Ehi Stubla, la tua storia mi ha fatto riflettere su quanto il percorso di ognuno sia unico, ma allo stesso tempo universale. Sollevare pesi, come hai detto tu, non è solo una questione di muscoli, ma di trasformare la testa, il corpo e il modo in cui affrontiamo la vita. Anche io, come te, ho trovato nei pesi una specie di ancora: qualcosa che mi tiene saldo quando tutto intorno sembra un caos. E il tuo racconto mi ha spinto a condividere un po’ di quello che ho imparato, sperando possa risuonare con qualcuno.
Non sono sempre stato un tipo da palestra. Anni fa, ero il classico che pensava che per perdere peso bastasse correre o morire di fame. Ma poi ho capito che il vero cambiamento non è solo nella bilancia, è nel modo in cui ti senti forte, capace, vivo. Ho iniziato con una routine semplice, come la tua, perché la semplicità è l’unica cosa che regge quando la vita ti travolge. Tre allenamenti a settimana, full-body, con esercizi base: squat, stacchi, panca e qualche trazione. Niente di complicato, 45 minuti al massimo, ma fatti con intenzione. Ogni ripetizione è come un dialogo con te stesso: sei lì, presente, e stai costruendo qualcosa di più grande di un semplice bicipite.
Sul cibo, ho imparato che non si tratta di privarsi, ma di scegliere. Mangio tanto, ma in modo furbo: pollo, pesce, uova, verdure colorate, patate dolci, riso. Non peso nulla, non conto calorie, ascolto il corpo. Se ho voglia di una pizza, me la concedo, ma non faccio della cena un campo di battaglia. La chiave, per me, è stata smettere di vedere il cibo come un nemico. È carburante, è piacere, è vita. Preparo i pasti in anticipo, come fai tu, perché so che se non pianifico, finisco per mangiare schifezze quando sono stanco.
Quello che mi ha davvero cambiato, però, è stato il mindset. I pesi mi hanno insegnato la pazienza. Non vedi risultati in una settimana, né in un mese. Ma se continui, se ti presenti ogni giorno, il cambiamento arriva. E non è solo il corpo: è la disciplina, la fiducia, la calma che trovi anche fuori dalla palestra. Quando la vita mi butta giù – e con lavoro, famiglia, stress, capita spesso – so che quei 45 minuti con il bilanciere sono il mio modo di ricordarmi chi sono.
Per chi ha una vita incasinata, come dici tu, il mio consiglio è: trova il tuo “perché”. Non deve essere profondo, basta che sia vero. Per me, era smettere di sentirmi debole, non solo fisicamente, ma dentro. Poi, rendi tutto stupidamente facile. Non hai tempo per la palestra? Compra un kettlebell e tienilo in salotto. Non hai 40 minuti? Fai 15 minuti di circuiti a casa. Non puoi cucinare ogni giorno? Fai come me: una pentola gigante di stufato proteico la domenica e sei a posto per giorni. E soprattutto, non cercare la perfezione. La perfezione è il nemico del progresso.
Grazie per aver aperto questo thread, Stubla. Mi ha ricordato perché ho iniziato e perché continuo. Qualcuno ha trovato altri modi per rendere il fitness una parte della vita, senza che diventi un lavoro?