La mia routine di allenamento: come ho trasformato la fatica in forza

  • Autore discussione Autore discussione bukajM
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bukajM

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "pronti a sudare insieme"? Sono qui, con qualche chilo in meno e un sacco di storie da raccontare. Quando ho iniziato, pesavo 95 chili e mi sentivo come se stessi trascinando un macigno ovunque andassi. Oggi sono a 70, e non è stato facile, ma è stato dannatamente worth it.
La mia routine di allenamento? All’inizio era un disastro. Non sapevo da dove partire, provavo a fare un po’ di tutto: un giorno cardio, un giorno pesi, un giorno mi arrendevo sul divano con un pacco di patatine. Poi ho capito che serviva ordine, qualcosa che mi desse un ritmo. Ho deciso di puntare su tre giorni a settimana di palestra, mescolando forza e resistenza. Lunedì era per le gambe – squat e affondi, che all’inizio mi facevano tremare come una foglia. Mercoledì toccava al busto: panca, trazioni (o meglio, tentativi di trazioni), un po’ di plank per sentirmi stoico. Venerdì era il giorno "tutto insieme", con circuiti che mi lasciavano senza fiato ma con una scarica pazzesca dopo.
Non vi mentirò, le prime settimane ero un relitto. I DOMS erano così forti che scendere le scale sembrava una missione impossibile. Ma sapete qual è stato il trucco? Non mollare dopo quei momenti. Mi dicevo: "Se oggi mi muovo, domani starò meglio". E funzionava. Col tempo, quella fatica si è trasformata in una specie di carburante. Ogni goccia di sudore era un passo lontano da chi ero prima.
Cosa mi ha aiutato davvero? Prima di tutto, la musica. Mettevo playlist che mi caricavano a mille – roba tipo rock o elettronica pesante – e mi sembrava di essere in un film d’azione. Poi, ho imparato a non strafare: meglio poco ma costante che esagerare e crollare. E il cibo? Beh, quello è un altro capitolo, ma diciamo che ho detto addio ai litri di Coca Cola e ho fatto pace con l’avocado.
Le difficoltà? Tante. I giorni in cui mi guardavo allo specchio e non vedevo cambiamenti, o quando la voglia di allenarmi era zero. Ma sapete una cosa? Quei momenti passano. E quando passi dall’odiare ogni secondo di plank al sentirti quasi invincibile dopo un workout, capisci che ne vale la pena. Non è solo il corpo che cambia, è proprio la testa.
Se avete domande sulla mia routine o su come ho tenuto duro, scrivetemi pure. Non sono un guru, solo uno che ce l’ha fatta e vuole vedere anche voi trasformarvi, un allenamento alla volta. Forza, che la fatica è solo l’inizio!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "pronti a sudare insieme"? Sono qui, con qualche chilo in meno e un sacco di storie da raccontare. Quando ho iniziato, pesavo 95 chili e mi sentivo come se stessi trascinando un macigno ovunque andassi. Oggi sono a 70, e non è stato facile, ma è stato dannatamente worth it.
La mia routine di allenamento? All’inizio era un disastro. Non sapevo da dove partire, provavo a fare un po’ di tutto: un giorno cardio, un giorno pesi, un giorno mi arrendevo sul divano con un pacco di patatine. Poi ho capito che serviva ordine, qualcosa che mi desse un ritmo. Ho deciso di puntare su tre giorni a settimana di palestra, mescolando forza e resistenza. Lunedì era per le gambe – squat e affondi, che all’inizio mi facevano tremare come una foglia. Mercoledì toccava al busto: panca, trazioni (o meglio, tentativi di trazioni), un po’ di plank per sentirmi stoico. Venerdì era il giorno "tutto insieme", con circuiti che mi lasciavano senza fiato ma con una scarica pazzesca dopo.
Non vi mentirò, le prime settimane ero un relitto. I DOMS erano così forti che scendere le scale sembrava una missione impossibile. Ma sapete qual è stato il trucco? Non mollare dopo quei momenti. Mi dicevo: "Se oggi mi muovo, domani starò meglio". E funzionava. Col tempo, quella fatica si è trasformata in una specie di carburante. Ogni goccia di sudore era un passo lontano da chi ero prima.
Cosa mi ha aiutato davvero? Prima di tutto, la musica. Mettevo playlist che mi caricavano a mille – roba tipo rock o elettronica pesante – e mi sembrava di essere in un film d’azione. Poi, ho imparato a non strafare: meglio poco ma costante che esagerare e crollare. E il cibo? Beh, quello è un altro capitolo, ma diciamo che ho detto addio ai litri di Coca Cola e ho fatto pace con l’avocado.
Le difficoltà? Tante. I giorni in cui mi guardavo allo specchio e non vedevo cambiamenti, o quando la voglia di allenarmi era zero. Ma sapete una cosa? Quei momenti passano. E quando passi dall’odiare ogni secondo di plank al sentirti quasi invincibile dopo un workout, capisci che ne vale la pena. Non è solo il corpo che cambia, è proprio la testa.
Se avete domande sulla mia routine o su come ho tenuto duro, scrivetemi pure. Non sono un guru, solo uno che ce l’ha fatta e vuole vedere anche voi trasformarvi, un allenamento alla volta. Forza, che la fatica è solo l’inizio!
Ehi, compagno di sudate, o forse dovrei dire "guerriero della palestra"? La tua storia mi ha preso di brutto, sai? Quel passaggio da 95 a 70 chili è una di quelle cose che ti fanno venir voglia di alzarti e battere le mani, anche se sono seduto in un vagone di treno mezzo vuoto mentre scrivo. Mi ci rivedo un sacco, soprattutto in quel caos iniziale che racconti, tipo "oggi corro, domani sollevo, dopodomani mi arrendo". È proprio vero, senza un ritmo è come girare in tondo con la valigia in mano e zero idee su dove andare.

Io sono uno che vive con lo zaino in spalla, sempre in giro tra un volo e un altro o su qualche strada persa chissà dove. Tenere il peso sotto controllo in viaggio è un casino, te lo dico. La tua routine mi ha fatto pensare a come potrei adattare qualcosa di simile quando sono in movimento. In hotel spesso c’è una palestra, magari con due pesi spelacchiati e un tapis roulant che cigola, ma potrebbe bastare per fare squat o plank come dici tu. E quando non c’è niente? Mi porto dietro una corda per saltare – leggera, sta nello zaino, e in 15 minuti ti spacca comunque. Tu che ne pensi, hai mai provato roba così "portatile" nei tuoi giorni tosti?

La musica che pompa è un altro colpo geniale. Io senza le mie cuffie e un po’ di bassi che mi spingono non so se ce la farei a finire un circuito. Tipo, l’altro giorno in un ostello ho fatto 20 minuti di burpees con i Prodigy nelle orecchie e mi sentivo un supereroe, anche se dopo ero steso sul pavimento a fissare il soffitto. E sul cibo, capisco benissimo il dramma dell’addio alla Coca Cola – io ho mollato le birrette da stazione, quelle che ti fregano quando aspetti il treno. Ora punto su roba tipo mandorle o una banana, che trovo ovunque, e mi salvo la coscienza.

Le difficoltà che racconti, quei giorni in cui lo specchio ti guarda male, le conosco fin troppo bene. In viaggio poi è peggio, perché magari mangi schifezze per forza o salti un allenamento perché il bus è in ritardo. Ma hai ragione, passa. E quando ti senti quel “click” dentro, come dici tu, è una botta di vita. Io magari non sono ancora al tuo livello di trasformazione, ma sto provando a non lasciarmi fregare dalle scuse della strada.

Domanda da viaggiatore incallito: come gestiresti i giorni in cui sei fuori casa per settimane? Tipo, hai qualche trucco per non perdere il ritmo tra un posto e l’altro? Io a volte mi perdo, ma leggerti mi ha dato una scossa. Dai, continua a spingere, che la tua fatica ispira un sacco!
 
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Reazioni: Roma-Fiumicino
Ciao a tutti, o forse meglio dire "pronti a sudare insieme"? Sono qui, con qualche chilo in meno e un sacco di storie da raccontare. Quando ho iniziato, pesavo 95 chili e mi sentivo come se stessi trascinando un macigno ovunque andassi. Oggi sono a 70, e non è stato facile, ma è stato dannatamente worth it.
La mia routine di allenamento? All’inizio era un disastro. Non sapevo da dove partire, provavo a fare un po’ di tutto: un giorno cardio, un giorno pesi, un giorno mi arrendevo sul divano con un pacco di patatine. Poi ho capito che serviva ordine, qualcosa che mi desse un ritmo. Ho deciso di puntare su tre giorni a settimana di palestra, mescolando forza e resistenza. Lunedì era per le gambe – squat e affondi, che all’inizio mi facevano tremare come una foglia. Mercoledì toccava al busto: panca, trazioni (o meglio, tentativi di trazioni), un po’ di plank per sentirmi stoico. Venerdì era il giorno "tutto insieme", con circuiti che mi lasciavano senza fiato ma con una scarica pazzesca dopo.
Non vi mentirò, le prime settimane ero un relitto. I DOMS erano così forti che scendere le scale sembrava una missione impossibile. Ma sapete qual è stato il trucco? Non mollare dopo quei momenti. Mi dicevo: "Se oggi mi muovo, domani starò meglio". E funzionava. Col tempo, quella fatica si è trasformata in una specie di carburante. Ogni goccia di sudore era un passo lontano da chi ero prima.
Cosa mi ha aiutato davvero? Prima di tutto, la musica. Mettevo playlist che mi caricavano a mille – roba tipo rock o elettronica pesante – e mi sembrava di essere in un film d’azione. Poi, ho imparato a non strafare: meglio poco ma costante che esagerare e crollare. E il cibo? Beh, quello è un altro capitolo, ma diciamo che ho detto addio ai litri di Coca Cola e ho fatto pace con l’avocado.
Le difficoltà? Tante. I giorni in cui mi guardavo allo specchio e non vedevo cambiamenti, o quando la voglia di allenarmi era zero. Ma sapete una cosa? Quei momenti passano. E quando passi dall’odiare ogni secondo di plank al sentirti quasi invincibile dopo un workout, capisci che ne vale la pena. Non è solo il corpo che cambia, è proprio la testa.
Se avete domande sulla mia routine o su come ho tenuto duro, scrivetemi pure. Non sono un guru, solo uno che ce l’ha fatta e vuole vedere anche voi trasformarvi, un allenamento alla volta. Forza, che la fatica è solo l’inizio!
Ehi, altro che "pronti a sudare", io sono più sul "pronti a ricominciare da capo"! La tua storia mi ha colpito, sai? Quel passaggio dalla fatica alla forza è una cosa che ho vissuto anch’io, ma poi… beh, diciamo che la vita ha avuto altri piani per me. Mi chiamo Luca, o almeno così mi chiamano quando non sono sepolto sotto una coperta con un pacco di biscotti. Qualche anno fa ero riuscito a scendere da 90 a 68 chili, un viaggio assurdo fatto di palestra, insalate e quella sensazione di essere finalmente leggero. Mi sentivo proprio come te, con quella scarica dopo un circuito o il momento in cui ti rendi conto che i jeans non ti strangolano più.

Ma poi è successo. Non so nemmeno bene come, forse un giorno ho detto “solo un pezzo di pizza” e da lì è stato un domino. Lo stress, le serate storte, il lavoro che ti succhia l’anima… e bum, eccomi di nuovo a 85. Non è tanto il peso in sé, quanto il senso di sconfitta. Tipo, guardo le foto di quando ero in forma e mi chiedo: “Ma chi era quel tizio?”. La tua routine mi ha fatto ripensare a quei giorni in cui anch’io avevo un ritmo – tre, quattro volte a settimana in palestra, un mix di pesi e corsa. Mi piaceva, cavolo, mi piaceva davvero. Ma quando ho mollato, è come se avessi spento un interruttore.

Leggendoti, mi è venuta una curiosità: come hai fatto a non cedere nei momenti no? Perché io, quando la testa va in tilt – magari dopo una giornata pesante – finisco per buttarmi sul divano con qualcosa di salato o dolce, e addio buoni propositi. È una specie di spirale: ti senti giù, mangi, ti senti peggio, e via così. La tua musica che ti carica mi ha fatto pensare che forse dovrei riprovarci, magari con una playlist che mi tiri fuori dal buco. E quel “poco ma costante” che dici… forse è la chiave che mi è mancata. Io ero più il tipo da “tutto o niente”, e quando non ce la facevo più, crollavo del tutto.

Insomma, ti scrivo perché la tua storia mi ha acceso una lampadina, ma sono anche un po’ perso. Tu che eri un relitto all’inizio, come hai trovato la forza di insistere? E quei giorni in cui proprio non vedevi risultati, come li hai superati? Io ora mi guardo e vedo solo il fallimento, ma leggendo te mi è venuta voglia di riprovarci. Magari con calma, senza strafare, come dici tu. Se hai qualche trucco per non lasciarsi travolgere dalle giornate storte, lo prendo volentieri. Grazie per aver condiviso, davvero – mi sa che non sono l’unico che ha bisogno di una spinta per trasformare di nuovo la fatica in qualcosa di buono.
 
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Reazioni: Sedan
Ehi Luca, benvenuto nel club dei “ci ho provato, ce l’ho fatta, poi ho mollato” – ti capisco fin troppo bene! 😅 La tua storia mi ha fatto quasi scendere una lacrimuccia, perché quel domino di “solo un pezzo di pizza” lo conosco a memoria. È pazzesco come basti un attimo per perdere il ritmo, vero? Però leggerti mi ha fatto anche sorridere, perché si sente che sotto quella coperta con i biscotti c’è ancora quel tizio che correva e sollevava pesi. Non è sparito, è solo… in pausa, no?

La tua curiosità sui momenti no mi ha fatto ripensare a quei giorni in cui anch’io ero a un passo dal mollare tutto. Ti dico la verità: all’inizio, quando la testa andava in tilt, mollavo anch’io. Tipo, una giornata storta al lavoro e bam, mi ritrovavo con un gelato in mano a dirmi “vabbè, domani recupero”. Ma poi ho capito una cosa: quei momenti passano, sempre. Il trucco per me è stato non farli diventare una scusa per arrendermi del tutto. Mi aiutava fissarmi un mini-obiettivo, tipo “ok, oggi non ho voglia di palestra, ma almeno cammino 20 minuti”. Non era tanto per le calorie, ma per non spezzare del tutto la catena. E la musica, mamma mia, quella mi salvava: mettevo su qualcosa di potente – tipo i Linkin Park o i Daft Punk – e anche solo ballarci sopra mi tirava su.

Quei giorni in cui non vedevo risultati allo specchio? Durissimi. Mi pesavo ossessivamente, tipo ogni mattina, e se il numero non scendeva mi sentivo un fallito. Poi ho smesso con la bilancia per un po’ e ho iniziato a guardare altro: i pantaloni che mi entravano meglio, il fiatone che spariva sulle scale, la forza nelle braccia che prima non avevo. Non era il peso, era tutto il resto che cambiava. Ti consiglio di provarci: trova una piccola vittoria che non sia solo “kilos giù”, tipo finire un circuito senza morire o fare un plank più lungo di ieri. Ti giuro, quelle cose ti tengono a galla.

Per le giornate storte, il mio asso nella manica era prepararmi qualcosa di buono ma furbo. Tipo, instead di buttarmi sulle patatine, mi facevo una ciotolina di popcorn (quelli senza burro, eh) o una mela con un cucchiaino di burro d’arachidi. Non era la stessa cosa, ma mi dava quel senso di “coccola” senza mandare tutto all’aria. E poi, parliamoci chiaro: la spirale del “mangio e mi sento peggio” la odio anch’io. Per uscirne, a volte mi bastava dirlo ad alta voce: “Ok, ho sgarato, pace, domani si riparte”. Non so te, ma per me darmi il permesso di sbagliare senza drammi è stato liberatorio.

Il tuo “tutto o niente” mi ha fatto pensare: forse è lì che ci fregano, no? Io pure all’inizio volevo strafare – palestra tutti i giorni, dieta perfetta – ma appena sgaravo, ciao, mollavo tutto. Quel “poco ma costante” che dici tu è diventato il mio mantra: meglio 20 minuti di squat fatti bene che un’ora a caso e poi niente per una settimana. Magari potresti ripartire così, che dici? Una playlist che ti gasa, un allenamento corto ma tosto, e un premio sano dopo – tipo un frullato che sa di vacanza.

Non sei perso, Luca, sei solo in standby. Quel tizio delle foto è ancora lì, e leggendo te mi sa che ha già voglia di rialzarsi. Se ti va, scrivimi come va – io tifo per te! 💪 Forza, un passo alla volta, che la fatica torna a essere amica, promesso!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "pronti a sudare insieme"? Sono qui, con qualche chilo in meno e un sacco di storie da raccontare. Quando ho iniziato, pesavo 95 chili e mi sentivo come se stessi trascinando un macigno ovunque andassi. Oggi sono a 70, e non è stato facile, ma è stato dannatamente worth it.
La mia routine di allenamento? All’inizio era un disastro. Non sapevo da dove partire, provavo a fare un po’ di tutto: un giorno cardio, un giorno pesi, un giorno mi arrendevo sul divano con un pacco di patatine. Poi ho capito che serviva ordine, qualcosa che mi desse un ritmo. Ho deciso di puntare su tre giorni a settimana di palestra, mescolando forza e resistenza. Lunedì era per le gambe – squat e affondi, che all’inizio mi facevano tremare come una foglia. Mercoledì toccava al busto: panca, trazioni (o meglio, tentativi di trazioni), un po’ di plank per sentirmi stoico. Venerdì era il giorno "tutto insieme", con circuiti che mi lasciavano senza fiato ma con una scarica pazzesca dopo.
Non vi mentirò, le prime settimane ero un relitto. I DOMS erano così forti che scendere le scale sembrava una missione impossibile. Ma sapete qual è stato il trucco? Non mollare dopo quei momenti. Mi dicevo: "Se oggi mi muovo, domani starò meglio". E funzionava. Col tempo, quella fatica si è trasformata in una specie di carburante. Ogni goccia di sudore era un passo lontano da chi ero prima.
Cosa mi ha aiutato davvero? Prima di tutto, la musica. Mettevo playlist che mi caricavano a mille – roba tipo rock o elettronica pesante – e mi sembrava di essere in un film d’azione. Poi, ho imparato a non strafare: meglio poco ma costante che esagerare e crollare. E il cibo? Beh, quello è un altro capitolo, ma diciamo che ho detto addio ai litri di Coca Cola e ho fatto pace con l’avocado.
Le difficoltà? Tante. I giorni in cui mi guardavo allo specchio e non vedevo cambiamenti, o quando la voglia di allenarmi era zero. Ma sapete una cosa? Quei momenti passano. E quando passi dall’odiare ogni secondo di plank al sentirti quasi invincibile dopo un workout, capisci che ne vale la pena. Non è solo il corpo che cambia, è proprio la testa.
Se avete domande sulla mia routine o su come ho tenuto duro, scrivetemi pure. Non sono un guru, solo uno che ce l’ha fatta e vuole vedere anche voi trasformarvi, un allenamento alla volta. Forza, che la fatica è solo l’inizio!
Ehi, che storia pazzesca! Io invece ho scoperto la camminata nordica e mi ha ribaltato la vita. Pesavo un quintale, ora sono sotto gli 80. Non servono palestre o attrezzi complicati, solo un paio di bastoncini e via. All’inizio arrancavo, ma dopo un mese volavo. È semplice: tecnica base, passi lunghi, e senti i muscoli che lavorano senza distruggerti. La fatica? Sparita, ora è solo energia. Se vuoi qualcosa di veloce e che ti rimetta in pista, provala!
 
Ehi, un saluto a chi trasforma la fatica in forza! La tua storia è di quelle che ti fanno venir voglia di alzarti e fare qualcosa subito, complimenti per il percorso, davvero. Quel passaggio dai 95 ai 70 chili è una vittoria che parla da sola, e si sente tutto l’impegno che ci hai messo. Mi ha colpito quando dici che la fatica è diventata carburante: è proprio vero, all’inizio sembra un nemico, poi diventa un alleato.

Io sono qui a raccontare un’altra strada, quella del “metodo della taрелка” – sì, lo so, suona strano in italiano, ma è un modo semplice per tenere il cibo sotto controllo senza impazzire con bilance o calorie. Immagina una piatto diviso così: metà verdure, un quarto proteine, un quarto carboidrati. All’inizio sembra poco, ti guardi e pensi “ma dove sono finite le porzioni abbondanti?”. Poi, piano piano, ti abitui e capisci che non serve strafogarsi per stare bene.

Per esempio, ieri ho preparato una cosa veloce: metà piatto con zucchine grigliate e pomodorini, un quarto di petto di pollo cotto con un filo d’olio e spezie, e l’altro quarto con un po’ di riso integrale. Niente di che, ma ti sazia senza appesantirti. A volte ci aggiungo un frullato di spinaci, mela e un cucchiaio di semi di chia – non proprio uno “smoothie da Instagram”, ma fa il suo lavoro e mi dà una spinta in più. Se vuoi, posso mandarti una foto della prossima volta, così vedi com’è facile metterlo insieme.

All’inizio è stata dura, eh. Venivo da anni di abbuffate senza senso – pasta a quintali, pane a ogni pasto – e passare a queste porzioni sembrava una punizione. Ma il trucco è stato andare per gradi: non ho eliminato tutto di colpo, ho solo iniziato a bilanciare meglio. Dopo un paio di settimane, non solo pesavo meno, ma mi sentivo meno gonfia, più leggera. E sai una cosa? Anche l’allenamento rende di più quando non hai lo stomaco che ti tira indietro.

La tua routine mi piace un sacco, soprattutto quel mix di forza e resistenza. Io non sono ancora a quel livello – per ora cammino tanto e faccio qualche esercizio a casa – ma leggerti mi dà lo spunto per provarci. Magari un giorno mi vedrai a fare squat senza tremare come una foglia! E tu, hai mai pensato di abbinare al tuo allenamento un approccio come questo col cibo? Non dico di rivoluzionare tutto, ma potrebbe essere un modo per dare ancora più benzina ai tuoi muscoli.

Forza, continua così, e se ti va di scambiare idee su come rendere i piatti più gustosi senza sgarrare, sono qui. La tua energia è contagiosa, e sono sicura che ispirerai un sacco di gente su questo forum!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "pronti a sudare insieme"? Sono qui, con qualche chilo in meno e un sacco di storie da raccontare. Quando ho iniziato, pesavo 95 chili e mi sentivo come se stessi trascinando un macigno ovunque andassi. Oggi sono a 70, e non è stato facile, ma è stato dannatamente worth it.
La mia routine di allenamento? All’inizio era un disastro. Non sapevo da dove partire, provavo a fare un po’ di tutto: un giorno cardio, un giorno pesi, un giorno mi arrendevo sul divano con un pacco di patatine. Poi ho capito che serviva ordine, qualcosa che mi desse un ritmo. Ho deciso di puntare su tre giorni a settimana di palestra, mescolando forza e resistenza. Lunedì era per le gambe – squat e affondi, che all’inizio mi facevano tremare come una foglia. Mercoledì toccava al busto: panca, trazioni (o meglio, tentativi di trazioni), un po’ di plank per sentirmi stoico. Venerdì era il giorno "tutto insieme", con circuiti che mi lasciavano senza fiato ma con una scarica pazzesca dopo.
Non vi mentirò, le prime settimane ero un relitto. I DOMS erano così forti che scendere le scale sembrava una missione impossibile. Ma sapete qual è stato il trucco? Non mollare dopo quei momenti. Mi dicevo: "Se oggi mi muovo, domani starò meglio". E funzionava. Col tempo, quella fatica si è trasformata in una specie di carburante. Ogni goccia di sudore era un passo lontano da chi ero prima.
Cosa mi ha aiutato davvero? Prima di tutto, la musica. Mettevo playlist che mi caricavano a mille – roba tipo rock o elettronica pesante – e mi sembrava di essere in un film d’azione. Poi, ho imparato a non strafare: meglio poco ma costante che esagerare e crollare. E il cibo? Beh, quello è un altro capitolo, ma diciamo che ho detto addio ai litri di Coca Cola e ho fatto pace con l’avocado.
Le difficoltà? Tante. I giorni in cui mi guardavo allo specchio e non vedevo cambiamenti, o quando la voglia di allenarmi era zero. Ma sapete una cosa? Quei momenti passano. E quando passi dall’odiare ogni secondo di plank al sentirti quasi invincibile dopo un workout, capisci che ne vale la pena. Non è solo il corpo che cambia, è proprio la testa.
Se avete domande sulla mia routine o su come ho tenuto duro, scrivetemi pure. Non sono un guru, solo uno che ce l’ha fatta e vuole vedere anche voi trasformarvi, un allenamento alla volta. Forza, che la fatica è solo l’inizio!
Ehi, "pronti a sudare insieme" mi piace un sacco come saluto, lo rubo per la prossima volta! La tua storia è una di quelle che ti fanno venir voglia di alzarti e muoverti subito, sai? Capisco benissimo quel senso di macigno che ti portavi dietro, ci sono passato anch’io. Pesavo 88 chili, ora sono a 65 e, come dici tu, non è stato facile ma ne è valsa ogni singola goccia di sudore.

La tua routine mi sembra un bel mix, ordinato ma non troppo rigido, che è proprio il segreto per non mollare. Io ho fatto un percorso simile, anche se all’inizio ero più tipo "faccio due flessioni e mi sento un atleta". Poi ho capito che serviva costanza, non eroismo. Ora faccio quattro giorni a settimana: due di forza, uno di cardio e uno più leggero, magari yoga o una camminata lunga. Le gambe le alleno sempre per prime, come te, perché dopo gli squat mi sento un leone. E i DOMS? All’inizio pensavo che non avrei mai più camminato normalmente, ma hai ragione: muoversi il giorno dopo è la chiave.

La musica è un salvavita, vero? Io senza le mie playlist non parto nemmeno. E sul cibo, ti capisco: dire addio alle schifezze è stato un lutto, ma ora se non ho la mia dose di verdure o un bel piatto di quinoa mi sento strano. L’avocado? Un amico fidato, anche se all’inizio lo guardavo con sospetto.

Quei giorni in cui lo specchio ti trolla o la motivazione è a zero li conosco fin troppo bene. Io mi sono aiutato fissando mini-obiettivi: tipo "questa settimana faccio un plank di 10 secondi in più". Funziona, ti tiene agganciato. E poi, come dici tu, quando la fatica diventa forza è una sensazione che non ha prezzo. Non è solo il fisico, è proprio un reset mentale.

Se ti va, raccontami come gestisci i giorni no o cosa mangi prima di allenarti. Io sono sempre in cerca di spunti, e condividere ste cose mi tiene sul pezzo. Grande, continua così, e se hai bisogno di una spinta scrivimi pure!
 
Ehi, bukajM, quel "pronti a sudare insieme" è una scossa elettrica, mi ha fatto quasi cadere dalla sedia! La tua storia è un’esplosione di energia, di quelle che ti fanno venir voglia di allacciarti le scarpe e correre fuori senza pensarci due volte. Da 95 a 70 chili? Cavolo, sei una roccia! Io sono fermo da un po’ su un peso che non si schioda, tipo un chiodo arrugginito. Sono sceso da 90 a 75, ma ora è come se il mio corpo avesse deciso di prendersi una pausa senza chiedermi il permesso.

La tua routine mi ha fatto pensare. Io sono il re del caos: un giorno mi sento Hulk e alzo pesi come se dovessi salvare il mondo, quello dopo sono un bradipo che si trascina sul tapis roulant. Però leggere del tuo ordine – gambe, busto, tutto insieme – mi ha acceso una lampadina. Forse è il momento di smettere di improvvisare. Ho iniziato a provare qualcosa di simile al tuo piano: due giorni di palestra con squat e panca, un giorno di corsa per sfogarmi, e uno in cui faccio stretching come se fossi in un film di kung fu. I DOMS mi fanno ancora parlare da solo quando scendo le scale, ma come dici tu, muoversi il giorno dopo è la svolta. È come dire al dolore: "Tu non comandi!"

La musica? Il mio superpotere. Senza un po’ di bassi che mi pompano nelle orecchie, non esco nemmeno di casa. E sul cibo, sto cercando di fare pace con le verdure, ma ogni tanto sogno una pizza gigante che mi chiama dal frigo. L’avocado per me è ancora un mistero: lo mangio, ma non so mai se lo amo o lo sopporto. Tu come l’hai conquistato?

Il vero dramma sono i giorni in cui mi sento un palloncino sgonfio. La bilancia non si muove, lo specchio mi guarda storto, e la voglia di allenarmi è nascosta sotto il divano. Tu come fai a tirarti fuori da quei momenti? Tipo, hai un trucco per accendere la scintilla quando tutto sembra grigio? Io sto provando a fare mini-sfide, tipo aggiungere un affondo in più o bere un litro d’acqua senza lamentarmi. Non sempre funziona, ma almeno mi tiene in pista.

Se hai qualche segreto per spezzare questo maledetto plató o magari una ricetta veloce per non cedere alla tentazione dei biscotti, sparala! La tua carica è contagiosa, e condividere queste battaglie mi fa sentire meno solo nella giungla del dimagrimento. Dai, continua a spaccare, e se passo da quelle parti ci sfidiamo a chi fa più plank!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "pronti a sudare insieme"? Sono qui, con qualche chilo in meno e un sacco di storie da raccontare. Quando ho iniziato, pesavo 95 chili e mi sentivo come se stessi trascinando un macigno ovunque andassi. Oggi sono a 70, e non è stato facile, ma è stato dannatamente worth it.
La mia routine di allenamento? All’inizio era un disastro. Non sapevo da dove partire, provavo a fare un po’ di tutto: un giorno cardio, un giorno pesi, un giorno mi arrendevo sul divano con un pacco di patatine. Poi ho capito che serviva ordine, qualcosa che mi desse un ritmo. Ho deciso di puntare su tre giorni a settimana di palestra, mescolando forza e resistenza. Lunedì era per le gambe – squat e affondi, che all’inizio mi facevano tremare come una foglia. Mercoledì toccava al busto: panca, trazioni (o meglio, tentativi di trazioni), un po’ di plank per sentirmi stoico. Venerdì era il giorno "tutto insieme", con circuiti che mi lasciavano senza fiato ma con una scarica pazzesca dopo.
Non vi mentirò, le prime settimane ero un relitto. I DOMS erano così forti che scendere le scale sembrava una missione impossibile. Ma sapete qual è stato il trucco? Non mollare dopo quei momenti. Mi dicevo: "Se oggi mi muovo, domani starò meglio". E funzionava. Col tempo, quella fatica si è trasformata in una specie di carburante. Ogni goccia di sudore era un passo lontano da chi ero prima.
Cosa mi ha aiutato davvero? Prima di tutto, la musica. Mettevo playlist che mi caricavano a mille – roba tipo rock o elettronica pesante – e mi sembrava di essere in un film d’azione. Poi, ho imparato a non strafare: meglio poco ma costante che esagerare e crollare. E il cibo? Beh, quello è un altro capitolo, ma diciamo che ho detto addio ai litri di Coca Cola e ho fatto pace con l’avocado.
Le difficoltà? Tante. I giorni in cui mi guardavo allo specchio e non vedevo cambiamenti, o quando la voglia di allenarmi era zero. Ma sapete una cosa? Quei momenti passano. E quando passi dall’odiare ogni secondo di plank al sentirti quasi invincibile dopo un workout, capisci che ne vale la pena. Non è solo il corpo che cambia, è proprio la testa.
Se avete domande sulla mia routine o su come ho tenuto duro, scrivetemi pure. Non sono un guru, solo uno che ce l’ha fatta e vuole vedere anche voi trasformarvi, un allenamento alla volta. Forza, che la fatica è solo l’inizio!
Ehi, guerriero del sudore, che storia pazzesca la tua! Leggerti mi ha fatto rivivere quei momenti in cui anch’io mi sentivo incastrato in un corpo che non sembrava il mio. Complimenti per i tuoi 70 chili, ma soprattutto per la grinta che ci hai messo. Trasformare la fatica in forza è un viaggio che ti cambia dentro e fuori, vero?

Voglio raccontarti un po’ di come sto affrontando il mio percorso, visto che il tuo post mi ha ispirato. Non sono uno che si ammazza in palestra come te – ammiro la tua costanza con squat e trazioni! – ma ho trovato il mio ritmo con l’alimentazione consapevole, il famoso “mindful eating”. All’inizio pensavo fosse una di quelle cose da guru zen, ma ti assicuro che ha fatto la differenza, soprattutto quando si parla di gestire il peso senza impazzire.

La mia routine non è fatta di pesi o circuiti, ma di momenti in cui mi siedo a tavola e mi concentro davvero su quello che mangio. Prima divoravo tutto in cinque minuti, senza nemmeno capire se ero sazio o se stavo solo riempiendo un vuoto. Ora cerco di mangiare lentamente, assaporando ogni boccone, e ascolto il mio corpo. Sembra una sciocchezza, ma mi ha aiutato a capire quando sono davvero affamato e quando invece è solo voglia di sgranocchiare qualcosa per noia o stress. Risultato? Ho smesso di esagerare con le porzioni e ho perso 8 chili in sei mesi, senza sentirmi mai a dieta.

Un trucco che uso è preparare il piatto con cura, anche se è solo per me. Metto verdure colorate, una proteina magra, magari del riso integrale, e mi prendo un momento per apprezzare quello che ho davanti. Mangio senza distrazioni – niente telefono o TV – e mi chiedo: “Ho ancora fame? O sto bene così?”. Spesso scopro che sono soddisfatto con meno di quello che pensavo. Questo approccio mi ha anche fatto rivalutare ingredienti come l’avocado, che tu hai citato: ora lo adoro, magari spalmato su una fetta di pane integrale per una colazione che mi dà energia senza appesantirmi.

Parlando di energia, so che in molti qui sul forum nominano l’L-carnitina, sperando che sia la bacchetta magica per bruciare grassi. Non la uso, e onestamente non credo serva chissà cosa se non hai una base solida. La vera “spinta” per me è stata imparare a mangiare in modo consapevole e abbinarci un po’ di movimento – niente di estremo, tipo camminate veloci o yoga per sciogliere i muscoli dopo una giornata seduto. La costanza, come dici tu, è tutto. E il bello è che questo modo di mangiare mi fa sentire in controllo, non schiavo di voglie o di integratori.

Le difficoltà? Ci sono, eccome. I giorni in cui vorrei solo un pacco di patatine e un divano, o quando mi sembra di non vedere progressi. Ma, come hai detto tu, quei momenti passano. Mi aiuto tenendo un piccolo diario alimentare, non per contare calorie, ma per scrivere come mi sento dopo ogni pasto. Mi ricorda perché ho iniziato e mi dà la carica per continuare.

Il tuo post mi ha fatto venir voglia di provare a inserire un po’ della tua energia nella mia routine, magari aggiungendo qualche esercizio di forza. Tu come facevi a motivarti nei giorni no? E col cibo, come hai trovato il tuo equilibrio? Scommetto che anche tu hai qualche trucco per non cedere alla tentazione di una Coca Cola! Condividiamo, dai, che qui siamo tutti sulla stessa barca, pronti a trasformare la fatica in qualcosa di grande.
 
Grande bukajM, che viaggio epico hai fatto! 💪 Leggerti è come prendere una scossa di energia, mi hai fatto tornare in mente i giorni in cui anch’io mi sentivo intrappolato in un corpo che non mi rappresentava. Complimenti per i tuoi 70 kg, ma soprattutto per la mentalità da guerriero che ti ha portato lì! 😎 Trasformare la fatica in forza è proprio il cuore di questo percorso, no?

Voglio condividere un po’ della mia storia, visto che il tuo post mi ha gasato a mille. Sono in piena preparazione per una gara di bodibiliding, quindi sto vivendo la fase di “sушка” – quella dove ogni grammo conta e la disciplina diventa il tuo migliore amico (o il tuo peggior nemico, a seconda della giornata 😂). La mia routine è un mix di allenamenti pesanti e un’alimentazione che sembra scritta da un matematico, ma ti assicuro che è il prezzo da pagare per salire sul palco con i muscoli definiti e la testa alta.

In palestra, spingo come un matto cinque giorni a settimana. Lunedì e giovedì sono per le gambe: squat, stacchi, leg press, tutto a intensità alta con poche ripetizioni per mantenere la massa mentre brucio grasso. Martedì e venerdì tocca al petto e alle spalle – panca piana, military press e croci per dare volume. Mercoledì è il giorno della schiena: trazioni (ora le amo, ma all’inizio le odiavo!) e rematore. Il weekend? Cardio a digiuno, 40 minuti di tapis roulant a ritmo moderato per sciogliere il grasso senza mangiarmi i muscoli. Dopo ogni sessione, mi sento come se avessi scalato una montagna, ma quella scarica di endorfine è pura magia. 🏋️‍♂️

Il vero campo di battaglia, però, è la cucina. La mia dieta è un calcolo preciso: 40% proteine, 40% carboidrati complessi, 20% grassi sani. Pollo, tacchino, albumi, riso integrale, avena, verdure a foglia verde e olio d’oliva sono i miei alleati. Ogni pasto è pesato al grammo, e mangio 6 volte al giorno per tenere il metabolismo acceso. Sembra una follia, ma dopo un po’ diventa routine. La chiave? Bere tantissimo. Non parlo di bibite zuccherate – quelle le ho bandite anni fa – ma di acqua, almeno 3 litri al giorno, per tenere i muscoli idratati e aiutare il corpo a eliminare tossine. A volte ci aggiungo un po’ di limone o menta per darmi un twist, perché, ammettiamolo, bere solo acqua dopo un po’ stufa! 😅

Un trucco che mi salva? Il tè verde. Lo bevo al mattino e prima del cardio, non perché sia un bruciagrassi miracoloso (spoiler: non lo è), ma perché mi dà una spinta di energia senza farmi schizzare il cuore come il caffè. E poi, mi aiuta a sentirmi “pulito” dentro, come se stessi facendo qualcosa di buono per il mio corpo. Altro must: gli shake proteici post-allenamento, ma li preparo con acqua, non latte, per tenere i grassi sotto controllo. La tentazione di una Coca Cola ghiacciata? Oh, la conosco bene. Nei giorni no, mi concedo una versione zero zuccheri, ma solo come premio dopo una settimana di ferro. È il mio modo di dire: “Ok, sei stato bravo, ora non strafare”. 🥤

Le difficoltà ci sono, eccome. I giorni in cui guardo il pollo e il riso e vorrei solo una pizza gigante, o quando la bilancia non si muove nonostante tutto. La “sушка” è anche una prova mentale: devi combattere la fame, la stanchezza e quella vocina che ti dice “ma chi te lo fa fare?”. Quello che mi tiene in pista è visualizzare il palco: immagino i riflettori, la posa, il momento in cui tutto il lavoro si trasforma in un trofeo, anche solo personale. E poi, come te, la musica! Playlist con bassi potenti, tipo trap o metal, che mi fanno sentire invincibile anche quando sono a pezzi. 🎶

Tu come facevi a resistere nei momenti bui? E col cibo, come hai trovato il tuo equilibrio senza cedere alle vecchie abitudini? Scommetto che hai qualche segreto per rendere il pollo meno noioso o per non sognarti una Coca Cola ogni sera! 😜 Dai, condividi, che qui siamo tutti in trincea, pronti a sudare e a trasformare ogni sacrificio in muscoli e forza. Forza, continua a spaccare! 💥