Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno perché scrivo oggi. È una di quelle giornate in cui l’acqua mi chiama, ma il corpo sembra voler restare fermo, pesante come un’ancora. Sono scesa in piscina comunque, con quella stanchezza che ti avvolge come una nebbia densa. Non è stata una sessione trionfale, sapete? Nessun record di bracciate, nessun momento in cui mi sono sentita invincibile. Solo io, l’acqua che mi sostiene a malapena e il rumore dei miei pensieri che rimbalzano tra una vasca e l’altra.
Eppure, ripensandoci, qualcosa è cambiato. Una volta pesavo 85 chili, mi guardavo allo specchio e vedevo solo contorni sfocati, come se non fossi davvero lì. Ora sono a 68, non è poco, no? L’acqua mi ha tirata fuori da quel limbo, un passo alla volta, una bracciata dopo l’altra. Non è che sia tutto rose e fiori, intendiamoci. Ci sono giorni in cui mi manca il fiato, in cui le gambe tremano e vorrei solo uscire e nascondermi sotto una coperta. Ma poi penso a come mi sento dopo: leggera, non solo nel corpo, ma anche qui, dentro, anche se solo per un attimo.
Oggi ho fatto 40 minuti, niente di speciale, solo movimenti lenti, quasi pigri. L’istruttrice dice che va bene così, che il corpo ha bisogno di pause, ma io mi sento in colpa. Mangio ancora troppo poco o troppo, non lo so, dipende dai momenti. Stamattina una mela e un po’ di yogurt, a pranzo del pesce con verdure, ma poi il pomeriggio mi ha fregato con quel pezzo di pane che non dovevo toccare. L’acqua mi perdona, però, o almeno così mi piace pensare. Mi culla, mi tiene a galla quando tutto il resto sembra affondarmi.
Non so se sto andando avanti o solo girando in tondo, come in una piscina senza bordi. Però oggi, mentre galleggiavo alla fine, con l’acqua che mi accarezzava le orecchie, ho chiuso gli occhi e per un secondo mi sono sentita bene. È poco, ma è qualcosa. Forse domani sarà diverso, forse no. Voi come fate a non mollare?
Eppure, ripensandoci, qualcosa è cambiato. Una volta pesavo 85 chili, mi guardavo allo specchio e vedevo solo contorni sfocati, come se non fossi davvero lì. Ora sono a 68, non è poco, no? L’acqua mi ha tirata fuori da quel limbo, un passo alla volta, una bracciata dopo l’altra. Non è che sia tutto rose e fiori, intendiamoci. Ci sono giorni in cui mi manca il fiato, in cui le gambe tremano e vorrei solo uscire e nascondermi sotto una coperta. Ma poi penso a come mi sento dopo: leggera, non solo nel corpo, ma anche qui, dentro, anche se solo per un attimo.
Oggi ho fatto 40 minuti, niente di speciale, solo movimenti lenti, quasi pigri. L’istruttrice dice che va bene così, che il corpo ha bisogno di pause, ma io mi sento in colpa. Mangio ancora troppo poco o troppo, non lo so, dipende dai momenti. Stamattina una mela e un po’ di yogurt, a pranzo del pesce con verdure, ma poi il pomeriggio mi ha fregato con quel pezzo di pane che non dovevo toccare. L’acqua mi perdona, però, o almeno così mi piace pensare. Mi culla, mi tiene a galla quando tutto il resto sembra affondarmi.
Non so se sto andando avanti o solo girando in tondo, come in una piscina senza bordi. Però oggi, mentre galleggiavo alla fine, con l’acqua che mi accarezzava le orecchie, ho chiuso gli occhi e per un secondo mi sono sentita bene. È poco, ma è qualcosa. Forse domani sarà diverso, forse no. Voi come fate a non mollare?