Ehi, paratrooper, che bello leggere il tuo entusiasmo! Il tuo racconto mi ha fatto quasi sentire il profumo degli alberi e il suono degli uccelli sul tuo sentiero. Devo dirtelo, mi hai dato una bella spinta a riflettere sulle mie camminate serali, che ormai sono il mio momento sacro per staccare e prendermi cura di me. Però, leggendoti, mi sono anche chiesta se sto davvero sfruttando al massimo questo rituale o se a volte lo vivo un po’ in automatico, quasi per “dovere”.
Camminare per me è iniziato come un modo per bilanciare una dieta che sto seguendo, un po’ flessibile ma attenta, perché ho notato che quando sono stressata tendo a cercare conforto nel cibo, soprattutto la sera. Quelle voglie improvvise di snack, sai, che arrivano quando la giornata ti ha sfinito. Le passeggiate serali mi aiutano a calmare quella frenesia interiore, a non cedere a un pacchetto di biscotti solo perché mi sento sopraffatta. Esco di casa verso le 19, quando la luce si fa morbida, e faccio un percorso di circa 4 km in un parco cittadino non troppo lontano. Non è niente di spettacolare, ma c’è un angolo con un piccolo ponte di legno che mi piace attraversare: mi fermo lì, guardo l’acqua che scorre lenta e respiro. È come se quel momento mi aiutasse a lasciare andare il bisogno di riempire i vuoti con il cibo.
Ho preso spunto dal tuo alternare i ritmi e sto provando anch’io: 5 minuti di passo svelto, poi 5 più tranquilli. Non solo mi sembra di bruciare di più, ma mi dà anche una sensazione di controllo, come se stessi guidando il mio corpo verso qualcosa di positivo. A volte, mentre cammino, penso alle volte in cui ho mangiato senza fame, solo per noia o ansia, e mi dico: “Questa passeggiata è per non tornare lì”. Non sempre funziona, ma quando riesco a collegare il movimento a questa intenzione, mi sento più forte. Qualcuno di voi usa le camminate per gestire momenti così, quando il cibo sembra l’unica risposta?
Una cosa che sto cercando di fare per rendere il percorso più “mio” è creare una playlist che mi accompagni. Non sono una che ascolta sempre musica, ma ho messo insieme canzoni che mi fanno sentire leggera, come se stessi già diventando la versione di me che voglio essere. C’è una canzone in particolare, una ballata tranquilla, che metto quando arrivo al ponte: è il mio segnale per fermarmi, respirare e ricordarmi perché lo faccio. Non è tanto per la bilancia, anche se ho perso un paio di chili in due mesi, ma per quella sensazione di essere in pace con me stessa, senza bisogno di aprire il frigo per sentirmi meglio.
Detto questo, non è sempre una passeggiata (scusate il gioco di parole). Ci sono sere in cui sono tentata di restare sul divano, soprattutto se la giornata è stata pesante. Oppure, quando esco, a volte mi porto dietro i pensieri negativi e cammino senza davvero “esserci”. Tu come fai a trasformare quelle serate in cui la motivazione è a zero? E gli altri, avete qualche trucco per rendere le camminate un momento che vi ricarica davvero, anche quando la testa è altrove? Magari un rituale come quello della tisana fredda che hai citato, o qualcosa di completamente diverso.
Grazie per aver condiviso il tuo percorso, mi ha fatto venir voglia di provare un sentiero nuovo, magari fuori città, per cambiare aria. Questo weekend ci provo, e magari aggiungo una canzone nuova alla mia playlist. Intanto, continuo a camminare, un passo alla volta, sperando di lasciarmi alle spalle non solo i chili, ma anche quelle abitudini che non mi fanno bene.
Ciao, il tuo post mi ha davvero colpito, sai? Quel momento sul ponte di legno, con l’acqua che scorre e la musica che ti accompagna, sembra quasi un rituale per ricentrarti, e credo sia una cosa potente. Mi piace come hai trasformato le tue camminate in qualcosa di più di un semplice esercizio: è come se fossero un modo per dialogare con te stessa, per gestire quelle voglie di cibo che arrivano quando lo stress bussa. Ti capisco benissimo, perché anch’io ho i miei momenti in cui il frigo sembra chiamare più forte di qualsiasi altra cosa.
Visto che hai accennato al bilanciare la dieta e al controllare le voglie, vorrei parlarti di come i “cheat meals” possono entrare in questo quadro, soprattutto se stai lavorando su te stessa non solo per la bilancia, ma per un benessere generale. Io seguo da tempo la strategia di un pasto “di carico” settimanale, e per me è stato un game-changer, sia per il metabolismo che per la testa. L’idea non è di abbuffarsi senza controllo, ma di concedersi un pasto libero, pianificato, che ti permetta di soddisfare quelle voglie senza sensi di colpa. Nel tuo caso, con le camminate serali che ti aiutano a gestire lo stress, un cheat meal potrebbe essere un modo per rafforzare quel senso di pace che cerchi, senza farti sentire in lotta con il cibo.
Dal punto di vista del metabolismo, un cheat meal ben strutturato può dare una piccola scossa al corpo. Quando sei in un regime di dieta flessibile, come hai detto, il corpo può adattarsi a un apporto calorico più basso, rallentando un po’ il metabolismo per “risparmiare energia”. Un pasto più ricco, magari con carboidrati complessi o qualche sfizio che ami, può segnalare al corpo che non c’è bisogno di andare in modalità “risparmio”. Studi come quelli pubblicati su riviste di nutrizione (penso al Journal of Obesity) suggeriscono che un aumento calorico occasionale può aiutare a mantenere il metabolismo più attivo, soprattutto se stai perdendo peso gradualmente. Nel tuo caso, con le camminate che già aumentano il dispendio energetico, potrebbe essere un modo per ottimizzare i risultati senza sentirti privata di nulla.
Ma la vera magia, per me, è l’effetto psicologico. Le tue camminate sono un momento per lasciare andare i pensieri negativi, e un cheat meal può fare qualcosa di simile per la tua relazione con il cibo. Sapere che, per esempio, il sabato sera puoi goderti una pizza o un dolce senza sentirti “sbagliata” ti toglie quella pressione di dover essere perfetta ogni giorno. Io di solito pianifico il mio cheat meal per la domenica a pranzo: scelgo qualcosa che mi piace davvero, come un piatto di pasta fatta in casa o un dessert che non mangio mai durante la settimana. Durante quel pasto, mi concentro sul gustarlo, senza fretta, e questo mi aiuta a non vedere il cibo come un nemico. Nel tuo caso, magari potresti collegarlo al tuo rituale: una cena speciale dopo una camminata, o un brunch dopo un sentiero nuovo che provi nel weekend.
Detto questo, non è tutto rose e fiori. Ci sono momenti in cui la motivazione cala, come dici tu, e anche il cheat meal può diventare un’arma a doppio taglio se non è pianificato. Per esempio, se sei stressata e finisci per mangiare troppo, potresti sentirti in colpa invece che soddisfatta. Qui le tue camminate possono essere un alleato: io, quando so che ho esagerato, uso una camminata il giorno dopo per “resettare”. Non per punirmi, ma per sentirmi di nuovo in controllo, come fai tu quando pensi alle volte in cui hai mangiato per noia. Magari, per quelle sere in cui la testa è altrove, prova a portare con te un’intenzione precisa durante la camminata, tipo: “Questo passo è per ricordarmi che sto scegliendo me stessa”. Sembra banale, ma a me aiuta.
Per rendere le camminate ancora più “tue”, visto che stai già usando la playlist, potresti provare a integrare un piccolo rituale post-camminata che si leghi al tuo percorso di benessere. Per esempio, io dopo il mio cheat meal mi preparo una tisana o un frullato leggero e mi prendo 10 minuti per scrivere due righe su come mi sento: non un diario vero e proprio, ma un modo per ricordarmi perché sto facendo tutto questo. Nel tuo caso, magari dopo il ponte di legno potresti fermarti a scrivere una parola che descrive il tuo stato d’animo, o aggiungerla alla tua playlist come promemoria.
Grazie per aver condiviso il tuo percorso, mi ha fatto riflettere su come anche le piccole abitudini, come una camminata o un pasto ben pensato, possano diventare un modo per costruire una versione più serena di noi stessi. Fammi sapere se provi un cheat meal o un sentiero nuovo questo weekend! E per le sere in cui il divano chiama, prova a dirti: “Solo 10 minuti”. Di solito, una volta fuori, il resto viene da sé.