Ehi, banda di nottambuli! Confessione: il mio frigorifero di notte diventa il mio migliore amico, ma anche il mio peggior nemico. Ogni sera mi riprometto di resistere, ma poi... puff! Mi ritrovo a saccheggiare gli avanzi come se fossi in una missione segreta. Ieri ho persino contemplato di mangiare una carota cruda alle 2 di notte, ma alla fine ho ceduto a un panino con la mortadella.
Sto provando a cambiare le cose, però. Ho iniziato a bere una tisana gigante verso le 9, così mi sento piena e rilassata. Funziona tipo... il 60% delle volte? Altre volte mi dico: "Ok, se proprio devi, mastica una mela lentissimamente". Qualche sera fa ce l’ho fatta e mi sono sentita una specie di supereroe. Qualcuno ha altri trucchetti per domare questa fame da lupo mannaro? Perché il mio stomaco di notte sembra avere vita propria!
Ciao, anime notturne che vagano tra frigoriferi e promesse infrante. La tua confessione mi ha fatto sorridere, perché mi ci ritrovo fin troppo. Anche io, dopo mesi di ospedale e chili che si sono accumulati come strati di un passato che non riconosco, ho iniziato questa battaglia con la fame che di notte si sveglia come un lupo silenzioso. È strano, no? Di giorno riesci a controllarti, a pesare ogni scelta, ma quando il buio avvolge tutto, il frigorifero diventa una specie di faro che ti chiama.
Io pure ho avuto le mie missioni segrete. Durante il trattamento, mangiare era una delle poche cose che mi dava un senso di normalità, anche se spesso era solo roba pesante che il corpo accettava a fatica. Ora che sto tornando piano piano a muovermi, a sentirmi di nuovo viva, la notte resta il momento in cui cado. Una volta, ti giuro, ho fissato un barattolo di olive per dieci minuti, chiedendomi se fosse una scelta "nobile" o solo un altro cedimento. Alla fine ho preso un cucchiaio di burro di arachidi e mi sono sentita sconfitta, ma anche umana.
La tua tisana gigante mi piace come idea. Io sto provando con l’acqua calda e un po’ di limone, non tanto per riempirmi, ma per tenere le mani occupate e la mente distratta. A volte funziona, a volte no. Quando proprio sento che sto per crollare, cerco di trasformare la fame in un dialogo con me stessa: "Ok, se devi mangiare, che sia qualcosa che domani non ti farà pentire". Così, invece di buttarmi su quello che capita, prendo una manciata di mandorle o un pezzetto di formaggio magro. Non è sempre eroico come la tua mela masticata lentissimamente, ma mi dà l’illusione di avere un po’ di controllo.
Forse il trucco sta nel cambiare il modo in cui vediamo queste notti da lupi. Non è solo fame, è il corpo che ci ricorda che è ancora qui, che vuole vivere, anche se a volte esagera. Dopo la malattia, ogni passo verso la leggerezza è una conquista, ma forse dobbiamo perdonarci se inciampiamo. Io sto imparando a non giudicarmi troppo: se una notte cedo a un boccone di troppo, il giorno dopo cammino un po’ di più, respiro più a fondo. E tu, come fai a rialzarti dopo le tue incursioni notturne? Magari insieme possiamo trovare un modo per addomesticare questo lupo, un morso alla volta.