La forza dell’acqua: come l’acquafitness mi ha trasformato, dentro e fuori

Renzo1963

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse dovrei dire "ben ritrovati" a chi come me passa le giornate a cercare un equilibrio tra corpo e mente. Oggi voglio condividere con voi un pezzo della mia storia, qualcosa che va oltre i numeri sulla bilancia o i centimetri persi. Parlo dell’acqua, della sua forza silenziosa, di come mi ha cambiato non solo fuori, ma anche dentro.
Qualche anno fa mi sentivo intrappolata. Non era solo il peso in più, erano i pensieri, la stanchezza, quel senso di impotenza che ti avvolge quando non sai da dove cominciare. Ho provato di tutto: palestra, pesi, diete drastiche. Ma niente sembrava funzionare davvero, o almeno non per me. Poi, quasi per caso, una mia amica mi ha trascinata a una lezione di acquafitness. Ero scettica, lo ammetto. Pensavo: "Come può dell’acqua fare quello che il ferro non è riuscito a fare?". Eppure, è stato l’inizio di tutto.
L’acqua non è solo un elemento, è una maestra. Ti sostiene, ma ti sfida. Ti avvolge, ma non ti lascia mai fermo. Le prime lezioni di acquagym erano strane: sentivo i muscoli lavorare in un modo che non avevo mai provato prima, senza quel dolore acuto che associavo all’allenamento. Col tempo, ho scoperto che non si trattava solo di forza fisica. Muovermi in piscina, seguendo il ritmo della musica o il flusso dell’acqua, mi ha insegnato a respirare di nuovo, a essere presente. Non era più una lotta contro il mio corpo, ma un dialogo con lui.
Ho perso chili, certo. Non ve lo nascondo: in un anno e mezzo, tra acquafitness e una scelta di vita più leggera – niente carne, solo verdure, legumi, cose semplici – sono scesa di quasi 20 chili. Ma non è solo questo. È la leggerezza che sento dentro, il modo in cui ora mi guardo allo specchio e vedo una persona, non solo un numero. L’acqua mi ha insegnato la resistenza, sì, ma una resistenza diversa: quella che costruisci passo dopo passo, senza spezzarti.
E poi c’è il lato pratico. L’acquafitness non ti massacra le articolazioni come possono fare i pesi o la corsa. È dolce, ma allo stesso tempo potente. Ti tonifica senza che te ne accorgi, perché stai lavorando contro una resistenza naturale, quella dell’acqua stessa. Braccia, gambe, core: tutto si attiva, ma con una fluidità che ti fa quasi dimenticare lo sforzo. E per chi, come me, ama mangiare piatti semplici ma nutrienti – una zuppa di lenticchie, un’insalata di ceci – è il complemento perfetto: ti muovi, bruci, ma non ti senti mai esausto.
Non sto dicendo che sia la soluzione per tutti. Ognuno ha il suo cammino. Ma se c’è una cosa che ho imparato è che la forza non è solo sollevare ghisa o correre fino a crollare. La forza è trovare ciò che ti fa stare bene, ciò che ti fa sentire vivo. Per me, è stato l’acqua. E forse, chissà, potrebbe essere così anche per qualcuno di voi. Provateci, immergetevi. Magari scoprirete che la trasformazione più grande non è quella che si vede, ma quella che si sente.
 
Ciao a tutti, o forse dovrei dire "ben ritrovati" a chi come me passa le giornate a cercare un equilibrio tra corpo e mente. Oggi voglio condividere con voi un pezzo della mia storia, qualcosa che va oltre i numeri sulla bilancia o i centimetri persi. Parlo dell’acqua, della sua forza silenziosa, di come mi ha cambiato non solo fuori, ma anche dentro.
Qualche anno fa mi sentivo intrappolata. Non era solo il peso in più, erano i pensieri, la stanchezza, quel senso di impotenza che ti avvolge quando non sai da dove cominciare. Ho provato di tutto: palestra, pesi, diete drastiche. Ma niente sembrava funzionare davvero, o almeno non per me. Poi, quasi per caso, una mia amica mi ha trascinata a una lezione di acquafitness. Ero scettica, lo ammetto. Pensavo: "Come può dell’acqua fare quello che il ferro non è riuscito a fare?". Eppure, è stato l’inizio di tutto.
L’acqua non è solo un elemento, è una maestra. Ti sostiene, ma ti sfida. Ti avvolge, ma non ti lascia mai fermo. Le prime lezioni di acquagym erano strane: sentivo i muscoli lavorare in un modo che non avevo mai provato prima, senza quel dolore acuto che associavo all’allenamento. Col tempo, ho scoperto che non si trattava solo di forza fisica. Muovermi in piscina, seguendo il ritmo della musica o il flusso dell’acqua, mi ha insegnato a respirare di nuovo, a essere presente. Non era più una lotta contro il mio corpo, ma un dialogo con lui.
Ho perso chili, certo. Non ve lo nascondo: in un anno e mezzo, tra acquafitness e una scelta di vita più leggera – niente carne, solo verdure, legumi, cose semplici – sono scesa di quasi 20 chili. Ma non è solo questo. È la leggerezza che sento dentro, il modo in cui ora mi guardo allo specchio e vedo una persona, non solo un numero. L’acqua mi ha insegnato la resistenza, sì, ma una resistenza diversa: quella che costruisci passo dopo passo, senza spezzarti.
E poi c’è il lato pratico. L’acquafitness non ti massacra le articolazioni come possono fare i pesi o la corsa. È dolce, ma allo stesso tempo potente. Ti tonifica senza che te ne accorgi, perché stai lavorando contro una resistenza naturale, quella dell’acqua stessa. Braccia, gambe, core: tutto si attiva, ma con una fluidità che ti fa quasi dimenticare lo sforzo. E per chi, come me, ama mangiare piatti semplici ma nutrienti – una zuppa di lenticchie, un’insalata di ceci – è il complemento perfetto: ti muovi, bruci, ma non ti senti mai esausto.
Non sto dicendo che sia la soluzione per tutti. Ognuno ha il suo cammino. Ma se c’è una cosa che ho imparato è che la forza non è solo sollevare ghisa o correre fino a crollare. La forza è trovare ciò che ti fa stare bene, ciò che ti fa sentire vivo. Per me, è stato l’acqua. E forse, chissà, potrebbe essere così anche per qualcuno di voi. Provateci, immergetevi. Magari scoprirete che la trasformazione più grande non è quella che si vede, ma quella che si sente.
Ehi, che bella condivisione, mi hai fatto quasi venir voglia di tuffarmi in piscina anch’io! La tua storia è potente, e si sente che l’acqua per te è stata una vera svolta, dentro e fuori. Però, visto che siamo qui a parlare di percorsi per stare meglio, mi permetto di buttare lì un pensiero un po’ critico, perché credo che a volte ci lasciamo prendere da un’unica soluzione, e magari perdiamo di vista altre strade che potrebbero fare la differenza.

Non fraintendermi, l’acquafitness sembra fantastico, e il modo in cui descrivi quel dialogo con il tuo corpo mi ha colpito. Ma leggendo il tuo post, mi sono chiesta: e se oltre al movimento, anche quello che mettiamo nel piatto fosse una chiave per trasformare non solo il corpo, ma anche il modo in cui ci sentiamo? Parlo di cibo vero, quello che cresce sotto le tue mani, non di integratori o mode passeggere tipo certe piante tropicali che promettono miracoli (sì, parlo di quelle cose che ogni tanto spuntano nei forum). Io sono una che crede nel potere di quello che coltivo. Ho un piccolo orto sul balcone – pomodori, zucchine, erbe aromatiche – e ti giuro, sapere esattamente cosa finisce nel mio piatto mi dà un controllo che nessuna dieta preconfezionata mi ha mai dato.

Non sto dicendo che l’acqua non sia una maestra, come la chiami tu. Anzi, mi piace questa idea di un elemento che ti sostiene e ti sfida allo stesso tempo. Però, se posso essere un po’ pignola, credo che il vero cambiamento arrivi quando metti insieme più pezzi: il movimento che ti fa star bene, certo, ma anche un’alimentazione che non è solo “leggera” come dici tu, ma pensata, consapevole. Coltivare qualcosa di tuo ti costringe a rallentare, a capire cosa serve davvero al tuo corpo. Prendi una zucchina: la pianti, la annaffi, la vedi crescere. Quando la mangi, sai che non c’è dentro niente di strano, nessun additivo, solo quello che la terra e il sole hanno fatto. E questo, per me, è un po’ come il tuo acquafitness: un dialogo, ma con la natura.

Poi, sul lato pratico, capisco che l’acquafitness sia gentile con le articolazioni, e questo è un punto forte. Ma sai, anche scegliere di mangiare cose semplici, che magari hai coltivato tu, ti dà una specie di leggerezza che va oltre i chili persi. Non è solo una questione di calorie – anche se, certo, una ciotola di verdure fresche non ti appesantisce come un piatto di fritti. È più il fatto che ti senti in sintonia con quello che sei. Non so se mi spiego: per me, raccogliere un pomodoro dal mio vaso è un po’ come il tuo immergerti in piscina. È un gesto che ti ricorda chi vuoi essere.

Detto questo, non voglio sminuire il tuo percorso. Venti chili in un anno e mezzo sono una conquista, e si vede che non è solo una questione di bilancia, ma di come ti senti dentro. Però, ecco, mi chiedo se a volte non ci focalizziamo troppo su una cosa sola – che sia l’acqua, il fitness o chissà che – e magari dimentichiamo che il corpo è un sistema, e anche la mente lo è. Io, per dire, ho provato a fare yoga per un po’, ma poi ho capito che il mio equilibrio lo trovavo di più con le mani nella terra che in una posizione complicata. Magari per qualcuno è l’acqua, per me è il mio orto.

Insomma, il mio punto è: l’acquafitness è una strada bellissima, ma non lasciarti convincere che sia l’unica. E soprattutto, occhio a non cadere nella trappola di chi ti vende soluzioni facili, tipo pillole o estratti che promettono tutto senza fatica. La vera forza, come dici tu, è trovare ciò che ti fa stare bene. Per me, è sapere che il mio piatto è pulito, vero, cresciuto con le mie mani. Magari tu hai trovato l’acqua, ma chissà che un giorno non ti venga voglia di piantare un seme e vedere cosa succede.
 
Ciao a tutti, o forse dovrei dire "ben ritrovati" a chi come me passa le giornate a cercare un equilibrio tra corpo e mente. Oggi voglio condividere con voi un pezzo della mia storia, qualcosa che va oltre i numeri sulla bilancia o i centimetri persi. Parlo dell’acqua, della sua forza silenziosa, di come mi ha cambiato non solo fuori, ma anche dentro.
Qualche anno fa mi sentivo intrappolata. Non era solo il peso in più, erano i pensieri, la stanchezza, quel senso di impotenza che ti avvolge quando non sai da dove cominciare. Ho provato di tutto: palestra, pesi, diete drastiche. Ma niente sembrava funzionare davvero, o almeno non per me. Poi, quasi per caso, una mia amica mi ha trascinata a una lezione di acquafitness. Ero scettica, lo ammetto. Pensavo: "Come può dell’acqua fare quello che il ferro non è riuscito a fare?". Eppure, è stato l’inizio di tutto.
L’acqua non è solo un elemento, è una maestra. Ti sostiene, ma ti sfida. Ti avvolge, ma non ti lascia mai fermo. Le prime lezioni di acquagym erano strane: sentivo i muscoli lavorare in un modo che non avevo mai provato prima, senza quel dolore acuto che associavo all’allenamento. Col tempo, ho scoperto che non si trattava solo di forza fisica. Muovermi in piscina, seguendo il ritmo della musica o il flusso dell’acqua, mi ha insegnato a respirare di nuovo, a essere presente. Non era più una lotta contro il mio corpo, ma un dialogo con lui.
Ho perso chili, certo. Non ve lo nascondo: in un anno e mezzo, tra acquafitness e una scelta di vita più leggera – niente carne, solo verdure, legumi, cose semplici – sono scesa di quasi 20 chili. Ma non è solo questo. È la leggerezza che sento dentro, il modo in cui ora mi guardo allo specchio e vedo una persona, non solo un numero. L’acqua mi ha insegnato la resistenza, sì, ma una resistenza diversa: quella che costruisci passo dopo passo, senza spezzarti.
E poi c’è il lato pratico. L’acquafitness non ti massacra le articolazioni come possono fare i pesi o la corsa. È dolce, ma allo stesso tempo potente. Ti tonifica senza che te ne accorgi, perché stai lavorando contro una resistenza naturale, quella dell’acqua stessa. Braccia, gambe, core: tutto si attiva, ma con una fluidità che ti fa quasi dimenticare lo sforzo. E per chi, come me, ama mangiare piatti semplici ma nutrienti – una zuppa di lenticchie, un’insalata di ceci – è il complemento perfetto: ti muovi, bruci, ma non ti senti mai esausto.
Non sto dicendo che sia la soluzione per tutti. Ognuno ha il suo cammino. Ma se c’è una cosa che ho imparato è che la forza non è solo sollevare ghisa o correre fino a crollare. La forza è trovare ciò che ti fa stare bene, ciò che ti fa sentire vivo. Per me, è stato l’acqua. E forse, chissà, potrebbe essere così anche per qualcuno di voi. Provateci, immergetevi. Magari scoprirete che la trasformazione più grande non è quella che si vede, ma quella che si sente.
Scusate se mi intrometto in questo thread, ma leggendo la tua storia non ho potuto fare a meno di sentirmi chiamata in causa. La tua esperienza con l’acqua mi ha colpito, sai? È come se parlassi di qualcosa che conosco bene, ma in un modo diverso, e mi ha fatto venir voglia di condividere un pezzetto del mio percorso, sperando che non sembri fuori luogo.

Anche io, come te, ho passato anni a sentirmi intrappolata, non solo dal peso, ma da quella sensazione di non riuscire a trovare un equilibrio. Pesavo ogni cosa: i chili, i centimetri, le calorie. Era una battaglia continua, e ogni volta che guardavo i numeri sulla bilancia o sul metro mi sembrava di non fare mai abbastanza. Poi, un giorno, quasi per disperazione, ho deciso di provare la yoga. Non so nemmeno bene perché, forse perché sembrava una cosa calma, lontana da quella frenesia di diete e allenamenti pesanti che mi stavano distruggendo.

All’inizio ero scettica, proprio come te con l’acquafitness. Pensavo: “Ma davvero fare qualche posizione e respirare mi cambierà qualcosa?”. Eppure, piano piano, è successo. La yoga non è solo movimento, è un modo di ascoltare il tuo corpo senza giudicarlo. Non si tratta di spingerti al limite, ma di capire dove sei e accettarlo. Le prime volte mi sentivo goffa, i muscoli tremavano, e la mia mente vagava ovunque tranne che sul tappetino. Però, con il tempo, ho iniziato a sentire una leggerezza diversa. Non parlo solo di peso, ma di quel senso di pace che arriva quando smetti di combattere contro te stesso.

Non ti nego che i numeri sono cambiati. In un paio d’anni, tra yoga e un’alimentazione più attenta – niente di estremo, solo più verdure, meno cibi processati – ho perso circa 15 chili. Ma quello che mi ha davvero sorpresa è stato il modo in cui sono cambiata dentro. La yoga mi ha insegnato a misurare il progresso in modo diverso: non più solo centimetri o chili, ma come mi sento quando mi alzo la mattina, quanto riesco a concentrarmi, quanto sono paziente con me stessa. È come se avessi imparato a respirare non solo con i polmoni, ma con tutto il corpo.

E poi c’è la parte pratica, che magari può interessare a chi legge. La yoga non ti massacra, proprio come l’acquafitness. È dolce, ma non fraintendetemi: ti fa lavorare. Le posizioni, anche quelle semplici, attivano muscoli che non sapevi nemmeno di avere. E la cosa bella è che puoi farla ovunque, non serve una piscina o una palestra. Basta un tappetino, o anche solo un angolo tranquillo. Per me è stato il complemento perfetto a una vita più semplice: una ciotola di quinoa e verdure, una passeggiata, e magari una sessione di yoga al tramonto. Non è una gara, è un modo di prendersi cura di sé.

Scusate se mi sono dilungata, non volevo annoiarvi. Non sto dicendo che la yoga sia la risposta per tutti, ognuno ha il suo percorso, come hai detto tu. Ma la tua storia mi ha fatto pensare a quanto sia importante trovare qualcosa che ti sostenga, che ti faccia sentire vivo, proprio come l’acqua ha fatto per te. Forse per qualcuno qui potrebbe essere la yoga, o magari una combinazione di cose. L’importante, credo, è smettere di misurare il nostro valore solo con i numeri e iniziare a sentire il progresso, quello vero, quello che ci cambia dentro. Grazie per aver condiviso la tua storia, mi ha fatto riflettere tanto.
 
Ciao a tutti, o forse dovrei dire "ben ritrovati" a chi come me passa le giornate a cercare un equilibrio tra corpo e mente. Oggi voglio condividere con voi un pezzo della mia storia, qualcosa che va oltre i numeri sulla bilancia o i centimetri persi. Parlo dell’acqua, della sua forza silenziosa, di come mi ha cambiato non solo fuori, ma anche dentro.
Qualche anno fa mi sentivo intrappolata. Non era solo il peso in più, erano i pensieri, la stanchezza, quel senso di impotenza che ti avvolge quando non sai da dove cominciare. Ho provato di tutto: palestra, pesi, diete drastiche. Ma niente sembrava funzionare davvero, o almeno non per me. Poi, quasi per caso, una mia amica mi ha trascinata a una lezione di acquafitness. Ero scettica, lo ammetto. Pensavo: "Come può dell’acqua fare quello che il ferro non è riuscito a fare?". Eppure, è stato l’inizio di tutto.
L’acqua non è solo un elemento, è una maestra. Ti sostiene, ma ti sfida. Ti avvolge, ma non ti lascia mai fermo. Le prime lezioni di acquagym erano strane: sentivo i muscoli lavorare in un modo che non avevo mai provato prima, senza quel dolore acuto che associavo all’allenamento. Col tempo, ho scoperto che non si trattava solo di forza fisica. Muovermi in piscina, seguendo il ritmo della musica o il flusso dell’acqua, mi ha insegnato a respirare di nuovo, a essere presente. Non era più una lotta contro il mio corpo, ma un dialogo con lui.
Ho perso chili, certo. Non ve lo nascondo: in un anno e mezzo, tra acquafitness e una scelta di vita più leggera – niente carne, solo verdure, legumi, cose semplici – sono scesa di quasi 20 chili. Ma non è solo questo. È la leggerezza che sento dentro, il modo in cui ora mi guardo allo specchio e vedo una persona, non solo un numero. L’acqua mi ha insegnato la resistenza, sì, ma una resistenza diversa: quella che costruisci passo dopo passo, senza spezzarti.
E poi c’è il lato pratico. L’acquafitness non ti massacra le articolazioni come possono fare i pesi o la corsa. È dolce, ma allo stesso tempo potente. Ti tonifica senza che te ne accorgi, perché stai lavorando contro una resistenza naturale, quella dell’acqua stessa. Braccia, gambe, core: tutto si attiva, ma con una fluidità che ti fa quasi dimenticare lo sforzo. E per chi, come me, ama mangiare piatti semplici ma nutrienti – una zuppa di lenticchie, un’insalata di ceci – è il complemento perfetto: ti muovi, bruci, ma non ti senti mai esausto.
Non sto dicendo che sia la soluzione per tutti. Ognuno ha il suo cammino. Ma se c’è una cosa che ho imparato è che la forza non è solo sollevare ghisa o correre fino a crollare. La forza è trovare ciò che ti fa stare bene, ciò che ti fa sentire vivo. Per me, è stato l’acqua. E forse, chissà, potrebbe essere così anche per qualcuno di voi. Provateci, immergetevi. Magari scoprirete che la trasformazione più grande non è quella che si vede, ma quella che si sente.
Ciao, o forse dovrei dire “un tuffo nella condivisione” dopo aver letto la tua storia così ispirata! La tua esperienza con l’acquafitness mi ha davvero colpito, soprattutto quel modo in cui descrivi l’acqua come una maestra che ti guida senza forzarti. È una prospettiva bellissima, e mi ha fatto riflettere su come anche io sto cercando il mio equilibrio, non solo con il movimento, ma anche con ciò che metto nel piatto, specialmente quando si tratta di soddisfare la mia voglia di dolce senza deragliare dal mio percorso.

Devo ammetterlo, sono una di quelle persone che non riescono a immaginare una giornata senza un dolcetto. Che sia un biscotto, un pezzetto di cioccolato o una fetta di torta, per me il dolce è una coccola, un momento di pausa. Ma da quando ho iniziato a prendermi cura di me stessa, ho capito che non devo rinunciare a questa passione, ma piuttosto trovare un modo per renderla più leggera, in sintonia con il mio obiettivo di perdere peso. Leggendo il tuo post, ho pensato che il tuo approccio all’acquafitness – fluido, gentile ma efficace – somiglia un po’ a quello che sto cercando di fare con il mio diario alimentare, dove cerco di bilanciare gusto e benessere.

Per esempio, ho imparato a sostituire i dessert super zuccherati con alternative che mi soddisfano senza appesantirmi. Una delle mie scoperte preferite è lo yogurt greco con un cucchiaino di miele e qualche fettina di frutta fresca, come fragole o mango. È semplice, veloce e mi dà quella sensazione di dolcezza senza sensi di colpa. A volte, se ho voglia di qualcosa di più sfizioso, preparo dei “biscotti” con fiocchi d’avena, banana schiacciata e un pizzico di cannella. Li cuocio in forno per 15 minuti e sono pronti: croccanti fuori, morbidi dentro, e con pochissime calorie. Non sono una chef, ma queste piccole ricette mi fanno sentire come se stessi creando qualcosa di speciale per me stessa, un po’ come te quando parli di quel dialogo con il tuo corpo in piscina.

La tua storia mi ha anche fatto pensare a quanto sia importante ascoltare i propri ritmi. Io, come te, ho provato diete drastiche in passato, ma finivo sempre per sentirmi frustrata, soprattutto perché mi privavo di ciò che amavo. Ora, invece, tengo un diario alimentare non per contare ossessivamente le calorie, ma per capire cosa mi fa stare bene. Scrivo cosa mangio, ma anche come mi sento dopo: se un dolce mi ha dato energia o mi ha lasciato stanca, se un piatto salato mi ha saziato o mi ha fatto venire voglia di spiluccare. Questo mi aiuta a gestire la mia passione per i dolci senza lasciarmi travolgere dalla voglia improvvisa di una fetta di torta al cioccolato.

L’acquafitness che descrivi sembra un modo perfetto per completare questo approccio. Non ho mai provato, ma il modo in cui parli di quel movimento fluido, che tonifica senza stressare, mi incuriosisce tantissimo. Penso che potrebbe essere il complemento ideale per me, che cerco sempre attività che mi facciano sentire bene senza farmi sentire “punita”. E poi, l’idea di allenarmi in acqua mi sembra così… liberatoria, quasi come preparare un dessert leggero: ti godi il processo, e il risultato arriva senza che te ne accorga.

Grazie per aver condiviso la tua storia, mi ha dato una spinta a riflettere e, chissà, magari a provare una lezione di acquagym. Nel frattempo, continuo a sperimentare con le mie ricette dolci e a tenere traccia di quello che mangio, cercando quella leggerezza che tu hai trovato nell’acqua. Se qualcuno di voi ha qualche ricetta di dolci leggeri da condividere o magari ha provato l’acquafitness e vuole raccontarmi com’è, sono tutta orecchi!
 
Ehi, Renzo, o forse dovrei dire “compagno di viaggio” dopo aver letto il tuo racconto così profondo. La tua storia mi ha toccato, davvero. Quel modo in cui parli dell’acqua, di come ti ha accolto e trasformato, mi ha fatto quasi venire le lacrime agli occhi. Non per tristezza, ma per quella sensazione di capire esattamente cosa intendi quando parli di sentirsi intrappolati, di cercare un modo per respirare di nuovo. Io sono in un momento così, e il tuo post è arrivato come un piccolo faro.

Sono un fanatico del bodibilding, o almeno lo ero. Ora sono in piena fase di “sушка”, come la chiamiamo noi, la preparazione per una competizione. È un percorso che mi sta mettendo alla prova, non solo fisicamente ma anche mentalmente. La palestra è la mia seconda casa, passo ore tra pesi e cardio, con un piano alimentare che sembra scritto da un matematico: 150 grammi di pollo, 200 grammi di riso integrale, un cucchiaio di olio d’oliva, verdure a volontà ma niente di troppo “saporito”. Tutto pesato, tutto calcolato. Funziona, certo. Sto perdendo grasso, i muscoli iniziano a definirsi, ma… c’è un ma. Mi sento come se stessi correndo una maratona con un peso sullo stomaco, non fisico, ma emotivo. Leggendo di te e dell’acquafitness, mi sono chiesto se non sto trascurando quella leggerezza di cui parli, quella che va oltre i numeri.

La tua descrizione dell’acqua come una maestra mi ha fatto pensare a quanto il mio approccio sia rigido. In palestra è tutto forza, resistenza, spingere fino al limite. Ogni ripetizione è una battaglia, ogni serie un passo verso il palco. Ma a volte mi sento come se stessi combattendo contro me stesso, non con me stesso. Il tuo racconto mi ha fatto venire voglia di provare qualcosa di diverso, qualcosa che mi ricordi che il movimento può essere anche un piacere, non solo un dovere. L’acquafitness che descrivi, con quel suo modo di sfidarti senza spezzarti, sembra quasi l’opposto di quello che faccio ora. Non so se riuscirei a sostituire le mie sessioni di squat con una lezione in piscina, ma forse potrei provare, almeno per spezzare la monotonia.

E poi c’è il cibo. Tu parli di piatti semplici, di zuppe di lenticchie e insalate di ceci, e io mi ritrovo a invidiarti un po’. Non per il sapore – anche se, ammettiamolo, dopo settimane di pollo e broccoli, qualsiasi cosa sembra un lusso – ma per la serenità che sembri aver trovato nel tuo rapporto con il cibo. Io vivo con una bilancia in cucina e un’app che mi dice esattamente quante calorie e macronutrienti sto assumendo. Funziona, sì, ma a volte mi manca mangiare per il gusto di mangiare, non per il calcolo. Ultimamente, per non impazzire, mi concedo un “cheat meal” ogni due settimane. L’ultima volta ho preso una pizza margherita, niente di esagerato, ma per me è stato come un viaggio in paradiso. Però dopo mi sono sentito in colpa, come se avessi tradito il mio obiettivo. Leggendo il tuo post, mi chiedo se non dovrei imparare a essere più gentile con me stesso, come l’acqua lo è stata con te.

Il tuo racconto mi ha fatto riflettere anche su un altro aspetto. Tu parli di trasformazione interiore, di come l’acqua ti abbia insegnato a essere presente. Io, invece, sono sempre proiettato verso il futuro: la competizione, il palco, il giudizio dei giudici. Vivo per quel momento in cui poserò sotto le luci, ma a volte mi dimentico di vivere il presente. Forse l’acquafitness potrebbe essere un modo per ritrovare quel contatto con il “qui e ora”, per muovermi senza pensare al risultato, ma solo al movimento stesso. Non so se sono pronto a fare il grande passo, ma il tuo post mi ha piantato un seme in testa.

Per ora, continuo con la mia routine. Sveglia alle 6, cardio a digiuno, poi colazione con albumi e avena. Palestra al pomeriggio, cinque giorni a settimana, con sessioni che alternano forza e definizione. Il mio piano alimentare è ferreo: sei pasti al giorno, proteine alte, carboidrati ciclici, grassi minimi. Sto vedendo i risultati, ma il prezzo è alto, non solo in termini di fatica. A volte mi sento solo, anche in mezzo alla palestra piena di gente. Il tuo post mi ha ricordato che non sono l’unico a cercare un equilibrio, e che forse la chiave non è solo spingere più forte, ma trovare un modo per farlo con più armonia.

Grazie per aver condiviso la tua storia, Renzo. Mi ha dato una prospettiva nuova, qualcosa su cui riflettere mentre peso il mio riso e conto le mie ripetizioni. Magari un giorno mi vedrai in piscina, a provare quel dialogo con l’acqua di cui parli. Nel frattempo, continuo il mio cammino, un passo alla volta, sperando di trovare un po’ di quella leggerezza che hai descritto. Se qualcuno ha provato a bilanciare una preparazione come la mia con attività più “fluide” come l’acquafitness, mi piacerebbe sapere com’è andata. Ogni consiglio è benvenuto, perché a volte anche i fanatici del ferro hanno bisogno di un po’ d’acqua per non spezzarsi.