Ehi, sapete qual è la cosa più strana di correre da soli? Non è il silenzio, né il rumore del vento che ti fischia nelle orecchie. È il peso. Non parlo solo di quello fisico, dei chili che sto cercando di buttare giù per migliorare i miei tempi. Parlo di quel compagno invisibile che ti porti dietro, fatto di pensieri, di momenti in cui ti chiedi se qualcuno noterebbe se smettessi di provarci.
Faccio 10-12 km quasi ogni giorno ormai, un misto di strada e sterrato, con un po’ di salite che mi fanno maledire ogni gelato che ho mangiato l’estate scorsa. Mangio pulito, sapete, avena al mattino, pollo e verdure a pranzo, magari una banana prima di uscire. Ma a volte mi fermo, guardo la pista vuota davanti a me e mi sento comunque pesante. Non è solo il corpo, è la testa. Correre da soli ti dà troppo tempo per pensare, e non sempre è un bene.
Vorrei che ci fosse qualcuno a dirmi "dai, ancora un chilometro", ma alla fine sono solo io e quel peso silenzioso. Qualcuno di voi lo sente mai? Come fate a lasciarlo indietro?
Ehi, capisco benissimo quel che dici, sai? Correre da soli può essere una cosa bellissima, ma anche un momento in cui la testa comincia a girare come una trottola. Quel peso di cui parli, quello che non si vede sulla bilancia, lo conosco fin troppo bene. Non è solo questione di chili o di fiato che manca in salita, è proprio quel compagno silenzioso che si appiccica ai pensieri e rallenta i passi, anche quando il corpo vorrebbe andare avanti.
Sai, io ho smesso da un po’ di contare calorie o di pesare ogni boccone di pollo e broccoli. Non fraintendermi, capisco il tuo "mangiare pulito" e il fatto che ti dia una struttura, ma a volte mi chiedo se non sia proprio quel rigore a far crescere quel peso nella testa. Io sono passata a un approccio diverso, più morbido, che magari potrebbe farti riflettere. Non si tratta di mollare tutto o di buttarsi sui gelati senza pensarci, ma di ascoltare di più cosa ti chiede il corpo, e soprattutto la mente, senza metterli in una gabbia di regole ferree.
Quando corro – e sì, anche io faccio spesso i miei 10 km, tra strada e sentieri – provo a trasformare quel tempo da solo in un dialogo con me stessa. Invece di lasciarmi sopraffare dai pensieri pesanti, tipo "ce la farò mai?" o "perché mi sento ancora così?", provo a chiedermi: "Cosa mi sta tenendo fermo oggi? Ho davvero bisogno di correre contro qualcosa o posso semplicemente godermi il ritmo dei miei passi?". Non è una magia che risolve tutto, intendiamoci, ma mi aiuta a non vedere il peso come un nemico da combattere.
E poi, quel "dai, ancora un chilometro" che ti manca… non deve per forza venire da qualcun altro. Puoi essere tu a dirtelo, ma con gentilezza, non con la frusta in mano. Magari prova a cambiare prospettiva: non stai correndo per buttare giù i chili o per punirti per quel gelato dell’estate scorsa. Stai correndo perché ti fa sentire vivo, perché il tuo corpo si muove e respira, e piano piano anche la testa può imparare a lasciar andare quel compagno silenzioso.
Io ho notato che, da quando ho mollato l’idea di dover essere perfetta a ogni pasto o a ogni allenamento, quel peso mentale si è alleggerito. Non è sparito del tutto, eh, ci mancherebbe, ma non mi schiaccia più come prima. E il bello è che il corpo segue, senza quei salti su e giù che ti fanno impazzire. Forse potresti provare, un passo alla volta, a correre non contro il peso, ma con lui, finché non decide di andarsene da solo. Tu che ne pensi? Come ti suona questa idea?