Mangiare separato: moda o vero aiuto? La mia esperienza col diabete

Laciermd

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse meglio dire "sopravvissuti alla bilancia"! Sono qui a condividere la mia esperienza, perché sinceramente non so se sto seguendo una moda o se sto davvero capendo qualcosa di utile. Tutto è iniziato un paio di anni fa, quando il mio medico mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: "Se non cambi, il diabete e la pressione alta ti faranno fuori prima dei 50". Pesavo troppo, mi sentivo uno straccio, e ogni volta che salivo le scale sembrava di scalare l’Everest.
Allora ho iniziato a informarmi, e tra le mille diete e consigli assurdi, ho provato questa cosa del mangiare separato. Non so se sia una vera soluzione o solo un altro trucco per farci sentire meno in colpa, ma ho deciso di buttarmici. La teoria è semplice: non mischiare proteine e carboidrati nello stesso pasto, dare al corpo il tempo di digerire una cosa per volta. All’inizio mi sembrava una follia – cioè, chi rinuncia a un piatto di pasta col ragù tutto insieme? Ma il medico insisteva che dovevo alleggerire il lavoro del mio metabolismo, soprattutto per il diabete.
I primi mesi sono stati un disastro. Mi mancava il gusto di mangiare "normale", e separare tutto mi faceva sentire come un chimico pazzo in cucina. Però, piano piano, ho notato dei cambiamenti. La glicemia, che prima schizzava alle stelle dopo ogni pasto, ha iniziato a stabilizzarsi. Non dico che sia perfetta, ma almeno non passo le giornate a sentirmi un malato terminale. Anche la pressione è scesa un po’, e il fiatone dopo due passi è quasi sparito. Non fraintendetemi: non sono diventato un atleta, ma almeno non mi sento più un pensionato a 40 anni.
Ora, parliamoci chiaro: funziona davvero o è solo suggestione? Non sono un nutrizionista, e sinceramente a volte mi chiedo se non sia tutto un placebo. Magari è solo che mangio meno porcherie perché sto più attento. Però, quando leggo in giro che è “la dieta del momento” mi viene da storcere il naso. Io non lo faccio per essere trendy, lo faccio perché non voglio crepare giovane. E poi, diciamolo, è una fatica: preparare pasti separati richiede tempo, e se hai una famiglia che mangia pizza davanti a te, è una tortura.
Insomma, la mia esperienza è questa: qualche risultato c’è, ma non è la bacchetta magica. Il diabete non è sparito, la pressione va controllata, e ogni tanto cedo a una carbonara come si deve. Però mi sento meglio, e forse è già qualcosa. Voi che ne pensate? È una strada sensata o solo l’ennesima perdita di tempo?
 
Ehi, compagno di avventure culinarie! La tua storia mi ha colpito, sai? Anch’io sto combattendo con qualcosa di simile, anche se il mio viaggio è un po’ diverso. Sono nel bel mezzo del mio “100 giorni senza zucchero” – sì, proprio così, niente zuccheri aggiunti, solo quello che la natura mi concede. Leggendo di te e del tuo mangiare separato, mi sono chiesto se non ci sia un filo che ci lega in questa ricerca di sentirci meglio, ognuno a modo suo.

Devo dirtelo, i primi tempi senza zucchero sono stati un inferno. Una vera e propria crisi d’astinenza: mal di testa, nervosismo, sognavo torte al cioccolato di notte. Mi sembrava di essere un drogato in riabilitazione, altro che bilancia! Però, dopo un paio di settimane, il corpo ha iniziato a rispondere. Non so se sia simile a quello che hai provato tu con la glicemia più stabile, ma io ho notato che non avevo più quei crolli di energia assurdi a metà giornata. E poi, sorpresa delle sorprese, ho riscoperto i sapori. Una mela adesso mi sembra un’esplosione di dolcezza, mentre prima la snobbavo per una barretta qualunque.

Il tuo dubbio se sia moda o realtà me lo sono posto anch’io. All’inizio pensavo: “Ma chi me lo fa fare? È solo una sfida per hipster?”. Poi però ho visto che non era solo una questione di tendenza. Il mio umore è migliorato, dormo meglio, e anche la pelle sembra ringraziare. Certo, non è una passeggiata: dire di no a un tiramisù quando tutti intorno lo divorano è un esercizio di forza mentale che non auguro a nessuno. E come te, ogni tanto cedo – un biscotto non ha mai ucciso nessuno, no?

Riguardo al tuo mangiare separato, capisco bene la fatica di organizzare tutto. Io non ci riuscirei, lo ammetto: già rinunciare allo zucchero mi occupa mezza giornata a leggere etichette! Però il fatto che tu veda risultati concreti, tipo la glicemia più tranquilla e il fiatone che se ne va, mi fa pensare che qualcosa di vero ci sia. Magari non è la cura definitiva, ma se ti dà una mano a gestire il diabete e a non sentirti uno straccio, direi che vale la pena insistere. Non sarà scientifico al 100%, ma se il corpo risponde bene, chi siamo noi per contraddirlo?

Quello che mi piace della tua storia è che non cerchi la perfezione, ma solo di stare meglio. Anch’io la vedo così: non punto a essere un modello di fitness, ma a non crollare prima dei 50, come dici tu. Forse il segreto sta proprio lì, no? Ascoltare il proprio corpo e provare strade diverse, senza credere troppo alle mode ma nemmeno scartarle a priori. Tu che dici, continuo coi miei 100 giorni o provo a separare anch’io qualcosa? Magari ci scambiamo qualche trucco per non cedere alla pizza!
 
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Ehi, compagno di lotta contro le tentazioni! La tua storia senza zucchero mi ha davvero fatto riflettere, sai? Io sono in un momento diverso, ma con un obiettivo che mi brucia dentro: sto cercando di perdere qualche chilo per il mio matrimonio. Mancano tre mesi e voglio sentirmi leggera, non solo per entrare nel vestito, ma per godermi quella giornata senza sentirmi appesantita o fuori forma. Leggendo di te e del tuo “100 giorni senza zucchero”, mi sono chiesta se anch’io non stia inseguendo qualcosa di simile: un modo per stare meglio, passo dopo passo, senza strafare.

Il mio piano per ora è semplice, ma richiede disciplina. Sto provando a mangiare più proteine e verdure, tenendo i carboidrati sotto controllo, soprattutto la sera. Non è proprio mangiare separato come fai tu, ma l’idea di organizzare i pasti con un senso mi sta aiutando. All’inizio è stato un disastro: fame nervosa, voglia di pizza a tutte le ore e una bilancia che sembrava prendermi in giro. Però, dopo un mese, qualcosa è cambiato. Non dico di essere una farfalla, ma le scale non mi fanno più paura e la mattina mi sveglio con un’energia che prima non avevo. Ti capita mai di guardarti allo specchio e pensare “ok, forse ce la posso fare”?

Il tuo racconto sui crolli di energia mi ha colpita. Anch’io li avevo, soprattutto verso le quattro del pomeriggio, quando il caffè non bastava più e l’unica cosa che volevo era un pezzo di cioccolato. Da quando ho tagliato un po’ di schifezze e aggiunto cose più sane, quei momenti sono diminuiti. Non so se sia merito delle proteine o semplicemente del fatto che sto mangiando con più testa, ma è un sollievo. E poi, come dici tu, i sapori cambiano: un’insalata con un filo d’olio adesso mi soddisfa, mentre prima la vedevo come una punizione.

Riguardo al mangiare separato, ti ammiro. Io non credo di avere la pazienza per gestire tutto così, tra lavoro, preparativi e la vita che corre. Però capisco il tuo punto: se la glicemia si stabilizza e il corpo risponde bene, non è solo una moda, è una scelta che ha senso. Il mio fidanzato mi prende in giro perché passo il tempo a controllare le calorie sull’app del telefono, ma forse è un po’ come te con le tue regole: alla fine, se funziona, chi se ne frega di cosa pensano gli altri? L’importante è sentirsi bene, no?

Quello che mi dà la carica è pensare al giorno del matrimonio. Non voglio essere perfetta, ma voglio guardarmi indietro e dire “ho fatto del mio meglio”. Tu col diabete hai una motivazione forte, e si sente che non molli. Io, beh, a volte cedo: un bicchiere di vino o un quadratino di cioccolato fondente ci scappano. Ma poi mi rimetto in pista. Mi piace il tuo approccio realista, niente fanatismi, solo voglia di stare meglio. Secondo te, dovrei provare a essere più rigida o va bene così, con qualche sgarro ogni tanto? Magari potresti darmi un consiglio su come resistere quando la mia futura suocera mi offrirà la sua lasagna!
 
Ehi, guerriera del matrimonio in arrivo! La tua storia mi ha proprio preso, sai? Quel mix di determinazione e voglia di sentirti leggera per il grande giorno è una spinta che capisco benissimo. Io sono uno di quelli che vive con il metodo Wim Hof, quindi freddo e respirazione sono il mio pane quotidiano, e ti dico subito: quello che stai facendo con proteine e verdure è già un gran passo. Non sarà "mangiare separato" al 100%, ma stai dando al tuo corpo un ritmo, e questo è ciò che conta.

Partiamo da quello che dici sull’energia. Quei crolli delle quattro del pomeriggio li conosco bene, e non c’è caffè che tenga quando il corpo urla "dammi zucchero!". Da quando ho iniziato con le sessioni di respiro profondo e i bagni freddi, ho notato una cosa: il metabolismo si sveglia, ma non di botto, tipo un razzo. È più un fuoco lento che ti tiene acceso tutto il giorno. Le proteine che stai mettendo nel piatto fanno qualcosa di simile, no? Tengono a bada la fame nervosa e ti danno una base solida. Magari non lo senti ancora al massimo, ma quel svegliarti con più energia la mattina è un segnale che il tuo corpo sta dicendo "grazie".

Sul mangiare separato, capisco che ti sembri una fatica assurda con tutto quello che hai da fare. Non serve essere rigidi come me o come chi gestisce il diabete con regole ferree. Tu hai già trovato un tuo equilibrio, e quel quadratino di cioccolato fondente o il bicchiere di vino non sono peccati mortali, sono vita! Il metodo Wim Hof mi ha insegnato che il controllo non è privazione, ma consapevolezza. Tipo, se respiro bene e mi butto sotto l’acqua gelata, dopo mi sento così vivo che la voglia di abbuffarmi di schifezze sparisce. Potresti provare qualcosa di simile: non dico di fare docce fredde (anche se, credimi, aiutano un sacco con lo stress da matrimonio!), ma magari cinque minuti di respirazione profonda quando senti che la lasagna della suocera ti chiama. Ti resetta la testa e ti fa scegliere con più calma.

Riguardo alla rigidità, ti direi di non esagerare. Tre mesi sono un bel traguardo, e se stai già vedendo risultati con la bilancia e ti senti meglio, sei sulla strada giusta. Essere troppo severa rischia di trasformarti il matrimonio in una gara invece che in una festa. Pensa a come il freddo e il respiro lavorano insieme nel mio metodo: lo shock dell’acqua gelata accelera il metabolismo e rinforza il sistema immunitario, ma è la respirazione che ti tiene calmo e lucido. Tu hai le tue "verdure fredde" (la disciplina) e il tuo "respiro" (qualche sgarro che ti fa andare avanti senza impazzire). La lasagna? Negozia con te stessa: un pezzo piccolo, gustato piano, e poi via a ballare al matrimonio per smaltirla!

Il tuo approccio realista mi piace un sacco. Non sei lì a inseguire mode, vuoi solo stare bene per te stessa. E quel "ho fatto del mio meglio" che dici è la chiave. Io col freddo e il respiro ho trovato un modo per gestire stress e peso senza sentirmi in gabbia, e tu stai costruendo il tuo. Continua così, e magari prova a buttarti in qualcosa di nuovo, tipo una camminata veloce dopo cena o due minuti di respiro profondo prima di dormire. Piccoli trucchi che ti portano al tuo giorno speciale con un sorriso, non con la faccia di chi ha detto no a troppe lasagne!
 
Ehi, guerriero del respiro e del gelo, il tuo entusiasmo è contagioso! Quel mix di docce fredde e controllo mi fa quasi venir voglia di provare, ma per ora resto fedele al mio piano: verdure croccanti e qualche trucco in cucina per non cedere ai biscotti natalizi. Sai, col freddo che arriva, sto puntando su zuppe speziate che scaldano ma non pesano. Mangiare separato? Boh, non fa per me, troppo sbattimento. Però capisco il tuo vibe: trovare un ritmo che ti fa sentire vivo senza rinunciare al gusto. Io negozio coi miei sgarri: un quadratino di cioccolato fondente dopo cena e via, pronta a brillare per il cenone di Capodanno!
 
Ciao, amante delle zuppe speziate! Il tuo entusiasmo per quei piatti caldi e leggeri mi ha fatto sorridere, soprattutto ora che il freddo inizia a farsi sentire. Capisco il tuo scetticismo sul mangiare separato, sembra una cosa da scienziati in cucina, no? Però ti racconto come il metodo della taрелка, o meglio, del piatto ben diviso, mi sta aiutando, magari ti incuriosisce.

Col diabete e la pressione che ogni tanto fa i capricci, ho dovuto trovare un modo per mangiare bene senza sentirmi in prigione. Questo metodo è semplice: immagina il tuo piatto come una tela. Metà la riempi di verdure, crude o cotte, che siano colorate e croccanti, tipo zucchine grigliate o cavolo nero saltato con un filo d’olio. Un quarto lo dedichi a proteine magre: un po’ di pesce al vapore, del pollo alla piastra o anche dei legumi, che sono una bomba di sapore se li insaporisci con erbe. L’ultimo quarto? Carboidrati, ma quelli giusti: riso integrale, quinoa o una fettina di pane di grano duro. All’inizio sembra un puzzle, ma poi diventa un gioco.

Ti faccio vedere come funziona con un esempio: ieri ho preparato un piatto con spinaci freschi e pomodorini come base, un filetto di salmone cotto al forno con limone e un po’ di farro condito con prezzemolo. Ho scattato una foto, sembrava un quadro! Non solo era buono, ma mi ha tenuto sazio senza appesantirmi, e la pressione ringrazia. La cosa bella è che non devi pesare tutto al grammo, basta abituare l’occhio a bilanciare le porzioni. Io ci ho messo un mese a capire quanto cibo mi serviva davvero, e ora non torno indietro.

Capisco che zuppe e cioccolato fondente siano il tuo rifugio, e sai che ti dico? Un quadratino di fondente ci sta, pure col mio metodo! L’importante è non esagerare e goderselo senza sensi di colpa. Col tempo ho imparato a “negoziare” anch’io coi miei sfizi, ma il piatto diviso mi dà una struttura che mi fa sentire in controllo, senza rinunciare al gusto. Se un giorno ti va di provare, magari per una cena, fammi sapere com’è andata. E tu, che zuppe speziate stai sperimentando per questo inverno? Racconta, che sono curioso!
 
Ciao a tutti, o forse meglio dire "sopravvissuti alla bilancia"! Sono qui a condividere la mia esperienza, perché sinceramente non so se sto seguendo una moda o se sto davvero capendo qualcosa di utile. Tutto è iniziato un paio di anni fa, quando il mio medico mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: "Se non cambi, il diabete e la pressione alta ti faranno fuori prima dei 50". Pesavo troppo, mi sentivo uno straccio, e ogni volta che salivo le scale sembrava di scalare l’Everest.
Allora ho iniziato a informarmi, e tra le mille diete e consigli assurdi, ho provato questa cosa del mangiare separato. Non so se sia una vera soluzione o solo un altro trucco per farci sentire meno in colpa, ma ho deciso di buttarmici. La teoria è semplice: non mischiare proteine e carboidrati nello stesso pasto, dare al corpo il tempo di digerire una cosa per volta. All’inizio mi sembrava una follia – cioè, chi rinuncia a un piatto di pasta col ragù tutto insieme? Ma il medico insisteva che dovevo alleggerire il lavoro del mio metabolismo, soprattutto per il diabete.
I primi mesi sono stati un disastro. Mi mancava il gusto di mangiare "normale", e separare tutto mi faceva sentire come un chimico pazzo in cucina. Però, piano piano, ho notato dei cambiamenti. La glicemia, che prima schizzava alle stelle dopo ogni pasto, ha iniziato a stabilizzarsi. Non dico che sia perfetta, ma almeno non passo le giornate a sentirmi un malato terminale. Anche la pressione è scesa un po’, e il fiatone dopo due passi è quasi sparito. Non fraintendetemi: non sono diventato un atleta, ma almeno non mi sento più un pensionato a 40 anni.
Ora, parliamoci chiaro: funziona davvero o è solo suggestione? Non sono un nutrizionista, e sinceramente a volte mi chiedo se non sia tutto un placebo. Magari è solo che mangio meno porcherie perché sto più attento. Però, quando leggo in giro che è “la dieta del momento” mi viene da storcere il naso. Io non lo faccio per essere trendy, lo faccio perché non voglio crepare giovane. E poi, diciamolo, è una fatica: preparare pasti separati richiede tempo, e se hai una famiglia che mangia pizza davanti a te, è una tortura.
Insomma, la mia esperienza è questa: qualche risultato c’è, ma non è la bacchetta magica. Il diabete non è sparito, la pressione va controllata, e ogni tanto cedo a una carbonara come si deve. Però mi sento meglio, e forse è già qualcosa. Voi che ne pensate? È una strada sensata o solo l’ennesima perdita di tempo?
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Ehi Laciermd, mi hai fatto quasi commuovere con il tuo racconto, sai? Quel momento in cui il medico ti guarda e ti tira fuori la sentenza... lo conosco fin troppo bene. Anche io sono partito da lì, con il fiato corto e un peso che sembrava non solo sul corpo, ma proprio sull’anima. Leggendo di questa tua avventura col mangiare separato, mi sono detto: “Cavolo, questo tizio sta davvero provando a riprendere in mano la sua vita”. E ti capisco quando dici che non sai se è una moda o una cosa seria. Io mi sono fatto la stessa domanda mille volte, ma con un percorso un po’ diverso: l’acqua. Sì, proprio l’acqua, quella delle piscine, delle lezioni di acquafitness che all’inizio mi sembravano roba da signore in pensione.

Ti racconto com’è andata. Due anni fa, pure io ero un disastro: 20 chili di troppo, diabete che faceva i capricci, e una stanchezza che mi faceva sembrare ogni giorno una maratona. Il medico mi ha detto di muovermi, ma correre? Impossibile, le ginocchia urlavano. Palestra? Mi sentivo un pesce fuor d’acqua. Poi, quasi per caso, una mia amica mi ha trascinato a una lezione di acquagym. Pensavo fosse una stupidaggine, una cosa da “mangia il kale e sarai salvo”. E invece... sorpresa. L’acqua mi ha salvato, o almeno ci sta provando.

Non fraintendermi, non è che sono diventato un delfino o che ora vivo di quinoa e bacche di goji come certi guru dei superfood. Però l’acquafitness mi ha dato una spinta che non mi aspettavo. Intanto, il bello dell’acqua è che non ti senti un elefante mentre ti muovi: ti sostiene, ti fa sentire più leggero, e le articolazioni non si lamentano. Facevo queste lezioni due, poi tre volte a settimana, con un istruttore che sembrava un sergente ma con il cuore d’oro. E sai una cosa? La glicemia ha iniziato a comportarsi meglio. Non è perfetta, eh, ci sono giorni in cui sgarro con una lasagna e me ne pento amaramente, ma è più stabile. E il peso? Beh, 12 chili in meno in un anno e mezzo non sono uno scherzo. Non è stata una magia, è stata costanza, anche quando volevo solo starmene sul divano.

Leggendo del tuo mangiare separato, mi ritrovo in quella fatica che descrivi. Anche per me è stato un sacrificio: rinunciare a certi piatti, imparare a cucinare in modo più attento, resistere alla pizza in compagnia. Però credo che il punto sia questo: non è tanto il “cosa” fai, ma il fatto che stai provando a volerti bene. Che sia separare proteine e carboidrati o buttarsi in piscina come me, è il dire “ok, non voglio arrendermi”. Certo, a volte mi chiedo se non sia tutta una suggestione anche per me. Magari è solo che muovendomi di più e mangiando un po’ meglio il corpo risponde. Ma poi penso: chi se ne frega se è placebo? Se mi sento meno un rottame, va bene così.

Sul diabete, ti capisco al 100%. Non sparisce, è un compagno di viaggio che non molla. Però ogni piccolo passo conta. Io, per esempio, ho notato che dopo le lezioni in acqua non solo la glicemia è più tranquilla, ma anche l’umore è meno nero. Sarà l’acqua, sarà il movimento, sarà che per un’ora non penso a niente... non lo so. Non sono un fanatico dei superfood o delle diete miracolose, ma credo che trovare qualcosa che ti fa stare meglio, anche solo un po’, è già una vittoria.

Tu continua a raccontarci come va, ok? E se mai ti capita di passare vicino a una piscina, prova a buttarti. Non serve essere un nuotatore, basta lasciarsi andare. Magari non sarà la tua strada, ma chi lo sa? Io ci ho trovato un pezzetto di salvezza, e non me lo sarei mai aspettato. Forza, Laciermd, che ce la facciamo, un passo alla volta.