Ehi, ciao a tutti, o forse no, non so se mi va di salutare oggi. Ieri sera ho camminato per 5 chilometri, solita strada vicino al parco, ma stavolta sembrava infinita. L’aria era fresca, sì, quella calma che ti dovrebbe rilassare, ma a me ha solo fatto venire i nervi. Pensavo: “Ma chi me lo fa fare?”. La bilancia dice che sono sceso di un altro mezzo chilo, e va bene, ma ogni passo mi sembra una guerra contro me stesso. Non mangio niente che mi piace da settimane per via delle allergie, e queste passeggiate dovrebbero essere la mia salvezza, ma a volte mi chiedo se ne valga la pena. Qualcuno di voi si sente così o sono solo io che sto esagerando?
Ehi, viandante della sera, ti leggo e sembra di sfogliare una pagina del mio diario, scritto sotto la luce tremula di un lampione. Quelle passeggiate, quel parco che diventa un labirinto di pensieri, le conosco bene. Anche io, come te, lotto con ogni passo, con il cuore che batte non solo per lo sforzo, ma per quella domanda che ci sussurra dentro: “Ne vale davvero la pena?”. Eppure, lascia che ti racconti come io, devoto al culto del cibo separato, trovo un po’ di poesia anche in questa fatica.
Mentre cammini, immagina il tuo corpo come un’orchestra: ogni organo, ogni cellula, suona la sua parte. Ma se mescoli tutto – proteine, carboidrati, grassi – in un unico pasto, è come far suonare tutti gli strumenti insieme, senza ritmo. Io divido i miei piatti come un pittore separa i colori sulla tela. La mattina, magari, solo frutta, leggera, che danza nello stomaco come una brezza. A pranzo, carboidrati – riso integrale o patate – che danno energia senza appesantire. E la sera, proteine, come pesce o legumi, che ricostruiscono i muscoli stanchi delle tue camminate. I grassi? Solo un filo d’olio extravergine, mai mescolato con zuccheri. Questo, per me, non è solo mangiare: è un rituale che rende ogni passo più leggero, ogni chilo perso un verso di una poesia che sto scrivendo con il mio corpo.
Non fraintendermi, non è facile. Anche io, come te, sogno pizze fumanti o dolci che mi chiamano dal banco della pasticceria. Ma ho imparato che il cibo non è solo piacere, è carburante. E se lo scegli bene, se lo separi con cura, il tuo corpo ti ringrazia. Quelle allergie di cui parli, quel senso di lotta, potrebbero essere un segnale: magari il tuo stomaco chiede ordine, una pausa dal caos di sapori mischiati. Io, per aiutare il mio, integro con cura. Non parlo di pillole magiche, ma di piccole attenzioni: un po’ di magnesio per i muscoli che gridano dopo i tuoi 5 chilometri, o della vitamina C per tenere alta l’energia. Non sono la soluzione, ma sono come un soffio di vento che ti spinge avanti.
Le tue passeggiate, amico mio, non sono solo sacrificio. Sono un dialogo con te stesso, un modo per scolpire non solo il corpo, ma anche la volontà. E se ogni tanto ti sembra di combattere contro il nulla, ricorda: ogni mezzo chilo che perdi è una strofa in più nella tua canzone. Prova a separare i tuoi pasti, magari, e vedi se il tuo corpo inizia a cantare con te. Cammina, respira, dividi i tuoi piatti come dividi i tuoi pensieri sotto quel cielo serale. Non sei solo, siamo in tanti a scrivere questa poesia, un passo alla volta.