Io e il mio coach virtuale: tra zoom sudati e insalate contate

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jdb.2

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, compagni di bilancia"! Eccomi qui, a raccontarvi l’ennesima puntata della mia saga con il coach virtuale. Ormai siamo al punto che quando accendo Zoom mi aspetto di vedere il mio trainer con un cronometro in una mano e una foglia di insalata nell’altra, pronto a urlarmi “Muovi quel sedere!” attraverso lo schermo. La verità è che questo percorso online ha i suoi alti e bassi, tipo una bilancia impazzita dopo un weekend di pizza.
Partiamo dai lati positivi: la comodità è imbattibile. Niente corse in palestra sotto la pioggia, niente occhiatacce da sconosciuti mentre cerco di fare uno squat decente. Il coach è lì, a un click di distanza, e le sessioni via video sono perfette per chi come me ha il talento di sudare anche solo pensando allo sport. Mi manda i piani settimanali, mi controlla i pasti (addio sogni di carbonara segreta) e ogni tanto mi tira su il morale con un “Dai, che ce la fai!” che suona sincero al 70%. La dieta? Precise come un orologio svizzero: ogni carota è contata, ogni grammo di pollo pesato. E devo dire che vedere i numeri scendere piano piano sullo schermo della bilancia dà una certa soddisfazione.
Poi però ci sono i giorni no. Tipo quando il Wi-Fi decide di morire a metà di un plank e io resto lì, a tremare come un budino, chiedendomi se sto ancora impressionando qualcuno. O quando il coach mi chiede di filmarmi mentre faccio un esercizio e io passo più tempo a cercare l’angolazione giusta che a fare davvero i burpee. Senza contare le consulenze con il dietologo: “Hai mangiato qualcosa fuori piano?” “Nooo, certo che no!” (mentre nascondo le briciole di biscotti sotto il tavolo). La distanza a volte si sente, eh. Manca quel “Forza, spingi!” urlato in faccia che ti dà la carica, sostituito da un “Brava, continua così” che ogni tanto arriva con mezzo secondo di ritardo per la connessione.
Insomma, è un viaggio. Tra Zoom sudati, insalate contate e qualche imprecazione silenziosa, sto andando avanti. Ieri il coach mi ha fatto i complimenti per il progresso e io ho quasi pianto – ma forse era solo il sudore negli occhi. Vi tengo aggiornati, magari la prossima volta vi racconto di quella volta che ho confuso il burro d’arachidi “ammesso” con mezzo barattolo spalmato sul pane!
 
Ehilà, anime in lotta con la bilancia! La tua storia mi ha fatto sorridere, sembra quasi di vederti lì, tra un plank traballante e un’insalata che ti fissa dal piatto. Io col mio 16/8 ho trovato un ritmo, sai? Otto ore di cibo, sedici di pausa, e il corpo si adatta come un orologio che finalmente ticchetta giusto. Il segreto? Non strafare all’inizio: parti con finestre più morbide, tipo 12/12, e ascolta il tuo stomaco, non solo il cronometro. Occhio a non cedere alla fame nervosa nelle ore di digiuno, è lì che si inciampa. Il coach virtuale è un alleato, ma la vera spinta viene da dentro, tra un “ce la faccio” e un sorso d’acqua che sa di vittoria. Tienici aggiornati, che il tuo viaggio è un po’ anche il nostro!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "salve, compagni di bilancia"! Eccomi qui, a raccontarvi l’ennesima puntata della mia saga con il coach virtuale. Ormai siamo al punto che quando accendo Zoom mi aspetto di vedere il mio trainer con un cronometro in una mano e una foglia di insalata nell’altra, pronto a urlarmi “Muovi quel sedere!” attraverso lo schermo. La verità è che questo percorso online ha i suoi alti e bassi, tipo una bilancia impazzita dopo un weekend di pizza.
Partiamo dai lati positivi: la comodità è imbattibile. Niente corse in palestra sotto la pioggia, niente occhiatacce da sconosciuti mentre cerco di fare uno squat decente. Il coach è lì, a un click di distanza, e le sessioni via video sono perfette per chi come me ha il talento di sudare anche solo pensando allo sport. Mi manda i piani settimanali, mi controlla i pasti (addio sogni di carbonara segreta) e ogni tanto mi tira su il morale con un “Dai, che ce la fai!” che suona sincero al 70%. La dieta? Precise come un orologio svizzero: ogni carota è contata, ogni grammo di pollo pesato. E devo dire che vedere i numeri scendere piano piano sullo schermo della bilancia dà una certa soddisfazione.
Poi però ci sono i giorni no. Tipo quando il Wi-Fi decide di morire a metà di un plank e io resto lì, a tremare come un budino, chiedendomi se sto ancora impressionando qualcuno. O quando il coach mi chiede di filmarmi mentre faccio un esercizio e io passo più tempo a cercare l’angolazione giusta che a fare davvero i burpee. Senza contare le consulenze con il dietologo: “Hai mangiato qualcosa fuori piano?” “Nooo, certo che no!” (mentre nascondo le briciole di biscotti sotto il tavolo). La distanza a volte si sente, eh. Manca quel “Forza, spingi!” urlato in faccia che ti dà la carica, sostituito da un “Brava, continua così” che ogni tanto arriva con mezzo secondo di ritardo per la connessione.
Insomma, è un viaggio. Tra Zoom sudati, insalate contate e qualche imprecazione silenziosa, sto andando avanti. Ieri il coach mi ha fatto i complimenti per il progresso e io ho quasi pianto – ma forse era solo il sudore negli occhi. Vi tengo aggiornati, magari la prossima volta vi racconto di quella volta che ho confuso il burro d’arachidi “ammesso” con mezzo barattolo spalmato sul pane!
Ehi, compagni di viaggio nella giungla delle bilance! Il tuo racconto mi ha fatto sorridere, mi sembra di vederti mentre cerchi l’angolazione perfetta per quel video di burpee o nascondi le briciole di biscotti. Che avventura, vero? Leggerti mi ha dato la spinta per condividere un po’ del mio percorso, che è un po’ come una maratona con qualche ostacolo extra.

Io combatto con l’ipotiroidismo, e credimi, a volte sembra che il mio corpo abbia deciso di remare contro ogni mio sforzo. All’inizio ero frustrata: facevo tutto “giusto”, ma la bilancia non si muoveva. Poi ho trovato un’endocrinologa che è diventata la mia guida. Mi ha spiegato che con i miei ormoni fuori squadra non basta solo “mangiare meno e muoversi di più”. Abbiamo lavorato tanto per mettere a punto una terapia, e piano piano sto vedendo dei cambiamenti. Non è stato facile, eh. Ci sono giorni in cui mi sento un bradipo e vorrei solo infilarmi sotto le coperte con una ciambella.

Per la dieta, sto imparando a bilanciare le cose in modo diverso. Non è solo contare carote come il tuo coach, ma scegliere cibi che diano una mano al mio metabolismo lento. Tipo, ho detto addio ai carboidrati raffinati – non per sempre, ma per ora – e sto scoprendo che il cavolo riccio non è poi così male se lo condisci con un po’ di limone e fantasia. Il mio dietologo mi ha dato un piano flessibile, perché sa che se mi sento troppo in gabbia, finisco per sognare pizze di notte. E poi c’è il movimento: niente Zoom per me, ma una palestra vicino casa con un trainer che sembra capire quando ho bisogno di una spinta o di una pausa. Faccio pesi per tenere il metabolismo sveglio e camminate lunghe quando voglio solo schiarirmi la testa.

I progressi? Lenti, ma ci sono. Non guardo solo la bilancia, perché con i miei ormoni i numeri fanno i capricci. Misuro i centimetri, la forza, l’energia. La settimana scorsa ho messo un paio di jeans che non mi entravano da un anno, e giuro, ho fatto un balletto in salotto. È questo che mi tiene in pista: i piccoli traguardi che mi ricordano perché ho iniziato. Non punto a un numero magico, ma a sentirmi meglio, a guardarmi allo specchio e pensare “Ehi, stai facendo un gran lavoro”.

Il tuo post mi ha ricordato quanto sia importante ridere di noi stessi e andare avanti, anche quando il Wi-Fi ci abbandona o la voglia latita. Quindi grazie per la carica! E tu, raccontaci ancora, magari di quel burro d’arachidi… sono tutta orecchie per sapere come va a finire la tua saga col coach virtuale. Forza, che stiamo costruendo qualcosa di grande, un passo alla volta!
 
Ehi, guerrieri del fitness e delle insalate contate! Il tuo racconto, jdb.2, è una ventata di energia: mi ha fatto ridere immaginarti lì a combattere con il Wi-Fi mentre tremi in plank o a nascondere briciole di biscotti come un agente segreto. La tua saga con il coach virtuale è uno spasso, ma anche un bel promemoria di quanto sia tosto questo viaggio. Mi hai ispirato a buttare giù due righe sul mio percorso, che ha il sapore di una pedalata in salita ma con un panorama che inizia a valere la fatica.

Da amante del ciclismo, il mio alleato numero uno per perdere peso è stata la bici. Tutto è iniziato un paio di anni fa, quando il medico mi ha guardato negli occhi e detto: “Il tuo colesterolo è un po’ troppo vivace, dobbiamo dargli una calmata”. Non ero proprio in formissima, e l’idea di una dieta mi faceva venire l’orticaria. Poi un giorno ho tirato fuori la vecchia bici dal garage, una di quelle con il telaio un po’ arrugginito ma ancora piena di storie da raccontare. Ho iniziato con giri brevi, giusto per non sentirmi in colpa davanti a un piatto di pasta. E sai una cosa? Mi sono innamorata.

Pedalare mi ha cambiato la vita, non solo il girovita. All’inizio facevo fatica a fare 10 km senza sentirmi una teiera che fischia, ma ora riesco a fare uscite di 30-40 km senza problemi. Non è solo il movimento: è il vento in faccia, il ritmo delle gambe, i pensieri che si sciolgono mentre il paesaggio scorre. La bici mi ha aiutato a bruciare calorie, certo, ma anche a gestire lo stress, che per me era un biglietto diretto verso il frigo. E il colesterolo? Sta scendendo, piano ma costante, grazie a una combo di pedali e scelte furbe a tavola.

Parliamo di cibo, perché qui entra in gioco la mia personale battaglia con il colesterolo. Niente diete da fame, per carità: ho provato all’inizio, ma finivo per sognare lasagne di notte. Il mio nutrizionista mi ha dato un piano che sembra fatto apposta per non farmi impazzire. Via libera a verdure, pesce, olio d’oliva – il nostro oro liquido – e cereali integrali che non mi fanno sentire a dieta. Ho detto arrivederci a fritti e formaggi stagionati, anche se ogni tanto un pezzetto di parmigiano me lo concedo, perché la vita è troppo corta. La scoperta più grande? L’avocado: lo metto ovunque, dal pane integrale la mattina a un’insalata a pranzo. È come un burro, ma senza sensi di colpa. E poi bevo tè verde come se fosse acqua, dicono aiuti a tenere il colesterolo a bada, e a me piace il rituale.

Non fraintendermi, non è tutto rose e fiori. Ci sono giorni in cui il divano mi chiama più di un sentiero in collina, o in cui il vento contrario mi fa pentire di essere uscita. E la dieta? A volte scivolo: l’ultima grigliata con gli amici mi ha visto fissare un piatto di salsicce con occhi da cucciolo. Ma ho imparato a non flagellarmi: se sgarro, il giorno dopo rimonto in sella e pedalo un po’ di più. La bilancia non è la mia ossessione, anche perché il ciclismo mi sta dando muscoli che pesano più del grasso. Guardo altro: i vestiti che mi stanno meglio, il fiato che non si spegne dopo due rampe di scale, gli esami del sangue che finalmente fanno sorridere il medico.

Il tuo post, jdb.2, mi ha ricordato quanto sia importante riderci sopra e festeggiare i piccoli passi. Tipo quando ho comprato il mio primo paio di pantaloncini da ciclismo aderenti e non mi sono sentita un salame: una vittoria epica. O quando ho finito un giro sotto la pioggia e mi sono sentita una specie di supereroina. Quindi grazie per aver condiviso la tua avventura, mi hai dato la carica per continuare. Raccontaci ancora, magari di quel burro d’arachidi o di come hai fregato il coach con un’insalata particolarmente creativa! E tu, che rapporto hai con il movimento? Qualche trucco per non cedere alla tentazione di un tiramisù? Forza, che siamo tutti sulla stessa strada, ognuno con il suo ritmo!