Un ultimo sforzo per la mia salute: la lotta di un pensionato contro i chili di troppo

Grblzzly

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6 Marzo 2025
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Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare. Quando sei un pensionato come me, con più di settant’anni sulle spalle, ogni giorno sembra una lotta contro il tempo. Ma sapete qual è il vero nemico? Questi chili di troppo che mi porto dietro da anni, come un fardello che mi tira giù, sempre più giù. Non è solo una questione di vestiti che non entrano più o di specchi che evito. No, è il fiato corto quando salgo le scale di casa, il dolore alle ginocchia che mi ricorda ogni passo, il cuore che batte troppo forte anche solo per una passeggiata al parco. È la paura di non farcela, di non essere più qui per vedere i miei nipoti crescere.
Ho deciso che basta. Non posso lasciare che l’età vinca senza combattere. Non sono più un giovanotto, questo è vero, e il mio corpo non risponde come una volta. I miei amici mi dicono: "Ma dai, alla tua età goditi la vita, mangia quello che vuoi!". Ma io non voglio sopravvivere, io voglio vivere. E vivere bene. Per questo ho iniziato, passo dopo passo, a cambiare qualcosa. Niente di drastico, sapete, non sono di quelli che si mettono a correre maratone o a mangiare solo insalata scondita. Ho paura di chiedere troppo a questo vecchio corpo e ritrovarmi ko. Ma cammino, ogni giorno, anche solo intorno all’isolato. Mangio meno pane, che per un italiano come me è quasi un sacrilegio, e cerco di riempire il piatto con più verdure, anche se il sapore non è sempre quello della pasta al ragù.
Non è facile. Ci sono giorni in cui mi guardo e penso: "Ma chi me lo fa fare?". Le gambe pesanti, la stanchezza che arriva prima di sera, il metabolismo che sembra essersi fermato vent’anni fa. Eppure, ogni piccola vittoria mi tiene in piedi. Ieri sono salito al primo piano senza fermarmi a metà strada. Può sembrare poco, ma per me è stato come scalare una montagna. Mi sono detto: "Forse ce la posso fare". E allora continuo, con la mia testardaggine da vecchio, perché voglio guardarmi allo specchio e non vedere solo rughe e capelli bianchi, ma un uomo che non si è arreso.
Vi scrivo questo perché so che qui capite cosa significa lottare per un obiettivo. Non so quanti di voi siano nella mia situazione, con un corpo che non è più quello di una volta, ma spero che qualcuno mi legga e dica: "Se ce la fa lui, posso provarci anch’io". Non cerco miracoli, solo un po’ di salute in più, un po’ di fiato per giocare con i miei nipoti senza crollare sulla poltrona. È l’ultimo sforzo, forse, ma lo faccio per me. E per loro. Forza, amici, non mollate nemmeno voi.
 
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Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare. Quando sei un pensionato come me, con più di settant’anni sulle spalle, ogni giorno sembra una lotta contro il tempo. Ma sapete qual è il vero nemico? Questi chili di troppo che mi porto dietro da anni, come un fardello che mi tira giù, sempre più giù. Non è solo una questione di vestiti che non entrano più o di specchi che evito. No, è il fiato corto quando salgo le scale di casa, il dolore alle ginocchia che mi ricorda ogni passo, il cuore che batte troppo forte anche solo per una passeggiata al parco. È la paura di non farcela, di non essere più qui per vedere i miei nipoti crescere.
Ho deciso che basta. Non posso lasciare che l’età vinca senza combattere. Non sono più un giovanotto, questo è vero, e il mio corpo non risponde come una volta. I miei amici mi dicono: "Ma dai, alla tua età goditi la vita, mangia quello che vuoi!". Ma io non voglio sopravvivere, io voglio vivere. E vivere bene. Per questo ho iniziato, passo dopo passo, a cambiare qualcosa. Niente di drastico, sapete, non sono di quelli che si mettono a correre maratone o a mangiare solo insalata scondita. Ho paura di chiedere troppo a questo vecchio corpo e ritrovarmi ko. Ma cammino, ogni giorno, anche solo intorno all’isolato. Mangio meno pane, che per un italiano come me è quasi un sacrilegio, e cerco di riempire il piatto con più verdure, anche se il sapore non è sempre quello della pasta al ragù.
Non è facile. Ci sono giorni in cui mi guardo e penso: "Ma chi me lo fa fare?". Le gambe pesanti, la stanchezza che arriva prima di sera, il metabolismo che sembra essersi fermato vent’anni fa. Eppure, ogni piccola vittoria mi tiene in piedi. Ieri sono salito al primo piano senza fermarmi a metà strada. Può sembrare poco, ma per me è stato come scalare una montagna. Mi sono detto: "Forse ce la posso fare". E allora continuo, con la mia testardaggine da vecchio, perché voglio guardarmi allo specchio e non vedere solo rughe e capelli bianchi, ma un uomo che non si è arreso.
Vi scrivo questo perché so che qui capite cosa significa lottare per un obiettivo. Non so quanti di voi siano nella mia situazione, con un corpo che non è più quello di una volta, ma spero che qualcuno mi legga e dica: "Se ce la fa lui, posso provarci anch’io". Non cerco miracoli, solo un po’ di salute in più, un po’ di fiato per giocare con i miei nipoti senza crollare sulla poltrona. È l’ultimo sforzo, forse, ma lo faccio per me. E per loro. Forza, amici, non mollate nemmeno voi.
Caro amico, leggere le tue parole mi ha colpito dritto al cuore. Hai ragione, non è solo una questione di chili, ma di come quei chili ci rubano la vita, un respiro alla volta. Io sono un po’ più giovane di te, ma ti capisco bene: anche per me è arrivata la voglia di riprendermi quello che il tempo e le cattive abitudini mi stavano portando via. Ti racconto la mia esperienza, perché magari può esserti utile.

Qualche anno fa ho scoperto l’intervallo, il famoso 16/8. Non è una dieta complicata, niente bilance o conteggi infiniti. Semplicemente, mangio in una finestra di 8 ore e per le altre 16 lascio il corpo riposare. All’inizio pensavo fosse impossibile, io che senza caffè e cornetto al mattino non riuscivo nemmeno a parlare! Ma poi ho provato, piano piano. Ho spostato la colazione più avanti, verso le 11, e ho chiuso la cena presto, entro le 19. Le prime settimane sono state dure, lo stomaco brontolava, ma poi il corpo si è abituato. E sai una cosa? Quei chili che mi pesavano sono scesi, non di colpo, ma con costanza. Oggi sono 15 in meno, e le scale le faccio senza sentirmi un motore vecchio.

Non ti dico di buttarti subito su questo metodo, ognuno ha i suoi tempi e il suo corpo da ascoltare. Ma se vuoi provarci, ti do qualche dritta semplice. Prima cosa, non saltare i pasti di botto: inizia accorciando un po’ la finestra in cui mangi, magari da 12 ore e poi scendi. Seconda, tieniti occupato quando non mangi, così non ci pensi troppo: una passeggiata come fai tu è perfetta. E terza, non strafare con il cibo quando mangi, altrimenti il gioco non funziona. Io punto su verdure, un po’ di proteine come pesce o pollo, e sì, ogni tanto un piatto di pasta me lo concedo, perché siamo italiani, no?

Capisco i tuoi giorni no, li ho avuti anch’io. Ma quelle piccole vittorie di cui parli, come salire le scale senza fermarti, sono il carburante che ti tiene in pista. Il mio consiglio è di non guardare troppo lontano: pensa a oggi, a un passo in più, un respiro più leggero. Per i tuoi nipoti, per te stesso. Se un testardo come me ce l’ha fatta, sono sicuro che anche tu puoi trovare il tuo ritmo. Forza, un giorno alla volta!
 
Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare. Quando sei un pensionato come me, con più di settant’anni sulle spalle, ogni giorno sembra una lotta contro il tempo. Ma sapete qual è il vero nemico? Questi chili di troppo che mi porto dietro da anni, come un fardello che mi tira giù, sempre più giù. Non è solo una questione di vestiti che non entrano più o di specchi che evito. No, è il fiato corto quando salgo le scale di casa, il dolore alle ginocchia che mi ricorda ogni passo, il cuore che batte troppo forte anche solo per una passeggiata al parco. È la paura di non farcela, di non essere più qui per vedere i miei nipoti crescere.
Ho deciso che basta. Non posso lasciare che l’età vinca senza combattere. Non sono più un giovanotto, questo è vero, e il mio corpo non risponde come una volta. I miei amici mi dicono: "Ma dai, alla tua età goditi la vita, mangia quello che vuoi!". Ma io non voglio sopravvivere, io voglio vivere. E vivere bene. Per questo ho iniziato, passo dopo passo, a cambiare qualcosa. Niente di drastico, sapete, non sono di quelli che si mettono a correre maratone o a mangiare solo insalata scondita. Ho paura di chiedere troppo a questo vecchio corpo e ritrovarmi ko. Ma cammino, ogni giorno, anche solo intorno all’isolato. Mangio meno pane, che per un italiano come me è quasi un sacrilegio, e cerco di riempire il piatto con più verdure, anche se il sapore non è sempre quello della pasta al ragù.
Non è facile. Ci sono giorni in cui mi guardo e penso: "Ma chi me lo fa fare?". Le gambe pesanti, la stanchezza che arriva prima di sera, il metabolismo che sembra essersi fermato vent’anni fa. Eppure, ogni piccola vittoria mi tiene in piedi. Ieri sono salito al primo piano senza fermarmi a metà strada. Può sembrare poco, ma per me è stato come scalare una montagna. Mi sono detto: "Forse ce la posso fare". E allora continuo, con la mia testardaggine da vecchio, perché voglio guardarmi allo specchio e non vedere solo rughe e capelli bianchi, ma un uomo che non si è arreso.
Vi scrivo questo perché so che qui capite cosa significa lottare per un obiettivo. Non so quanti di voi siano nella mia situazione, con un corpo che non è più quello di una volta, ma spero che qualcuno mi legga e dica: "Se ce la fa lui, posso provarci anch’io". Non cerco miracoli, solo un po’ di salute in più, un po’ di fiato per giocare con i miei nipoti senza crollare sulla poltrona. È l’ultimo sforzo, forse, ma lo faccio per me. E per loro. Forza, amici, non mollate nemmeno voi.
Ehi, compagno di lotta, ti leggo e mi sembra di guardarmi allo specchio, ma con qualche ruga in meno e un po’ più di fuoco nelle vene! Settant’anni sono un bel traguardo, ma hai ragione, non è una scusa per lasciarsi andare. Quei chili di troppo sono come ospiti indesiderati che si sono piazzati sul divano della tua vita, e ora tocca sfrattarli, no? Io non sono un pensionato come te, ma ti capisco eccome: il fiato corto, le ginocchia che protestano, la paura di non essere al top per chi ami. È una guerra che si combatte un passo alla volta, e tu stai già vincendo le prime battaglie!

Sai, anch’io sono uno che ha detto basta, ma in modo un po’ diverso. Ho mollato i carboidrati, o almeno ci provo. Niente pane, niente pasta, niente di quel paradiso italiano che ci chiama dal piatto. All’inizio mi sentivo come un traditore della patria, ma poi ho scoperto che con un po’ di carne, verdure e qualche trucco si può mangiare bene lo stesso. Hai mai provato a buttarti su una dieta tipo Atkins o paleo? Non sto dicendo di fare il fanatico come me, che a volte sembro un cavernicolo a caccia di bistecche, ma magari potrebbe darti una spinta. Io ho perso un po’ di peso così, e il fiato è tornato, almeno per inseguire i miei nipoti senza sembrare un motore grippato.

Il tuo giro intorno all’isolato? È oro puro. Altro che poco, è un’impresa da raccontare! Io ho iniziato con due passi e ora mi faccio delle camminate decenti, ma sempre con un occhio al piatto. Le verdure non saranno il ragù, hai ragione, ma se le condisci con un filo d’olio buono e un po’ di spezie, ti giuro che non ti senti un coniglio sfigato. E poi, vuoi mettere la soddisfazione di salire le scale senza rantolare? È come dire al tempo: “Ehi, vecchio mio, non mi hai ancora preso!”.

Non mollare, eh. Quei giorni in cui ti chiedi chi te lo fa fare sono normali, li ho anch’io. Il metabolismo è un bradipo, il corpo protesta, ma ogni piccola vittoria è un pugno in faccia alla resa. Io sono qui a sperimentare, a volte mi va bene, a volte torno con la coda tra le gambe a una fettina di pane, ma ci sto provando. E tu, con la tua grinta da pensionato guerriero, mi dai una bella carica. Facciamo così: tu continua col tuo isolato e le verdure, io tengo duro coi miei cavernicoli esperimenti, e ci ritroviamo qui a raccontarci come stiamo fregando l’età. Dai, che per i tuoi nipoti diventerai una leggenda, altro che poltrona! Forza, vecchio leone, siamo in trincea insieme!
 
Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare. Quando sei un pensionato come me, con più di settant’anni sulle spalle, ogni giorno sembra una lotta contro il tempo. Ma sapete qual è il vero nemico? Questi chili di troppo che mi porto dietro da anni, come un fardello che mi tira giù, sempre più giù. Non è solo una questione di vestiti che non entrano più o di specchi che evito. No, è il fiato corto quando salgo le scale di casa, il dolore alle ginocchia che mi ricorda ogni passo, il cuore che batte troppo forte anche solo per una passeggiata al parco. È la paura di non farcela, di non essere più qui per vedere i miei nipoti crescere.
Ho deciso che basta. Non posso lasciare che l’età vinca senza combattere. Non sono più un giovanotto, questo è vero, e il mio corpo non risponde come una volta. I miei amici mi dicono: "Ma dai, alla tua età goditi la vita, mangia quello che vuoi!". Ma io non voglio sopravvivere, io voglio vivere. E vivere bene. Per questo ho iniziato, passo dopo passo, a cambiare qualcosa. Niente di drastico, sapete, non sono di quelli che si mettono a correre maratone o a mangiare solo insalata scondita. Ho paura di chiedere troppo a questo vecchio corpo e ritrovarmi ko. Ma cammino, ogni giorno, anche solo intorno all’isolato. Mangio meno pane, che per un italiano come me è quasi un sacrilegio, e cerco di riempire il piatto con più verdure, anche se il sapore non è sempre quello della pasta al ragù.
Non è facile. Ci sono giorni in cui mi guardo e penso: "Ma chi me lo fa fare?". Le gambe pesanti, la stanchezza che arriva prima di sera, il metabolismo che sembra essersi fermato vent’anni fa. Eppure, ogni piccola vittoria mi tiene in piedi. Ieri sono salito al primo piano senza fermarmi a metà strada. Può sembrare poco, ma per me è stato come scalare una montagna. Mi sono detto: "Forse ce la posso fare". E allora continuo, con la mia testardaggine da vecchio, perché voglio guardarmi allo specchio e non vedere solo rughe e capelli bianchi, ma un uomo che non si è arreso.
Vi scrivo questo perché so che qui capite cosa significa lottare per un obiettivo. Non so quanti di voi siano nella mia situazione, con un corpo che non è più quello di una volta, ma spero che qualcuno mi legga e dica: "Se ce la fa lui, posso provarci anch’io". Non cerco miracoli, solo un po’ di salute in più, un po’ di fiato per giocare con i miei nipoti senza crollare sulla poltrona. È l’ultimo sforzo, forse, ma lo faccio per me. E per loro. Forza, amici, non mollate nemmeno voi.
Grande, che ispirazione sei! La tua grinta mi ricorda che non è mai troppo tardi per prendersi cura di sé. Ti racconto una cosa: da quando pratico il metodo Wim Hof, con respirazione profonda e docce fredde, sento il corpo più vivo. Non è solo il metabolismo che si sveglia, ma anche lo stress che si scioglie, e il cuore sembra ringraziare. Non serve strafare, basta qualche minuto al giorno. Prova a respirare a fondo prima della tua passeggiata, vedrai che energia! Forza, continua così, per te e i tuoi nipoti. Sei un esempio!
 
Ragazzi, non so nemmeno da dove cominciare. Quando sei un pensionato come me, con più di settant’anni sulle spalle, ogni giorno sembra una lotta contro il tempo. Ma sapete qual è il vero nemico? Questi chili di troppo che mi porto dietro da anni, come un fardello che mi tira giù, sempre più giù. Non è solo una questione di vestiti che non entrano più o di specchi che evito. No, è il fiato corto quando salgo le scale di casa, il dolore alle ginocchia che mi ricorda ogni passo, il cuore che batte troppo forte anche solo per una passeggiata al parco. È la paura di non farcela, di non essere più qui per vedere i miei nipoti crescere.
Ho deciso che basta. Non posso lasciare che l’età vinca senza combattere. Non sono più un giovanotto, questo è vero, e il mio corpo non risponde come una volta. I miei amici mi dicono: "Ma dai, alla tua età goditi la vita, mangia quello che vuoi!". Ma io non voglio sopravvivere, io voglio vivere. E vivere bene. Per questo ho iniziato, passo dopo passo, a cambiare qualcosa. Niente di drastico, sapete, non sono di quelli che si mettono a correre maratone o a mangiare solo insalata scondita. Ho paura di chiedere troppo a questo vecchio corpo e ritrovarmi ko. Ma cammino, ogni giorno, anche solo intorno all’isolato. Mangio meno pane, che per un italiano come me è quasi un sacrilegio, e cerco di riempire il piatto con più verdure, anche se il sapore non è sempre quello della pasta al ragù.
Non è facile. Ci sono giorni in cui mi guardo e penso: "Ma chi me lo fa fare?". Le gambe pesanti, la stanchezza che arriva prima di sera, il metabolismo che sembra essersi fermato vent’anni fa. Eppure, ogni piccola vittoria mi tiene in piedi. Ieri sono salito al primo piano senza fermarmi a metà strada. Può sembrare poco, ma per me è stato come scalare una montagna. Mi sono detto: "Forse ce la posso fare". E allora continuo, con la mia testardaggine da vecchio, perché voglio guardarmi allo specchio e non vedere solo rughe e capelli bianchi, ma un uomo che non si è arreso.
Vi scrivo questo perché so che qui capite cosa significa lottare per un obiettivo. Non so quanti di voi siano nella mia situazione, con un corpo che non è più quello di una volta, ma spero che qualcuno mi legga e dica: "Se ce la fa lui, posso provarci anch’io". Non cerco miracoli, solo un po’ di salute in più, un po’ di fiato per giocare con i miei nipoti senza crollare sulla poltrona. È l’ultimo sforzo, forse, ma lo faccio per me. E per loro. Forza, amici, non mollate nemmeno voi.
Caro amico, le tue parole mi hanno colpito dritto al cuore, come un’onda che si infrange sulla riva dopo un lungo viaggio. Leggerti è stato come guardarmi indietro, a quando anch’io mi sentivo schiacciato dal peso di un corpo che non riconoscevo più. Hai ragione, non è solo una questione di chili di troppo: è il fiato che manca, le articolazioni che protestano, la sensazione di essere intrappolati in una versione di noi stessi che non ci appartiene. Ma sai una cosa? La tua testardaggine, quella che chiami da “vecchio”, è la stessa scintilla che mi ha portato a scoprire l’acqua, non solo come elemento, ma come alleata.

Non so se hai mai pensato all’acqua come a un’amica nella tua lotta. Io, qualche anno fa, ero come te: un po’ scettico, con un corpo che sembrava dire “rallenta” a ogni passo. Poi, quasi per caso, ho provato l’acquafitness. Non parlo di nuoto olimpionico, sia chiaro, ma di movimenti semplici, guidati, in una piscina dove l’acqua ti sostiene, ti abbraccia, ti fa sentire leggero anche quando il tuo corpo si sente pesante. È stato come scoprire un nuovo modo di muovermi, senza il timore di chiedere troppo alle mie ginocchia o alla mia schiena.

All’inizio ero impacciato, lo ammetto. Io, un uomo non proprio giovanissimo, in mezzo a un gruppo di persone che saltellavano nell’acqua al ritmo di musica allegra. Ma sai cosa? Quella resistenza dell’acqua, che all’inizio sembrava un ostacolo, è diventata la mia forza. Ogni movimento, anche il più piccolo, brucia energia, scioglie il peso, riaccende il corpo. Non è solo esercizio: è una danza con l’acqua, un modo per lasciare che il cuore batta forte, ma per il motivo giusto. In pochi mesi ho visto il mio corpo cambiare, non solo sulla bilancia, ma nella leggerezza dei passi, nel respiro più profondo, nella voglia di alzarmi la mattina senza sentirmi un fardello.

Non fraintendermi, non è una bacchetta magica. Ci sono giorni in cui la stanchezza vince, in cui il richiamo di una fetta di pane caldo con burro è più forte di qualsiasi buon proposito. Ma l’acqua mi ha insegnato la pazienza. Non devi combattere contro il tuo corpo, ma con lui, passo dopo passo, onda dopo onda. E poi, c’è qualcosa di poetico nel muoversi nell’acqua: ti senti parte di qualcosa di più grande, come se ogni goccia portasse via un po’ di quel peso che non è solo fisico, ma anche mentale.

Il tuo racconto di quella scala salita senza fermarti mi ha fatto sorridere, perché so esattamente cosa significa. È una vittoria che vale più di qualsiasi numero sulla bilancia. Ti consiglio, se puoi, di provare una lezione di acquafitness o anche solo di camminare in piscina, se ne hai una vicino casa. Non serve essere un atleta, serve solo la tua stessa testardaggine, quella che ti fa dire “io voglio vivere”. E se l’acqua non fa per te, continua con le tue passeggiate, con le tue verdure, con quel cuore grande che si vede in ogni tua parola.

Siamo qui, tutti, a combattere le nostre battaglie, ognuno con il suo fardello. Ma leggere di te, della tua voglia di non arrenderti, mi ricorda perché non mollo nemmeno io. Per i tuoi nipoti, per te stesso, per quella scala che domani magari sarà un po’ meno alta. Forza, amico, l’acqua o la strada, scegli il tuo elemento e vai avanti. Non sei solo.