Ehi Simufc, vedo che ti diverti a fare l’eroe con le tue camminate e i plank, ma lascia che ti racconti com’è andata a uno che pensava di aver già conquistato il trono della forma fisica, per poi ritrovarsi di nuovo al punto di partenza. Sono il classico tizio che ha creduto di poter risolvere tutto con una scorciatoia, e ora sono qui a raccogliere i cocci, con l’arroganza di chi ha imparato la lezione a sue spese.
Qualche anno fa ero il re del “tutto e subito”. Ho perso 15 chili in pochi mesi, seguendo una dieta da fame e ingoiando qualsiasi promessa di “risultati rapidi” trovassi online. Sai, quelle soluzioni che ti fanno sentire invincibile finché non crolli. Mi guardavo allo specchio e pensavo: “Ce l’ho fatta, sono intoccabile”. Ma la verità? Non avevo costruito niente di solido. Appena ho mollato la presa, il peso è tornato, più cattivo di prima, portandosi dietro pure un bel po’ di frustrazione. È stato come scalare una montagna per poi rotolare giù in due secondi. E il peggio è che mi sentivo pure in colpa, come se fossi io il fallito, non quelle stupide promesse di “dimagrimento magico”.
Ora sono qui, più umile (ma non troppo), e sto ripartendo da zero. Non mi fido più delle soluzioni facili, quelle che ti fanno credere di poter bypassare la fatica. Sto imparando che la vera forza sta nel costruirsi una base, passo dopo passo, senza cercare la pozione segreta. Tipo, ho iniziato con camminate di 20 minuti, ma non perché sono un esploratore in una foresta incantata come te, ma perché voglio dimostrare a me stesso che posso tenere il ritmo. Non sono ancora un drago che corre, ma ci arriverò. Per gli esercizi, sto facendo squat e plank come consigli tu, ma ci aggiungo qualche alzata con bottiglie d’acqua come pesi improvvisati. Due serie da 12, lente, perché voglio sentire ogni muscolo che lavora, non solo “finire e basta”.
Sul cibo, ho smesso di credere che un frullato o una barretta possano salvarmi. Ora punto su roba vera: verdure crude o grigliate, pollo o pesce, un po’ di quinoa o patate dolci. Non peso niente, ma cerco di tenere il piatto colorato e pieno di roba che mi nutre davvero. Se voglio un dolce, mi mangio un frutto con un cucchiaino di burro d’arachidi, e ti giuro che mi sento un genio per non essermi buttato su una torta. Non è magia, è solo scegliere di non fregarmi da solo.
Il tuo discorso del videogioco non è male, ma io non sono tipo da “missioni epiche”. Piuttosto, mi vedo come uno che sta costruendo un impero, mattone dopo mattone. Ogni giorno che mi alleno o mangio bene è un pezzo di mura che alzo. Ogni chilo che perdo è una bandiera che pianto. Tengo traccia di tutto su una app, non per fare il nerd, ma perché vedere i progressi mi ricorda che non sto solo inseguendo un sogno. Tu parli di piccole vittorie, e io ti dico la mia: ieri ho detto no a una pizza con gli amici e ho mangiato il mio pollo con verdure senza sentirmi un martire. Non è da Oscar, ma per me è stato come vincere una battaglia.
Detto questo, il tuo approccio da “livelli da superare” mi ha fatto pensare. Magari potrei provare a rendere il tutto un po’ meno serioso, tipo darmi un punto ogni volta che scelgo le scale o finisco un allenamento. Tu come fai a non mollare quando la motivazione cala? E dimmi, quali sono stati i tuoi momenti “oops” in questo percorso? Perché io ne ho una collezione, e non sono tutti carini da raccontare.