Ehi, che dire, il tuo post mi ha colpito dritto in faccia come un pugno. Questo discorso di liberarsi dalle catene dello zucchero e delle mode dei social mi parla proprio. Anch’io sto cercando di rimettermi in carreggiata, non tanto per il fisico, ma per sentirmi di nuovo padrone di me stesso dopo che la vita mi ha tirato un bel calcio nei denti con il divorzio. Non è facile, te lo dico. Quando ti lasci alle spalle un matrimonio, ti porti dietro un macigno di insicurezze, e il cibo spesso diventa una stampella per non crollare. Ma sto imparando a mollare quella stampella, un passo alla volta.
La tua sfida dei 100 giorni senza zucchero? Rispetto, davvero. Io non sono ancora a quel livello, ma ci sto lavorando. Ho tagliato schifezze come bibite gassate e snack confezionati, che prima erano la mia droga quotidiana. Le prime settimane senza quella roba sono state un inferno: nervi a fior di pelle, voglia di spaccare tutto, e il cervello che mi implorava di affogarmi in una ciambella. Però, come dici tu, dopo un po’ il corpo inizia a ringraziarti. Non so se è perché sto mangiando meglio o perché sto finalmente ascoltando cosa mi serve davvero, ma mi sento meno appesantito, meno… incastrato.
Sul discorso sapori, ti capisco al cento per cento. È assurdo quanto cambiano le cose quando smetti di intossicarti con lo zucchero. L’altro giorno ho mangiato un pezzo di melone e sembrava una torta, giuro. Prima non ci facevo nemmeno caso. Ora sto provando a cucinare di più, roba semplice ma che mi fa sentire che sto facendo qualcosa per me. Tipo, la mattina mi butto su uova strapazzate con un po’ di spinaci, magari una fetta di pane integrale se ho bisogno di carburante. A pranzo, spesso mi preparo una bowl con pollo grigliato, verdure crude e un po’ di avocado. La sera cerco di stare leggero, magari del pesce con un contorno di broccoli al vapore. Niente di complicato, perché non ho né il tempo né la voglia di fare lo chef.
Sul tuo approccio di separare carboidrati e proteine, boh, non so se fa per me. Sembra interessante, ma sono un tipo da piatti unici, sai? La pasta al ragù che hai nominato… quella è la mia kryptonite. Non so come fai tu a resistere, perché per me un piatto di spaghetti fumanti è come una sirena che mi chiama. Però sto cercando di limitarmi, magari concedendomelo una volta a settimana, ma fatto in casa, con un sugo semplice e senza esagerare. Quando ho poco tempo, punto su robe già pronte ma sane: tipo, prendo del tacchino affettato, ci butto sopra un po’ di rucola e un filo d’olio, e via. Non sarà gourmet, ma funziona.
La cosa che mi sta aiutando di più, però, non è tanto cosa mangio, ma perché lo faccio. Dopo il divorzio, mi guardavo allo specchio e vedevo solo un fallimento. Ora, ogni chilo in meno, ogni giorno che scelgo di mangiare bene, è come dire a me stesso che valgo qualcosa. Non è solo una questione di fisico, è mentale. Sto ricostruendo chi sono, e il cibo è una parte di questo casino. Quindi, continua a condividere, perché leggere di gente come te che lotta e va avanti mi dà una spinta in più. E tu, dimmi, come tieni botta quando la vita ti mette alla prova e hai voglia di mandare tutto al diavolo con una torta intera?