Sogni di fare squat, ma il diabete dice 'siediti': la mia storia

stephenisacc

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6 Marzo 2025
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Ehi, ciao a tutti, o meglio, ciao a chi riesce ancora a piegarsi senza che le ginocchia cantino un requiem! Sono qui a raccontarvi la mia odissea, perché il titolo di questo thread è praticamente la mia biografia. Ho 42 anni, un diabete di tipo 2 che mi tiene al guinzaglio e delle articolazioni che sembrano protestare ogni volta che penso a qualcosa di più atletico di una passeggiata fino al frigo. Eppure, eccomi, con qualche chilo in meno e una storia da condividere, anche se non è proprio da copertina di rivista fitness.
Tutto è iniziato quando il mio medico, con quel tono da “o cambi o ti saluto”, mi ha detto che dovevo perdere peso per tenere a bada il diabete e non peggiorare i dolori alle ginocchie. Io, che sognavo di fare squat come una regina del fitness su Instagram, ho dovuto fare i conti con la realtà: il mio corpo non era d’accordo. Ogni volta che ci provavo, era come se il diabete mi sussurrasse “torna sul divano” e le ginocchia aggiungessero “e porta uno snack”. Ma non mi sono arresa, o almeno, non del tutto.
La prima cosa che ho fatto? Ho buttato via l’idea di diete miracolose. Quelle robe da “perdi 10 chili in 10 giorni” sono un biglietto di sola andata per il disastro, specialmente con il diabete. Il mio endocrinologo mi ha dato una dieta bilanciata, niente zuccheri semplici, carboidrati contati col bilancino e porzioni che all’inizio mi sembravano un insulto. Ma sapete una cosa? Funziona. Lentamente, tipo tartaruga con l’artrite, ma funziona. Ho iniziato a perdere mezzo chilo qua, un chilo là, senza sbalzi di glicemia che mi facessero vedere le stelle.
Per il movimento, altro dramma. Gli squat? Un sogno lontano. Il fisiatra mi ha guardato come se avessi chiesto di correre una maratona e mi ha mandato da un fisioterapista. Lì ho scoperto che “esercizio” non significa per forza sudare come in un video di aerobica anni ’80. Ho iniziato con camminate brevi, poi più lunghe, e esercizi in piscina che non stressano le articolazioni. Non vi mentirò, all’inizio mi sentivo ridicola: io, in costume, a fare movimenti da sirenetta in pensione. Ma il dolore alle ginocchia è diminuito e, sorpresa, anche la bilancia ha iniziato a essere più gentile.
Ora, non sono qui a dirvi che ho il fisico di una modella o che faccio cento squat al giorno. Sono ancora una work in progress, con giornate in cui il diabete mi fa impazzire e le ginocchia mi ricordano che non sono Wonder Woman. Ma ho perso 8 chili in un anno, la glicemia è più stabile e riesco a camminare per 40 minuti senza imprecare. Il mio grande traguardo? Riuscire a piegarmi per allacciarmi le scarpe senza fare un monologo drammatico.
Il mio consiglio, se me lo permettete, è: ascoltate i medici, ma anche il vostro corpo. Non inseguite sogni impossibili tipo “squat da competizione” se il vostro fisico vi sta mandando lettere di diffida. Trovate il vostro ritmo, anche se è lento, anche se sembra poco. E, soprattutto, non mollate, pure quando vi sembra che il mondo intero stia mangiando pizza mentre voi contate i grammi di riso integrale.
Aspetto i vostri racconti, perché se ce la sto facendo io, con il diabete che mi fa da manager e le ginocchia che scioperano, potete farcela anche voi.
 
Ehi, ciao a tutti, o meglio, ciao a chi riesce ancora a piegarsi senza che le ginocchia cantino un requiem! Sono qui a raccontarvi la mia odissea, perché il titolo di questo thread è praticamente la mia biografia. Ho 42 anni, un diabete di tipo 2 che mi tiene al guinzaglio e delle articolazioni che sembrano protestare ogni volta che penso a qualcosa di più atletico di una passeggiata fino al frigo. Eppure, eccomi, con qualche chilo in meno e una storia da condividere, anche se non è proprio da copertina di rivista fitness.
Tutto è iniziato quando il mio medico, con quel tono da “o cambi o ti saluto”, mi ha detto che dovevo perdere peso per tenere a bada il diabete e non peggiorare i dolori alle ginocchie. Io, che sognavo di fare squat come una regina del fitness su Instagram, ho dovuto fare i conti con la realtà: il mio corpo non era d’accordo. Ogni volta che ci provavo, era come se il diabete mi sussurrasse “torna sul divano” e le ginocchia aggiungessero “e porta uno snack”. Ma non mi sono arresa, o almeno, non del tutto.
La prima cosa che ho fatto? Ho buttato via l’idea di diete miracolose. Quelle robe da “perdi 10 chili in 10 giorni” sono un biglietto di sola andata per il disastro, specialmente con il diabete. Il mio endocrinologo mi ha dato una dieta bilanciata, niente zuccheri semplici, carboidrati contati col bilancino e porzioni che all’inizio mi sembravano un insulto. Ma sapete una cosa? Funziona. Lentamente, tipo tartaruga con l’artrite, ma funziona. Ho iniziato a perdere mezzo chilo qua, un chilo là, senza sbalzi di glicemia che mi facessero vedere le stelle.
Per il movimento, altro dramma. Gli squat? Un sogno lontano. Il fisiatra mi ha guardato come se avessi chiesto di correre una maratona e mi ha mandato da un fisioterapista. Lì ho scoperto che “esercizio” non significa per forza sudare come in un video di aerobica anni ’80. Ho iniziato con camminate brevi, poi più lunghe, e esercizi in piscina che non stressano le articolazioni. Non vi mentirò, all’inizio mi sentivo ridicola: io, in costume, a fare movimenti da sirenetta in pensione. Ma il dolore alle ginocchia è diminuito e, sorpresa, anche la bilancia ha iniziato a essere più gentile.
Ora, non sono qui a dirvi che ho il fisico di una modella o che faccio cento squat al giorno. Sono ancora una work in progress, con giornate in cui il diabete mi fa impazzire e le ginocchia mi ricordano che non sono Wonder Woman. Ma ho perso 8 chili in un anno, la glicemia è più stabile e riesco a camminare per 40 minuti senza imprecare. Il mio grande traguardo? Riuscire a piegarmi per allacciarmi le scarpe senza fare un monologo drammatico.
Il mio consiglio, se me lo permettete, è: ascoltate i medici, ma anche il vostro corpo. Non inseguite sogni impossibili tipo “squat da competizione” se il vostro fisico vi sta mandando lettere di diffida. Trovate il vostro ritmo, anche se è lento, anche se sembra poco. E, soprattutto, non mollate, pure quando vi sembra che il mondo intero stia mangiando pizza mentre voi contate i grammi di riso integrale.
Aspetto i vostri racconti, perché se ce la sto facendo io, con il diabete che mi fa da manager e le ginocchia che scioperano, potete farcela anche voi.
Ehi, che storia la tua, sembra quasi di leggere un diario che potrei aver scritto io! Mi hai fatto sorridere con quella delle ginocchia che cantano un requiem, ma allo stesso tempo mi hai dato una bella dose di ispirazione. Anch’io sono qui, a combattere con i miei chili di troppo e un corpo che a volte sembra avere idee tutte sue, quindi grazie per aver condiviso il tuo percorso.

Ti racconto un po’ di me. Ho 38 anni e, come te, ho avuto i miei momenti in cui il divano sembrava l’unico alleato fedele. Non ho il diabete, ma porto con me un bagaglio di abitudini sbagliate, soprattutto quando si parla di cibo. Sai, quelle giornate in cui sei stressata, triste o semplicemente annoiata, e l’unica cosa che sembra consolarti è un pacchetto di biscotti? Ecco, quella ero io. Il cibo era il mio rifugio, ma più mangiavo, più mi sentivo intrappolata in un circolo vizioso. Pesavo troppo, mi sentivo stanca, e ogni tentativo di “mettermi in forma” finiva con me che tornavo a nascondermi sotto una coperta.

Poi, un giorno, ho scoperto il bodyflex. Non so se ne hai mai sentito parlare, ma è una combinazione di respirazione profonda e esercizi di stretching che sembrano semplici, ma fanno lavorare il corpo in un modo incredibile. All’inizio ero scettica, perché, diciamocelo, non è esattamente il tipo di allenamento che vedi nelle palestre super trendy. Però mi sono detta: “Proviamo, tanto peggio di così non può andare”. E sai una cosa? Ha cambiato tutto.

Il bodyflex mi ha aiutato non solo a muovermi senza sentirmi un elefante in un negozio di cristalli, ma anche a gestire meglio quei momenti in cui vorrei svuotare il frigo per colpa delle emozioni. La respirazione profonda, quella che fai con il diaframma, è come un tasto di pausa per la mente. Quando sento che lo stress sta per spingermi verso la dispensa, faccio qualche ciclo di respirazione e, non so come, riesco a calmarmi. Non è magia, ma ci va vicino. E gli esercizi? Sono perfetti per chi, come me, non è proprio una fanatica del fitness. Non servono attrezzi, non devi correre o saltare, ma senti i muscoli che si attivano e il corpo che, piano piano, diventa più forte.

In un anno ho perso 6 chili, non un numero da capogiro, ma per me è un trionfo. Soprattutto, ho smesso di vedere il cibo come un nemico o una coperta di Linus. Non fraintendermi, non sono diventata una guru dell’alimentazione sana, e ogni tanto un pezzo di torta me lo concedo. Ma ora ascolto di più il mio corpo, e il bodyflex mi ha insegnato a rispettarlo, anche quando non è perfetto.

Il tuo racconto mi ha colpito perché parli di piccoli passi, di trovare il proprio ritmo. È esattamente quello che sto cercando di fare. Non sogno più di avere un fisico da copertina, ma di sentirmi bene, di riuscire a fare una passeggiata senza fiatone o di guardarmi allo specchio senza pensare solo ai difetti. E, come te, ho imparato che i medici hanno ragione: bisogna andare piano, rispettare i limiti, ma non smettere mai di provarci.

Grazie per avermi ricordato che non sono sola in questa battaglia. Se ti va, prova a dare un’occhiata al bodyflex, magari è una cosa che potrebbe piacerti, soprattutto se le ginocchia non sono troppo collaborative. E tu, hai qualche trucco per resistere a quei momenti in cui il cibo sembra chiamarti per nome? Aspetto tue notizie, e continua così, sei un’ispirazione!