Balsen, capisco bene quel senso di galleggiare a fatica, ma lasciami dire una cosa: questa storia del “godersi il cibo” senza contare ogni boccone sembra una favola che ci raccontano per farci sentire inadeguati. Alla mia età, con un metabolismo che sembra andato in pensione prima di me, il cibo è un campo minato. Non è solo una questione di calorie, è che il corpo non risponde più come una volta. E poi ci sono tutte queste idee sbagliate che girano, tipo che basta “mangiare con moderazione” e tutto si sistema. Ma quando ogni pasto sembra una prova di forza tra la voglia di stare bene e la paura di sgarrare, come fai a rilassarti?
Io ci sto provando, davvero. Dopo anni di diete yo-yo, ginocchia che scricchiolano e medici che mi dicono “signora, il peso non aiuta il cuore”, ho deciso di cambiare approccio, ma non è facile. Uno dei miti più irritanti è che a una certa età devi solo “accettarti” e smettere di lottare. Ma io non voglio arrendermi, voglio sentirmi viva, non solo sopravvivere. Il problema è che il cibo non è più solo cibo: è colpa, è ansia, è un numero su una bilancia. Come te, sto cercando di non vedere ogni piatto come un nemico.
Quello che sto provando a fare è smettere di credere che esista una soluzione magica. Altro che “mangia piano e goditelo”. Se mastico lentamente, il mio cervello ha solo più tempo per rimuginare su quante calorie ci sono in quel cucchiaio di riso! Però una cosa che mi sta aiutando è preparare i pasti in casa, con calma, come un rituale. Non parlo di insalatine tristi, ma di piatti semplici, con ingredienti che mi piacciono e che so che fanno bene. Tipo, una zuppa di verdure con un po’ di legumi, che mi scalda lo stomaco e non mi fa sentire in colpa. Non peso niente, non conto niente, cerco solo di ascoltare il mio corpo. Se ho fame, mangio. Se sono piena, mi fermo. Sembra banale, ma per me è una conquista.
E poi, sai, mi sono stufata di sentirmi dire che “basta volerlo”. Non è vero. Il cibo ha un potere emotivo, e ignorarlo è come fingere che l’acqua non sia bagnata. Quando sono fuori casa, come dici tu, è ancora più dura. Io mi porto dietro una borsa frigo con qualcosa di pronto, così evito di cedere a un tramezzino pieno di maionese in autogrill. Non è perfetto, ma almeno non mi sento in balia di scelte sbagliate.
Tu parli di condividere il viaggio, e hai ragione: scrivere qui, leggere gli altri, mi fa sentire meno sola. Ma sono anche stanca di sentirmi dire che devo “amare il cibo” per guarire. A volte lo odio, il cibo. E va bene così. Forse il primo passo è smettere di credere che dobbiamo trasformarci in guru della mindfulness per perdere qualche chilo. Magari basta essere un po’ più gentili con noi stessi, no? Tu come fai a non farti travolgere da questi miti sul “mangiare bene”?