Correre da soli: quando il peso diventa un compagno silenzioso

amittabha1968

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6 Marzo 2025
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Ehi, sapete qual è la cosa più strana di correre da soli? Non è il silenzio, né il rumore del vento che ti fischia nelle orecchie. È il peso. Non parlo solo di quello fisico, dei chili che sto cercando di buttare giù per migliorare i miei tempi. Parlo di quel compagno invisibile che ti porti dietro, fatto di pensieri, di momenti in cui ti chiedi se qualcuno noterebbe se smettessi di provarci.
Faccio 10-12 km quasi ogni giorno ormai, un misto di strada e sterrato, con un po’ di salite che mi fanno maledire ogni gelato che ho mangiato l’estate scorsa. Mangio pulito, sapete, avena al mattino, pollo e verdure a pranzo, magari una banana prima di uscire. Ma a volte mi fermo, guardo la pista vuota davanti a me e mi sento comunque pesante. Non è solo il corpo, è la testa. Correre da soli ti dà troppo tempo per pensare, e non sempre è un bene.
Vorrei che ci fosse qualcuno a dirmi "dai, ancora un chilometro", ma alla fine sono solo io e quel peso silenzioso. Qualcuno di voi lo sente mai? Come fate a lasciarlo indietro?
 
Ciao, leggendo il tuo post mi sono rivista in tanti momenti della mia corsa solitaria, e non posso fare a meno di scriverti. Quel peso di cui parli, lo conosco bene. Non è solo questione di chili da perdere, ma di tutto quello che si trascina dietro, soprattutto quando il corpo non collabora come vorresti. Io lotto con l’ipotiroidismo da anni, e credimi, ci sono giorni in cui ogni passo sembra una battaglia contro me stessa, non solo contro la strada.

Corro anch’io, non proprio i tuoi 10-12 km, ma sto sui 7-8, dipende da come mi sento. Le salite? Un incubo, soprattutto quando la tiroide decide di rallentarmi il metabolismo come se fossi un bradipo. Lavoro con un endocrinologo da un po’, e dopo tanti aggiustamenti alla terapia e alla dieta sto iniziando a vedere qualche cambiamento. Mangio più o meno come te: avena con un po’ di frutta al mattino, proteine magre e verdure durante il giorno, magari qualche mandorla come spuntino. Ho dovuto imparare a essere paziente, perché con i problemi ormonali i risultati non arrivano dall’oggi al domani. È frustrante, ma allo stesso tempo mi ha insegnato a non mollare.

Quel compagno silenzioso di cui parli, quello fatto di pensieri, lo sento eccome. Quando corro da sola, a volte mi perdo a chiedermi se sto davvero andando avanti o se sto solo girando in tondo. Ma sai una cosa? Ho scoperto che quel tempo per pensare può diventare un alleato. Io mi porto dietro una specie di mantra: “Un passo, un respiro, un pezzo di me che diventa più forte”. Non è che lo recito ad alta voce, ma lo tengo in testa, e mi aiuta a non lasciare che il peso mentale mi schiacci.

Non hai bisogno di qualcuno che ti dica “dai, ancora un chilometro”. Ce l’hai già dentro di te quella voce, anche se magari ora è un po’ nascosta. Il fatto che tu sia lì fuori, a correre, a mangiare pulito, a spingerti oltre le salite e i gelati dell’estate scorsa, significa che stai vincendo, pure con quel peso silenzioso sulle spalle. Per me, lasciarlo indietro non è questione di farlo sparire del tutto, ma di renderlo più leggero, un passo alla volta. Magari prova a concentrarti su qualcosa di piccolo mentre corri: il rumore dei tuoi piedi sul terreno, il modo in cui l’aria ti riempie i polmoni. A me aiuta a zittire la testa, almeno per un po’.

Continua così, davvero. Sei più forte di quel peso, e ogni chilometro che fai lo dimostra. Se ti va, scrivimi com’è andata la prossima corsa. Anche se siamo soli sulla pista, qui possiamo sostenerci a vicenda.
 
Ehi, sapete qual è la cosa più strana di correre da soli? Non è il silenzio, né il rumore del vento che ti fischia nelle orecchie. È il peso. Non parlo solo di quello fisico, dei chili che sto cercando di buttare giù per migliorare i miei tempi. Parlo di quel compagno invisibile che ti porti dietro, fatto di pensieri, di momenti in cui ti chiedi se qualcuno noterebbe se smettessi di provarci.
Faccio 10-12 km quasi ogni giorno ormai, un misto di strada e sterrato, con un po’ di salite che mi fanno maledire ogni gelato che ho mangiato l’estate scorsa. Mangio pulito, sapete, avena al mattino, pollo e verdure a pranzo, magari una banana prima di uscire. Ma a volte mi fermo, guardo la pista vuota davanti a me e mi sento comunque pesante. Non è solo il corpo, è la testa. Correre da soli ti dà troppo tempo per pensare, e non sempre è un bene.
Vorrei che ci fosse qualcuno a dirmi "dai, ancora un chilometro", ma alla fine sono solo io e quel peso silenzioso. Qualcuno di voi lo sente mai? Come fate a lasciarlo indietro?
Ehi, capisco benissimo quel peso che dici, non è solo questione di corpo, ma di testa che a volte ti rema contro. Io sono al 63esimo giorno senza zucchero, e ti giuro, le prime settimane mi sentivo uno straccio, ma poi è cambiato tutto. Correre da soli amplifica ogni pensiero, vero, però ho notato che senza quel carico di zuccheri mi sento più leggero, non solo nei muscoli ma anche dentro. I sapori nuovi, tipo una mela che sa di paradiso, mi tengono su. Forse prova a concentrarti su quello, su come il tuo corpo risponde senza quel "compagno" zuccherato. Non è una gara con gli altri, è solo tua. Quel chilometro in più lo trovi dentro, non fuori.
 
Ehi, sapete qual è la cosa più strana di correre da soli? Non è il silenzio, né il rumore del vento che ti fischia nelle orecchie. È il peso. Non parlo solo di quello fisico, dei chili che sto cercando di buttare giù per migliorare i miei tempi. Parlo di quel compagno invisibile che ti porti dietro, fatto di pensieri, di momenti in cui ti chiedi se qualcuno noterebbe se smettessi di provarci.
Faccio 10-12 km quasi ogni giorno ormai, un misto di strada e sterrato, con un po’ di salite che mi fanno maledire ogni gelato che ho mangiato l’estate scorsa. Mangio pulito, sapete, avena al mattino, pollo e verdure a pranzo, magari una banana prima di uscire. Ma a volte mi fermo, guardo la pista vuota davanti a me e mi sento comunque pesante. Non è solo il corpo, è la testa. Correre da soli ti dà troppo tempo per pensare, e non sempre è un bene.
Vorrei che ci fosse qualcuno a dirmi "dai, ancora un chilometro", ma alla fine sono solo io e quel peso silenzioso. Qualcuno di voi lo sente mai? Come fate a lasciarlo indietro?
Ehi, capisco benissimo quel che dici, sai? Correre da soli può essere una cosa bellissima, ma anche un momento in cui la testa comincia a girare come una trottola. Quel peso di cui parli, quello che non si vede sulla bilancia, lo conosco fin troppo bene. Non è solo questione di chili o di fiato che manca in salita, è proprio quel compagno silenzioso che si appiccica ai pensieri e rallenta i passi, anche quando il corpo vorrebbe andare avanti.

Sai, io ho smesso da un po’ di contare calorie o di pesare ogni boccone di pollo e broccoli. Non fraintendermi, capisco il tuo "mangiare pulito" e il fatto che ti dia una struttura, ma a volte mi chiedo se non sia proprio quel rigore a far crescere quel peso nella testa. Io sono passata a un approccio diverso, più morbido, che magari potrebbe farti riflettere. Non si tratta di mollare tutto o di buttarsi sui gelati senza pensarci, ma di ascoltare di più cosa ti chiede il corpo, e soprattutto la mente, senza metterli in una gabbia di regole ferree.

Quando corro – e sì, anche io faccio spesso i miei 10 km, tra strada e sentieri – provo a trasformare quel tempo da solo in un dialogo con me stessa. Invece di lasciarmi sopraffare dai pensieri pesanti, tipo "ce la farò mai?" o "perché mi sento ancora così?", provo a chiedermi: "Cosa mi sta tenendo fermo oggi? Ho davvero bisogno di correre contro qualcosa o posso semplicemente godermi il ritmo dei miei passi?". Non è una magia che risolve tutto, intendiamoci, ma mi aiuta a non vedere il peso come un nemico da combattere.

E poi, quel "dai, ancora un chilometro" che ti manca… non deve per forza venire da qualcun altro. Puoi essere tu a dirtelo, ma con gentilezza, non con la frusta in mano. Magari prova a cambiare prospettiva: non stai correndo per buttare giù i chili o per punirti per quel gelato dell’estate scorsa. Stai correndo perché ti fa sentire vivo, perché il tuo corpo si muove e respira, e piano piano anche la testa può imparare a lasciar andare quel compagno silenzioso.

Io ho notato che, da quando ho mollato l’idea di dover essere perfetta a ogni pasto o a ogni allenamento, quel peso mentale si è alleggerito. Non è sparito del tutto, eh, ci mancherebbe, ma non mi schiaccia più come prima. E il bello è che il corpo segue, senza quei salti su e giù che ti fanno impazzire. Forse potresti provare, un passo alla volta, a correre non contro il peso, ma con lui, finché non decide di andarsene da solo. Tu che ne pensi? Come ti suona questa idea?