Basta scuse, respirate e perdete peso: trucchi per genitori incasinati

Speechless♥

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6 Marzo 2025
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Ehi, ciao a tutti, o meglio, buongiorno se avete già fatto colazione inseguendo i vostri marmocchi. Sono nella stessa barca, incastrato tra lavoro, figli che urlano e un corpo che sembra non voler collaborare. Altro che scuse, qui si tratta di sopravvivenza. Vi racconto come sto cercando di non affogare e magari perdere qualche chilo, perché tanto lo so che siete qui per questo.
Con due bambini e un lavoro che mi succhia l’anima, il tempo per me è un lusso che non esiste. Palestra? Ma per favore, non faccio in tempo neanche a lavarmi i denti in pace. Però ho trovato un modo per respirare – sì, avete letto bene, respirare – e far lavorare questo benedetto corpo senza bisogno di attrezzi o di un’ora libera che non avrò mai. Si tratta di incastrare qualche trucco nei momenti morti, perché fidatevi, di momenti vivi ne ho pochi.
La mattina, mentre preparo la colazione per i piccoli mostri, invece di stare fermo come un palo, faccio respiri profondi, di quelli che ti riempiono i polmoni e ti fanno svegliare il metabolismo. Inspiro contando fino a quattro, tengo il fiato per altri quattro, e poi butto fuori tutto contando fino a sei. Lo faccio mentre spalmo marmellata o verso il latte, e vi giuro che dopo una settimana senti già che il sangue circola meglio. Non è che diventi un modello, ma almeno non ti senti un sacco di patate.
Poi, durante la giornata, quando i miei capi mi fanno venire voglia di urlare o i bambini trasformano casa in un circo, mi fermo un attimo. Non serve chissà cosa: mi metto dritto, spalle indietro, e faccio una decina di respiri lenti, immaginando di spingere fuori lo stress e il grasso insieme. Sembra una stupidaggine, ma tiene a bada la fame nervosa – quella che ti fa aprire il frigo alle tre del pomeriggio per mangiare schifezze.
Per le “vere” mosse, sfrutto i ritagli. Tipo, mentre aspetto che la pasta cuocia, faccio squat veloci – dieci, quindici, quello che riesco prima che qualcuno urli “mammaaa” o “papàà”. Oppure, quando porto fuori la spazzatura, faccio qualche passo veloce in più, inspirando ed espirando come se stessi correndo dalla bilancia. Non è un allenamento da Olimpiadi, ma con il fiatone che mi ritrovo, sento che qualcosa si muove.
La sera, dopo aver messo a letto i nani, mi piazzo sul divano e faccio un altro giro di respiri profondi, stavolta per rilassarmi e non crollare sulla pizza avanzata. Con il telefono in mano, invece di scrollare Instagram, tengo il conto: cinque minuti di inspirazioni ed espirazioni lente, e magari qualche stiramento se non sono troppo distrutto.
Non vi sto dicendo che perdo un chilo al giorno, eh, ma tra questi trucchetti e un po’ di attenzione a non mangiare tutto quello che i bambini lasciano nel piatto, qualcosa si smuove. La bilancia ogni tanto mi fa l’occhiolino, e io non mi sento più un caso perso. Se ce la faccio io con il caos che ho intorno, potete farcela anche voi. Basta scuse, respirate e muovetevi, che il tempo non lo troviamo, ce lo prendiamo e basta.
 
Ehi, leggendo il tuo messaggio mi sono rivisto in ogni singola riga, quel caos che ti avvolge come una coperta pesante e ti fa quasi dimenticare che il tuo corpo esiste ancora sotto tutto lo stress. Però, sai una cosa? Mi ha fatto sorridere il tuo modo di respirare per sopravvivere, perché anch’io ho trovato la mia salvezza nel fiato, ma in una versione un po’ più… sudata, diciamo. Sono quello che ha perso peso correndo dietro a un’idea di leggerezza, e non solo ai marmocchi, quindi lascia che ti racconti come il cardio mi ha tirato fuori dal pantano.

Non fraintendermi, capisco bene la tua vita incastrata tra lavoro e figli, e quella sensazione di non avere nemmeno un minuto per guardarti allo specchio senza sentirti in colpa. Anche io ero così, un blocco di stanchezza con qualche chilo di troppo che mi guardava male ogni autunno, quando i pantaloni iniziavano a stringere. Poi ho scoperto che muovermi veloce, anche solo per poco, mi faceva respirare sul serio, non solo per ossigenare i polmoni, ma per ricordarmi che sono vivo. Il cardio è diventato il mio trucco, il mio modo di rubare tempo al giorno e darmelo indietro sotto forma di energia.

Non ti parlo di ore in palestra, perché pure io non le ho. Ma la mattina, invece di contare i respiri mentre spalmo marmellata, metto le cuffie e corro sul posto in cucina per dieci minuti, mentre il caffè gorgoglia. È un HIIT fatto in casa: trenta secondi a tutta, poi cammino un attimo, e ripeto. I bambini mi guardano strano, ma ormai ci sono abituati, e il fiatone mi sveglia più del caffè. Se ho cinque minuti mentre la pasta bolle, ballo come un matto in salotto – niente coreografie, solo movimenti scoordinati che fanno ridere pure me stesso. E quando porto fuori la spazzatura, faccio una corsetta fino al bidone e torno, con il cuore che pompa e il freddo dell’autunno che mi pizzica la faccia.

Non è filosofia da manuale, è più una specie di ribellione contro il tempo che non c’è. Ogni passo veloce, ogni salto, ogni respiro corto mi ricorda che il corpo non è solo un peso da trascinare, ma qualcosa che può cambiare, un po’ come le foglie che cadono e lasciano spazio a rami più leggeri. Certo, non è magico: i chili non spariscono in una notte, ma dopo un mese di queste corse improvvisate e qualche attenzione in più a tavola – tipo evitare di finire i biscotti dei piccoli – la bilancia ha iniziato a darmi ragione.

Il tuo respirare profondo è un bel punto di partenza, davvero, e mi piace quell’idea di spingere fuori lo stress insieme al grasso. Io ci ho solo aggiunto un po’ di movimento, quel tanto che basta per sentire i muscoli svegliarsi e il cuore battere forte. Magari prova, quando i nani dormono, a fare qualche saltello sul posto invece di crollare subito sul divano. O magari no, magari il tuo ritmo è già perfetto così. Però te lo dico: se trovi il modo di far correre il fiato, non solo sopravvivi, ma ti riprendi un pezzo di te stesso. E in questo casino che chiamiamo vita, non è poco.
 
Ciao, leggendo il tuo racconto mi sono quasi visto riflesso in uno specchio un po’ appannato, ma con un pesce in mano invece delle cuffie! Quel caos che descrivi, quel vortice di stress e responsabilità che ti fa quasi perdere il contatto con il tuo corpo, lo conosco fin troppo bene. Però, devo dirtelo, il tuo modo di trasformare il respiro in una specie di ancora di salvezza mi ha colpito. E sai una cosa? Anche io ho trovato il mio equilibrio, ma invece di correre dietro al fiatone, io mi sono buttato tra i profumi del mare e i colori dell’orto.

Sono un fan sfegatato della dieta mediterranea, quella che ti abbraccia con il sapore dell’olio d’oliva e ti coccola con un piatto di verdure grigliate. Non fraintendermi, capisco che tra figli, lavoro e spazzatura da portare fuori il tempo per cucinare sembra un lusso da re, ma ti assicuro che non serve passare ore ai fornelli per tirare fuori qualcosa di buono, sano e che ti aiuti a scrollarti di dosso qualche chilo. La mia “ribellione” contro la bilancia è iniziata proprio così: con un filetto di pesce, qualche pomodorino e una padella.

Prendi una sera qualunque, di quelle in cui i bambini finalmente dormono e tu hai dieci minuti prima di crollare. Io faccio così: scaldo un filo d’olio extravergine – non troppo, giusto per sentire quel profumo che sa di casa – e ci butto dentro un filetto di merluzzo o di orata, quello che trovo fresco al mercato. Due minuti per lato, un pizzico di sale, una spolverata di origano e via, è pronto. Accanto, taglio un paio di zucchine a rondelle e le faccio saltare con aglio e un goccio d’acqua, così restano croccanti ma leggere. Se ho dei pomodorini, li aggiungo crudi, con una foglia di basilico strappata a mano. Non è una ricetta da chef, è una cosa semplice, ma ti giuro che quando la metti in tavola ti senti quasi in vacanza, altro che stress.

E non è solo questione di sapore. Questo modo di mangiare mi ha aiutato a sentirmi più leggero, non solo sulla bilancia, ma anche nella testa. L’olio d’oliva tiene a bada la fame, il pesce mi dà energia senza appesantirmi e le verdure mi fanno sentire che sto dando al mio corpo qualcosa di vero, non un rimedio temporaneo. Certo, non è che i chili volano via come per magia – ci vuole costanza, proprio come con il tuo cardio – ma dopo un mese di cene così, con qualche passeggiata dietro ai miei “marmocchi” al parco, ho visto la differenza. I pantaloni non mi guardano più storto, e io mi sento meno un blocco di stanchezza.

Il tuo HIIT in cucina mi ha fatto sorridere, perché anch’io ho i miei trucchi da genitore incasinato. Mentre aspetto che l’acqua bolla per la pasta – integrale, chiaro, che sazia di più – taglio una melanzana a cubetti e la metto in forno con un filo d’olio e rosmarino. Quindici minuti dopo, ho un contorno che sembra un lusso ma non mi ha rubato tempo. Oppure, se ho due minuti mentre i nani litigano per il telecomando, preparo un’insalata veloce: rucola, tonno al naturale e qualche oliva. È pronta prima che finiscano di urlare, e io ho qualcosa di sano da mettere sotto i denti invece di cedere ai loro avanzi.

Il tuo respirare per sopravvivere e il mio cucinare per rinascere non sono così lontani, sai? Tu corri per svegliarti, io mescolo sapori per ricordarmi che la vita può essere leggera anche nel caos. Magari una sera prova a unire le due cose: fai qualche saltello mentre il pesce cuoce, o respira profondo annusando il profumo dell’olio che sfrigola. Non serve strafare, basta poco per riprendersi un angolo di sé stessi. E in questo casino che ci travolge, come dici tu, non è poco davvero.
 
Ehi, ciao a tutti, o meglio, buongiorno se avete già fatto colazione inseguendo i vostri marmocchi. Sono nella stessa barca, incastrato tra lavoro, figli che urlano e un corpo che sembra non voler collaborare. Altro che scuse, qui si tratta di sopravvivenza. Vi racconto come sto cercando di non affogare e magari perdere qualche chilo, perché tanto lo so che siete qui per questo.
Con due bambini e un lavoro che mi succhia l’anima, il tempo per me è un lusso che non esiste. Palestra? Ma per favore, non faccio in tempo neanche a lavarmi i denti in pace. Però ho trovato un modo per respirare – sì, avete letto bene, respirare – e far lavorare questo benedetto corpo senza bisogno di attrezzi o di un’ora libera che non avrò mai. Si tratta di incastrare qualche trucco nei momenti morti, perché fidatevi, di momenti vivi ne ho pochi.
La mattina, mentre preparo la colazione per i piccoli mostri, invece di stare fermo come un palo, faccio respiri profondi, di quelli che ti riempiono i polmoni e ti fanno svegliare il metabolismo. Inspiro contando fino a quattro, tengo il fiato per altri quattro, e poi butto fuori tutto contando fino a sei. Lo faccio mentre spalmo marmellata o verso il latte, e vi giuro che dopo una settimana senti già che il sangue circola meglio. Non è che diventi un modello, ma almeno non ti senti un sacco di patate.
Poi, durante la giornata, quando i miei capi mi fanno venire voglia di urlare o i bambini trasformano casa in un circo, mi fermo un attimo. Non serve chissà cosa: mi metto dritto, spalle indietro, e faccio una decina di respiri lenti, immaginando di spingere fuori lo stress e il grasso insieme. Sembra una stupidaggine, ma tiene a bada la fame nervosa – quella che ti fa aprire il frigo alle tre del pomeriggio per mangiare schifezze.
Per le “vere” mosse, sfrutto i ritagli. Tipo, mentre aspetto che la pasta cuocia, faccio squat veloci – dieci, quindici, quello che riesco prima che qualcuno urli “mammaaa” o “papàà”. Oppure, quando porto fuori la spazzatura, faccio qualche passo veloce in più, inspirando ed espirando come se stessi correndo dalla bilancia. Non è un allenamento da Olimpiadi, ma con il fiatone che mi ritrovo, sento che qualcosa si muove.
La sera, dopo aver messo a letto i nani, mi piazzo sul divano e faccio un altro giro di respiri profondi, stavolta per rilassarmi e non crollare sulla pizza avanzata. Con il telefono in mano, invece di scrollare Instagram, tengo il conto: cinque minuti di inspirazioni ed espirazioni lente, e magari qualche stiramento se non sono troppo distrutto.
Non vi sto dicendo che perdo un chilo al giorno, eh, ma tra questi trucchetti e un po’ di attenzione a non mangiare tutto quello che i bambini lasciano nel piatto, qualcosa si smuove. La bilancia ogni tanto mi fa l’occhiolino, e io non mi sento più un caso perso. Se ce la faccio io con il caos che ho intorno, potete farcela anche voi. Basta scuse, respirate e muovetevi, che il tempo non lo troviamo, ce lo prendiamo e basta.
Ehi, buonasera, o forse buonanotte visto che probabilmente stai leggendo questo mentre i tuoi figli finalmente dormono e tu cerchi di non cedere al richiamo del cioccolato nascosto in dispensa. Ti capisco, sai? Leggere il tuo post mi ha fatto quasi venire il fiatone solo a immaginarti lì, incastrato tra marmellata, urla e respiri contati. Però, lasciatelo dire, tutto questo tuo “respirare per svegliarti” e fare squat mentre la pasta bolle… beh, sembra una fatica assurda per uno come me che già si sente morire solo a pensare di muoversi in casa. Ma visto che siamo qui a lamentarci e a cercare di non affogare nei chili di troppo, ti racconto come me la cavo io, che di scuse ne ho quante te, ma di energia ne vorrei il doppio.

Io non corro dietro ai bambini – i miei sono abbastanza grandi da distruggere casa da soli – ma corro su per le scale. Sì, hai capito bene, le scale di casa mia sono diventate il mio stadio personale. Altro che respiri profondi mentre spalmo marmellata, io mi sparo su e giù per i gradini come un matto. Non è una passeggiata tranquilla, eh: faccio sprint, salgo due o tre gradini alla volta a tutta velocità, poi scendo piano, con le gambe che tremano e il cuore che mi esplode in gola. È un massacro, te lo dico io. Dopo cinque minuti sono fradicio di sudore e mi maledico per aver iniziato, ma poi sento le gambe e i glutei che urlano e capisco che qualcosa sta lavorando.

Non ho tempo per la palestra, figurati, tra lavoro e dover gridare ai miei di spegnere la PlayStation prima che mi venga un infarto. Ma le scale? Quelle ce le ho sempre sotto il naso. La mattina, prima di uscire, faccio un paio di giri veloci, tipo cinque salite sparate e cinque discese lente per riprendere fiato. Non serve attrezzatura, non serve un’ora libera, solo un po’ di voglia di soffrire. E soffro, credimi. Però dopo un mese di questo schifo, i jeans non mi strangolano più le cosce e quando mi guardo allo specchio non vedo solo un disastro ambulante.

Durante la giornata, se ho un attimo – e per attimo intendo quei cinque minuti prima che qualcuno mi chiami per lamentarsi di qualcosa – salgo e scendo di nuovo, magari mentre aspetto che il caffè esca dalla moka. È un allenamento da disperati, lo so, ma brucia. Le gambe diventano di cemento, i glutei si tirano su da soli, e io mi sento meno uno straccio. Non è che sogno di diventare un atleta, ma almeno non mi sento fermo come un mobile rotto.

La sera, quando finalmente crollo sul divano, non ho nemmeno la forza di respirare profondo come fai tu. Però, se proprio devo, mi alzo e faccio un ultimo giro di scale, lento, tanto per ricordarmi che sono ancora vivo. Non perdo chili come un pazzo, sia chiaro, ma la bilancia ogni tanto scende e le mie cosce ringraziano. Tu con i tuoi respiri e squat sei un santo, io con le mie scale sono un masochista, ma alla fine il succo è lo stesso: ci muoviamo, sudiamo, e magari un giorno ci guardiamo allo specchio senza voler tirare un pugno al vetro. Basta scuse, sì, ma anche basta illusioni: è una guerra, e le scale sono la mia trincea. Tu continua a respirare, io continuo a salire, e vediamo chi arriva vivo a fine mese.
 
Ehi, ciao a tutti, o meglio, buongiorno se avete già fatto colazione inseguendo i vostri marmocchi. Sono nella stessa barca, incastrato tra lavoro, figli che urlano e un corpo che sembra non voler collaborare. Altro che scuse, qui si tratta di sopravvivenza. Vi racconto come sto cercando di non affogare e magari perdere qualche chilo, perché tanto lo so che siete qui per questo.
Con due bambini e un lavoro che mi succhia l’anima, il tempo per me è un lusso che non esiste. Palestra? Ma per favore, non faccio in tempo neanche a lavarmi i denti in pace. Però ho trovato un modo per respirare – sì, avete letto bene, respirare – e far lavorare questo benedetto corpo senza bisogno di attrezzi o di un’ora libera che non avrò mai. Si tratta di incastrare qualche trucco nei momenti morti, perché fidatevi, di momenti vivi ne ho pochi.
La mattina, mentre preparo la colazione per i piccoli mostri, invece di stare fermo come un palo, faccio respiri profondi, di quelli che ti riempiono i polmoni e ti fanno svegliare il metabolismo. Inspiro contando fino a quattro, tengo il fiato per altri quattro, e poi butto fuori tutto contando fino a sei. Lo faccio mentre spalmo marmellata o verso il latte, e vi giuro che dopo una settimana senti già che il sangue circola meglio. Non è che diventi un modello, ma almeno non ti senti un sacco di patate.
Poi, durante la giornata, quando i miei capi mi fanno venire voglia di urlare o i bambini trasformano casa in un circo, mi fermo un attimo. Non serve chissà cosa: mi metto dritto, spalle indietro, e faccio una decina di respiri lenti, immaginando di spingere fuori lo stress e il grasso insieme. Sembra una stupidaggine, ma tiene a bada la fame nervosa – quella che ti fa aprire il frigo alle tre del pomeriggio per mangiare schifezze.
Per le “vere” mosse, sfrutto i ritagli. Tipo, mentre aspetto che la pasta cuocia, faccio squat veloci – dieci, quindici, quello che riesco prima che qualcuno urli “mammaaa” o “papàà”. Oppure, quando porto fuori la spazzatura, faccio qualche passo veloce in più, inspirando ed espirando come se stessi correndo dalla bilancia. Non è un allenamento da Olimpiadi, ma con il fiatone che mi ritrovo, sento che qualcosa si muove.
La sera, dopo aver messo a letto i nani, mi piazzo sul divano e faccio un altro giro di respiri profondi, stavolta per rilassarmi e non crollare sulla pizza avanzata. Con il telefono in mano, invece di scrollare Instagram, tengo il conto: cinque minuti di inspirazioni ed espirazioni lente, e magari qualche stiramento se non sono troppo distrutto.
Non vi sto dicendo che perdo un chilo al giorno, eh, ma tra questi trucchetti e un po’ di attenzione a non mangiare tutto quello che i bambini lasciano nel piatto, qualcosa si smuove. La bilancia ogni tanto mi fa l’occhiolino, e io non mi sento più un caso perso. Se ce la faccio io con il caos che ho intorno, potete farcela anche voi. Basta scuse, respirate e muovetevi, che il tempo non lo troviamo, ce lo prendiamo e basta.
Ehi, guarda, ti capisco fin troppo bene, sembra di leggere la mia vita. Tra figli che sembrano usciti da un film horror e un lavoro che ti mastica e ti sputa, il tempo per pensare a noi stessi è tipo un sogno lontano. Però, sai, io e mio marito ci stiamo provando, insieme, e ti dico: avere un alleato in questo casino fa tutta la differenza. Non è che siamo diventati atleti, ma stiamo trovando un modo per non arrenderci, e magari perdere qualche chilo senza impazzire.

Tipo te, palestra per noi è una parola che esiste solo nei film. Però abbiamo iniziato a incastrare robe furbe nella giornata, e il trucco più grosso è stato giocare con il mangiare, ma in modo strategico. Abbiamo preso spunto da questa cosa dell’intervallo – non so se hai presente, tipo mangiare solo in certe ore e lasciar riposare lo stomaco per un po’. Non è fame vera e propria, tranquillo, ma più un modo per dare un ritmo al corpo. La mattina, mentre preparo il caffè e mio marito corre dietro ai bambini per vestirli, saltiamo la colazione. Non perché siamo masochisti, ma perché ci siamo accorti che aspettare un po’ prima di mangiare ci fa sentire più leggeri. Intorno alle 11 o mezzogiorno, quando finalmente il caos si calma, ci facciamo un pranzo decente: verdure, qualcosa di proteico, roba che ti sazia senza appesantire. E la sera, cerchiamo di chiudere la cucina presto, tipo entro le 8, così il corpo ha tempo di “respirare” anche lui.

La cosa bella di farlo in due è che ci teniamo d’occhio a vicenda. Se io vedo che lui sta per cedere e aprire il pacco di biscotti mentre guardiamo Netflix, gli lancio un’occhiataccia e gli passo una tisana. E lui fa lo stesso con me quando mi vede fissare il frigo come se dovesse dirmi qualcosa di profondo. Non è sempre facile, eh, a volte litighiamo pure perché siamo stanchi e nervosi, ma alla fine ci ridiamo sopra e ci ricordiamo perché lo facciamo: per stare meglio, per noi e per i nostri figli.

Poi, come te, rubiamo momenti per muoverci. Mentre aspetto che la lavatrice finisca, faccio qualche passo sul posto o un po’ di stretching, e mio marito si unisce se è in casa. Oppure, quando portiamo i bambini al parco, invece di stare seduti a guardarli, camminiamo veloci intorno all’area giochi, parlando di tutto tranne che di bollette e capricci. Non è un workout da palestra, ma senti che il cuore pompa e il corpo ringrazia. E poi, sai, muoverci insieme ci dà una scossa: ci sfidiamo, ci prendiamo in giro, e alla fine ci sentiamo meno soli in questa battaglia.

La bilancia non è che ci fa i complimenti ogni giorno, ma pian piano si muove. E la cosa più bella è che non ci sentiamo più solo due genitori incasinati che inseguono il tempo. Stiamo imparando a prenderci cura di noi, insieme, e questo ci dà una forza che non pensavamo di avere. Quindi, dai, prova a coinvolgere qualcuno che ti sta vicino, che sia il tuo partner o un amico. Non serve fare tutto perfetto, ma avere qualcuno che ti copre le spalle cambia il gioco. E, come dici tu, basta scuse: respiriamo, ci muoviamo, e ce la facciamo.
 
Ehi, guarda, ti capisco fin troppo bene, sembra di leggere la mia vita. Tra figli che sembrano usciti da un film horror e un lavoro che ti mastica e ti sputa, il tempo per pensare a noi stessi è tipo un sogno lontano. Però, sai, io e mio marito ci stiamo provando, insieme, e ti dico: avere un alleato in questo casino fa tutta la differenza. Non è che siamo diventati atleti, ma stiamo trovando un modo per non arrenderci, e magari perdere qualche chilo senza impazzire.

Tipo te, palestra per noi è una parola che esiste solo nei film. Però abbiamo iniziato a incastrare robe furbe nella giornata, e il trucco più grosso è stato giocare con il mangiare, ma in modo strategico. Abbiamo preso spunto da questa cosa dell’intervallo – non so se hai presente, tipo mangiare solo in certe ore e lasciar riposare lo stomaco per un po’. Non è fame vera e propria, tranquillo, ma più un modo per dare un ritmo al corpo. La mattina, mentre preparo il caffè e mio marito corre dietro ai bambini per vestirli, saltiamo la colazione. Non perché siamo masochisti, ma perché ci siamo accorti che aspettare un po’ prima di mangiare ci fa sentire più leggeri. Intorno alle 11 o mezzogiorno, quando finalmente il caos si calma, ci facciamo un pranzo decente: verdure, qualcosa di proteico, roba che ti sazia senza appesantire. E la sera, cerchiamo di chiudere la cucina presto, tipo entro le 8, così il corpo ha tempo di “respirare” anche lui.

La cosa bella di farlo in due è che ci teniamo d’occhio a vicenda. Se io vedo che lui sta per cedere e aprire il pacco di biscotti mentre guardiamo Netflix, gli lancio un’occhiataccia e gli passo una tisana. E lui fa lo stesso con me quando mi vede fissare il frigo come se dovesse dirmi qualcosa di profondo. Non è sempre facile, eh, a volte litighiamo pure perché siamo stanchi e nervosi, ma alla fine ci ridiamo sopra e ci ricordiamo perché lo facciamo: per stare meglio, per noi e per i nostri figli.

Poi, come te, rubiamo momenti per muoverci. Mentre aspetto che la lavatrice finisca, faccio qualche passo sul posto o un po’ di stretching, e mio marito si unisce se è in casa. Oppure, quando portiamo i bambini al parco, invece di stare seduti a guardarli, camminiamo veloci intorno all’area giochi, parlando di tutto tranne che di bollette e capricci. Non è un workout da palestra, ma senti che il cuore pompa e il corpo ringrazia. E poi, sai, muoverci insieme ci dà una scossa: ci sfidiamo, ci prendiamo in giro, e alla fine ci sentiamo meno soli in questa battaglia.

La bilancia non è che ci fa i complimenti ogni giorno, ma pian piano si muove. E la cosa più bella è che non ci sentiamo più solo due genitori incasinati che inseguono il tempo. Stiamo imparando a prenderci cura di noi, insieme, e questo ci dà una forza che non pensavamo di avere. Quindi, dai, prova a coinvolgere qualcuno che ti sta vicino, che sia il tuo partner o un amico. Non serve fare tutto perfetto, ma avere qualcuno che ti copre le spalle cambia il gioco. E, come dici tu, basta scuse: respiriamo, ci muoviamo, e ce la facciamo.
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Ehi eugene90, leggendo il tuo post mi sono proprio rivisto, sembra di guardarmi allo specchio, ma con un cane al guinzaglio! Hai ragione, la vita da genitori è un vortice, e trovare il tempo per prendersi cura di sé è come cercare un ago in un pagliaio. Però, sai, io ho un alleato speciale che mi sta salvando: il mio cane, Milo. E ti giuro, questo peloso è diventato il mio personal trainer senza nemmeno saperlo.

Non so se hai un animale a casa, ma ti racconto come funziona per me, magari ti dà qualche spunto. Milo è un terremoto, un mix di energia e testardaggine, e non c’è verso di ignorarlo quando decide che è ora di uscire. All’inizio, confesso, lo portavo fuori solo per dovere, giusto per non ritrovarmi il tappeto rovinato. Ma poi ho iniziato a notare che quelle passeggiate mi stavano cambiando. Non parlo solo di chili persi, ma proprio di come mi sento. Camminare con lui, anche solo per mezz’ora, mi svuota la testa da tutto il caos: lavoro, figli che urlano, lavatrici da caricare. È come se il mondo rallentasse per un po’, e io riesco a respirare.

La cosa bella è che Milo non accetta scuse. Piove? Lui è lì, con quegli occhioni, che mi fissa come a dire: “Muoviti, umano!”. E così esco, anche quando l’unica cosa che vorrei è collassare sul divano. Abbiamo trovato i nostri rituali: la mattina, prima che la casa si trasformi in un circo, lo porto al parco vicino casa. Non è una corsa da maratoneta, eh, ma un bel passo veloce, con lui che tira e io che cerco di stargli dietro. A volte ci mettiamo a giocare, tipo lanciargli la pallina o corrergli intorno come due matti. Non so se sembro ridicolo, ma ti assicuro che dopo mi sento vivo, con il cuore che batte e un po’ di sudore che mi ricorda che il mio corpo esiste ancora.

E poi, come dici tu, il movimento non deve per forza essere una cosa da palestra. Quando non riesco a fare la passeggiata lunga, porto Milo in giardino e ci inventiamo qualcosa: qualche scatto, un po’ di salti per acchiappare il suo giocattolo. I miei figli, quando sono in vena, si uniscono, e diventa un momento di casino buono, di quelli in cui ridi e ti dimentichi dei problemi. È un modo per stare insieme, per far vedere ai bambini che muoversi è divertente, non una punizione. E, credimi, vedere loro che imitano me e Milo mentre “facciamo ginnastica” è una di quelle cose che ti scalda il cuore.

Non ti nego che a volte è dura. Ci sono giorni in cui sono così stanco che vorrei solo chiudermi in camera, ma Milo non molla, e in fondo lo ringrazio per questo. È come avere un coach che non ti lascia mai mollare, ma senza giudicarti. E poi, piano piano, i risultati arrivano. La bilancia non è ancora mia amica del cuore, ma i jeans che non mi entravano da un anno ora li chiudo senza trattenere il respiro. E, soprattutto, mi sento più forte, più presente, non solo per me ma anche per la mia famiglia.

Il tuo post mi ha colpito perché parli di fare le cose insieme, e credo che sia proprio questo il segreto. Per te è tuo marito, per me è Milo, ma alla fine è la stessa idea: avere qualcuno (o qualcosa!) che ti spinge a non arrenderti. Quindi, se hai un cane o un gatto che ama giocare, prova a sfruttarlo. Non serve fare chissà cosa, basta lasciarsi trascinare un po’ dal loro entusiasmo. E se non hai animali, magari prova a coinvolgere i tuoi figli in qualcosa di attivo, tipo una passeggiata serale tutti insieme. Non sarà perfetto, ma è reale, e alla fine è questo che conta.

Grazie per aver condiviso la tua storia, mi ha fatto venire voglia di raccontare la mia. Continuiamo così, un passo alla volta, che alla fine ce la faremo!