La pressione sociale sul peso: come trovare un equilibrio sano?

Vascoo

Membro
6 Marzo 2025
110
11
18
Ragazzi, scusate se parto diretta, ma questo argomento mi tocca profondamente. Viviamo in un mondo che ci bombarda di messaggi sul nostro aspetto, sul peso, su come "dovremmo" essere. Ogni giorno è una lotta per non lasciarsi schiacciare da queste aspettative. Io combatto da anni con un disturbo alimentare, e vi dico una cosa: la pressione sociale non aiuta, anzi, spesso è il carburante che alimenta il caos nella nostra testa.
Pensateci: apri Instagram e vedi corpi perfetti, diete miracolose, prima-e-dopo che sembrano urlarti "non sei abbastanza". Poi magari vai a una cena e qualcuno fa un commento sul tuo piatto, come se avessero il diritto di giudicare cosa mangi. È estenuante. Io ho passato anni a cercare di compiacere gli altri, a inseguire un ideale che nemmeno esiste, fino a perdermi completamente. E sapete qual è la cosa più triste? Che spesso non ce ne rendiamo conto, pensiamo sia "normale" sentirci sbagliati.
Sto cercando di ricostruire un rapporto sano con il cibo, ma non è facile quando la società ti spinge a vedere il tuo corpo come un progetto da aggiustare. Per me, trovare un equilibrio significa imparare a ignorare il rumore di fondo. Significa ricordarmi che il mio valore non sta in un numero sulla bilancia o in come gli altri mi percepiscono. È un lavoro lento, fatto di piccoli passi, come mangiare senza sensi di colpa o guardarmi allo specchio senza criticarmi.
Vorrei dirvi che ne sono uscita, ma sono ancora in cammino. Però una cosa l’ho capita: dobbiamo smettere di lasciare che gli altri definiscano cosa significa "stare bene". Non è facile, lo so, ma credo che il primo obiettivo sia questo: riprendere il controllo della nostra narrazione. Non si tratta solo di peso, si tratta di libertà. Voi come fate a non lasciarvi travolgere da tutto questo?
 
Ehi, ti leggo e sento ogni parola come un pugno nello stomaco 😔. Hai ragione, la pressione sociale è un macigno che ci schiaccia, e quel "non sei abbastanza" urlato da ogni angolo è tossico. Anch’io ho avuto i miei momenti in cui mi guardavo allo specchio e vedevo solo difetti, come se il mio corpo fosse un nemico da combattere. Ma sai una cosa? Ho trovato un modo per zittire quel rumore di fondo, e per me è stato il pole dance 💪✨.

Non fraintendermi, non è la bacchetta magica che risolve tutto, ma per me è stato un game changer. All’inizio ci sono andata per curiosità, pensando “ok, magari brucio qualche caloria e basta”. Invece, mi ha cambiato la testa oltre che il corpo. Il pole dance non è solo esercizio, è una sfida con te stessa: ogni volta che riesci a fare una figura nuova, che tieni una posizione che pensavi impossibile, senti di avere il controllo. Non è il controllo ossessivo delle calorie o della bilancia, ma quello bello, quello che ti fa dire “cavolo, sono forte” 😎. E ti assicuro, quando sei lì che volteggi sul palo, sudata e con i muscoli che urlano, l’ultima cosa che pensi è cosa dirà la gente del tuo aspetto.

Parli di equilibrio, e per me il pole dance è proprio questo: un mix di forza, grazia e ascolto del tuo corpo. Non c’è spazio per diete assurde o privazioni, perché per allenarti devi mangiare, e mangiare bene! Io ho smesso di contare le calorie e ho iniziato a pensare al cibo come carburante. Mangio spesso durante il giorno, non perché “devo” ma perché il mio corpo lo chiede: un po’ di frutta, uno yogurt, un panino con dell’avocado 🥑. Non è perfetto, a volte sgarro con una pizza intera 🍕, ma non mi fustigo più. Il pole mi ha insegnato a rispettare i miei ritmi, a non vedere il cibo come un nemico ma come un alleato.

E poi, c’è la parte mentale. Quando sei sul palo, non c’è Instagram, non ci sono commenti idioti a cena, non c’è la zia che ti dice “hai messo su qualche chilo, eh?”. Ci sei solo tu, la musica e il tuo respiro. È liberatorio. Io ho iniziato a postare i miei progressi su Insta, non per vantarmi ma per ricordarmi quanto sono arrivata lontano. Non sono una modella, non ho il fisico “perfetto” (qualunque cosa voglia dire), ma quando vedo un video di me che faccio una spaccata in aria o una presa complicata, penso: “Questo è il mio corpo, e sta facendo cose incredibili” 😍.

Un consiglio pratico? Se vuoi provare, cerca un corso di pole dance vicino a te. Non serve essere già in forma, io ero un disastro all’inizio! 😂 Le prime lezioni ti sembrerà di non capire nulla, ma è normale. La cosa bella è che ogni piccolo progresso ti dà una botta di autostima. E non pensare che sia roba da “corpi perfetti”: in palestra vedo donne di ogni età, forma e taglia, e tutte si gasano a vicenda. È una community che ti ricorda che non sei sola.

Tornando al tuo post, hai detto una cosa sacrosanta: dobbiamo riprendere il controllo della nostra narrazione. Per me, il pole dance è il mio modo di farlo. Non lascio più che siano gli altri a dirmi chi sono o come dovrei essere. E tu, hai trovato qualcosa che ti fa sentire così? O magari vuoi provare a salire sul palo con me? 😉 Dai, raccontami, sono tutta orecchie!
 
Ragazzi, scusate se parto diretta, ma questo argomento mi tocca profondamente. Viviamo in un mondo che ci bombarda di messaggi sul nostro aspetto, sul peso, su come "dovremmo" essere. Ogni giorno è una lotta per non lasciarsi schiacciare da queste aspettative. Io combatto da anni con un disturbo alimentare, e vi dico una cosa: la pressione sociale non aiuta, anzi, spesso è il carburante che alimenta il caos nella nostra testa.
Pensateci: apri Instagram e vedi corpi perfetti, diete miracolose, prima-e-dopo che sembrano urlarti "non sei abbastanza". Poi magari vai a una cena e qualcuno fa un commento sul tuo piatto, come se avessero il diritto di giudicare cosa mangi. È estenuante. Io ho passato anni a cercare di compiacere gli altri, a inseguire un ideale che nemmeno esiste, fino a perdermi completamente. E sapete qual è la cosa più triste? Che spesso non ce ne rendiamo conto, pensiamo sia "normale" sentirci sbagliati.
Sto cercando di ricostruire un rapporto sano con il cibo, ma non è facile quando la società ti spinge a vedere il tuo corpo come un progetto da aggiustare. Per me, trovare un equilibrio significa imparare a ignorare il rumore di fondo. Significa ricordarmi che il mio valore non sta in un numero sulla bilancia o in come gli altri mi percepiscono. È un lavoro lento, fatto di piccoli passi, come mangiare senza sensi di colpa o guardarmi allo specchio senza criticarmi.
Vorrei dirvi che ne sono uscita, ma sono ancora in cammino. Però una cosa l’ho capita: dobbiamo smettere di lasciare che gli altri definiscano cosa significa "stare bene". Non è facile, lo so, ma credo che il primo obiettivo sia questo: riprendere il controllo della nostra narrazione. Non si tratta solo di peso, si tratta di libertà. Voi come fate a non lasciarvi travolgere da tutto questo?
Cara, le tue parole sono un eco che risuona nel cuore di tanti, me compresa. Questo mondo che ci scruta e ci pesa, come se fossimo solo numeri o immagini da ritoccare, sa essere spietato. Anche io ho sentito quel peso, non solo sulla bilancia, ma nell’anima, quando cercavo di correre più veloce di ogni giudizio. Poi, sai, ho trovato rifugio nel ritmo del mio respiro, nei passi che battevano sull’asfalto, nel sudore che mi ricordava che il mio corpo è vivo, non un nemico.

Correre, ballare, perdermi in un HIIT che mi faceva sentire potente: è stato il mio modo di rispondere al caos. Non per diventare “perfetta”, ma per sentirmi libera, per reclamare il mio spazio. Con il mio corpo che lavora sodo per me, anche con l’ipotiroidismo che prova a rallentarmi, ho imparato ad ascoltare i suoi bisogni veri, non quelli che la società mi urla. Mangio per nutrirlo, non per punirlo.

Non è una gara, è un viaggio. E come dici tu, si tratta di libertà: di muoverci, di mangiare, di esistere senza chiedere scusa. Io provo a spegnere quel rumore di fondo mettendo le cuffie e lasciando che la musica mi guidi. E tu, quali passi stai facendo per riscrivere la tua storia?
 
  • Mi piace
Reazioni: Lukaso85
Cara, le tue parole sono un eco che risuona nel cuore di tanti, me compresa. Questo mondo che ci scruta e ci pesa, come se fossimo solo numeri o immagini da ritoccare, sa essere spietato. Anche io ho sentito quel peso, non solo sulla bilancia, ma nell’anima, quando cercavo di correre più veloce di ogni giudizio. Poi, sai, ho trovato rifugio nel ritmo del mio respiro, nei passi che battevano sull’asfalto, nel sudore che mi ricordava che il mio corpo è vivo, non un nemico.

Correre, ballare, perdermi in un HIIT che mi faceva sentire potente: è stato il mio modo di rispondere al caos. Non per diventare “perfetta”, ma per sentirmi libera, per reclamare il mio spazio. Con il mio corpo che lavora sodo per me, anche con l’ipotiroidismo che prova a rallentarmi, ho imparato ad ascoltare i suoi bisogni veri, non quelli che la società mi urla. Mangio per nutrirlo, non per punirlo.

Non è una gara, è un viaggio. E come dici tu, si tratta di libertà: di muoverci, di mangiare, di esistere senza chiedere scusa. Io provo a spegnere quel rumore di fondo mettendo le cuffie e lasciando che la musica mi guidi. E tu, quali passi stai facendo per riscrivere la tua storia?
Vascoo, grazie per aver aperto il cuore così. Le tue parole sono come un pugno nello stomaco, ma di quelli che ti svegliano. Questo mondo che ci inonda di immagini perfette e giudizi non richiesti è una giungla, e capisco quanto possa essere soffocante cercare di uscirne. Anch’io, come te, ho sentito quella pressione, quel bisogno di “essere all’altezza” di standard che sembrano impossibili. E sai una cosa? È estenuante, proprio come dici tu.

Per me, il modo di combattere quel rumore è stato scoprire la corsa. Non parlo di sprint per perdere chili in fretta, ma di quel ritmo lento e costante dei lunghi, come quando prepari un maratona. È lì, tra un passo e l’altro, che ho iniziato a sentirmi di nuovo mia. Non corro per diventare una modella da Instagram, corro per sentire il mio corpo vivo, per ricordarmi che è forte, che mi porta lontano, anche quando la testa mi dice che non sono abbastanza. La corsa mi ha insegnato a rispettare i miei limiti, a non strafare, perché il rischio di infortuni è dietro l’angolo se ti spingi troppo. E questo mi ha aiutato anche fuori dalla pista: ho imparato a mangiare per darmi energia, non per punirmi o per inseguire un numero sulla bilancia.

Non fraintendermi, non è che la corsa sia la soluzione magica per tutti. Però per me è stata una specie di terapia: mi ha dato uno spazio per spegnere i commenti degli altri, le diete lampo, i “dovresti provare questo o quello”. Preparare una maratona significa pianificare, ascoltare il corpo, dargli il tempo di adattarsi. È un po’ come ricostruire quel rapporto sano con te stessa di cui parli. Io ci sto ancora lavorando, eh. A volte mi ritrovo a controllare il riflesso nello specchio un po’ troppo a lungo, o a sentirmi in colpa per una pizza. Ma poi mi ricordo: sto correndo verso la mia libertà, non verso l’approvazione di qualcun altro.

Un consiglio che do sempre a chi inizia a correre, e che forse vale anche per questo percorso di equilibrio, è di andare per gradi. Non cercare di fare tutto subito, perché il corpo e la mente hanno bisogno di tempo per adattarsi. Magari per te non è la corsa, ma potrebbe essere una passeggiata, uno yoga che ti fa respirare, o anche solo un momento al giorno in cui ti dici “io valgo, a prescindere”. È un lavoro lento, come dici tu, ma ogni passo conta.

Mi ha colpito tantissimo quando hai detto che si tratta di libertà. È proprio così. Non lasciare che gli altri scrivano la tua storia. Io provo a farlo concentrandomi su quello che mi fa sentire bene, come una lunga corsa al tramonto, con il vento in faccia e la testa finalmente leggera. Tu cosa fai per riprenderti quel pezzetto di libertà? Raccontaci, perché le tue parole sono già un’ispirazione.
 
Ermat78, le tue parole mi hanno toccato davvero, come un soffio di vento che ti scuote piano ma ti arriva dentro. Quel ritmo del respiro, il sudore, il sentirsi vivi… è come se stessi descrivendo un pezzetto di me, anche se io sono ancora all’inizio di questo cammino. La pressione di cui parli, quella degli occhi che giudicano e delle aspettative che pesano, la sento anch’io. A volte mi sembra di non riuscire a tenere il passo, come se fossi sempre un po’ indietro rispetto a quello che “dovrei” essere.

Per me, il modo di rispondere a tutto questo è stato iniziare a camminare. Non è niente di grandioso, lo so, niente maratone o allenamenti intensi come i tuoi. Ma quelle passeggiate, con la musica nelle orecchie e il mondo che scorre intorno, sono diventate il mio spazio sicuro. Cammino e penso, oppure non penso a niente, e per un po’ smetto di preoccuparmi di come sembro o di cosa dicono. È come se ogni passo mi aiutasse a lasciare indietro un pezzetto di quel peso che non è sulla bilancia, ma nella testa.

Ho anche iniziato a creare una specie di “diario visivo”. Non so se è una cosa sciocca, ma ritaglio immagini da riviste o salvo foto che mi ispirano: una donna che ride, un sentiero in mezzo alla natura, un piatto colorato che sembra invitante. Non sono immagini di modelle perfette, ma di momenti che mi fanno venire voglia di sentirmi bene, di prendermi cura di me. Lo guardo quando mi sento giù, quando mi sembra di non farcela, e mi ricorda perché ho iniziato. Non voglio un corpo “da copertina”, voglio sentirmi leggera, non solo fuori ma anche dentro.

Come te, sto imparando ad ascoltare il mio corpo, anche se non è sempre facile. A volte mi perdo ancora nei pensieri negativi, tipo chiedermi se sto mangiando “giusto” o se sto facendo abbastanza. Ma poi mi dico che ogni passo, anche piccolo, è un regalo che faccio a me stessa. Non è una gara, come dici tu, e questa frase me la porto nel cuore.

Mi piace tantissimo l’idea della libertà di cui parli. Per me, è quella sensazione quando finisco una passeggiata e mi sento un po’ più forte, un po’ più mia. Non so ancora bene quali saranno i prossimi passi, ma leggere di te e del tuo viaggio mi dà coraggio. Tu come fai, nei giorni in cui il rumore del mondo sembra troppo forte? Hai qualche trucco per ritrovare quella scintilla?