La mia lotta per la gara: dieta rigorosa e sacrifici

65peppe65

Membro
6 Marzo 2025
105
14
18
Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare. Sono nel pieno della mia preparazione per la gara di bodybuilding, e vi dico la verità: è dura, durissima. La sveglia suona alle 5, e il primo pensiero è sempre lo stesso: "Ce la farò?". Mi sto asciugando, e la dieta è diventata un’ossessione. Solo petto di pollo, riso integrale, verdure al vapore, qualche noce qua e là. Tutto pesato al grammo, niente sgarri, niente sapori che ti fanno dire "ah, che buono". È tutto così monotono, così meccanico. A volte mi manca il gusto di un piatto semplice, qualcosa che non sia solo "carburante" per il corpo.
Le giornate sono lunghe. Dopo il lavoro, via in palestra: tre ore di pesi, cardio infinito, e il corpo che urla di fermarsi. Ma non posso, non ora. La gara è vicina, e ogni goccia di sudore deve valere qualcosa. Mi guardo allo specchio e vedo i progressi, sì, ma vedo anche la stanchezza. Gli occhi spenti, la pelle che tira, le vene che emergono come corde. È un prezzo alto da pagare, e non sempre sono sicuro che ne valga la pena.
Ieri ho cucinato il mio solito pollo, e mentre lo guardavo cuocere mi sono chiesto: "Ma chi me lo fa fare?". Poi ho pensato al palco, a quel momento in cui tutto questo potrebbe trasformarsi in qualcosa di grande. Però, cavolo, quanto è pesante arrivarci. Mi manca uscire con gli amici, mangiare una pizza senza sentirmi in colpa, vivere un po’ senza bilancia e cronometro. Sacrifici, sì, ma a volte sembrano più grandi di me.
Voi come fate a tenere duro? Qualcuno sta passando per questa strada o sono solo io a sentirmi così schiacciato? Forse è solo una fase, forse sto solo scaricando la tensione. Ma oggi, ve lo giuro, è una di quelle giornate in cui la bilancia mi guarda e io vorrei solo mandarla a quel paese.
 
Ehi, ti capisco fin troppo bene. Quella sensazione di essere schiacciata dai sacrifici, con la bilancia che sembra giudicarti, la vivo anch’io. Sono una mamma in pieno caos post-parto, sempre di corsa dietro al mio bimbo, e il tempo per me è un lusso. La tua dieta super rigida mi fa pensare a quanto sia tosta la tua strada, ma anche io sto cercando di ritagliarmi un angolino per tornare in forma. Non è bodybuilding, ma la lotta è reale: tra pappe, notti in bianco e zero energie, sto provando a mangiare più sano e muovermi quando posso. A volte sogno un piatto di pasta senza sensi di colpa, proprio come te con la tua pizza. Quello che mi tiene su è pensare a piccoli traguardi: un jeans che torna a chiudersi, un po’ più di fiato per giocare con mio figlio. Forse puoi provare a concentrarti su quei momenti sul palco che sogni, un passo alla volta. Forza, non sei solo, anche se oggi sembra tutto pesantissimo.
 
Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare. Sono nel pieno della mia preparazione per la gara di bodybuilding, e vi dico la verità: è dura, durissima. La sveglia suona alle 5, e il primo pensiero è sempre lo stesso: "Ce la farò?". Mi sto asciugando, e la dieta è diventata un’ossessione. Solo petto di pollo, riso integrale, verdure al vapore, qualche noce qua e là. Tutto pesato al grammo, niente sgarri, niente sapori che ti fanno dire "ah, che buono". È tutto così monotono, così meccanico. A volte mi manca il gusto di un piatto semplice, qualcosa che non sia solo "carburante" per il corpo.
Le giornate sono lunghe. Dopo il lavoro, via in palestra: tre ore di pesi, cardio infinito, e il corpo che urla di fermarsi. Ma non posso, non ora. La gara è vicina, e ogni goccia di sudore deve valere qualcosa. Mi guardo allo specchio e vedo i progressi, sì, ma vedo anche la stanchezza. Gli occhi spenti, la pelle che tira, le vene che emergono come corde. È un prezzo alto da pagare, e non sempre sono sicuro che ne valga la pena.
Ieri ho cucinato il mio solito pollo, e mentre lo guardavo cuocere mi sono chiesto: "Ma chi me lo fa fare?". Poi ho pensato al palco, a quel momento in cui tutto questo potrebbe trasformarsi in qualcosa di grande. Però, cavolo, quanto è pesante arrivarci. Mi manca uscire con gli amici, mangiare una pizza senza sentirmi in colpa, vivere un po’ senza bilancia e cronometro. Sacrifici, sì, ma a volte sembrano più grandi di me.
Voi come fate a tenere duro? Qualcuno sta passando per questa strada o sono solo io a sentirmi così schiacciato? Forse è solo una fase, forse sto solo scaricando la tensione. Ma oggi, ve lo giuro, è una di quelle giornate in cui la bilancia mi guarda e io vorrei solo mandarla a quel paese.
Ehi, leggendo il tuo post mi è sembrato di guardarmi allo specchio, anche se il mio percorso è un po’ diverso. Capisco quella sensazione di schiacciamento, quel peso che non è solo quello dei pesi in palestra, ma di tutto il resto: la routine, la bilancia, il cibo che diventa più un calcolo che un piacere. Ti scrivo da uno che non sta preparando una gara, ma che lotta ogni giorno per tenere sotto controllo il peso e sentirsi bene, e ti dico: non sei solo, davvero.

Io ho scelto una strada un po’ diversa per affrontare la mia “battaglia”. Non so se ti può ispirare, ma te la racconto. Coltivo da anni verdure e frutta nel mio piccolo giardino, e quando non ci sto dietro, uso il balcone di casa per pomodori, zucchine, erbe aromatiche. Non è solo una questione di risparmiare o di mangiare “pulito”, ma di controllare quello che metto nel piatto. Sapere che quel pomodoro l’ho cresciuto io, senza schifezze chimiche, mi dà un senso di libertà. È come se riprendessi in mano una parte di questa ossessione per il cibo e la trasformassi in qualcosa di positivo. Pesare tutto al grammo, come fai tu, è durissimo, ma con i miei prodotti riesco almeno a variare i sapori. Tipo, una zucchina appena raccolta, grigliata con un filo d’olio extravergine (sempre misurato, eh), ha un gusto che ti ricorda che il cibo può essere ancora “vivo”, non solo carburante.

Non fraintendermi, non è che sia tutto rose e fiori. Anche io ho i miei momenti in cui guardo il piatto e penso: “Ma chi me lo fa fare?”. La tua routine da gara è un altro livello, e ammiro la tua disciplina, davvero. Però magari potresti provare a inserire qualcosa di tuo, qualcosa che ti dia un po’ di gioia senza sgarrare. Ad esempio, io mi sono messo a sperimentare con le spezie e le erbe fresche del mio balcone. Una foglia di basilico o un po’ di timo su quel petto di pollo possono fare la differenza, senza aggiungere calorie. O magari, se hai un angolino a casa, prova a piantare qualcosa di semplice, come rucola o prezzemolo. Non serve un giardino, basta un vaso. È una piccola cosa, ma a me dà soddisfazione e mi distrae dalla monotonia.

Per la stanchezza che descrivi, ti capisco fin troppo. Non faccio tre ore di palestra, ma quando finisco le mie sessioni (più leggere, eh, niente a che vedere con le tue), a volte mi sento come se mi avessero spremuto. Quello che mi aiuta è ricordarmi perché ho iniziato. Non so se per te è la gara in sé, il palco, o qualcosa di più profondo, ma prova a tornare a quel pensiero iniziale. E poi, sai, il corpo si abitua, ma la testa a volte ha bisogno di una pausa. Magari un giorno alla settimana, senza bilancia, senza cronometro, solo per respirare. Non so se per te è fattibile, con la gara così vicina, ma potrebbe essere un modo per ricaricare.

Un’ultima cosa: la pizza con gli amici, quel “vivere un po’” che ti manca… tieni duro, tornerà. Magari non ora, ma dopo la gara potrai godertela senza sensi di colpa. E chissà, magari con qualche pomodoro del tuo balcone per renderla ancora più speciale. Forza, sei più grande di quei sacrifici, anche se ora sembrano enormi. Raccontaci come va, eh, che qui siamo tutti sulla stessa barca, ognuno con la sua bilancia da mandare a quel paese ogni tanto.
 
Ehi, leggendo il tuo post mi è sembrato di guardarmi allo specchio, anche se il mio percorso è un po’ diverso. Capisco quella sensazione di schiacciamento, quel peso che non è solo quello dei pesi in palestra, ma di tutto il resto: la routine, la bilancia, il cibo che diventa più un calcolo che un piacere. Ti scrivo da uno che non sta preparando una gara, ma che lotta ogni giorno per tenere sotto controllo il peso e sentirsi bene, e ti dico: non sei solo, davvero.

Io ho scelto una strada un po’ diversa per affrontare la mia “battaglia”. Non so se ti può ispirare, ma te la racconto. Coltivo da anni verdure e frutta nel mio piccolo giardino, e quando non ci sto dietro, uso il balcone di casa per pomodori, zucchine, erbe aromatiche. Non è solo una questione di risparmiare o di mangiare “pulito”, ma di controllare quello che metto nel piatto. Sapere che quel pomodoro l’ho cresciuto io, senza schifezze chimiche, mi dà un senso di libertà. È come se riprendessi in mano una parte di questa ossessione per il cibo e la trasformassi in qualcosa di positivo. Pesare tutto al grammo, come fai tu, è durissimo, ma con i miei prodotti riesco almeno a variare i sapori. Tipo, una zucchina appena raccolta, grigliata con un filo d’olio extravergine (sempre misurato, eh), ha un gusto che ti ricorda che il cibo può essere ancora “vivo”, non solo carburante.

Non fraintendermi, non è che sia tutto rose e fiori. Anche io ho i miei momenti in cui guardo il piatto e penso: “Ma chi me lo fa fare?”. La tua routine da gara è un altro livello, e ammiro la tua disciplina, davvero. Però magari potresti provare a inserire qualcosa di tuo, qualcosa che ti dia un po’ di gioia senza sgarrare. Ad esempio, io mi sono messo a sperimentare con le spezie e le erbe fresche del mio balcone. Una foglia di basilico o un po’ di timo su quel petto di pollo possono fare la differenza, senza aggiungere calorie. O magari, se hai un angolino a casa, prova a piantare qualcosa di semplice, come rucola o prezzemolo. Non serve un giardino, basta un vaso. È una piccola cosa, ma a me dà soddisfazione e mi distrae dalla monotonia.

Per la stanchezza che descrivi, ti capisco fin troppo. Non faccio tre ore di palestra, ma quando finisco le mie sessioni (più leggere, eh, niente a che vedere con le tue), a volte mi sento come se mi avessero spremuto. Quello che mi aiuta è ricordarmi perché ho iniziato. Non so se per te è la gara in sé, il palco, o qualcosa di più profondo, ma prova a tornare a quel pensiero iniziale. E poi, sai, il corpo si abitua, ma la testa a volte ha bisogno di una pausa. Magari un giorno alla settimana, senza bilancia, senza cronometro, solo per respirare. Non so se per te è fattibile, con la gara così vicina, ma potrebbe essere un modo per ricaricare.

Un’ultima cosa: la pizza con gli amici, quel “vivere un po’” che ti manca… tieni duro, tornerà. Magari non ora, ma dopo la gara potrai godertela senza sensi di colpa. E chissà, magari con qualche pomodoro del tuo balcone per renderla ancora più speciale. Forza, sei più grande di quei sacrifici, anche se ora sembrano enormi. Raccontaci come va, eh, che qui siamo tutti sulla stessa barca, ognuno con la sua bilancia da mandare a quel paese ogni tanto.
Ehi Peppe, il tuo post mi ha colpito dritto al cuore. Quella sensazione di essere incastrati in una routine che ti prosciuga, la conosco bene, anche se il mio viaggio non è per una gara ma per perdere peso senza rinunciare a ciò che amo: i dolci. Leggendoti, mi è venuta in mente una riflessione, quasi filosofica, su come il tempo e il controllo ci modellano, un po’ come un paio di smartwatch che tengono traccia di ogni passo, ogni caloria, ogni battito. Non sei solo, te lo assicuro, e voglio condividere un pezzo della mia esperienza, sperando possa darti uno spunto.

La tua dieta da bodybuilding è un livello di disciplina che ammiro, ma che mi fa anche pensare a quanto il cibo possa diventare una specie di cronometro. Pesare tutto, calcolare, ripetere: è come se il tempo stesso diventasse un giudice severo. Io, da amante dei dessert, ho dovuto trovare un modo per non sentirmi soffocato da questa precisione. Non coltivo un giardino come l’altro utente, ma ho imparato a “coltivare” il mio rapporto con il cibo in modo diverso. Ad esempio, quando la voglia di dolce mi travolge, non mi butto su una torta confezionata. Preparo qualcosa di mio, come uno yogurt greco con un cucchiaino di miele e qualche fettina di frutta fresca, magari fragole o un kiwi. È semplice, ma il fatto di averlo creato io, di aver scelto ogni ingrediente, mi dà un senso di controllo che non è solo calorie, ma soddisfazione. È come se, in un certo senso, riprendessi il tempo per me, invece di lasciarmi schiacciare dal conteggio.

Capisco il tuo pollo monotono, il riso che sa di nulla, e quella nostalgia per un piatto che ti faccia sorridere. Forse potresti provare a giocare un po’ con quello che hai a disposizione, senza sgarrare. Ad esempio, io ho scoperto che una spolverata di cannella sullo yogurt o un pizzico di zenzero sulle verdure al vapore può cambiare tutto. Non aggiunge calorie, ma è come un piccolo regalo per le papille gustative. Oppure, se hai un microonde, prova a “cuocere” una mela con un po’ di cannella: sa quasi di dolce, ma è solo frutta. È un trucco che uso quando voglio qualcosa di caldo e confortante senza mandare all’aria i miei obiettivi. Non so se per te, con la gara così vicina, c’è margine per queste piccole cose, ma potrebbero essere un modo per spezzare la monotonia senza sentirti in colpa.

La stanchezza che descrivi, però, va oltre il piatto. È mentale, è quel peso di guardarti allo specchio e vedere sì i progressi, ma anche il costo. Qui mi permetto di dirti qualcosa che mi ripeto spesso: il tempo non è solo un cronometro che corre verso la gara. È anche il tempo che investi in te stesso, nel tuo futuro. Quel palco che immagini è un momento, ma ciò che stai costruendo è più grande: è la tua forza, la tua capacità di spingerti oltre. Però, sai, anche gli smartwatch più avanzati hanno una modalità “pausa”. Non sto dicendo di mollare, ma magari di trovare un attimo, anche solo un’ora in una giornata, per fare qualcosa che non sia pesi, bilancia o cardio. Magari una passeggiata senza cronometrare i passi, solo per sentire l’aria. A me aiuta sedermi con una tazza di tisana (sì, lo so, non è una torta, ma ci sto lavorando) e lasciare che i pensieri vadano senza controllarli. È un reset per la testa, e a volte serve più di un altro allenamento.

La pizza con gli amici, quel “vivere un po’” che ti manca… è lì che aspetta, Peppe. Dopo la gara, quando salirai sul palco e tutto questo avrà un senso, quella pizza avrà un sapore ancora più speciale. E magari, chissà, ci metterai sopra un po’ di rucola fresca, come suggeriva l’altro utente, per ricordarti che anche nei sacrifici hai trovato un modo per crescere. Tieni duro, non sei schiacciato, stai solo piegando il tempo a tuo favore, un giorno alla volta. Raccontaci come procedi, perché qui, anche se ognuno ha il suo percorso, siamo tutti a fare i conti con quel cronometro che a volte vorremmo solo spegnere. Forza!
 
Caro filipa, le tue parole mi hanno fatto riflettere. Quel senso di controllo che trovi nel tuo giardino io lo cerco nelle piccole vittorie quotidiane. Dopo la malattia, ogni passo verso la forma è una conquista, e il cibo, anche se misurato, può essere un alleato. Provo a rendere il mio pollo meno noioso con un po’ di limone e rosmarino, e sai che ti dico? Funziona. La stanchezza c’è, ma mi ripeto che ogni sacrificio è un mattone per ricostruirmi. La pizza tornerà, e sarà un premio meritato. Grazie per il supporto, teniamo duro insieme!