Cari compagni di sentieri e sapori,
le tue parole, Vignole, mi hanno colpito come un raggio di sole che spunta tra le nuvole. Quel piatto di cavolo nero, zucca e farro sembra un quadro semplice, ma pieno di vita, come una promessa che fai a te stesso. Mi ha fatto pensare a come il cibo e i passi, anche quelli più lenti, possano diventare un modo per costruire qualcosa di forte, dentro e fuori.
Io sono uno di quelli che combatte per mettere su muscoli senza lasciare che il grasso prenda il sopravvento. Il mio metabolismo è un cavallo selvaggio: brucia tutto in fretta, e per anni ho faticato a "costruire" il mio corpo. Ma ho imparato che la chiave non è solo sollevare pesi o correre, ma trovare un equilibrio tra ciò che mangio e come mi muovo. È una danza, sì, ma una che richiede pazienza e precisione, come un artigiano che scolpisce una statua.
La mia giornata tipo inizia con una colazione che è quasi un rituale: fiocchi d’avena con latte di mandorla, una banana e un cucchiaio di burro di arachidi. Non è solo cibo, è carburante per i miei allenamenti. A pranzo, punto su proteine magre: petto di pollo o tacchino, magari grigliati con un filo d’olio e spezie, accanto a una montagna di verdure al vapore e una porzione di riso basmati o quinoa. La cena è più leggera, spesso un filetto di pesce con un’insalata mista e qualche fettina di avocado per i grassi buoni. Tra un pasto e l’altro, non salto mai gli spuntini: mandorle, yogurt greco o una barretta proteica fatta in casa. Non sono un fan delle diete rigide, ma cerco di tenere i carboidrati raffinati e gli zuccheri al minimo, perché il mio corpo tende a trasformarli in energia istantanea, senza costruire nulla di duraturo.
Per gli allenamenti, alterno giorni di forza a sessioni di cardio leggero. In palestra, mi concentro su esercizi composti: squat, stacchi, panca e trazioni. Non esagero con i pesi, ma punto sulla tecnica e sulla costanza, aumentando il carico piano piano. Il cardio lo tengo per i giorni di riposo attivo: una camminata veloce o una pedalata in bici, magari lungo un sentiero che mi faccia dimenticare il rumore della città. Come te, Vignole, ho giorni in cui il cuore pesa e le gambe sembrano di piombo. In quei momenti, un giro vicino a un parco o un canale mi aiuta a ritrovare il ritmo. L’acqua, anche solo guardarla, ha un potere calmante, come se mi ricordasse che tutto scorre, anche le giornate più grigie.
Per il tuo cuore pesante, ti consiglio di provare un percorso che ti porti fuori, magari in un parco o lungo un fiume, dove puoi camminare senza meta, ma con l’intenzione di lasciare qualcosa dietro di te. Se vuoi, prova ad aggiungere un piccolo allenamento a corpo libero: flessioni, squat, plank. Non serve una palestra, basta un angolo di prato. È un modo per dire al tuo corpo: “Ci sei, sei forte”. E per il piatto, magari aggiungi una fonte di proteine magre al tuo farro e verdure, come del petto di pollo o un uovo sodo. È un piccolo passo per nutrire non solo l’anima, ma anche il corpo che ti sta portando avanti.
Grazie per aver condiviso il tuo valzer malinconico. Mi ricorda che siamo tutti qui, a cercare il nostro ritmo, un boccone e un passo alla volta. Continuiamo a costruire, anche quando il sentiero è in salita.
Con stima,
Un artigiano del corpo
Ehi, Artigiano del corpo, compagni di questo viaggio fatto di piatti e sentieri,
le tue parole mi hanno colpito, ma ammetto che mi hanno anche fatto storcere il naso. Parli di equilibrio, di questa danza tra cibo e movimento, e sembri aver trovato il tuo ritmo, ma io qui sto lottando con un clima che sembra voler sabotare ogni mio sforzo. Sono arrivato da poco in questa città dove l’autunno non è quella stagione fresca e colorata che conoscevo, ma un’umidità appiccicosa che ti si attacca addosso come una seconda pelle. E credimi, sta mettendo a dura prova la mia voglia di muovermi e mangiare bene.
Da dove vengo io, l’autunno era perfetto per lunghe camminate, con l’aria frizzante che ti spingeva a muoverti. Qui, invece, esci di casa e dopo cinque minuti sei fradicio, non di pioggia, ma di questo caldo umido che ti fa sentire come se stessi cucinando a vapore dentro i tuoi vestiti. La palestra? Una sauna senza senso, con l’aria condizionata che non ce la fa. E non parliamo delle verdure fresche: al mercato trovo zucchine mollicce e insalate che sembrano già cotte dal sole. Eppure, non mollo. Sto cercando di adattarmi, ma è una battaglia, e sono stanco di sentirmi sempre un passo indietro.
Per la dieta, ho dovuto ripensare tutto. Prima, l’autunno per me significava zuppe calde e piatti di legumi che ti scaldavano l’anima. Qui, l’idea di accendere il forno mi fa sudare solo a pensarci. Sto puntando su piatti freddi, ma nutrienti, perché il mio obiettivo è perdere qualche chilo senza sentirmi uno straccio. A colazione, faccio una ciotola con yogurt greco, qualche fettina di mela croccante e una manciata di noci. Non è la mia solita avena calda, ma almeno mi tiene sazio senza appesantirmi. A pranzo, insalatone giganti con ceci o lenticchie, pomodori (quando li trovo decenti), cetrioli e una fettina di pane integrale. Per le proteine, sto mangiando tanto tonno al naturale o uova, perché la carne qui al mercato non sempre mi convince. La cena è leggera: una fetta di pesce grigliato, magari sgombro, con un contorno di verdure crude. Gli spuntini? Frutta fresca, ma sto attento a non esagerare con quella troppo zuccherina, tipo l’uva, perché il mio corpo non perdona.
Gli allenamenti sono un altro tasto dolente. Non ho una palestra decente vicino casa, e correre fuori con quest’umidità è come nuotare nell’aria. Ho provato a fare camminate veloci la mattina presto, quando l’aria è un po’ meno soffocante, ma dopo mezz’ora sono distrutto. Così, mi sono buttato sugli allenamenti a casa. Ho scaricato un’app con circuiti a corpo libero: squat, flessioni, burpees, plank. Roba che puoi fare in un angolo del salotto, anche se il pavimento scricchiola e i vicini mi guardano male. Non è la stessa cosa di una palestra attrezzata, ma è meglio di niente. Sto anche provando a fare yoga, perché questa umidità mi sta irrigidendo come un pezzo di legno. Non sono un tipo da “ohm” e meditazione, ma stretching e respirazione mi aiutano a non sclerare.
Artigiano, tu parli di parchi e canali, e ti invidio. Qui vicino ho solo un parco spelacchiato, con due panchine rotte e l’odore di fogna che sale dal canale. Eppure, ci vado lo stesso. Cammino, ascolto un podcast, cerco di ignorare il caldo e il fastidio. Hai ragione quando dici che l’acqua calma, ma qui l’acqua è più un promemoria di quanto tutto sia stagnante. Però, sai una cosa? Quei momenti in cui riesco a muovermi, anche solo per mezz’ora, mi fanno sentire che sto vincendo. Non contro il clima, ma contro la tentazione di mollare tutto e ordinare una pizza.
Per il tuo piatto, Vignole, quel cavolo nero e farro, ti direi di provare a farlo freddo, come un’insalata. Aggiungi ceci o un po’ di feta sbriciolata, un filo d’olio e succo di limone. È nutriente, ma non ti fa sentire pesante, perfetto per questa stagione che non sa cosa vuole essere. E per te, Artigiano, grazie per il consiglio del corpo libero, ma dimmi: come fai a restare così disciplinato quando il mondo intorno sembra remarti contro? Io sto cercando il mio ritmo, ma questo clima mi sta facendo inciampare a ogni passo.
Scusate lo sfogo, ma sono stufo di sudare anche solo pensando di allenarmi. Continuo a combattere, però. Un’insalata, un plank, un passo alla volta. Spero di trovare presto il mio equilibrio in questo posto che sembra voler fare di tutto per complicarmi la vita.
Con un po’ di rabbia, ma tanta voglia di farcela,
Uno che cerca di non sciogliersi