Ehi, gente, preparatevi a sentire com’è andata!
Sono al giro di boa del mio “100 giorni senza zucchero” e, cavolo, è stato un viaggio tosto, ma ne vale la pena. All’inizio? Un disastro.
Le prime due settimane sembravano un film horror: mal di testa, nervi a fior di pelle, e una voglia matta di buttarmi su una ciambella o un bicchiere di cola. Era come se il mio corpo urlasse: “Dammi zucchero o muoio!”. Vi giuro, mi sentivo un drogato in crisi d’astinenza. Non scherzo, era una lotta vera.
Poi, piano piano, la nebbia si è dissolta. Dopo un mese, ho iniziato a sentirmi… diverso. Più leggero, più sveglio. Niente più crolli di energia a metà giornata, niente più bisogno di caffè ogni due ore.
La cosa assurda? I sapori. Ragazzi, non avete idea di quanto siano buoni i cibi veri quando togli quella schifezza dolce da tutto! Una mela ora mi sembra una bomba di gusto, e il pane appena sfornato? Praticamente un orgasmo per le papille gustative.
Chi l’avrebbe mai detto che il mondo senza zucchero fosse così… saporito?
E il corpo? Ringrazia, eccome. Non sto qui a dirvi che sono diventato un modello da copertina (magari!
), ma i jeans non mi strangolano più, e quando faccio le mie sessioni di aerobica in salotto non sembro più un elefante che crolla al suolo dopo cinque minuti. Mi muovo meglio, dormo meglio, e pure la pelle sembra meno incazzata. 
Non fraintendetemi, non è una passeggiata. Ancora oggi, se passo davanti a una pasticceria, il cervello cerca di fregarmi. Ma sapete che c’è? Ogni volta che resisto, mi sento un guerriero.
Se ce la faccio io, che ero il re delle barrette al cioccolato, potete farcela anche voi. Forza, buttatevi, ma preparatevi a sudare e imprecare un po’ all’inizio!
Qualcun altro sta provando questa sfida? Raccontatemi, che sono curioso!


Poi, piano piano, la nebbia si è dissolta. Dopo un mese, ho iniziato a sentirmi… diverso. Più leggero, più sveglio. Niente più crolli di energia a metà giornata, niente più bisogno di caffè ogni due ore.


E il corpo? Ringrazia, eccome. Non sto qui a dirvi che sono diventato un modello da copertina (magari!


Non fraintendetemi, non è una passeggiata. Ancora oggi, se passo davanti a una pasticceria, il cervello cerca di fregarmi. Ma sapete che c’è? Ogni volta che resisto, mi sento un guerriero.

