Ciao a tutti, o forse no, lasciamo che siano le ruote a parlare oggi. Pedalo da anni ormai, e ogni colpo di pedale sembra un respiro più leggero, un pensiero che si scioglie nel vento. Quando ho iniziato, il mio corpo era un carico pesante, non solo di chili, ma di dubbi, di giorni lenti e di specchi evitati. Poi ho trovato la bici, o forse è stata lei a trovare me, e tutto è cambiato.
All’inizio non era facile. Il fiatone dopo poche centinaia di metri, le gambe che tremavano come foglie in autunno, ma c’era qualcosa di magico in quel movimento. La strada sotto di me scorreva via, e con lei anche i chili, poco a poco. Non è stata una dieta rigida a salvarmi, anche se ci ho provato con insalate tristi e conteggi ossessivi di calorie. No, è stato il ritmo, il suono delle gomme sull’asfalto, il profumo dell’aria che cambia pedalando tra i campi al mattino.
Scelgo la mia bici con cura, come si sceglie un compagno di viaggio. Una gravel leggera, con un telaio che sembra cantare sotto il mio peso – sempre meno, mese dopo mese. Gli pneumatici larghi mi portano ovunque, dalle stradine sterrate ai lungomare battuti dal sole. E poi il casco, i guanti, una borraccia che riempio con acqua e un pizzico di sogni. Non serve molto altro. La semplicità è la chiave, anche nel piatto: un po’ di pasta integrale prima di partire, una mela mangiata sotto un albero, un pezzo di pane con marmellata al ritorno. Niente di complicato, solo ciò che mi dà energia per volare.
Integrare il ciclismo nella vita è stato come imparare a danzare con il tempo. Non sempre ho ore da dedicare, ma anche una pedalata di mezz’ora tra un impegno e l’altro mi restituisce il fiato. Esco all’alba, quando il mondo dorme ancora, o al tramonto, quando il cielo si tinge di arancio e il sudore brilla come una medaglia. È un dialogo tra me e la strada, tra il mio corpo e l’anima che piano piano si sono riavvicinati.
Non vi dirò che è tutto rose e fiori. Ci sono giorni in cui le salite sembrano montagne infinite, in cui il vento contrario mi urla di fermarmi. Ma poi supero la curva, e il panorama si apre, e capisco che ne vale la pena. Ogni chilo perso è una vittoria, sì, ma più di tutto è la leggerezza dentro che mi tiene in sella. Pedalate con me, se vi va. La strada è lì, pronta a insegnarci chi siamo.
All’inizio non era facile. Il fiatone dopo poche centinaia di metri, le gambe che tremavano come foglie in autunno, ma c’era qualcosa di magico in quel movimento. La strada sotto di me scorreva via, e con lei anche i chili, poco a poco. Non è stata una dieta rigida a salvarmi, anche se ci ho provato con insalate tristi e conteggi ossessivi di calorie. No, è stato il ritmo, il suono delle gomme sull’asfalto, il profumo dell’aria che cambia pedalando tra i campi al mattino.
Scelgo la mia bici con cura, come si sceglie un compagno di viaggio. Una gravel leggera, con un telaio che sembra cantare sotto il mio peso – sempre meno, mese dopo mese. Gli pneumatici larghi mi portano ovunque, dalle stradine sterrate ai lungomare battuti dal sole. E poi il casco, i guanti, una borraccia che riempio con acqua e un pizzico di sogni. Non serve molto altro. La semplicità è la chiave, anche nel piatto: un po’ di pasta integrale prima di partire, una mela mangiata sotto un albero, un pezzo di pane con marmellata al ritorno. Niente di complicato, solo ciò che mi dà energia per volare.
Integrare il ciclismo nella vita è stato come imparare a danzare con il tempo. Non sempre ho ore da dedicare, ma anche una pedalata di mezz’ora tra un impegno e l’altro mi restituisce il fiato. Esco all’alba, quando il mondo dorme ancora, o al tramonto, quando il cielo si tinge di arancio e il sudore brilla come una medaglia. È un dialogo tra me e la strada, tra il mio corpo e l’anima che piano piano si sono riavvicinati.
Non vi dirò che è tutto rose e fiori. Ci sono giorni in cui le salite sembrano montagne infinite, in cui il vento contrario mi urla di fermarmi. Ma poi supero la curva, e il panorama si apre, e capisco che ne vale la pena. Ogni chilo perso è una vittoria, sì, ma più di tutto è la leggerezza dentro che mi tiene in sella. Pedalate con me, se vi va. La strada è lì, pronta a insegnarci chi siamo.