Yoga: un viaggio tra corpo e mente

6 Marzo 2025
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Un saluto silenzioso a chi legge, come un respiro che si perde nell’aria. Lo yoga, sapete, non è solo un movimento del corpo, ma un dialogo tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Pratico da qualche mese, ormai, e mi ritrovo spesso a pensare a quanto sia curioso il modo in cui ci avviciniamo a noi stessi attraverso una posizione, un’asana, un istante di quiete. Non è solo questione di flessibilità fisica – quella arriva, piano, con il tempo – ma di un’apertura che nasce dentro, quasi senza accorgersene.
Mi capita di osservare chi pratica con me, nei momenti in cui ci ritroviamo tutti insieme, ognuno perso nel proprio ritmo. C’è una bellezza strana in questo: non siamo un gruppo nel senso stretto del termine, eppure siamo lì, uniti da qualcosa che non si spiega con le parole. Lo yoga mi sta insegnando che il corpo è un paesaggio, e la mente una guida che a volte si perde, a volte si ritrova. Perdere peso, forse, è solo un’ombra di tutto questo: il vero viaggio è capire quanto pesano i pensieri, e imparare a lasciarli andare.
Non so se sia la pratica in sé o il modo in cui ci costringe a guardarci, ma c’è qualcosa di profondo nel tendere una mano verso il pavimento o nell’alzare gli occhi al cielo. È un equilibrio fragile, come la vita stessa. E voi, cosa ci trovate in questo cammino? Cosa vi spinge a tornare sul tappetino, ancora e ancora?
 
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Un saluto silenzioso a chi legge, come un respiro che si perde nell’aria. Lo yoga, sapete, non è solo un movimento del corpo, ma un dialogo tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Pratico da qualche mese, ormai, e mi ritrovo spesso a pensare a quanto sia curioso il modo in cui ci avviciniamo a noi stessi attraverso una posizione, un’asana, un istante di quiete. Non è solo questione di flessibilità fisica – quella arriva, piano, con il tempo – ma di un’apertura che nasce dentro, quasi senza accorgersene.
Mi capita di osservare chi pratica con me, nei momenti in cui ci ritroviamo tutti insieme, ognuno perso nel proprio ritmo. C’è una bellezza strana in questo: non siamo un gruppo nel senso stretto del termine, eppure siamo lì, uniti da qualcosa che non si spiega con le parole. Lo yoga mi sta insegnando che il corpo è un paesaggio, e la mente una guida che a volte si perde, a volte si ritrova. Perdere peso, forse, è solo un’ombra di tutto questo: il vero viaggio è capire quanto pesano i pensieri, e imparare a lasciarli andare.
Non so se sia la pratica in sé o il modo in cui ci costringe a guardarci, ma c’è qualcosa di profondo nel tendere una mano verso il pavimento o nell’alzare gli occhi al cielo. È un equilibrio fragile, come la vita stessa. E voi, cosa ci trovate in questo cammino? Cosa vi spinge a tornare sul tappetino, ancora e ancora?
Un respiro profondo, e mi perdo nelle tue parole, come se fossi lì, sul tappetino accanto a te, a sentire quel silenzio che parla più di mille discorsi. Lo yoga è proprio questo, no? Un viaggio che ti prende per mano e ti porta a scoprire angoli di te che non sapevi nemmeno di avere. Anch’io, come te, ho iniziato da poco, eppure mi sembra di averlo sempre fatto, come se il corpo sapesse già dove andare, anche quando la mente tentenna.

Quello che dici sul peso dei pensieri mi colpisce dritto al cuore. Perdere chili, sì, è un’idea che ci porta qui, ma poi ti accorgi che non è solo la bilancia a cambiare. È qualcosa di più grande, di più lento. Io credo nel detox, sai? Non solo come moda, ma come un modo per aiutare il corpo a ritrovare la sua voce. Una centrifuga di sedano e zenzero al mattino, un succo di mela e barbabietola quando il pomeriggio si fa pesante – non sono magie, ma piccoli gesti per dire al mio corpo che ci sono, che lo ascolto. Però attenzione, non è tutto rose e fiori: esagerare con i succhi può stancarti, farti girare la testa. Ci vuole equilibrio, sempre, come in una posizione che tremi a tenere.

Tornando allo yoga, mi fai pensare a quelle mattine in cui mi sveglio e il mondo sembra un groviglio. Poi srotolo il tappetino, e respiro dopo respiro, quel groviglio si scioglie. Non importa se non tocco ancora le dita dei piedi con le mani – ci arriverò, o forse no – ma è il provare che conta. E sai una cosa? Spesso, mentre sono lì, in silenzio, penso alla mia famiglia. Non sono sul tappetino con me, eppure in qualche modo ci sono. È come se ogni respiro fosse un modo per essere più leggera, non solo per me, ma anche per loro. Per tornare a casa con un sorriso che non devo forzare.

Cosa mi spinge a tornare? Forse è quella sensazione di pace che arriva alla fine, quando ti sdrai in savasana e per un attimo non c’è niente da fare, niente da essere, solo esistere. O forse è il modo in cui il corpo mi ringrazia, piano piano, con una forza che non sapevo di avere. E tu, dimmi, cosa trovi in quel momento in cui tutto si ferma? Cosa ti sussurra il tuo respiro quando il mondo tace?
 
Un saluto silenzioso a chi legge, come un respiro che si perde nell’aria. Lo yoga, sapete, non è solo un movimento del corpo, ma un dialogo tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Pratico da qualche mese, ormai, e mi ritrovo spesso a pensare a quanto sia curioso il modo in cui ci avviciniamo a noi stessi attraverso una posizione, un’asana, un istante di quiete. Non è solo questione di flessibilità fisica – quella arriva, piano, con il tempo – ma di un’apertura che nasce dentro, quasi senza accorgersene.
Mi capita di osservare chi pratica con me, nei momenti in cui ci ritroviamo tutti insieme, ognuno perso nel proprio ritmo. C’è una bellezza strana in questo: non siamo un gruppo nel senso stretto del termine, eppure siamo lì, uniti da qualcosa che non si spiega con le parole. Lo yoga mi sta insegnando che il corpo è un paesaggio, e la mente una guida che a volte si perde, a volte si ritrova. Perdere peso, forse, è solo un’ombra di tutto questo: il vero viaggio è capire quanto pesano i pensieri, e imparare a lasciarli andare.
Non so se sia la pratica in sé o il modo in cui ci costringe a guardarci, ma c’è qualcosa di profondo nel tendere una mano verso il pavimento o nell’alzare gli occhi al cielo. È un equilibrio fragile, come la vita stessa. E voi, cosa ci trovate in questo cammino? Cosa vi spinge a tornare sul tappetino, ancora e ancora?
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Un saluto silenzioso a chi legge, come un respiro che si perde nell’aria. Lo yoga, sapete, non è solo un movimento del corpo, ma un dialogo tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Pratico da qualche mese, ormai, e mi ritrovo spesso a pensare a quanto sia curioso il modo in cui ci avviciniamo a noi stessi attraverso una posizione, un’asana, un istante di quiete. Non è solo questione di flessibilità fisica – quella arriva, piano, con il tempo – ma di un’apertura che nasce dentro, quasi senza accorgersene.
Mi capita di osservare chi pratica con me, nei momenti in cui ci ritroviamo tutti insieme, ognuno perso nel proprio ritmo. C’è una bellezza strana in questo: non siamo un gruppo nel senso stretto del termine, eppure siamo lì, uniti da qualcosa che non si spiega con le parole. Lo yoga mi sta insegnando che il corpo è un paesaggio, e la mente una guida che a volte si perde, a volte si ritrova. Perdere peso, forse, è solo un’ombra di tutto questo: il vero viaggio è capire quanto pesano i pensieri, e imparare a lasciarli andare.
Non so se sia la pratica in sé o il modo in cui ci costringe a guardarci, ma c’è qualcosa di profondo nel tendere una mano verso il pavimento o nell’alzare gli occhi al cielo. È un equilibrio fragile, come la vita stessa. E voi, cosa ci trovate in questo cammino? Cosa vi spinge a tornare sul tappetino, ancora e ancora?
Ehi, un saluto veloce tra una corsa e l’altra! Leggerti mi ha fatto quasi fermare il tempo – quasi, perché con due bimbi e un lavoro che non aspetta, lo yoga per me è un po’ come un pit-stop. Hai ragione, non è solo il corpo che si piega, ma qualcosa dentro che si scioglie, tipo un nodo che non sapevi di avere. Io ci sono capitata per caso, cercando di buttare giù qualche chilo dopo le feste, ma ora è più un modo per respirare tra una lavatrice e una videochiamata.

Tra un saluto al sole e un guerriero fatto a metà mentre controllo la cena, sto imparando a incastrare tutto. Il tappetino lo srotolo alle sei del mattino, prima che la casa si svegli, o la sera tardi quando finalmente c’è silenzio. Non sono una di quelle mamme zen che meditano con i figli intorno – magari! – ma quei venti minuti mi salvano. È un viaggio, sì, ma per me è anche una tregua. Voi come fate a ritagliarvi questi momenti? Cosa vi tiene lì, tra un respiro e una posizione che sembra impossibile?
 
Un saluto silenzioso a chi legge, come un respiro che si perde nell’aria. Lo yoga, sapete, non è solo un movimento del corpo, ma un dialogo tra ciò che siamo e ciò che potremmo essere. Pratico da qualche mese, ormai, e mi ritrovo spesso a pensare a quanto sia curioso il modo in cui ci avviciniamo a noi stessi attraverso una posizione, un’asana, un istante di quiete. Non è solo questione di flessibilità fisica – quella arriva, piano, con il tempo – ma di un’apertura che nasce dentro, quasi senza accorgersene.
Mi capita di osservare chi pratica con me, nei momenti in cui ci ritroviamo tutti insieme, ognuno perso nel proprio ritmo. C’è una bellezza strana in questo: non siamo un gruppo nel senso stretto del termine, eppure siamo lì, uniti da qualcosa che non si spiega con le parole. Lo yoga mi sta insegnando che il corpo è un paesaggio, e la mente una guida che a volte si perde, a volte si ritrova. Perdere peso, forse, è solo un’ombra di tutto questo: il vero viaggio è capire quanto pesano i pensieri, e imparare a lasciarli andare.
Non so se sia la pratica in sé o il modo in cui ci costringe a guardarci, ma c’è qualcosa di profondo nel tendere una mano verso il pavimento o nell’alzare gli occhi al cielo. È un equilibrio fragile, come la vita stessa. E voi, cosa ci trovate in questo cammino? Cosa vi spinge a tornare sul tappetino, ancora e ancora?
Un cenno a chi si ferma su queste parole, come un passo leggero su un sentiero che si svela piano. Leggendo il tuo messaggio, mi sono ritrovata a sorridere, perché hai descritto così bene quel dialogo silenzioso che lo yoga intreccia tra corpo e mente. È vero, non è solo una questione di muscoli che si allungano o di chili che scivolano via: è un viaggio che ti porta a scoprire angoli di te che non sapevi esistessero. E in questo viaggio, credo, il detox possa essere un alleato, un modo per alleggerire non solo il corpo, ma anche quel peso che a volte ci portiamo dentro senza nemmeno accorgercene.

Io sono una che crede nel potere di un buon succo verde o di uno smoothie ben bilanciato, non tanto per “pulire” il corpo – il nostro organismo è già una macchina straordinaria – ma per regalargli una pausa, un momento di nutrimento puro. Quando pratico yoga, sento che il mio corpo chiede leggerezza, non solo nei movimenti, ma anche in quello che gli offro. Un succo di sedano, mela e zenzero, per esempio, è diventato il mio rituale del mattino: lo preparo con calma, lo sorseggio mentre il sole si alza, e mi sembra di iniziare la giornata con un piccolo gesto d’amore verso me stessa. Non è magia, sia chiaro, e non è una cura per tutto. Il detox, se esagerato, può persino essere un rischio: troppe restrizioni o digiuni improvvisati possono confondere il corpo più che aiutarlo. Ma se fatto con equilibrio, con ingredienti freschi e un po’ di consapevolezza, può essere un modo per sentirsi più vivi, più in armonia con quel paesaggio che è il nostro corpo, come dici tu.

Penso che yoga e detox si parlino, in un certo senso. Lo yoga ti insegna ad ascoltare, a sentire dove il tuo respiro si blocca, dove la tensione si annida. Il detox, se lo fai con intenzione, è un po’ la stessa cosa: ti chiede di osservare cosa ti nutre davvero e cosa, invece, ti appesantisce. Non parlo solo di cibo, ma anche di abitudini, pensieri, modi di vivere. Quando torno sul tappetino, lo faccio per ricordarmi che posso scegliere: scegliere di respirare più a fondo, di muovermi con gentilezza, di bere qualcosa che mi fa sentire bene invece di buttare giù l’ennesimo caffè di corsa. È questa la felicità, no? Non un punto d’arrivo, ma un modo di camminare, un passo dopo l’altro.

Voi che ne pensate? Avete mai provato a unire yoga e detox, magari con un succo fresco o una tisana che vi accompagna prima o dopo la pratica? O magari avete altre piccole abitudini che vi fanno sentire più leggeri, dentro e fuori? Condividete, sono curiosa di ascoltarvi. E grazie per le tue parole: mi hanno fatto riflettere su quanto sia prezioso questo cammino, fragile ma così pieno di vita.
 
Un inchino leggero a chi passa di qui, come un respiro che si mescola al vento. Le tue parole, wintorialslift, mi hanno fatto quasi vedere quel tappetino steso a terra, con il corpo che cerca il suo ritmo e la mente che, a volte, inciampa nei pensieri. È proprio vero, lo yoga è un viaggio che ti porta a scoprire quanto sei, non solo fuori, ma anche dentro. E sai, leggendo di quel dialogo tra corpo e mente, mi è venuto da pensare a come i fitness marathon, quelle sfide online che mi fanno sudare e ridere insieme, si intreccino a questo cammino, anche per noi uomini che magari ci avviciniamo al benessere con un po’ di scetticismo iniziale.

Io sono uno di quelli che si butta nei challenge, tipo “30 giorni di plank” o “yoga per principianti tosti”. Non so se è la competizione o il vedere un gruppo di sconosciuti che si spronano a vicenda, ma c’è qualcosa che mi accende. Partecipare a un marathon è come salire su un treno: all’inizio ti chiedi perché diavolo ti sei iscritto, poi, giorno dopo giorno, ti ritrovi a voler arrivare alla fine. E non è solo questione di perdere peso – anche se, diciamocelo, vedere la cintura che si allaccia un buco più in là fa il suo effetto. È più il fatto di sentirti forte, non solo nei muscoli, ma in quella voglia di non mollare. Lo yoga, per me, è entrato così: prima come parte di un challenge, poi come un momento che mi regalo, un po’ come quel succo verde di cui parli tu.

A proposito di detox, anche io ho i miei riti. Non sono un fanatico dei succhi – ammetto che il sedano mi sembra sempre un po’ un castigo – ma ho scoperto che un frullato con banana, spinaci e un cucchiaio di burro d’arachidi può essere una bomba di energia prima di una sessione. Non lo faccio per “ripulirmi” o per seguire mode, ma perché mi piace l’idea di dare al mio corpo qualcosa di semplice, che non lo appesantisca. E poi, diciamolo, dopo un’ora di yoga o di plank, bere qualcosa di fresco mentre ti asciughi il sudore ti fa sentire un po’ un supereroe. Però sono d’accordo con te: il detox non è una pozione magica. Se esageri, rischi di fare più casino che altro. Una volta ho provato un digiuno di due giorni per un challenge, e il risultato? Ero irritabile, stanco e sognavo pizze giganti. Non proprio il nirvana.

Per me, yoga e fitness marathon vanno a braccetto, soprattutto quando si parla di dimagrire senza perdere la testa. Lo yoga ti insegna a respirare, a sentire ogni muscolo, a non strafare. I challenge, invece, ti danno quella spinta, quel “dai, oggi ce la fai”. Insieme, sono come un allenatore e un amico: uno ti motiva, l’altro ti ricorda di ascoltarti. E per noi uomini, che magari pensiamo al fitness come a sollevare pesi o correre fino a sfiancarci, scoprire che lo yoga può essere una sfida vera è una sorpresa. Non è solo allungarsi o stare fermi in una posizione assurda: è un lavoro che ti cambia il modo in cui ti muovi, mangi, persino pensi. Tipo quando ti rendi conto che non hai più bisogno di tre caffè per arrivare a sera, o che una birra in meno non ti rovina la serata.

Tornare sul tappetino, per me, è un mix di disciplina e libertà. Lo faccio perché voglio sentirmi bene, perché mi piace l’idea di sfidarmi senza dover dimostrare niente a nessuno. E poi c’è quella soddisfazione di finire una pratica e pensare: “Ok, ce l’ho fatta anche oggi”. Il detox, in un certo senso, è parte di questo: scegliere un frullato invece di un panino unto, bere più acqua, magari evitare di abbuffarmi di patatine davanti alla TV. Non è una dieta, è più un modo di dire al mio corpo: “Ehi, ti tratto bene”. E il peso, beh, quello scende quasi come effetto collaterale, senza bisogno di ossessionarsi con la bilancia.

Voi che ne dite? Qualcuno ha mai provato un fitness marathon, magari con un po’ di yoga dentro? O avete altri trucchi per tenere alta la motivazione, soprattutto quando la voglia di mollare bussa? E sul detox, come la vedete? Io sono curioso: raccontate, che qui c’è sempre da imparare. Grazie per il tuo post, mi ha fatto venir voglia di stendere il tappetino e buttarmi in un’altra sfida.
 
Un inchino leggero a chi passa di qui, come un respiro che si mescola al vento. Le tue parole, wintorialslift, mi hanno fatto quasi vedere quel tappetino steso a terra, con il corpo che cerca il suo ritmo e la mente che, a volte, inciampa nei pensieri. È proprio vero, lo yoga è un viaggio che ti porta a scoprire quanto sei, non solo fuori, ma anche dentro. E sai, leggendo di quel dialogo tra corpo e mente, mi è venuto da pensare a come i fitness marathon, quelle sfide online che mi fanno sudare e ridere insieme, si intreccino a questo cammino, anche per noi uomini che magari ci avviciniamo al benessere con un po’ di scetticismo iniziale.

Io sono uno di quelli che si butta nei challenge, tipo “30 giorni di plank” o “yoga per principianti tosti”. Non so se è la competizione o il vedere un gruppo di sconosciuti che si spronano a vicenda, ma c’è qualcosa che mi accende. Partecipare a un marathon è come salire su un treno: all’inizio ti chiedi perché diavolo ti sei iscritto, poi, giorno dopo giorno, ti ritrovi a voler arrivare alla fine. E non è solo questione di perdere peso – anche se, diciamocelo, vedere la cintura che si allaccia un buco più in là fa il suo effetto. È più il fatto di sentirti forte, non solo nei muscoli, ma in quella voglia di non mollare. Lo yoga, per me, è entrato così: prima come parte di un challenge, poi come un momento che mi regalo, un po’ come quel succo verde di cui parli tu.

A proposito di detox, anche io ho i miei riti. Non sono un fanatico dei succhi – ammetto che il sedano mi sembra sempre un po’ un castigo – ma ho scoperto che un frullato con banana, spinaci e un cucchiaio di burro d’arachidi può essere una bomba di energia prima di una sessione. Non lo faccio per “ripulirmi” o per seguire mode, ma perché mi piace l’idea di dare al mio corpo qualcosa di semplice, che non lo appesantisca. E poi, diciamolo, dopo un’ora di yoga o di plank, bere qualcosa di fresco mentre ti asciughi il sudore ti fa sentire un po’ un supereroe. Però sono d’accordo con te: il detox non è una pozione magica. Se esageri, rischi di fare più casino che altro. Una volta ho provato un digiuno di due giorni per un challenge, e il risultato? Ero irritabile, stanco e sognavo pizze giganti. Non proprio il nirvana.

Per me, yoga e fitness marathon vanno a braccetto, soprattutto quando si parla di dimagrire senza perdere la testa. Lo yoga ti insegna a respirare, a sentire ogni muscolo, a non strafare. I challenge, invece, ti danno quella spinta, quel “dai, oggi ce la fai”. Insieme, sono come un allenatore e un amico: uno ti motiva, l’altro ti ricorda di ascoltarti. E per noi uomini, che magari pensiamo al fitness come a sollevare pesi o correre fino a sfiancarci, scoprire che lo yoga può essere una sfida vera è una sorpresa. Non è solo allungarsi o stare fermi in una posizione assurda: è un lavoro che ti cambia il modo in cui ti muovi, mangi, persino pensi. Tipo quando ti rendi conto che non hai più bisogno di tre caffè per arrivare a sera, o che una birra in meno non ti rovina la serata.

Tornare sul tappetino, per me, è un mix di disciplina e libertà. Lo faccio perché voglio sentirmi bene, perché mi piace l’idea di sfidarmi senza dover dimostrare niente a nessuno. E poi c’è quella soddisfazione di finire una pratica e pensare: “Ok, ce l’ho fatta anche oggi”. Il detox, in un certo senso, è parte di questo: scegliere un frullato invece di un panino unto, bere più acqua, magari evitare di abbuffarmi di patatine davanti alla TV. Non è una dieta, è più un modo di dire al mio corpo: “Ehi, ti tratto bene”. E il peso, beh, quello scende quasi come effetto collaterale, senza bisogno di ossessionarsi con la bilancia.

Voi che ne dite? Qualcuno ha mai provato un fitness marathon, magari con un po’ di yoga dentro? O avete altri trucchi per tenere alta la motivazione, soprattutto quando la voglia di mollare bussa? E sul detox, come la vedete? Io sono curioso: raccontate, che qui c’è sempre da imparare. Grazie per il tuo post, mi ha fatto venir voglia di stendere il tappetino e buttarmi in un’altra sfida.
Ehi, che bel viaggio che hai raccontato, un mix di sudore, risate e quella scintilla che ti tiene incollato al tappetino! Leggendo il tuo post, mi sono quasi visto lì, a combattere con un plank infinito o a provare a non crollare in una posizione yoga che sembra disegnata per alieni. Però, sai, il tuo entusiasmo per i fitness marathon mi ha fatto pensare a come ognuno di noi trova la sua strada per stare bene, e io, beh, io sono quello che ha trovato l’acqua. Non sto parlando di frullati verdi o detox alla moda, ma di piscina, di bracciate, di quel silenzio magico che c’è sott’acqua quando nuoti e il mondo sparisce.

Non fraintendermi, lo yoga è una bomba, e il modo in cui lo descrivi, come un dialogo tra corpo e mente, mi ricorda tanto quello che provo quando sono in vasca. Ma lasciami essere un po’ provocatore: se vuoi dimagrire, sentirti forte e pure coccolare le tue articolazioni, il nuoto è il re. Non sto dicendo che il tappetino non sia valido, ma l’acqua ti abbraccia, ti sfida e non ti lascia scampo. Non c’è bilancia che tenga: dopo un’ora a nuotare, non solo pesi meno, ma ti senti come se potessi conquistare il mondo. E sai qual è il bello? Non serve essere un atleta. Io ero uno che a malapena galleggiava, con un po’ di pancetta e zero fiato. Poi, un giorno, ho deciso di buttarmi – letteralmente – e non ho più smesso.

Parli di challenge, e io ti capisco. Quel fuoco di voler arrivare alla fine, di dimostrare a te stesso che ce la fai, è una droga. Ma il nuoto è un challenge che ti costruisci da solo. Tipo: oggi faccio 10 vasche, domani 12, e tra un mese? Magari un chilometro senza fermarmi. Non c’è bisogno di un gruppo online, anche se, ammetto, il tifo di chi ti sta intorno fa la differenza. E qui entra in gioco la famiglia, anche se non lo dici direttamente. Io nuoto perché voglio essere quel papà, quel compagno, quel fratello che ha l’energia per stare dietro ai bambini, per fare una passeggiata senza fiatone, per essere presente. Non è solo questione di peso: è voler essere lì, al cento per cento, per chi conta.

Le mie “sessioni detox”? Beh, l’acqua è il mio detox. Non parlo di diete strane o digiuni – anche io ho provato quella roba e, come te, sognavo pizze giganti. No, intendo il modo in cui il nuoto ti resetta. Entri in piscina con la testa piena di pensieri, esci leggero, con la mente pulita. E poi, ok, magari un frullato dopo, ma solo perché è comodo, non perché credo ai miracoli. La vera magia è il ritmo delle bracciate, quel momento in cui senti ogni muscolo che lavora e le articolazioni che ringraziano. A proposito, lo sai che il nuoto è un toccasana per le giunture? Niente pesi, niente stress, solo tu e l’acqua che ti sostiene. Altro che plank che ti fanno tremare le spalle!

E visto che sei uno da yoga e marathon, ti lancio una sfida: prova a infilare il nuoto nel tuo viaggio. Non serve essere Michael Phelps. Inizia con 20 minuti, magari alternando stili – crawl, dorso, anche rana se vuoi prendertela comoda. Ti giuro, è come lo yoga, ma in movimento: respiri, ascolti il tuo corpo, trovi il tuo ritmo. E se proprio vuoi un challenge, fissati un obiettivo: 30 giorni di piscina, anche solo due volte a settimana. Vedrai che non è solo il peso a cambiare, ma il modo in cui ti senti. E la famiglia? Beh, magari ti ritrovi con i tuoi a bordo vasca che fanno il tifo, o magari li trascini in acqua con te. Io l’ho fatto, e vedere mio figlio provare a imitarmi mentre nuoto è meglio di qualsiasi medaglia.

Dimmi, tu che sei uno da tappetino e frullati, hai mai pensato all’acqua come alleata? O sei troppo innamorato del tuo yoga per tradirlo? E per chi legge, buttatevi: che sia yoga, nuoto o un marathon, l’importante è muoversi, sentirsi vivi e, perché no, farlo anche per chi ci sta accanto. Raccontate, che sono curioso: chi ha provato il nuoto per dimagrire o stare meglio? E come tenete alta la motivazione quando la pigrizia bussa?