Un altro giorno in acqua: tra fatica e piccoli passi avanti

eugene90

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6 Marzo 2025
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Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno perché scrivo oggi. È una di quelle giornate in cui l’acqua mi chiama, ma il corpo sembra voler restare fermo, pesante come un’ancora. Sono scesa in piscina comunque, con quella stanchezza che ti avvolge come una nebbia densa. Non è stata una sessione trionfale, sapete? Nessun record di bracciate, nessun momento in cui mi sono sentita invincibile. Solo io, l’acqua che mi sostiene a malapena e il rumore dei miei pensieri che rimbalzano tra una vasca e l’altra.
Eppure, ripensandoci, qualcosa è cambiato. Una volta pesavo 85 chili, mi guardavo allo specchio e vedevo solo contorni sfocati, come se non fossi davvero lì. Ora sono a 68, non è poco, no? L’acqua mi ha tirata fuori da quel limbo, un passo alla volta, una bracciata dopo l’altra. Non è che sia tutto rose e fiori, intendiamoci. Ci sono giorni in cui mi manca il fiato, in cui le gambe tremano e vorrei solo uscire e nascondermi sotto una coperta. Ma poi penso a come mi sento dopo: leggera, non solo nel corpo, ma anche qui, dentro, anche se solo per un attimo.
Oggi ho fatto 40 minuti, niente di speciale, solo movimenti lenti, quasi pigri. L’istruttrice dice che va bene così, che il corpo ha bisogno di pause, ma io mi sento in colpa. Mangio ancora troppo poco o troppo, non lo so, dipende dai momenti. Stamattina una mela e un po’ di yogurt, a pranzo del pesce con verdure, ma poi il pomeriggio mi ha fregato con quel pezzo di pane che non dovevo toccare. L’acqua mi perdona, però, o almeno così mi piace pensare. Mi culla, mi tiene a galla quando tutto il resto sembra affondarmi.
Non so se sto andando avanti o solo girando in tondo, come in una piscina senza bordi. Però oggi, mentre galleggiavo alla fine, con l’acqua che mi accarezzava le orecchie, ho chiuso gli occhi e per un secondo mi sono sentita bene. È poco, ma è qualcosa. Forse domani sarà diverso, forse no. Voi come fate a non mollare?
 
Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno perché scrivo oggi. È una di quelle giornate in cui l’acqua mi chiama, ma il corpo sembra voler restare fermo, pesante come un’ancora. Sono scesa in piscina comunque, con quella stanchezza che ti avvolge come una nebbia densa. Non è stata una sessione trionfale, sapete? Nessun record di bracciate, nessun momento in cui mi sono sentita invincibile. Solo io, l’acqua che mi sostiene a malapena e il rumore dei miei pensieri che rimbalzano tra una vasca e l’altra.
Eppure, ripensandoci, qualcosa è cambiato. Una volta pesavo 85 chili, mi guardavo allo specchio e vedevo solo contorni sfocati, come se non fossi davvero lì. Ora sono a 68, non è poco, no? L’acqua mi ha tirata fuori da quel limbo, un passo alla volta, una bracciata dopo l’altra. Non è che sia tutto rose e fiori, intendiamoci. Ci sono giorni in cui mi manca il fiato, in cui le gambe tremano e vorrei solo uscire e nascondermi sotto una coperta. Ma poi penso a come mi sento dopo: leggera, non solo nel corpo, ma anche qui, dentro, anche se solo per un attimo.
Oggi ho fatto 40 minuti, niente di speciale, solo movimenti lenti, quasi pigri. L’istruttrice dice che va bene così, che il corpo ha bisogno di pause, ma io mi sento in colpa. Mangio ancora troppo poco o troppo, non lo so, dipende dai momenti. Stamattina una mela e un po’ di yogurt, a pranzo del pesce con verdure, ma poi il pomeriggio mi ha fregato con quel pezzo di pane che non dovevo toccare. L’acqua mi perdona, però, o almeno così mi piace pensare. Mi culla, mi tiene a galla quando tutto il resto sembra affondarmi.
Non so se sto andando avanti o solo girando in tondo, come in una piscina senza bordi. Però oggi, mentre galleggiavo alla fine, con l’acqua che mi accarezzava le orecchie, ho chiuso gli occhi e per un secondo mi sono sentita bene. È poco, ma è qualcosa. Forse domani sarà diverso, forse no. Voi come fate a non mollare?
Ehi, capisco perfettamente quelle giornate in cui il corpo sembra dire "no" mentre qualcosa dentro ti spinge comunque a muoverti. La tua storia con l’acqua è bellissima, sai? Passare da 85 a 68 chili è una conquista enorme, altro che "non è poco"! Si sente che ogni bracciata ti ha scolpito non solo fuori, ma anche dentro, ed è questo che conta davvero.

Io, invece, ho trovato la mia "acqua" nel pole dance. Non so se hai mai provato, ma ti giuro che è una di quelle cose che ti fanno sentire viva, anche nei giorni più pesanti. All’inizio pensavo fosse impossibile per me: zero forza nelle braccia, un po’ di pancetta che mi imbarazzava, e la grazia di un elefante, diciamolo pure! Però dopo qualche mese, non solo ho perso 7 chili, ma ho visto i miei muscoli prendere forma – spalle, addominali, gambe, tutto lavora insieme. È un allenamento completo, ti tira fuori una energia che non sapevi di avere. E poi, quando riesci a fare una figura nuova sul palo, tipo un semplice spin o una salita fluida, ti senti invincibile, altro che galleggiare!

Oggi leggo di te che ti senti in colpa per quei 40 minuti "pigri" o quel pezzo di pane, e ti dico: lascia perdere i sensi di colpa. Il corpo sa quello che fa, e anche l’acqua lo sa – ti sostiene, no? Io quando mi alleno sul palo non conto le calorie, cerco solo di ascoltare me stessa. Magari un giorno ti va di provare una lezione, anche solo per cambiare ritmo. Non serve essere perfetti, basta iniziare. Come fai tu con la piscina, un passo – o una giravolta – alla volta. Forza, che ce la fai!
 
Ehi, sai, leggendo del tuo rapporto con l’acqua mi sono rivista nei miei giorni più grigi. Io invece combatto con la bilancia e il frigo, più che con le vasche. Oggi ho ceduto a una fetta di torta dopo un pranzo leggero – insalata e pollo, niente di che – e mi sono sentita subito pesante, non solo nello stomaco. Però poi ho fatto una camminata lunga, di quelle che ti svuotano la testa, e mi sono detta che forse non è tutto da buttare. Anche tu con i tuoi 40 minuti hai fatto più di quanto credi, no? Magari domani ci proviamo insieme a non cedere del tutto. Un morso alla volta, una bracciata alla volta.
 
Ehi, capisco quel peso che non è solo sulla bilancia. Anche io dopo uno sgarro mi sento giù, ma sai, camminare e muovermi mi aiuta a schiarire i pensieri. Oggi ho provato a fare un po’ di respirazione profonda, tipo quella per il vacuum, e mi ha dato una calma pazzesca. La tua camminata mi ha ispirato, continua così. Domani un passo alla volta, ok?
 
Ciao a tutti, o forse no, non so nemmeno perché scrivo oggi. È una di quelle giornate in cui l’acqua mi chiama, ma il corpo sembra voler restare fermo, pesante come un’ancora. Sono scesa in piscina comunque, con quella stanchezza che ti avvolge come una nebbia densa. Non è stata una sessione trionfale, sapete? Nessun record di bracciate, nessun momento in cui mi sono sentita invincibile. Solo io, l’acqua che mi sostiene a malapena e il rumore dei miei pensieri che rimbalzano tra una vasca e l’altra.
Eppure, ripensandoci, qualcosa è cambiato. Una volta pesavo 85 chili, mi guardavo allo specchio e vedevo solo contorni sfocati, come se non fossi davvero lì. Ora sono a 68, non è poco, no? L’acqua mi ha tirata fuori da quel limbo, un passo alla volta, una bracciata dopo l’altra. Non è che sia tutto rose e fiori, intendiamoci. Ci sono giorni in cui mi manca il fiato, in cui le gambe tremano e vorrei solo uscire e nascondermi sotto una coperta. Ma poi penso a come mi sento dopo: leggera, non solo nel corpo, ma anche qui, dentro, anche se solo per un attimo.
Oggi ho fatto 40 minuti, niente di speciale, solo movimenti lenti, quasi pigri. L’istruttrice dice che va bene così, che il corpo ha bisogno di pause, ma io mi sento in colpa. Mangio ancora troppo poco o troppo, non lo so, dipende dai momenti. Stamattina una mela e un po’ di yogurt, a pranzo del pesce con verdure, ma poi il pomeriggio mi ha fregato con quel pezzo di pane che non dovevo toccare. L’acqua mi perdona, però, o almeno così mi piace pensare. Mi culla, mi tiene a galla quando tutto il resto sembra affondarmi.
Non so se sto andando avanti o solo girando in tondo, come in una piscina senza bordi. Però oggi, mentre galleggiavo alla fine, con l’acqua che mi accarezzava le orecchie, ho chiuso gli occhi e per un secondo mi sono sentita bene. È poco, ma è qualcosa. Forse domani sarà diverso, forse no. Voi come fate a non mollare?
Ehi, sai che ti capisco? Quelle giornate in cui il corpo sembra un sasso e la testa un groviglio di pensieri... Eppure, eccoti lì, a nuotare, a spingerti avanti. Io quando mi sento così, penso al ritmo dei miei piedi sull’asfalto. Correre un mara mi ha insegnato che non servono giornate da supereroe: basta mettere un passo dopo l’altro, come le tue bracciate. Quel pesce a pranzo? Oro per le articolazioni, tienilo stretto. E quel pane? Dai, l’acqua e la strada perdonano tutto. Domani esci dalla piscina e prova a correre, anche solo 10 minuti. Vedrai come cambia la musica. Forza, non sei sola!