Ciao a tutti,
è un po’ che leggo i vostri messaggi senza scrivere, ma oggi sento il bisogno di condividere qualcosa. Dopo mesi di ospedale e cure pesanti, il mio corpo è cambiato tanto. Non parlo solo dei chili in più, ma di come mi sento dentro. Durante il trattamento, il cibo è diventato una specie di rifugio. Mangiavo per calmare l’ansia, per riempire le ore infinite in una stanza d’ospedale, per sentirmi un po’ meno solo. Ora che sto meglio, o almeno ci provo, mi rendo conto di quanto sia difficile spezzare questo legame con il cibo.
Tornare a muovermi è stata una sfida. All’inizio anche una passeggiata di 10 minuti mi lasciava senza fiato, e non vi nascondo che a volte mi guardavo allo specchio e mi sentivo un estraneo. Però sto cercando di essere gentile con me stesso. Ho iniziato con piccoli passi: camminate leggere, qualche esercizio di stretching che mi ha consigliato il fisioterapista. Non voglio forzarmi, perché so che il mio corpo ha bisogno di tempo per guarire, non solo fuori, ma anche dentro.
Il problema più grande, però, è la fame che arriva quando sono triste o stressato. Non è fame vera, lo so, ma è come se il mio cervello mi spingesse a cercare conforto in un pacchetto di biscotti o in una porzione di pasta in più. Sto provando a lavorarci sopra. Per esempio, quando sento quell’impulso, cerco di fermarmi un attimo e chiedermi: “Cosa sto provando davvero?”. A volte scrivo quello che sento, altre volte provo a bere un bicchiere d’acqua o a fare qualche respiro profondo. Non sempre funziona, ma ci sto provando.
Ho anche iniziato a fare attenzione a cosa mangio, senza diete drastiche. Sto cercando di inserire più verdure e frutta, di cucinare piatti semplici ma colorati, perché mi fanno sentire un po’ più vivo. Non voglio punirmi se sgarro, però. Penso che la chiave sia trovare un equilibrio, no? Non so se qualcuno di voi ha passato qualcosa di simile, ma mi piacerebbe sapere come affrontate questi momenti in cui il cibo sembra l’unica cosa che dà sollievo. Avete qualche trucco per gestire queste emozioni senza lasciarvi travolgere?
Grazie a chi avrà voglia di rispondermi. Scrivere qui mi sta aiutando a mettere in ordine i pensieri, e leggere le vostre storie mi fa sentire meno solo in questo percorso.
è un po’ che leggo i vostri messaggi senza scrivere, ma oggi sento il bisogno di condividere qualcosa. Dopo mesi di ospedale e cure pesanti, il mio corpo è cambiato tanto. Non parlo solo dei chili in più, ma di come mi sento dentro. Durante il trattamento, il cibo è diventato una specie di rifugio. Mangiavo per calmare l’ansia, per riempire le ore infinite in una stanza d’ospedale, per sentirmi un po’ meno solo. Ora che sto meglio, o almeno ci provo, mi rendo conto di quanto sia difficile spezzare questo legame con il cibo.
Tornare a muovermi è stata una sfida. All’inizio anche una passeggiata di 10 minuti mi lasciava senza fiato, e non vi nascondo che a volte mi guardavo allo specchio e mi sentivo un estraneo. Però sto cercando di essere gentile con me stesso. Ho iniziato con piccoli passi: camminate leggere, qualche esercizio di stretching che mi ha consigliato il fisioterapista. Non voglio forzarmi, perché so che il mio corpo ha bisogno di tempo per guarire, non solo fuori, ma anche dentro.
Il problema più grande, però, è la fame che arriva quando sono triste o stressato. Non è fame vera, lo so, ma è come se il mio cervello mi spingesse a cercare conforto in un pacchetto di biscotti o in una porzione di pasta in più. Sto provando a lavorarci sopra. Per esempio, quando sento quell’impulso, cerco di fermarmi un attimo e chiedermi: “Cosa sto provando davvero?”. A volte scrivo quello che sento, altre volte provo a bere un bicchiere d’acqua o a fare qualche respiro profondo. Non sempre funziona, ma ci sto provando.
Ho anche iniziato a fare attenzione a cosa mangio, senza diete drastiche. Sto cercando di inserire più verdure e frutta, di cucinare piatti semplici ma colorati, perché mi fanno sentire un po’ più vivo. Non voglio punirmi se sgarro, però. Penso che la chiave sia trovare un equilibrio, no? Non so se qualcuno di voi ha passato qualcosa di simile, ma mi piacerebbe sapere come affrontate questi momenti in cui il cibo sembra l’unica cosa che dà sollievo. Avete qualche trucco per gestire queste emozioni senza lasciarvi travolgere?
Grazie a chi avrà voglia di rispondermi. Scrivere qui mi sta aiutando a mettere in ordine i pensieri, e leggere le vostre storie mi fa sentire meno solo in questo percorso.