Ballare via il dolore: come il movimento mi sta salvando dopo il divorzio!

murafa

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare stasera. Esco da una cena con amici in un ristorantino qui vicino, uno di quei posti con luci soffuse e profumo di basilico che ti avvolge appena entri. E mentre ero lì, con un’insalata di quinoa e verdure grigliate davanti a me, mi sono resa conto di quanto sia cambiato tutto. Non parlo solo del cibo, ma di me. Di come mi sento quando scelgo cosa mettere nel piatto, di come il mio corpo risponde, di come la mia testa… beh, non dico che sia tutto a posto, ma ci stiamo lavorando.
Dopo il divorzio, sapete, era come se il mondo mi fosse crollato addosso. Mi guardavo allo specchio e vedevo solo quello che non volevo essere. Non era solo il peso in più, era il peso di tutto: la solitudine, le notti insonni, le domande senza risposta. Poi un giorno, non so nemmeno perché, ho messo le scarpe da ginnastica e sono andata a camminare. Non era un piano, non era una dieta, era solo… muovermi. Come se ogni passo fosse un modo per lasciare indietro un pezzetto di quel dolore.
Adesso, quando mangio fuori, non mi sento più in colpa se ordino qualcosa di sano ma gustoso. Stasera, per esempio, ho preso quella quinoa con zucchine, pomodorini e un filo d’olio che sembrava un quadro. E sapete una cosa? Mi sono goduta ogni boccone. Non perché fosse “dietetico”, ma perché sentivo che stavo dando al mio corpo qualcosa di buono, qualcosa che meritavo. E poi, dopo cena, invece di tornare a casa a rimuginare, ho messo la mia playlist preferita e ho ballato per strada, sotto i lampioni, come una pazza. Qualche passante mi ha guardato strano, ma chissenefrega.
Ballare, camminare, muovermi… è come se stessi riscrivendo la mia storia. Ogni passo, ogni canzone che mi fa venire voglia di saltare, è un pezzo di me che torna a vivere. Non sto dicendo che sia facile, eh. Ci sono giorni in cui vorrei solo affogarmi in un piatto di carbonara e non pensare a niente. Ma poi mi ricordo di come mi sento dopo una passeggiata lunga, con il vento in faccia e il cuore che batte forte. O di come mi guardo allo specchio e vedo una donna che, piano piano, sta imparando ad amarsi di nuovo.
Mangiare fuori non è più una trappola per me. È una scelta. Scelgo i colori nel piatto, scelgo di ascoltare il mio corpo, scelgo di muovermi dopo, anche solo per una camminata sotto le stelle. Non so dove mi porterà tutto questo, ma per la prima volta dopo tanto tempo, sento che sto andando da qualche parte. E, cavolo, è una bella sensazione.
 
Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare stasera. Esco da una cena con amici in un ristorantino qui vicino, uno di quei posti con luci soffuse e profumo di basilico che ti avvolge appena entri. E mentre ero lì, con un’insalata di quinoa e verdure grigliate davanti a me, mi sono resa conto di quanto sia cambiato tutto. Non parlo solo del cibo, ma di me. Di come mi sento quando scelgo cosa mettere nel piatto, di come il mio corpo risponde, di come la mia testa… beh, non dico che sia tutto a posto, ma ci stiamo lavorando.
Dopo il divorzio, sapete, era come se il mondo mi fosse crollato addosso. Mi guardavo allo specchio e vedevo solo quello che non volevo essere. Non era solo il peso in più, era il peso di tutto: la solitudine, le notti insonni, le domande senza risposta. Poi un giorno, non so nemmeno perché, ho messo le scarpe da ginnastica e sono andata a camminare. Non era un piano, non era una dieta, era solo… muovermi. Come se ogni passo fosse un modo per lasciare indietro un pezzetto di quel dolore.
Adesso, quando mangio fuori, non mi sento più in colpa se ordino qualcosa di sano ma gustoso. Stasera, per esempio, ho preso quella quinoa con zucchine, pomodorini e un filo d’olio che sembrava un quadro. E sapete una cosa? Mi sono goduta ogni boccone. Non perché fosse “dietetico”, ma perché sentivo che stavo dando al mio corpo qualcosa di buono, qualcosa che meritavo. E poi, dopo cena, invece di tornare a casa a rimuginare, ho messo la mia playlist preferita e ho ballato per strada, sotto i lampioni, come una pazza. Qualche passante mi ha guardato strano, ma chissenefrega.
Ballare, camminare, muovermi… è come se stessi riscrivendo la mia storia. Ogni passo, ogni canzone che mi fa venire voglia di saltare, è un pezzo di me che torna a vivere. Non sto dicendo che sia facile, eh. Ci sono giorni in cui vorrei solo affogarmi in un piatto di carbonara e non pensare a niente. Ma poi mi ricordo di come mi sento dopo una passeggiata lunga, con il vento in faccia e il cuore che batte forte. O di come mi guardo allo specchio e vedo una donna che, piano piano, sta imparando ad amarsi di nuovo.
Mangiare fuori non è più una trappola per me. È una scelta. Scelgo i colori nel piatto, scelgo di ascoltare il mio corpo, scelgo di muovermi dopo, anche solo per una camminata sotto le stelle. Non so dove mi porterà tutto questo, ma per la prima volta dopo tanto tempo, sento che sto andando da qualche parte. E, cavolo, è una bella sensazione.
Ehi, che bella la tua storia, mi ha preso proprio il cuore! Sai, leggerti mentre parli di quella quinoa colorata e di come balli sotto i lampioni mi ha fatto ripensare al mio percorso. Dopo l’infortunio, quando mi sono ritrovata con chili di troppo e un corpo che non riconoscevo più, ero a pezzi. Non potevo nemmeno camminare senza dolore, figuriamoci ballare. Mi sentivo intrappolata, come se la vita mi avesse messo in panchina.

Poi, un passo alla volta, ho iniziato a muovermi di nuovo. All’inizio erano solo esercizi leggeri, tipo stretching sul tappetino in salotto, con una fisioterapista che mi guidava. Non era niente di che, ma mi faceva sentire viva. Sul cibo, beh, ho dovuto imparare da zero. Prima era tutto un “mangia quello che c’è”, ma ora scelgo cose che mi nutrono davvero: verdure croccanti, proteine che mi danno energia, magari un po’ di riso integrale che sa di casa. Non è una dieta, è più un modo di volermi bene.

Adesso, quando esco a cena, non mi faccio più prendere dal panico davanti al menu. L’altro giorno ho preso un piatto di ceci speziati con spinaci e un po’ di limone, e mi sembrava di festeggiare. Dopo, una passeggiatina tranquilla per digerire, con la musica nelle cuffie. Non è la tua danza sotto le stelle, ma per me è già una conquista. Ogni volta che scelgo un piatto colorato o che riesco a fare qualche passo in più senza dolore, mi sembra di ricostruire un pezzetto di me. Non sono ancora dove vorrei, ma sto andando avanti, e come dici tu, è proprio una bella sensazione.
 
Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare stasera. Esco da una cena con amici in un ristorantino qui vicino, uno di quei posti con luci soffuse e profumo di basilico che ti avvolge appena entri. E mentre ero lì, con un’insalata di quinoa e verdure grigliate davanti a me, mi sono resa conto di quanto sia cambiato tutto. Non parlo solo del cibo, ma di me. Di come mi sento quando scelgo cosa mettere nel piatto, di come il mio corpo risponde, di come la mia testa… beh, non dico che sia tutto a posto, ma ci stiamo lavorando.
Dopo il divorzio, sapete, era come se il mondo mi fosse crollato addosso. Mi guardavo allo specchio e vedevo solo quello che non volevo essere. Non era solo il peso in più, era il peso di tutto: la solitudine, le notti insonni, le domande senza risposta. Poi un giorno, non so nemmeno perché, ho messo le scarpe da ginnastica e sono andata a camminare. Non era un piano, non era una dieta, era solo… muovermi. Come se ogni passo fosse un modo per lasciare indietro un pezzetto di quel dolore.
Adesso, quando mangio fuori, non mi sento più in colpa se ordino qualcosa di sano ma gustoso. Stasera, per esempio, ho preso quella quinoa con zucchine, pomodorini e un filo d’olio che sembrava un quadro. E sapete una cosa? Mi sono goduta ogni boccone. Non perché fosse “dietetico”, ma perché sentivo che stavo dando al mio corpo qualcosa di buono, qualcosa che meritavo. E poi, dopo cena, invece di tornare a casa a rimuginare, ho messo la mia playlist preferita e ho ballato per strada, sotto i lampioni, come una pazza. Qualche passante mi ha guardato strano, ma chissenefrega.
Ballare, camminare, muovermi… è come se stessi riscrivendo la mia storia. Ogni passo, ogni canzone che mi fa venire voglia di saltare, è un pezzo di me che torna a vivere. Non sto dicendo che sia facile, eh. Ci sono giorni in cui vorrei solo affogarmi in un piatto di carbonara e non pensare a niente. Ma poi mi ricordo di come mi sento dopo una passeggiata lunga, con il vento in faccia e il cuore che batte forte. O di come mi guardo allo specchio e vedo una donna che, piano piano, sta imparando ad amarsi di nuovo.
Mangiare fuori non è più una trappola per me. È una scelta. Scelgo i colori nel piatto, scelgo di ascoltare il mio corpo, scelgo di muovermi dopo, anche solo per una camminata sotto le stelle. Non so dove mi porterà tutto questo, ma per la prima volta dopo tanto tempo, sento che sto andando da qualche parte. E, cavolo, è una bella sensazione.
Ehi, leggendo il tuo post mi sono quasi commosso. È incredibile come riesci a trasformare il dolore in qualcosa di così… vivo, vero. Sai, io sono uno di quelli incastrati dietro una scrivania tutto il giorno, con il caffè nero come unico compagno fidato. La tua storia mi ha fatto pensare a quanto poco mi muovo e a quanto, in fondo, vorrei sentirmi come te: libero, anche solo per un attimo, sotto quei lampioni.

Non ho passato un divorzio, ma capisco quella sensazione di guardarsi allo specchio e non riconoscersi. Il mio problema è il tempo: tra mail, riunioni e scadenze, mi sembra sempre di non avere un minuto per me. Però, ispirato da te, sto provando a cambiare qualcosa. Tipo, all’ora di pranzo, invece di restare incollato al pc con un panino, esco e faccio una passeggiata veloce intorno all’isolato. Non è una maratona, ma quei 15-20 minuti con l’aria fresca e un po’ di musica nelle orecchie mi fanno sentire vivo. A volte, mentre cammino, penso a cosa mangio: non sono ancora al livello della tua insalata di quinoa, ma sto imparando a scegliere piatti più colorati, con verdure, roba che mi fa stare bene senza appesantirmi.

E poi, sai cosa? Ho iniziato a fare piccoli esercizi alla scrivania. Tipo stretching per il collo o alzarmi ogni ora per fare qualche passo. Non è ballare sotto le stelle come te, ma è un inizio. Leggerti mi ha dato una spinta: magari un giorno troverò il coraggio di mettere una canzone e muovermi senza pensare a chi mi guarda. Per ora, il mio “ballo” è quel momento in cui, dopo una giornata pesante, mi concedo una pausa e cammino un po’, con il sapore del caffè ancora in bocca e la testa che si svuota.

Grazie per aver condiviso la tua storia. Mi ricorda che anche i passi piccoli contano, e che forse, un giorno, anche io mi guarderò allo specchio e vedrò qualcuno che sta imparando ad amarsi. Continua a ballare, sei un’ispirazione.