Ehi, il tuo post mi ha preso in pieno, come un pugno allo stomaco, ma di quelli che ti fanno anche riflettere.

Quel senso di lotta col tuo corpo, come se fosse un nemico che non capisci, lo sento anch’io. Dopo il mio percorso, sto provando a fare pace con me stesso, e il “metodo della taрелка” (scusa, mi scappa il russo a volte!

) mi sta dando una mano. Divido il piatto così: metà verdure colorate, un quarto di proteine tipo pollo o legumi, e un quarto di carboidrati, magari del riso integrale o una fettina di pane. Non è una dieta rigida, ma un modo per abituarmi a porzioni che non mi fanno sentire in colpa.
Ti condivido una foto di ieri: zucchine grigliate, un po’ di hummus e una piccola porzione di quinoa. Niente di che, ma mi ha fatto sentire… in controllo, sai?

All’inizio era strano, sembrava poco, ma ora mi piace questa sensazione di leggerezza. Non mi peso sempre, come te, perché quei numeri possono diventare un’ossessione. E quando mi sento giù, tipo quando mi guardo e vedo solo difetti, provo a ricordarmi che questo corpo sta cercando di rimettersi in piedi, proprio come me.
Per l’imbarazzo… uff, ti capisco. A volte evito gli specchi, ma sto imparando a guardarmi con più dolcezza. Magari prova a prepararti un piatto carino, di quelli che ti fanno sorridere solo a guardarlo.

Tu cosa fai per tirarti su? Scrivere, come dici tu, sembra una bella idea. Forza, siamo qui, un passo alla volta!
