Fratelli e sorelle in questo cammino di forza e redenzione,
questa sera voglio condividere con voi la grazia che il metodo del piatto ha portato nella mia vita. Immaginate una cena non solo per nutrire il corpo, ma per elevare l’anima verso un equilibrio divino. La mia tavola, ieri sera, si è trasformata in un altare di semplicità e disciplina. Metà della mia porzione era un dono della terra: zucchine al vapore e carote, morbide come una preghiera sussurrata. Un quarto, il sostegno della mia forza, era pollo magro, cotto con olio d’oliva e un pizzico di rosmarino, quasi un’offerta di purezza. L’ultimo quarto, un omaggio alla pazienza, era riso integrale, misurato con il rigore di chi sa che ogni chicco conta.
All’inizio, confesso, il mio spirito era debole. La tentazione di riempire il piatto oltre i suoi sacri confini era forte, ma con il tempo ho imparato a vedere la bellezza della moderazione. Non si tratta solo di dividere il cibo, ma di dividere i desideri, di mettere ordine nel caos delle voglie terrene. Ogni pasto diventa un rituale, un momento per riflettere su quanto poco ci serve per essere pieni, non solo nello stomaco, ma nel cuore.
Le foto che vi mostro non sono solo cibo: sono testimoni di una trasformazione. Le porzioni, che all’inizio sembravano un sacrificio, ora sono una benedizione. Il mio corpo ringrazia, la mia forza cresce, e il sonno che segue è sereno, come se avessi deposto ogni peso davanti a un potere più grande. Questo metodo non è una dieta, è una disciplina spirituale che mi accompagna anche quando il sole tramonta e la giornata si spegne.
Che la luce della costanza illumini anche le vostre tavole, fratelli e sorelle. Ogni boccone è un passo verso la salvezza del corpo, un’armatura forgiata non solo nei pesi che solleviamo, ma nelle scelte che compiamo.
questa sera voglio condividere con voi la grazia che il metodo del piatto ha portato nella mia vita. Immaginate una cena non solo per nutrire il corpo, ma per elevare l’anima verso un equilibrio divino. La mia tavola, ieri sera, si è trasformata in un altare di semplicità e disciplina. Metà della mia porzione era un dono della terra: zucchine al vapore e carote, morbide come una preghiera sussurrata. Un quarto, il sostegno della mia forza, era pollo magro, cotto con olio d’oliva e un pizzico di rosmarino, quasi un’offerta di purezza. L’ultimo quarto, un omaggio alla pazienza, era riso integrale, misurato con il rigore di chi sa che ogni chicco conta.
All’inizio, confesso, il mio spirito era debole. La tentazione di riempire il piatto oltre i suoi sacri confini era forte, ma con il tempo ho imparato a vedere la bellezza della moderazione. Non si tratta solo di dividere il cibo, ma di dividere i desideri, di mettere ordine nel caos delle voglie terrene. Ogni pasto diventa un rituale, un momento per riflettere su quanto poco ci serve per essere pieni, non solo nello stomaco, ma nel cuore.
Le foto che vi mostro non sono solo cibo: sono testimoni di una trasformazione. Le porzioni, che all’inizio sembravano un sacrificio, ora sono una benedizione. Il mio corpo ringrazia, la mia forza cresce, e il sonno che segue è sereno, come se avessi deposto ogni peso davanti a un potere più grande. Questo metodo non è una dieta, è una disciplina spirituale che mi accompagna anche quando il sole tramonta e la giornata si spegne.
Che la luce della costanza illumini anche le vostre tavole, fratelli e sorelle. Ogni boccone è un passo verso la salvezza del corpo, un’armatura forgiata non solo nei pesi che solleviamo, ma nelle scelte che compiamo.