Io e il mio compagno pianifichiamo i pasti, ma tanto chi ci crede che duriamo?

ariskop

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6 Marzo 2025
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Ehi, ciao a tutti, o forse no, chi se ne frega dei saluti. Io e il mio compagno ci siamo messi in testa di pianificare i pasti, sai, per questa storia del dimagrire insieme. All’inizio sembrava una gran figata: ci sediamo, prendiamo il calendario, decidiamo cosa mangiare per tutta la settimana, tipo “lunedì insalata, martedì pollo, mercoledì pesce”. Tutto bello ordinato, tutto perfetto. Ma, sul serio, chi ci crede che duriamo più di due giorni? Già il secondo giorno lui mi guarda con quegli occhi da cane bastonato perché vuole una pizza, e io, beh, non è che dico di no a una margherita, no?
Comunque, la teoria è che farlo insieme dovrebbe aiutare. Tipo, ci motiviamo a vicenda, ci controlliamo, ci diciamo “dai, resisti, niente schifezze”. E in effetti, qualche volta funziona: l’altro giorno ho fatto un minestrone che sembrava uscito da un libro di cucina, e lui ha pure detto che era buono, anche se secondo me mentiva per non farmi arrabbiare. Però, oh, la verità è che dopo tre giorni di verdure e robe leggere, la voglia di un piatto di carbonara ci assale come un ninja. E lì parte il dramma: “Ma no, dobbiamo resistere”, “Ma sì, un giorno non cambia niente”. E finisce che ci ritroviamo a litigare su chi ha avuto l’idea di questa pianificazione assurda.
Il bello è che, nonostante tutto, qualcosa si muove. Non so se è la bilancia che ci trolla o se davvero stiamo perdendo qualche etto, ma il fatto di essere in due a provarci rende la cosa meno pesante – in tutti i sensi. Certo, la tentazione è sempre lì, e ieri sera abbiamo litigato perché lui ha comprato un pacco di biscotti “per emergenza”. Emergenza di cosa, di fame alle due di notte? Però dai, ci stiamo provando, e anche se la pianificazione dei pasti sembra più un film comico che una strategia seria, almeno ci facciamo due risate mentre ci lamentiamo del cavolo bollito. Voi come fate a non crollare? Perché io sto già sognando un tiramisù.
 
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Ehi, ciao a tutti, o forse no, chi se ne frega dei saluti. Io e il mio compagno ci siamo messi in testa di pianificare i pasti, sai, per questa storia del dimagrire insieme. All’inizio sembrava una gran figata: ci sediamo, prendiamo il calendario, decidiamo cosa mangiare per tutta la settimana, tipo “lunedì insalata, martedì pollo, mercoledì pesce”. Tutto bello ordinato, tutto perfetto. Ma, sul serio, chi ci crede che duriamo più di due giorni? Già il secondo giorno lui mi guarda con quegli occhi da cane bastonato perché vuole una pizza, e io, beh, non è che dico di no a una margherita, no?
Comunque, la teoria è che farlo insieme dovrebbe aiutare. Tipo, ci motiviamo a vicenda, ci controlliamo, ci diciamo “dai, resisti, niente schifezze”. E in effetti, qualche volta funziona: l’altro giorno ho fatto un minestrone che sembrava uscito da un libro di cucina, e lui ha pure detto che era buono, anche se secondo me mentiva per non farmi arrabbiare. Però, oh, la verità è che dopo tre giorni di verdure e robe leggere, la voglia di un piatto di carbonara ci assale come un ninja. E lì parte il dramma: “Ma no, dobbiamo resistere”, “Ma sì, un giorno non cambia niente”. E finisce che ci ritroviamo a litigare su chi ha avuto l’idea di questa pianificazione assurda.
Il bello è che, nonostante tutto, qualcosa si muove. Non so se è la bilancia che ci trolla o se davvero stiamo perdendo qualche etto, ma il fatto di essere in due a provarci rende la cosa meno pesante – in tutti i sensi. Certo, la tentazione è sempre lì, e ieri sera abbiamo litigato perché lui ha comprato un pacco di biscotti “per emergenza”. Emergenza di cosa, di fame alle due di notte? Però dai, ci stiamo provando, e anche se la pianificazione dei pasti sembra più un film comico che una strategia seria, almeno ci facciamo due risate mentre ci lamentiamo del cavolo bollito. Voi come fate a non crollare? Perché io sto già sognando un tiramisù.
Guarda, ti capisco fin troppo bene, perché anch’io sono nella tua stessa barca. Sto cercando di dimagrire per il matrimonio – sì, hai letto bene, fra tre mesi mi sposo e il vestito mi sta fissando come per dire “provaci, se hai il coraggio”. Io e il mio futuro marito abbiamo fatto lo stesso: ci siamo messi lì, belli convinti, a pianificare i pasti. Tipo, “ok, oggi quinoa, domani tacchino, dopodomani un’insalata triste”. E sai quanto è durata? Neanche 48 ore. Lui ha iniziato a lamentarsi che il pollo senza sale sembrava cartone, e io ho ceduto al richiamo di un pezzo di focaccia come se fosse una questione di vita o morte.

Il punto è questo: insieme dovrebbe essere più facile, no? Ci sproniamo, ci teniamo d’occhio. Ma la realtà è che basta un niente – un profumo di lasagne da qualche parte – e siamo pronti a mandare tutto all’aria. L’altro giorno ho provato a fare una zuppa di verdure, tutta sana, tutta leggera. Lui l’ha mangiata con la faccia di chi sta scontando una pena, e poi ha avuto il coraggio di dire “buona” con lo stesso entusiasmo di un condannato. E i biscotti? Pure noi abbiamo il nostro “pacchetto d’emergenza”. Emergenza di cosa, poi? Di non morire di noia davanti a un broccolo?

Però, senti qua: anche se sembriamo due disastri ambulanti, qualcosa succede. Io ho perso mezzo chilo – sarà l’acqua, sarà un miracolo, ma è già qualcosa. Essere in due aiuta, anche solo per dividere la colpa quando cediamo. La tentazione è una bestia, e pure io sogno un tiramisù che mi chiama di notte. Voi come fate a non crollare? Sul serio, datemi un trucco, perché qua la situazione è appesa a un filo, e quel filo è fatto di forza di volontà che sta per spezzarsi. Resistiamo, dai, ma è una guerra!
 
Ehi, ciao a tutti, o forse no, chi se ne frega dei saluti. Io e il mio compagno ci siamo messi in testa di pianificare i pasti, sai, per questa storia del dimagrire insieme. All’inizio sembrava una gran figata: ci sediamo, prendiamo il calendario, decidiamo cosa mangiare per tutta la settimana, tipo “lunedì insalata, martedì pollo, mercoledì pesce”. Tutto bello ordinato, tutto perfetto. Ma, sul serio, chi ci crede che duriamo più di due giorni? Già il secondo giorno lui mi guarda con quegli occhi da cane bastonato perché vuole una pizza, e io, beh, non è che dico di no a una margherita, no?
Comunque, la teoria è che farlo insieme dovrebbe aiutare. Tipo, ci motiviamo a vicenda, ci controlliamo, ci diciamo “dai, resisti, niente schifezze”. E in effetti, qualche volta funziona: l’altro giorno ho fatto un minestrone che sembrava uscito da un libro di cucina, e lui ha pure detto che era buono, anche se secondo me mentiva per non farmi arrabbiare. Però, oh, la verità è che dopo tre giorni di verdure e robe leggere, la voglia di un piatto di carbonara ci assale come un ninja. E lì parte il dramma: “Ma no, dobbiamo resistere”, “Ma sì, un giorno non cambia niente”. E finisce che ci ritroviamo a litigare su chi ha avuto l’idea di questa pianificazione assurda.
Il bello è che, nonostante tutto, qualcosa si muove. Non so se è la bilancia che ci trolla o se davvero stiamo perdendo qualche etto, ma il fatto di essere in due a provarci rende la cosa meno pesante – in tutti i sensi. Certo, la tentazione è sempre lì, e ieri sera abbiamo litigato perché lui ha comprato un pacco di biscotti “per emergenza”. Emergenza di cosa, di fame alle due di notte? Però dai, ci stiamo provando, e anche se la pianificazione dei pasti sembra più un film comico che una strategia seria, almeno ci facciamo due risate mentre ci lamentiamo del cavolo bollito. Voi come fate a non crollare? Perché io sto già sognando un tiramisù.
Ehi, altro giro, altra corsa, eh? Io ti capisco benissimo, perché quando sei in viaggio – che sia per lavoro o per piacere – la storia della pianificazione dei pasti diventa un po’ come un film di Fantozzi: parte con le migliori intenzioni e finisce con una risata amara davanti a un piatto di patatine fritte prese al volo. Io sono quello che vive con la valigia in mano, sempre in giro tra aeroporti, treni e hotel con palestre microscopiche, quindi ti giuro che la tua lotta con la carbonara e i biscotti “d’emergenza” mi parla proprio al cuore!

Guarda, ti dico come faccio io, che magari qualcosa ti torna utile. Quando sono in trasferta, la chiave è non farmi fregare dalla voglia di mollare tutto per un panino unto in stazione. Tipo, mi porto dietro delle cosine furbe: mandorle, barrette proteiche fatte in casa (sì, ok, ogni tanto le compro, non sono mica un santo!), e pure quei pacchetti di tonno che apri e via. Non sarà il minestrone da chef che hai fatto tu, ma almeno tengo a bada il ninja della fame. E sai una cosa? Se il tuo compagno ti guarda con gli occhi da pizza, prova a distrarlo con un “andiamo a fare due passi”. Io lo faccio spesso: una camminata veloce dopo cena, magari con qualche scatto improvviso stile “corri che ci inseguono”, e ti senti meno in colpa se poi sgarrasate con una margherita.

Sulle tentazioni ti do ragione, sono subdole come i venditori di souvenir all’uscita degli aeroporti. Però essere in due è un superpotere, usatelo! Tipo, quando sono con un amico in viaggio e stiamo cercando di non crollare, ci sfidiamo: “Chi resiste di più senza ordinare il dessert vince”. Funziona, eh, almeno fino a quando non passi davanti a una gelateria. E poi, dai, se il tuo minestrone è piaciuto anche solo un po’, è già una vittoria. Magari la prossima volta aggiungi un po’ di pepe, così lui non fa finta di apprezzarlo e basta 😏.

Per non crollare, il mio trucco è muovermi, sempre. In hotel faccio robe assurde: squat con la valigia, plank mentre aspetto che il caffè della macchinetta sia pronto, o salto sul posto come un matto finché non mi guardo allo specchio e mi dico “ok, basta, sembro un canguro”. Non serve una palestra, basta un angolo di stanza e un po’ di fantasia. E se proprio la voglia di tiramisù ti strangola, prendine un cucchiaino, goditelo come se fosse l’ultima cosa che mangi nella vita, e poi torna in carreggiata. La bilancia magari trolla, ma il fatto che ci provate insieme è già un pezzo di strada fatta. Forza, che tra una litigata e una risata ce la fate! 💪 Voi che strategie avete per non cedere al richiamo dei biscotti alle due di notte?
 
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Ehi, ciao a tutti, o forse no, chi se ne frega dei saluti. Io e il mio compagno ci siamo messi in testa di pianificare i pasti, sai, per questa storia del dimagrire insieme. All’inizio sembrava una gran figata: ci sediamo, prendiamo il calendario, decidiamo cosa mangiare per tutta la settimana, tipo “lunedì insalata, martedì pollo, mercoledì pesce”. Tutto bello ordinato, tutto perfetto. Ma, sul serio, chi ci crede che duriamo più di due giorni? Già il secondo giorno lui mi guarda con quegli occhi da cane bastonato perché vuole una pizza, e io, beh, non è che dico di no a una margherita, no?
Comunque, la teoria è che farlo insieme dovrebbe aiutare. Tipo, ci motiviamo a vicenda, ci controlliamo, ci diciamo “dai, resisti, niente schifezze”. E in effetti, qualche volta funziona: l’altro giorno ho fatto un minestrone che sembrava uscito da un libro di cucina, e lui ha pure detto che era buono, anche se secondo me mentiva per non farmi arrabbiare. Però, oh, la verità è che dopo tre giorni di verdure e robe leggere, la voglia di un piatto di carbonara ci assale come un ninja. E lì parte il dramma: “Ma no, dobbiamo resistere”, “Ma sì, un giorno non cambia niente”. E finisce che ci ritroviamo a litigare su chi ha avuto l’idea di questa pianificazione assurda.
Il bello è che, nonostante tutto, qualcosa si muove. Non so se è la bilancia che ci trolla o se davvero stiamo perdendo qualche etto, ma il fatto di essere in due a provarci rende la cosa meno pesante – in tutti i sensi. Certo, la tentazione è sempre lì, e ieri sera abbiamo litigato perché lui ha comprato un pacco di biscotti “per emergenza”. Emergenza di cosa, di fame alle due di notte? Però dai, ci stiamo provando, e anche se la pianificazione dei pasti sembra più un film comico che una strategia seria, almeno ci facciamo due risate mentre ci lamentiamo del cavolo bollito. Voi come fate a non crollare? Perché io sto già sognando un tiramisù.
Ehi, vi leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, ma con un’insalata di germogli in mano invece di una margherita. La vostra storia di pianificazione mi fa ridere, perché pure io e il mio compagno ci siamo passati, con quel mix di entusiasmo iniziale e crolli epici dopo tre giorni. Però, visto che sono il fanatico del raw food qui, vi racconto come ho fatto a non mollare, anche quando la voglia di una carbonara mi urlava nell’orecchio come una sirena.

Prima di tutto, capisco il dramma della pizza e dei biscotti “da emergenza”. Io stesso, all’inizio, guardavo le carote crude come se fossero un insulto personale. Ma poi ho scoperto che il trucco non è solo pianificare, ma rendere il cibo crudo così interessante che quasi ti dimentichi del tiramisù. Tipo, invece di insalatona triste, mi sono messo a sperimentare. Un esempio? Prendo zucchini, li spiralizzo per farli sembrare spaghetti, e ci butto sopra una crema di anacardi, pomodorini secchi e basilico fresco. Sembra una roba da chef, ma è solo un frullatore che fa il lavoro. Oppure, per i momenti di crisi, faccio dei “dolcetti” raw: datteri, cacao crudo, noci e un pizzico di sale. Giuro, sembrano brownies, ma non ti fanno litigare con la bilancia.

Il punto è che il raw food non deve essere una punizione. All’inizio pensavo fosse solo roba verde e noia, ma poi ho iniziato a giocare con sapori e colori. Tipo, una bowl con mango, avocado, semi di chia e un po’ di succo di lime: è dolce, cremoso, e ti fa sentire come se fossi in vacanza ai tropici, non a dieta. E per il tuo compagno che sogna la pizza, prova a fargli una “pizza” raw: base di semi di lino macinati, pomodoro fresco, olive e un po’ di lievito alimentare per quel tocco di formaggio. Non è una margherita, ok, ma placa la voglia senza sensi di colpa.

Per la motivazione di coppia, vi capisco. Io e il mio compagno avevamo un patto: ogni volta che uno dei due voleva cedere, dovevamo prima provare una ricetta nuova. Così, invece di litigare sui biscotti, ci mettevamo a frullare robe strane. A volte uscivano disastri, tipo una crema di barbabietola che sembrava vernice, ma ci facevamo due risate e andavamo avanti. E poi, vi dico una cosa: il raw food mi ha cambiato l’energia. Dopo un paio di settimane, mi sentivo meno gonfio, più sveglio, e pure la bilancia ha iniziato a darmi ragione. Non dico che sia la soluzione per tutti, ma magari provate a inserire un giorno raw a settimana, giusto per spezzare la routine di cavolo bollito.

Un ultimo consiglio: il caffè nero. Non lo bevo più, perché il raw food mi ha tolto quella dipendenza, ma quando avevo crisi di astinenza da “qualcosa di forte”, mi facevo un succo di mela, zenzero e limone. È come una botta di energia, ma senza caffeina. Provate, e se il vostro piano va a rotoli, scrivete qui che ci ridiamo sopra insieme. Forza, che ce la fate, anche se il tiramisù vi fa l’occhiolino!
 
Ehi, ariskop, mi fai morire dal ridere! 😅 La vostra pianificazione epica che crolla davanti a una margherita è da Oscar! Io sono quello fissato con i giorni di digiuno leggero, sai, tipo 1-2 giorni a settimana a base di kefìr, cetrioli e mele. All’inizio pensavo fosse una tortura, con lo stomaco che cantava l’opera, ma ora è la mia arma segreta per sentirmi leggero come una piuma! 💪

Il trucco? Acqua, acqua e ancora acqua. Non sto scherzando, bevo come un cammello e mi sento sazio senza toccare i biscotti “da emergenza” del tuo compagno (geniale, comunque 😂). Tipo, faccio un giorno con kefìr e fettine di mela, e ogni volta che sogno un tiramisù, mi scolo un bicchierone d’acqua con una spruzzata di limone. È come dire al cervello: “Stai zitto, sei idratato!” 😜 E poi, dopo un giorno così, la bilancia mi fa l’occhiolino, e mi sento meno gonfio, come se avessi fatto pace col mio corpo.

Per voi due, prova a infilare un giorno “light” nella vostra pianificazione da film comico. Magari un giorno di verdure croccanti e litri d’acqua fresca, e vedrai che la voglia di carbonara si calma. E se il tuo lui sbanda verso la pizza, distrailo con un frullato di kefìr e fragole, sembra un dessert ma è da santi! 😉 Dai, continuate a farci ridere, siete forti! 💦