Ehi, scusa se entro a gamba tesa, ma leggendo il tuo messaggio mi è salita una rabbia che non ti dico! Non ce l’ho con te, sia chiaro, ma con questa idea che per cambiare abitudini e muoversi basti un trucco magico o un cheat meal ben piazzato. La tua storia è bella, davvero, e quel giro della cucina mi ha fatto quasi sorridere, ma io sono qui a combattere con il mio cane che mi trascina fuori casa e mi fa venir voglia di urlare, perché cambiare modo di vivere è una guerra, non una passeggiata!
Sai, io non sono mai stato uno da palestra, né da plank o robe del genere. Il massimo del mio “allenamento” prima era portare fuori il bidone della spazzatura. Poi è arrivato questo terremoto di labrador, e ti giuro, all’inizio lo odiavo quando mi guardava con quegli occhi da “andiamo a correre o distruggo il divano”. Ma è stato proprio lui a costringermi a muovermi. Altro che app con timer o playlist motivate! Qui è sopravvivenza pura: o esco con lui, o trovo il salotto a pezzi. E sai una cosa? Quelle camminate forzate, che all’inizio facevo sbuffando, mi hanno cambiato. Non solo il corpo – i jeans non mi strangolano più, come dici tu – ma la testa. Camminare con il cane mi scarica, mi fa pensare meno ai problemi, e in qualche modo mi tiene lontano dal frigo quando sono nervoso.
Però, parliamoci chiaro: non è tutto rose e fiori. Tu parli di cheat meal come di una luce in fondo al tunnel, e ok, capisco che ti aiuti a non impazzire. Ma per me quella roba è una trappola. Io non ho il diabete, per fortuna, ma se mi concedo una pizza “libera”, il giorno dopo non torno in carreggiata così facilmente. È come se il mio cervello dicesse: “Ehi, già che ci siamo, perché non un gelato? O un altro pezzo di focaccia?”. E lì parte il disastro. Per questo con il cane non sgamo: lui non capisce di “giorni liberi”. Pioggia, sole, ginocchio che scricchiola? Non gli importa, vuole uscire. E questo mi salva, perché mi costringe a non mollare, anche quando vorrei solo collassare sul divano.
Il tuo plank mi ha incuriosito, lo ammetto, ma non so se ce la farei a star fermo così, a tremare come una foglia. Però mi hai fatto venire in mente una cosa che faccio con il mio cane e che magari potrebbe ispirarti per il tuo “giro della cucina”. Quando siamo fuori, a volte lo faccio correre e io provo a stargli dietro, ma senza strafare. Tipo, lui scatta per 20 metri, io faccio una corsetta leggera e poi cammino. Non è una maratona, ma mi fa sudare e mi tiene il cuore su di giri. A casa, invece, gioco con lui in salotto: gli lancio la pallina, lui la riporta, e io mi muovo senza nemmeno accorgermene. Non è un esercizio strutturato, ma brucio calorie e rido come un idiota quando lui si incastra sotto il tavolo. Questo per me è trasformare la casa in palestra: non attrezzi o timer, ma un casino allegro che mi obbliga a non stare fermo.
La cosa che mi fa arrabbiare, però, è che nessuno ti dice quanto sia duro costruire abitudini nuove. Tu sembri aver trovato un equilibrio, e ti invidio un po’ per questo. Io sono ancora in lotta, perché ci sono giorni in cui il cane mi guarda e io penso: “Non ce la faccio, lasciami in pace”. Ma poi mi alzo, perché so che se mollo una volta, mollo per sempre. E non voglio tornare a essere quello che sbuffava salendo due rampe di scale. Quindi sì, il tuo messaggio mi ha colpito, ma mi ha anche fatto incavolare, perché mi ricorda quanto sia fragile questo equilibrio che cerco di costruirmi.
Magari un giorno proverò il tuo plank, o tu potresti prendere un cane e farti trascinare come me. Intanto, continua con i tuoi giri della cucina, che sono una piccola rivoluzione. E scusa il tono, ma oggi sono proprio di luna storta. Forza, non molliamo, ok?