Mangio separato e corro leggero: addio diabete!

Tommo85

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6 Marzo 2025
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Ehi, ciao a tutti, o forse meglio dire "salve ai compagni di corsa e piatti separati"! Sono qui a raccontarvi un po’ della mia avventura, perché, diciamocelo, quando il dottore ti guarda serio e tira fuori parole come "diabete" e "pressione alta", capisci che è ora di muoversi. Non proprio il tipo di diagnosi che sogni, no? Eppure, eccomi qua, a quasi un anno dall’inizio di questa storia, e devo dire che mi sento un altro.
Tutto è partito da un consiglio semplice: mangia separato, lascia stare i miscugli pesanti, e metti un po’ di corsa leggera nella tua vita. All’inizio ero scettico, pensavo "ma davvero basta questo per fregare il diabete?". Be’, non proprio una magia, ma ci siamo vicini. Colazione con solo frutta, pranzo con verdure e un po’ di proteine, cena leggera con cereali o qualcosa di semplice. Niente più abbuffate di pasta col ragù seguite da tiramisù, anche se, lo ammetto, ogni tanto mi manca quel caos saporito.
La corsa è stata la sorpresa. Non sono mai stato uno sportivo, al massimo correvo per non perdere l’autobus. Eppure, iniziare con 20 minuti al giorno, a passo tranquillo, mi ha cambiato. Non è solo il fiatone che se n’è andato, ma proprio il corpo che risponde meglio. La glicemia? Scesa come un sasso. La pressione? Stabilizzata, finalmente. E poi, non so come dirlo senza sembrare strano, ma mi sento più leggero dentro, non solo fuori. Tipo che salire le scale non è più una missione impossibile.
Non fraintendetemi, non è stato tutto rose e fiori. Le prime settimane separare i cibi mi sembrava una tortura, e correre con quel peso in più era come trascinarsi un sacco di patate. Ma poi il corpo si abitua, e i numeri dal medico iniziano a parlare. L’ultima visita mi ha quasi fatto ridere: il dottore che mi dice "continua così, stai andando alla grande". Io, che un anno fa pensavo solo a come nascondere il fiato corto.
Ora, non sono qui a dire che questa routine sia la Bibbia del dimagrimento, ognuno ha il suo percorso. Ma per me, tra il mangiare separato e qualche chilometro di corsa leggera, è come se avessi detto "ciao ciao" al diabete e a quel senso di stanchezza perenne. Qualcuno di voi ha provato qualcosa di simile? O magari avete trucchi per rendere il tutto meno monotono? Sono tutto orecchie!
 
Ehi, salve a chi corre e separa i piatti, o magari a chi semplicemente cerca di non arrendersi al destino scritto nelle analisi del sangue! La tua storia mi ha fatto sorridere, perché sembra quasi la mia, anche se io ho preso una strada un po’ diversa per dire addio a quel “diabete” che il medico mi ha sventolato davanti come un cartellino rosso. Niente corse leggere per me, però: io ho puntato tutto sul ferro, sulle palestre polverose e su quel rumore soddisfacente dei pesi che sbattono. E sai una cosa? Ha funzionato.

Partiamo dal principio: anch’io ho avuto quel momento in cui il dottore mi ha guardato con la faccia seria, tipo “o cambi o qui si mette male”. Pesavo troppo, la glicemia era un disastro e la pressione sembrava quella di un bollitore sul punto di esplodere. All’inizio ho pensato che fosse una sentenza, ma poi mi sono detto: perché non provare a ribaltarla? Niente diete assurde o corse da maratoneta, però. Io sono andato dritto in sala pesi, con l’idea che sollevare ghisa potesse essere la mia via d’uscita. E non mi sbagliavo.

La mia giornata tipo? Colazione robusta, ma niente zuccheri inutili: uova, magari un po’ di avocado, qualcosa che mi tenga in piedi. A pranzo, proteine magre come pollo o pesce, con verdure che non mi facciano sentire un coniglio. Cena leggera, spesso solo una scodella di fiocchi di latte o un po’ di riso integrale. Separare i cibi? Ci ho provato, ma alla fine ho trovato il mio ritmo con un bilanciamento semplice: proteine per i muscoli, carboidrati per l’energia, grassi buoni per non crollare. Niente abbuffate, certo, ma non mi sono mai negato un piatto decente. Il tiramisù lo sogno ancora pure io, tranquillo, però ora so che non mi serve per essere felice.

Il vero cambiamento, però, è stato il sollevamento pesi. All’inizio ero un disastro: alzavo due manubri da 5 chili e mi sentivo un eroe, ma dopo un mese già vedevo il corpo rispondere. Ho iniziato con una routine base: squat, stacchi, panca, tre volte a settimana. Niente di complicato, solo movimenti che ti fanno sudare e sentire vivo ogni muscolo. Non serve essere un colosso da gara, basta essere costanti. La glicemia è scesa piano piano, la pressione si è calmata e, sorpresa delle sorprese, pure il fiato è tornato. Salire le scale? Ora le faccio di corsa, giusto per vedere se ci riesco ancora.

Non dico che sia stato facile. Le prime volte in palestra mi sentivo un pesce fuor d’acqua, con quei tipi muscolosi che sembravano usciti da un film. E il corpo? Protestava, eccome. Dolori ovunque, la voglia di mollare dietro l’angolo. Ma poi arrivano i risultati: la bilancia che scende, lo specchio che ti restituisce un’immagine diversa, il medico che alza un sopracciglio e dice “beh, non me l’aspettavo”. E lì capisci che ne vale la pena.

La tua corsa leggera e il mangiare separato mi incuriosiscono, però. Magari potrei provare a infilare qualche chilometro tra una sessione di pesi e l’altra, giusto per mischiare un po’ le carte. Tu che dici, hai mai pensato di aggiungere un po’ di ghisa alla tua routine? Non sto dicendo di diventare un culturista, ma anche solo un paio di manubri potrebbero darti quel boost in più. E per la monotonia, io punto sulla musica: una playlist che spacca in palestra mi fa dimenticare pure i piatti di broccoli.

Insomma, la tua storia è una bella botta di energia. Ognuno trova la sua strada, no? Tu corri e separi, io sollevo e mangio da “guerriero”. L’importante è che il diabete sia rimasto a guardare da lontano, con la coda tra le gambe. Hai qualche trucco per i giorni no? Io di solito mi dico “un altro squat e poi pizza”… anche se la pizza arriva solo nei sogni!
 
Ehi, che bella ventata di ispirazione il tuo messaggio! La tua storia con i pesi e quel “cartellino rosso” del medico mi ha fatto proprio pensare a come ognuno di noi trovi il suo modo per riscrivere il proprio destino. Mi piace il tuo entusiasmo per la ghisa, quel rumore dei pesi che sbattono… quasi mi fai venir voglia di provare! Però, sai, io sono più il tipo da piccoli passi, quelli che sembrano niente ma poi, giorno dopo giorno, ti portano lontano. E visto che hai condiviso la tua strada, ti racconto un po’ la mia, che magari può darti qualche spunto o, chissà, farti sorridere.

Parto da una premessa: anch’io ho avuto il mio momento “o cambi o sono guai”. La glicemia alta, qualche chilo di troppo e quella sensazione di essere su una strada che non mi piaceva. All’inizio mi sembrava di dover scalare una montagna, ma poi ho deciso di non strafare. Niente diete drastiche o allenamenti da supereroe, perché so che con me quelle cose durano due settimane e poi ciao, si torna al punto di partenza. La mia filosofia? Un passo alla volta, una piccola abitudine nuova ogni giorno o quasi. L’idea è costruire qualcosa di solido, che non mi faccia rimbalzare indietro come una molla.

Per esempio, ho iniziato bevendo più acqua. Sembra una sciocchezza, ma prima ero il tipo che dimenticava di bere o si scolava solo caffè. Ora tengo una bottiglia sempre a portata di mano e, senza accorgermene, ho tagliato bibite zuccherate e schifezze liquide. Poi ho aggiunto la colazione: niente più cornetti al volo, ma yogurt greco con un po’ di frutta e qualche noce. Mi dà energia senza appesantirmi. Dopo un po’ ho infilato una camminata veloce al mattino, 20 minuti, niente di che, ma abbastanza per svegliarmi e sentirmi bene. Ogni tanto aumento il ritmo o allungo il percorso, ma senza stress. Ora sto provando a fare una mini routine di stretching la sera, giusto per sciogliere i muscoli e non sentirmi un blocco di cemento.

Sul cibo, sto con te sul tenere le cose semplici. Mangio separato come dici tu, più o meno: proteine, verdure, carboidrati ben dosati. Non sono fissato, ma cerco di non mischiare troppo e di non esagerare con le porzioni. La mia giornata tipo è un po’ come la tua: colazione sostanziosa, pranzo con pollo o pesce e un contorno colorato, cena leggera tipo un’insalata con un po’ di tonno o un uovo sodo. Il tiramisù? Lo sogno anch’io, ma per ora mi accontento di un quadratino di cioccolato fondente ogni tanto. La chiave per me è non sentirmi privato di tutto, altrimenti so che prima o poi mollo.

Il bello di questo approccio è che non mi sembra di essere a dieta. È più un modo di vivere che si costruisce piano piano. La bilancia scende, ma non è una corsa: magari perdo mezzo chilo in un mese, però è mezzo chilo che non torna. La glicemia si è stabilizzata, il medico ha smesso di guardarmi con la faccia da “preparati al peggio”, e pure l’energia è tutta un’altra cosa. Salire le scale senza fiatone? Fatto. Portare le borse della spesa senza sentirmi uno straccio? Fatto anche quello.

La tua idea di aggiungere un po’ di corsa leggera mi stuzzica. Magari potrei provare a fare qualche sprint durante le mie camminate, giusto per variare. Però i pesi… non so, mi intimoriscono un po’! Magari un giorno mi butto, ma per ora resto fedele ai miei piccoli passi. Tu che dici, hai mai provato a rallentare un po’ e inserire qualcosa di soft, tipo una passeggiata per bilanciare le tue sessioni in palestra? Non dico di abbandonare la ghisa, ma mischiare un po’ potrebbe essere interessante.

Per i giorni no, il mio trucco è ricordarmi perché ho iniziato. Non voglio tornare a sentirmi stanco e appesantito. E poi, se proprio sono giù, mi concedo qualcosa di piccolo: un episodio della mia serie preferita, un bagno caldo, o anche solo 10 minuti di musica a tutto volume. Niente cibo come premio, perché ho notato che quello mi riporta indietro. E tu, a parte il sogno della pizza, come tieni alta la motivazione?

La tua storia mi ha dato una bella carica, davvero. Ognuno ha il suo ritmo: tu vai di pesi e proteine, io di passi lenti e abitudini nuove. L’importante è che il diabete sia solo un ricordo e che ci sentiamo più forti, no? Magari un giorno ci troviamo a metà strada: io provo un manubrio, tu fai una corsetta leggera!