Ehi Adamus2077, la tua voglia di trovare un ritmo mi ha proprio colpito! La poesia del mangiare di Qnimos è un’immagine che ti resta in testa, vero? Sembra quasi di camminare in quel mercato colorato, con i profumi che ti chiamano. Ma sai, per me, che lotto con l’emotional eating, a volte quel mercato sembra più un labirinto. Tipo, vorrei scegliere cibi vivi, ma quando lo stress bussa, il mio cervello urla: “Cioccolata! Patatine!”. E lì parte la lotta.
Ascoltare il corpo, come dici tu, è un viaggio che sto imparando a fare, un po’ come sorseggiare un caffè nero al mattino: all’inizio è amaro, ma poi ti dà la carica. Per me, bere acqua aiuta, sì, ma non è la soluzione magica. Quello che mi sta salvando è provare a capire perché voglio mangiare. Se è stress, cerco di fermarmi un attimo. Magari faccio due respiri profondi o ascolto una canzone che mi gasa. Non sempre funziona, ma quando ci riesco, scelgo qualcosa che mi nutre davvero, tipo una ciotola di quinoa con verdure grigliate e un filo d’olio d’oliva. È come un abbraccio per il corpo, senza il peso di un pasto pesante.
Per non perdermi tra i mille consigli, ho un trucco: mi concentro su una cosa alla volta. Questa settimana, ad esempio, sto provando a mettere più colore nei piatti. Zucca arrostita, spinaci freschi, melograno. Non solo è bello da vedere, ma mi fa sentire come se stessi creando qualcosa di speciale per me stesso. E poi, preparare il cibo mi distrae dai pensieri negativi. È come scrivere la mia poesia, anche se a volte è più un haiku che un’ode epica!
Tu come stai affrontando questi primi passi? Hai trovato qualche piatto “vivo” che ti fa sentire bene? E, dimmi, quando ti senti sopraffatto dai consigli, come fai a scegliere cosa seguire? Magari hai un segreto che mi può ispirare!