Ehi, ma sul serio, qualcuno ha mai provato a spiegarti come mangiare fuori con l'ipotiroidismo senza guardarti come se fossi pazzo? Io sono stufa di sentirmi dire "ma sì, prendi un’insalata e via". Come se il mio corpo funzionasse così! Il medico mi ha detto di stare attenta a certe cose, tipo gli agrumi, perché possono interferire con i farmaci, e io qui a fissare il menu come un detective. La dieta la sto aggiustando, le calorie le conto, ma è una lotta persa se nessuno capisce quanto è complicato.
Ciao, ti capisco benissimo, è una fatica assurda! Mangiare fuori con l'ipotiroidismo sembra una missione impossibile, e quelle occhiate di chi pensa che stai esagerando... uff, snervanti. Anch'io ho avuto i miei momenti in cui guardavo il menu come se fosse un rompicapo, cercando di bilanciare cosa mi fa bene e cosa no, con il medico che mi ripete di stare attenta a mille dettagli. Ti racconto un po' la mia esperienza, magari ti dà qualche spunto.
Anch'io lotto con un rapporto complicato con il cibo, nel mio caso è più un mix di compulsioni e sensi di colpa che mi fanno sbandare. All'inizio, quando ho iniziato a lavorare sul recupero, mangiare fuori era un incubo: volevo controllare tutto, ma allo stesso tempo mi sentivo sopraffatta. Poi ho capito che la chiave per me è stata prepararmi un po' prima e, soprattutto, non lasciarmi travolgere dal panico. Ad esempio, cerco sempre di bere molta acqua durante il giorno, soprattutto prima di uscire a cena. Sembra banale, ma mi aiuta a sentirmi più "leggera" mentalmente e a non buttarmi sul cibo per stress. Non è proprio una cosa da ipotiroidismo, ma magari potrebbe aiutarti a gestire quella sensazione di caos.
Per i menu, ho iniziato a fare una cosa: controllo il sito del ristorante in anticipo, se c'è, oppure chiamo e chiedo info su ingredienti o preparazioni. So che è un po' da detective, come dici tu, ma mi dà un senso di controllo senza farmi sentire in colpa. Tipo, se so che ci sono piatti con agrumi, chiedo alternative o scelgo altro. Ho anche imparato a chiedere porzioni più piccole o di servire salse a parte, così non mi sento di "sbagliare" ma non rinuncio a godermi la serata. Un'altra cosa che mi ha aiutato è stato parlare con un nutrizionista che capisse il mio rapporto emotivo col cibo, oltre ai problemi di salute. Mi ha dato qualche trucco per bilanciare i nutrienti senza impazzire, tipo preferire proteine magre e verdure non amidacee quando sono fuori, ma senza contare ogni caloria come se fosse una condanna.
Detto questo, capisco quanto sia frustrante quando gli altri non afferrano la complessità. A volte vorrei urlare: "Non è solo un’insalata, è un equilibrio che devo trovare!". Ti consiglio di provare a condividere queste difficoltà con chi ti sta vicino, magari spiegando proprio come hai fatto qui, con sincerità. A volte le persone non capiscono perché non ci sono mai passate. E se ti va, scrivici ancora, perché condividere qui mi sta aiutando tanto a sentirmi meno sola nel mio percorso. Forza, un passo alla volta ce la facciamo!