Sollevo pesi, ma la testa mi pesa di più: come trovo l'equilibrio?

infinitydev50

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6 Marzo 2025
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Ehi, raga, mi sa che sto girando in tondo. Sollevo pesi, mi alleno, sudo, sento i muscoli che tirano, ma poi? La testa è sempre lì, pesante come un macigno. Non parlo solo di stanchezza, eh, è proprio quel loop mentale: "Sto facendo abbastanza? Dovrei mangiare meno? O di più? Ma se mangio di più, poi che succede?". È come se ogni squat o panca fosse una lotta non solo col bilanciere, ma anche con me stesso.
Ho provato a seguire diete, a contare calorie, a fare schemi rigidi. All’inizio sembra tutto sotto controllo, ma poi mi ritrovo a fissare il frigo come se fosse un puzzle impossibile. Ultimamente sto cercando di cambiare approccio, sapete? Tipo ascoltare di più il corpo, mangiare quando ho fame davvero, non quando l’orologio dice che è ora. Ma cavolo, è difficile! La palestra mi dà una spinta, mi fa sentire forte, ma poi c’è sempre quella voce che mi dice: "Non stai facendo abbastanza per quell’obiettivo". E quale obiettivo, poi? Un numero sulla bilancia? Uno specchio che mi dica "ok, ora vai bene"?
Leggevo di questa cosa dell’alimentazione intuitiva, che non è proprio una dieta ma più un modo di capire cosa vuole il tuo corpo senza impazzire con le regole. Tipo, magari oggi ho voglia di un piatto di pasta e domani di un’insalata, e va bene così. Però mi chiedo: come si fa a fidarsi di se stessi quando per anni ti sei detto che devi controllarti? E poi, con l’allenamento di forza, non è che rischi di mangiare troppo o troppo poco e mandare all’aria i progressi?
Non so, magari qualcuno di voi c’è passato. Come fate a bilanciare la palestra, il cibo, e tutto il casino che ci gira intorno nella testa? Perché io mi sento un po’ perso, come se stessi provando a sollevare un peso che non riesco nemmeno a vedere.
 
Ehi, raga, mi sa che sto girando in tondo. Sollevo pesi, mi alleno, sudo, sento i muscoli che tirano, ma poi? La testa è sempre lì, pesante come un macigno. Non parlo solo di stanchezza, eh, è proprio quel loop mentale: "Sto facendo abbastanza? Dovrei mangiare meno? O di più? Ma se mangio di più, poi che succede?". È come se ogni squat o panca fosse una lotta non solo col bilanciere, ma anche con me stesso.
Ho provato a seguire diete, a contare calorie, a fare schemi rigidi. All’inizio sembra tutto sotto controllo, ma poi mi ritrovo a fissare il frigo come se fosse un puzzle impossibile. Ultimamente sto cercando di cambiare approccio, sapete? Tipo ascoltare di più il corpo, mangiare quando ho fame davvero, non quando l’orologio dice che è ora. Ma cavolo, è difficile! La palestra mi dà una spinta, mi fa sentire forte, ma poi c’è sempre quella voce che mi dice: "Non stai facendo abbastanza per quell’obiettivo". E quale obiettivo, poi? Un numero sulla bilancia? Uno specchio che mi dica "ok, ora vai bene"?
Leggevo di questa cosa dell’alimentazione intuitiva, che non è proprio una dieta ma più un modo di capire cosa vuole il tuo corpo senza impazzire con le regole. Tipo, magari oggi ho voglia di un piatto di pasta e domani di un’insalata, e va bene così. Però mi chiedo: come si fa a fidarsi di se stessi quando per anni ti sei detto che devi controllarti? E poi, con l’allenamento di forza, non è che rischi di mangiare troppo o troppo poco e mandare all’aria i progressi?
Non so, magari qualcuno di voi c’è passato. Come fate a bilanciare la palestra, il cibo, e tutto il casino che ci gira intorno nella testa? Perché io mi sento un po’ perso, come se stessi provando a sollevare un peso che non riesco nemmeno a vedere.
Ehi, raga, vi leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, ma di quelli che ti fanno vedere pure i difetti che non vuoi ammettere. La tua lotta col bilanciere e col frigo? Ci sono passato, e pure di brutto. Qualche anno fa avevo tirato giù un bel po’ di chili, sudando in palestra come un matto e contando ogni grammo di riso come se fosse oro. Mi sentivo una roccia, sai? Specchio, foto, complimenti: tutto filava. Ma poi, puff, il peso è tornato, come un ex che non molla. E non è solo la bilancia, è proprio la testa che si incasina di nuovo.

Il mio errore? Pensavo di avere tutto sotto controllo. Dieta ferrea, allenamenti a mille, e quella vocina che mi diceva “se molli, sei finito”. E infatti ho mollato. Non di botto, eh, ma a pezzetti: una pizza con gli amici, un “vabbè, domani recupero”, e poi un mese dopo mi ritrovo a chiedermi come cavolo ho fatto a tornare al punto di partenza. È stato un pugno nello stomaco, perché non era solo il peso: era il senso di fallimento. Tipo, “ma come, ce l’avevo fatta e ora sono di nuovo qui?”. Ti avviso, amico: quel loop mentale che descrivi, quello che ti fa dubitare di ogni boccone e di ogni ripetizione, è una trappola bastarda. E se non la affronti, ti frega ancora.

Ora sto provando a ripartire, ma diversamente. Tipo te, ho sentito parlare di questa alimentazione intuitiva, e all’inizio mi sembrava una cavolata: come faccio a fidarmi del mio corpo se per anni mi ha portato a strafogarmi di schifezze? Però sto provando, piano piano. Non è che da un giorno all’altro diventi un guru del “mangia quando hai fame”. Ci vuole tempo, e soprattutto ci vuole coraggio per lasciar andare le regole. Per esempio, sto cercando di mangiare più roba che mi sazia davvero, tipo verdure, legumi, cose che riempiono senza farti sentire in colpa. Non dico di diventare un monaco, ma magari un piatto di lenticchie con un po’ di verdure grigliate ti tiene a bada la fame senza bisogno di pesare tutto al milligrammo.

Sul lato palestra, continuo a sollevare, perché come dici tu, dà una botta di energia pazzesca. Ma sto imparando a non farmi ossessionare dai numeri: non solo la bilancia, ma pure i carichi. Se un giorno non spingo come un toro, pace, ci riprovo domani. Il punto è smettere di vedere l’allenamento come una punizione o un “devo” per meritarmi il cibo. È un casino, lo so, perché la testa ti rema contro. Tipo, l’altro giorno ho mangiato un bel piatto di pasta al pomodoro, e subito dopo mi sono chiesto se avevo rovinato tutto. Poi mi sono fermato e ho pensato: “Ma che cavolo, era buono, mi ha fatto stare bene, domani magari mangio più leggero e via”.

Il mio consiglio, se me lo permetti, è di non cercare l’equilibrio perfetto, perché non esiste. È più un gioco di tentativi: ascolta il corpo, ma non ignorare del tutto la testa. Magari prova a scriverti cosa mangi e come ti senti, non per controllarti ma per capirti meglio. E parla, cavolo, parla con qualcuno che ci è passato, perché sentirsi meno soli in questo casino fa la differenza. Io ci sto riprovando, e non ti nego che a volte mi sembra di scalare una montagna con le ciabatte. Ma sai che c’è? Ogni passo conta, anche se è piccolo. Tu che dici, ci proviamo a non lasciarci schiacciare da quel peso invisibile?
 
Ehi, raga, vi leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, ma di quelli che ti fanno vedere pure i difetti che non vuoi ammettere. La tua lotta col bilanciere e col frigo? Ci sono passato, e pure di brutto. Qualche anno fa avevo tirato giù un bel po’ di chili, sudando in palestra come un matto e contando ogni grammo di riso come se fosse oro. Mi sentivo una roccia, sai? Specchio, foto, complimenti: tutto filava. Ma poi, puff, il peso è tornato, come un ex che non molla. E non è solo la bilancia, è proprio la testa che si incasina di nuovo.

Il mio errore? Pensavo di avere tutto sotto controllo. Dieta ferrea, allenamenti a mille, e quella vocina che mi diceva “se molli, sei finito”. E infatti ho mollato. Non di botto, eh, ma a pezzetti: una pizza con gli amici, un “vabbè, domani recupero”, e poi un mese dopo mi ritrovo a chiedermi come cavolo ho fatto a tornare al punto di partenza. È stato un pugno nello stomaco, perché non era solo il peso: era il senso di fallimento. Tipo, “ma come, ce l’avevo fatta e ora sono di nuovo qui?”. Ti avviso, amico: quel loop mentale che descrivi, quello che ti fa dubitare di ogni boccone e di ogni ripetizione, è una trappola bastarda. E se non la affronti, ti frega ancora.

Ora sto provando a ripartire, ma diversamente. Tipo te, ho sentito parlare di questa alimentazione intuitiva, e all’inizio mi sembrava una cavolata: come faccio a fidarmi del mio corpo se per anni mi ha portato a strafogarmi di schifezze? Però sto provando, piano piano. Non è che da un giorno all’altro diventi un guru del “mangia quando hai fame”. Ci vuole tempo, e soprattutto ci vuole coraggio per lasciar andare le regole. Per esempio, sto cercando di mangiare più roba che mi sazia davvero, tipo verdure, legumi, cose che riempiono senza farti sentire in colpa. Non dico di diventare un monaco, ma magari un piatto di lenticchie con un po’ di verdure grigliate ti tiene a bada la fame senza bisogno di pesare tutto al milligrammo.

Sul lato palestra, continuo a sollevare, perché come dici tu, dà una botta di energia pazzesca. Ma sto imparando a non farmi ossessionare dai numeri: non solo la bilancia, ma pure i carichi. Se un giorno non spingo come un toro, pace, ci riprovo domani. Il punto è smettere di vedere l’allenamento come una punizione o un “devo” per meritarmi il cibo. È un casino, lo so, perché la testa ti rema contro. Tipo, l’altro giorno ho mangiato un bel piatto di pasta al pomodoro, e subito dopo mi sono chiesto se avevo rovinato tutto. Poi mi sono fermato e ho pensato: “Ma che cavolo, era buono, mi ha fatto stare bene, domani magari mangio più leggero e via”.

Il mio consiglio, se me lo permetti, è di non cercare l’equilibrio perfetto, perché non esiste. È più un gioco di tentativi: ascolta il corpo, ma non ignorare del tutto la testa. Magari prova a scriverti cosa mangi e come ti senti, non per controllarti ma per capirti meglio. E parla, cavolo, parla con qualcuno che ci è passato, perché sentirsi meno soli in questo casino fa la differenza. Io ci sto riprovando, e non ti nego che a volte mi sembra di scalare una montagna con le ciabatte. Ma sai che c’è? Ogni passo conta, anche se è piccolo. Tu che dici, ci proviamo a non lasciarci schiacciare da quel peso invisibile?
Ehi infinitydev50, leggerti è stato come sfogliare un diario che potrei aver scritto io. Quel peso nella testa, quel loop di dubbi su cibo, palestra e obiettivi... ci sono dentro fino al collo anche io. Però sai, sto trovando un po’ di luce mischiando yoga con i miei allenamenti e credo possa aiutarti a smorzare quel casino mentale.

Non fraintendermi, non sono uno che vive di sole posizioni zen e respirazione. Sollevo pesi, faccio cardio, sudo come te. Ma quando la testa comincia a pesare più del bilanciere, lo yoga mi dà una mano a mettere in pausa la vocina che dice “non stai facendo abbastanza”. Tipo, faccio una sessione di vinyasa, che è bella dinamica e brucia calorie, e mentre muovo il corpo seguendo il respiro, i pensieri si calmano. Non è magia, eh, ma è come se il cervello smettesse di litigare con se stesso per un po’.

Sul discorso alimentazione intuitiva, ti capisco: fidarsi del proprio corpo dopo anni di regole ferree sembra un salto nel vuoto. Io ci sto provando, e una cosa che mi aiuta è usare lo yoga per “sentire” meglio cosa mi serve. Dopo una pratica, magari un flow intenso che mi fa sudare, mi chiedo: “Ok, di cosa ho bisogno ora?”. A volte è un piatto di verdure con del pollo, a volte è una fetta di pane con dell’avocado. Non peso niente, non conto calorie, cerco solo di ascoltare. È un work in progress, e ci sono giorni in cui mi sembra di sbagliare tutto, ma piano piano sto imparando a non sentirmi in colpa per un piatto di pasta.

Il mio trucco è alternare: un giorno magari spingo in palestra, un altro faccio yoga per sciogliere corpo e mente. Non cerco l’equilibrio perfetto, come dici tu, perché tanto cambia sempre. Prova a inserire una pratica leggera, tipo 20 minuti di yoga dinamico, magari dopo i pesi. Ti aiuta a scaricare la tensione e a non vedere il cibo come un nemico. E se la testa ricomincia a girare, respira profondo e datti una pacca sulla spalla: stai provando, e questo è già tanto. Che ne pensi, ti va di testare qualcosa del genere?