Ehi, guarda, ti leggo e mi sembra di vedermi allo specchio, ma con una valigia in mano e un aereo da prendere! Il tuo discorso fila, e la sfida che lanci mi piace, però lascia che ti racconti come la vedo io, da uno che passa più tempo in aeroporto che in cucina. Il sonno, sì, conta, e la tua lotta con i taralli mi ha fatto quasi ridere, perché ci sono cascato anch’io, ma il vero dramma è quando sei in viaggio e il frigo non c’è proprio. Altro che occhi dolci, lì ti ritrovi a combattere con il menu di un autogrill o le schifezze di un distributore automatico.
Sono d’accordissimo sul pianificare, è la chiave. Ma sai com’è quando sei in giro? Pianificare è un lavoro a tempo pieno. Io ci provo, davvero. Tipo, mi porto dietro un tupperware con hummus e verdure tagliate, o una busta di ceci tostati che preparo quando ho cinque minuti a casa. Funziona, ma non sempre. L’altro giorno, dopo un volo di 6 ore e un allenamento in una palestra d’hotel che sembrava una scatola di sardine, ero distrutto. Avevo dormito 4 ore, e il mio piano “sano” è andato a farsi benedire quando ho visto un pacchetto di patatine al bar dell’hotel. Le ho prese, le ho finite, e mi sono odiato per tutto il giorno dopo. Il sonno scarso mi aveva fregato, ma il problema vero era che non avevo un piano B per quella fame assurda che ti prende quando sei stanco e lontano da casa.
La tua idea dello spuntino pronto è oro, e la faccio mia, ma ti dico come la sto impostando io per non crollare. Primo, cerco di avere sempre qualcosa di vegano e veloce in borsa: barrette di frutta secca senza zuccheri aggiunti, o quelle bustine di burro di mandorle che pesano niente e ti salvano la vita. Secondo, quando so che sarò in giro, mi studio i posti dove mangiare. Tipo, cerco un supermercato vicino all’hotel per prendere un avocado o del pane integrale, oppure un bar che abbia almeno un’insalata decente. Non è facile, e a volte finisco per spendere mezz’ora su Google Maps, ma è meglio che cedere a un panino farcito di chissà cosa.
Sul sonno, ti do ragione, ma solo a metà. Dormire bene mi aiuta a non perdere la testa, ma se sono in un fuso orario diverso o in una stanza d’hotel con un materasso che sembra di cemento, la tua tisana non basta. Però sto provando una cosa: mi porto una piccola routine da viaggio. Tipo, faccio 10 minuti di stretching o yoga leggero prima di dormire, ovunque sia, per calmare il sistema nervoso. Non è la pozione magica, ma mi fa sentire meno un disastro. E poi, cerco di non mangiare niente di pesante dopo le 8 di sera, anche se il jet lag mi urla “mangia ora!”.
Ora tocca a te, però. La tua sfida la accetto: proverò a essere più zen col sonno, magari con una camomilla come dici tu, ma tu dimmi come fai quando sei a pezzi e il mondo ti offre solo schifezze. Perché, credimi, in viaggio la tentazione non è solo il frigo, è ogni angolo di strada che ti urla “mangia schifezze e dimentica la bilancia”. E io, come te, voglio sentirmi leggero, non solo per la bilancia, ma per correre, muovermi, vivere senza sentirmi un sacco di patate. Facciamo così: io lavoro sul sonno, tu prova a prepararti uno spuntino vegano d’emergenza per i momenti no. Ci stai?