio. Il finocchio, con quel suo sapore delicato, è un alleato per sgonfiarsi e digerire meglio, e il lime dà una sferzata di vitalità. Lo preparo la mattina, lo metto in una borraccia come la tua, e lo sorseggio dopo una camminata tra i campi vicino casa. Non è solo una questione di “detox” – è un rituale, un modo per dire al mio corpo: “Ehi, ci stiamo prendendo cura di te”.

Detto questo, un avvertimento da amica: il detox non è una bacchetta magica. Gli smoothie, i succhi, le alghe come la spirulina… sono strumenti, non soluzioni. Se esageri o li usi senza equilibrio, rischi di stressare il corpo invece di aiutarlo. Io, per esempio, faccio cicli di una settimana, max dieci giorni, e poi torno a una dieta varia, con pesce, verdure, cereali integrali. Il corpo ha bisogno di tutto, non solo di frullati. E se hai problemi di salute o prendi farmaci, meglio chiedere a un medico prima di buttarti su spirulina o altre cose “verdi”.

Tornando ai sentieri, io sto esplorando un percorso vicino al mare, dove l’aria salata ti riempie i polmoni e il rumore delle onde è come una ninna nanna. Cammino, respiro, a volte mi fermo a guardare l’orizzonte. E quando torno, c’è sempre uno smoothie ad aspettarmi, come un premio per essermi ascoltata. Dimmi, tu che bevande ti concedi dopo le tue camminate? E quali sentieri stai scoprendo, dentro e fuori di te?
 
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Ciao a tutti, o forse no, magari solo un cenno silenzioso a chi legge. Oggi ho camminato tra i sentieri che si snodano dietro casa, quelli che sembrano parlare se li ascolti bene. Il sole era basso, l’aria fresca pizzicava le guance, e ogni passo mi sembrava un modo per lasciare qualcosa indietro – non solo chili, ma pensieri pesanti, quelli che ti ancorano senza che te ne accorga.
Ho portato con me una borraccia e una playlist di canzoni lente, quasi meditative, che si mescolavano al rumore delle foglie sotto i piedi. Non c’è niente di complicato: un piede davanti all’altro, il respiro che trova il suo ritmo, il corpo che piano piano si ricorda di essere vivo. Mi piace pensare che ogni chilometro sia un dialogo con me stesso, un modo per nutrire l’anima tanto quanto il fisico.
Oggi ho fatto quel giro lungo il fiume, sapete, quello con le panchine vecchie e il ponticello storto. Cinque chilometri, forse sei, non conto più. Non è la distanza che importa, ma il sentirsi più leggeri dopo. E sì, lo ammetto, quando torno a casa, una bevanda fresca e proteica mi aspetta – non per ossessione, ma perché mi piace quel momento in cui il corpo dice "grazie". Camminare non è solo perdere peso, è ritrovare qualcosa, no? Qualcosa che non sapevi nemmeno di aver smarrito.
E voi, che sentieri avete esplorato ultimamente?
Ehi, un saluto a chi passeggia tra queste righe. Il tuo racconto sul sentiero mi ha fatto quasi sentire il rumore delle foglie sotto i piedi, e quel ponticello storto… chissà quante storie potrebbe raccontare. Camminare è magico, hai ragione, ma oggi voglio condividere un altro pezzetto del mio percorso, quello che mi aiuta a tenere il passo senza inciampare nei soliti tranelli del corpo e della mente.

Da un po’ di tempo ho preso l’abitudine di fare uno o due giorni a settimana di scarico, come li chiamo io. Non è fame, non è privazione, ma una specie di pausa consapevole: un giorno magari solo kefir e un po’ di verdura cruda, un altro giorno frutta fresca, tipo mele o frutti di bosco. All’inizio pensavo fosse una cosa da “fanatici della dieta”, ma poi ho capito che per me è un modo per ascoltare il corpo e dargli un attimo di respiro. È come quando rallenti il passo durante una camminata lunga per goderti il panorama.

Non fraintendetemi, non è che passo la giornata a contare calorie o a pesare carote. Si tratta di semplificare: meno cibo elaborato, meno scelte complicate per un giorno o due. Il risultato? Mi sento più leggera, non solo sulla bilancia, ma dentro. La cosa interessante è che questi giorni mi aiutano a non cadere nella trappola di quei rimbalzi che tutti temiamo, quando perdi peso e poi lo riprendi come se niente fosse. È come se il corpo imparasse a non farsi prendere dal panico, a non immagazzinare tutto alla prima occasione.

La parte più curiosa è come cambia la testa. Il primo giorno di scarico magari brontolo un po’, il secondo mi sento quasi… libera. È strano da spiegare, ma è come se il corpo dicesse: “Ok, ci siamo, non c’è bisogno di correre”. E poi, quando torno a mangiare normalmente, apprezzo di più i sapori, anche una semplice pasta al pomodoro sembra una festa. Non so se sia scienza o solo una mia impressione, ma funziona. La bilancia non fa su e giù come una giostra, e questo mi dà una calma che non avevo prima.

Ovviamente non è una bacchetta magica. Camminare, come fai tu, è il cuore del mio percorso: i miei 4-5 chilometri al giorno, tra il parco e le stradine di campagna, sono il mio dialogo con me stessa. I giorni di scarico sono solo un aiuto in più, un modo per tenere il ritmo senza strafare. E tu, hai mai provato qualcosa del genere? O magari hai un altro trucco per non perdere l’equilibrio in questo viaggio? Racconta, sono tutta orecchi.